Sgarbi, i comizi e la cultura
11 Aprile 2012, 11:12 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti]
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Ieri sera sono andato a sentire Sgarbi.
Non mi aspettavo un comizio politico, incentrato sui problemi di Cefalù e sulle soluzioni proposte.
Libero da illusioni, perciò, non sono rimasto deluso per la totale assenza di proposte concrete: in questo senso si è trattato di uno dei tanti comizi populisti, ai quali siamo abituati da decenni.
Un'illusione, però, me l'ero fatta. Mi ero illuso, infatti, che, in forza della sua tanto decantata cultura, il suo intervento sarebbe stato scevro dai luoghi comuni e, soprattutto, da giudizi privi di argomentazioni logiche,ma corroborati, invece, da un veritiero confronto con la realtà e con la storia.
Mal me ne incolse, perché sono rimasto deluso.
Deluso non per la definizione di “bellissimo” del quadro del Caroselli, che non condivido, e neanche per la sua “spiegazione” del quadro di Antonello. Neanche l'insistenza sul comportamento scorretto di chi l'aveva invitato, ma poi l'aveva abbandonato, o quell'espressione da osteria “me la dà” mi hanno deluso.
La mia vera delusione è nata da una frase, che a mio parere testimonia la sua superficialità. La frase è la seguente: “la cultura non può essere laica, ma cristiana, perché cristiani furono Giotto e Michelangelo”.
No, caro Sgarbi, non è così. La nostra cultura nasce nella pagana Grecia e prosegue nell'altrettanto pagana Roma, per poi fermarsi nel momento dell'affermazione del cristianesimo. Se ne accorse bene l'imperatore Giuliano, ma non riuscì a impedire che fino al XIII secolo preti spesso analfabeti circuissero un popolo più ignorante di loro e, sorretti da un potere temporale carpito con l'inganno, imponessero la loro visione della vita.
A partire dal XIII secolo riprendono lentamente gli studi classici e anche la politica, proprio qui in Sicilia, con i Normanni e con Federico II, comincia a imporre alla Chiesa una riflessione, che sfocerà poi nella nascita dei Seminari, per avere preti meno ignoranti, e nella cosiddetta Controriforma. Tutto ciò preceduto da un religioso calabrese che Sgarbi conosce sicuramente bene e che, già prima di Federico, aveva parlato delle tre età della storia umana: quella di Dio, quella del Cristo e di quella dello Spirito Santo, che avrebbe ricondotto la Chiesa al suo vero ruolo.
Soltanto quando il cristianesimo riprende gli studi e quindi si fa incivilire dalla cultura pagana - quindi laica – diviene quella religione, che fa dire a Croce “perché non possiamo non dirci cristiani.
Certo, è difficile pensare che Giotto o Michelangelo non fossero “cultura cristiana”, se non si tiene conto del fatto che la Chiesa in quel Medioevo povero era il solo committente. Eppure, nonostante ciò, Michelangelo ci ha lasciato il Davide.
Il luogo, questo blog locale, e il tempo mi hanno impedito di sviluppare più e meglio le mie argomentazioni, ma sono certo di essermi fatto capire da chi è definito la personificazione della cultura.
Intelligenti pauca.
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TENTATIVO "CAPTATIONIS BENEVOLENTIAE" ?
Caro Angelo,
Io non c'ero ed è sempre rischioso esprimere giudizi su una frase senza conoscere il contesto nel quale la stessa è stata pronunciata.
A leggerla la mia impressione immediata è stata quella di un
TENTATIVO "CAPTATIONIS BENEVOLENTIAE"
Credo, caro Saro, che sia
Credo, caro Saro, che sia stata pronunciata con questa intenzione.
Concordo con voi
Concordo con voi. Comunque captatio benevolentiae o no, personalmente sono refrattario a giudizi di stampo universalistico tendenti a rappresentare verità erga omnes. Per il resto il discorso di Angelo è ampiamente condivisibile.
Non per corregerti, Angelo,
Non per corregerti, Angelo, ma quella che tu chiami Grecia Pagana, erigeva le proprie architetture, agli Dei, che erano la loro religione.
Pagani ma Dei.
http://it.wikipedia.org/wiki/Paganesimo#Paganesimo_greco
Non è me che dovresti
Non è me che dovresti correggere, ma coloro che hanno fatto di Giuliano l'Apostata, di Cirillo un santo, delle antiche religioni espressioni di paganesimo e così via.