A Cefalù non c'è una Biblioteca Pubblica

ritratto di Giosafat Barbaccia

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A Cefalù non c'è una biblioteca pubblica.

Dentro questa frase racchiusa la storia di una città che, nei 130 anni seguiti al lascito dell'illustre barone Mandralisca, è andata avanti in un susseguirsi di periodi più o meno culturalmente illuminati. È infatti il 26 ottobre 1853 quando il Mandralisca, nel testamento olografo, rende manifesta l'intenzione di costituire, con i propri libri, una Biblioteca da mettere a disposizione del Liceo e dunque della comunità cefaludese, organizzata in modo moderno e dotata pecuniariamente per potersi alimentare e durare nel tempo, almeno nelle sue intenzioni.
Da allora tuttavia i cambiamenti non sono stati molti. Ad oggi, sebbene dopo quasi un secolo e mezzo sia del tutto insufficiente a far fronte le esigenze di un utenza certamente diversa, e nonostante l'esiguità del patrimonio librario complessivo, soprattutto recente, la Biblioteca Mandralisca è ancora l’unica biblioteca pubblica di Cefalù.

La cosa che preoccupa di più però è che, nel susseguirsi delle pubbliche amministrazioni, e anche ora in procinto delle elezioni comunali, la grave mancanza di una biblioteca moderna quasi mai è stata evidenziata, né mai ha scaturito un dibattito dal quale si potesse evincere l'ombra della volontà di realizzarne una. L'idea che mi sono fatto in merito, in questi tempi di bassezze della Politica, è che, esistendo già la biblioteca Mandralisca, i nostri amministratori si ritrovano una casella già spuntata nella lista delle promesse da mantenere. Porto, "da fare"; teatro, "fatto"; biblioteca, "fatto"; lungomare, "da fare"; e così via..
Probabilmente la mancata necessità di adeguare l'offerta bibliotecaria, deriva dal concetto antiquato che abbiamo di questo servizio. Si tende a pensare alla biblioteca come una istituzione monolitica e impermeabile alla società e da sempre particolarmente distante dagli adolescenti, gruppo peraltro eterogeneo e non riconducibile a un modello unico. In verità il vecchio concetto di biblioteca è distante dagli adolescenti, quanto da tutta la gente comune, in quanto non è in grado né di offrire spazi riconosciuti come identitari né, tantomeno, è al passo con le potenzialità delle nuove tecnologie (dalla possibilità di scaricare brani musicali dal web, alle nuove forme di forum in rete), né, ancora, offre occasioni per costruire relazioni di gruppo vissute come proprie, soprattutto sul piano espressivo e artistico.

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Cefalù ha invece la necessità di spazi come una Biblioteca Civica, moderna, al passo coi tempi. Negli ultimi mesi dopo che le pagine della stampa locale sono state riempite di gravi fatti, è emerso un grave disagio giovanile, ma allo stesso tempo è stata messa alla luce la mancanza di spazi che favoriscano la socializzazione dei giovani. La biblioteca potrebbe essere una valida risposta. Bisogna archiviare una buona volta il concetto di biblioteca monastica piena di grossi volumi impolverati, e invece iniziare a immaginarla con grandi vetrate, tavoli spaziosi ben illuminati provvisti di prese per i computer portatili, divisi in area del silenzio e area dove si può parlare per studiare insieme, fare progetti, realizzare cartelloni, coperta interamente da rete wi-fi, con un'area divanetti, area mostre, un piccolo auditorium, una caffetteria e così via. Ma soprattutto bisogna pensare a biblioteche che oltre a opere ricercate contengano librerie piene di libri comuni come, libri di scuola, romanzi, riviste, fumetti, ma anche film e album musicali. Così la biblioteca diventa punto di socializzazione.

Inoltre le biblioteche civiche, oltre ai servizi di consultazione e prestito di libri e documenti multimediali, sono promotrici di iniziative culturali di vario genere, destinate agli adulti e ai ragazzi: letture animate, incontri con gli autori, gruppi di lettura e di conversazione in lingua e corsi di formazione, di scrittura creativa, per imparare ad utilizzare il PC e Internet, per conseguire la patente europea del computer ecc. Privare Cefalù di una Biblioteca Civica significa pertanto privarla di una fonte inestimabile di ricchezza.

Conludo con le parole del prof. Saja alla conferenza "Una Biblioteca per Cefalù" di qualche anno fa: «se, a Cefalù, non esiste una Biblioteca Pubblica Comunale, ciò torna ad onta, ma potrei dire: "vergogna", di tutte le amministrazioni comunali che nel tempo vi si sono succedute! Non c’è peggior modo di tradire la volontà e l’esempio di Enrico Pirajno, che invece sentiva come indispensabile la creazione di uno spazio pubblico in cui "i libri potessero incontrare i loro lettori"; che consentisse ai volumi di uscire dalla riservata fruizione di singoli privilegiati ed aprirsi ad una consultazione più vasta: condizione primaria ed irrinunciabile per consentire una reale e democratica diffusione del sapere».

ritratto di Salvatore Culotta

Ci sono in compenso tanti

Ci sono in compenso tanti bar ,ristoranti,pizzerie e simili.Un paese "turistico" non deve chiedere e contenere altro che questo. Chi chiede altro va emarginato o espulso.

ritratto di Giuseppe Fajlla

Interessanti e vere le

Interessanti e vere le argomentazioni del sign. Barbaccia e amaramente vere quelle dell'arch. Culotta...Mi è capitato di frequentare la biblioteca Mandralisca per consultare libri antichi,introvabili, per loro stessa natura "museali" come il contesto che li conserva ma nulla a che vedere con i canoni di una "vera" biblioteca
così bene descritta dal signor Barbaccia.Nei paesi delle madonie si attrezzano con biblioteche comunali di facile e normale frequentazione,in mancanza di una Grande Istituzione come il Mandralisca,che ha indubbiamente qualche problema di accessibilità e purtroppo limitata a pochissime persone.