Le punizioni di Ruggero - parte VI: Ruggero e la damigella

ritratto di Angelo Sciortino

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Lasciato il Grande Peppe, il gruppo s'incamminò verso il mare. Tacevano, come se ognuno stesse pensando con attenzione a qualcosa d'importante. Soltanto quando giunsero sulla riva il barone Mandralisca ruppe quel silenzio:
“Maestà, ho un desiderio da esprimere: vorrei che visitassimo il liceo, che porta il mio nome perché fui io a istituirlo. Tra l'altro abbiamo visto che nel Museo hanno esposto gli strumenti del mio laboratorio scientifico e li hanno mostrati agli studenti. Sicuramente un'ottima iniziativa, che dimostra che la scuola è affidata in buone mani. Dovremmo accertarcene e cercare poi la ragione per cui non si notano nella società gli effetti di questi studi.”
“Non oggi, caro Barone.” disse il Re e aggiunse: “Lo faremo domani, ve lo prometto. Oggi, appena farà giorno, andremo in un luogo vicino alla Città. Sulle pendici di un monte c'è un palazzo, dove trovano alloggio i visitatori estivi e dove proprio oggi si terrà una conferenza su un tema, che sicuramente è caro ai cefalutani.”
“Quale tema? Forse si parlerà della sporcizia, che abbiamo incontrato per le strade? O si parlerà su come devono rispettarsi i monumenti e i paesaggi?” disse Lo Duca.
“O forse parleranno della necessità di mostrare finalmente più coraggio di fronte al potere, come facemmo io e l'amico Bentivegna, quando non avevamo ancora trent'anni e una vita ancora ci attendeva, ma preferimmo rinunziarvi pur di non vivere come sudditi, portando il nostro cervello all'ammasso e il nostro cuore in pasto ai maiali.” disse Spinuzza.
“Nulla di tutto questo” disse il Re “ si parlerà delle prossime scelte di amministratori. Un tempo li nominavo io, dopo aver sentito i miei consiglieri, che mi aiutavano a farmi un giudizio ragionato; oggi, invece, vengono nominati direttamente dal popolo. Questo non sarebbe un male, se il popolo fosse conscio della responsabilità che grava su ogni cittadino. Se se ne rendesse conto, farebbe come facevo io: ascolterebbe prima i consiglieri, poi coloro che aspirano a essere scelti e, infine, dopo lunga riflessione, farebbe la sua scelta. Invece che cosa fa spesso? Si lascia trascinare dalle promesse, anche quando queste sono sciocchezze demagogiche. Il sistema, per funzionare bene, ha bisogno di cittadini capaci di ragionare con la mente e non con la pancia o, ancora peggio, con la tasca. La visita che ci accingiamo a fare serve proprio per renderci conto se chi partecipa alle scelte è veramente capace di discernere e scegliere.”
“Il tema, allora, è quello della scelta di quelli che ai miei tempi si chiamavano candidati” disse Mandralisca e così continuò: “Ma perché sceglierli lontani dalla Città, quasi che si nascondessero dal popolo?”
“Questi che saranno scelti in quel palazzo, si presenteranno davanti al popolo e gli chiederanno di eleggerli in opposizione agli altri che sono stati scelti in un altro palazzo” disse Spinuzza “e sarà il popolo, quindi, a scegliere chi dovrà amministrarlo.”
“Ecco quanta responsabilità pesa sulle spalle del popolo!” disse Ruggero “Una responsabilità così pesante da sopportare, che, quando può, rinunzia a questo suo diritto. Sapeste in quanti dicono spesso, dopo aver fatto la loro scelta, che chi li amministra è un incompetente o un ignorante o persino un disonesto, per cui non vale la pena di fare la scelta! Ve l'immaginate che fine avrebbe fatto il mio Regno se anch'io avessi rinunciato a nominare i miei consiglieri e i miei amministratori? Certo, qualche volta anche a me capitò di sbagliare, ma non per questo lasciai il mio popolo senza governo e in balia dei nemici. Ma adesso incamminiamoci”.
Giunsero nel Grande Palazzo ed entrarono, seguendo il Re che avanzava con passo sicuro, altero e sprezzante come quando girava nel suo Palazzo di Palermo. Senza tentennamenti s'inoltrò per i corridoi di quel labirinto e raggiunse una grande tenda, oltre la quale stavano seduti almeno cento persone sui sedili posti di fronte a una sorta di palcoscenico, dove c'erano una donna che parlava e altri tre uomini, che la guardavano come beandosi di quella vista.
“...l'ho detto più volte. Adesso è venuto il momento di dimostrare a tutti che senza di noi non ci sono libertà. Ognuno deve avere la possibilità di costruire e noi dobbiamo aiutare sia con permessi che materialmente, aiutando a procurarsi i mezzi che occorrono chi vuole investire. Purché costui condivida la nostra visione della nuova società delle libertà. Non perché vogliamo fare clientela o favorire i nostri amici, ma per riprendere il cammino interrotto anni fa per colpa di una sciagurata legge e creare finalmente una società nuova e migliore.”
I battimani durarono almeno dieci minuti e furono scroscianti. Ruggero guardava perplesso quei plaudenti inebetiti e poi i suoi amici in cerca di conforto morale e culturale.
“Maestà” disse Mandralisca “andiamo via! Sento come se stessero dandomi pugni direttamente sui neuroni.”
“Aspettate, caro Barone.” disse Ruggero “Non possiamo lasciare impuniti questi mistificatori!”
Mentre diceva queste parole, uno degli uomini sul palcoscenico disse:
“Il dibattito è aperto. Se c'è qualcuno che vuol parlare, si faccia avanti.”
Ruggero avanzò in mezzo al corridoio fra le due fila di uditori e raggiunto il palcoscenico si girò verso di loro, senza salire sul palcoscenico, tanto era alto abbastanza perché tutti lo vedessero, e così prese a parlare:
“Madamigella, mi meraviglio che voi, ancora così giovane, usate il termine libertà come si usava ai miei tempi e al tempo dei Comuni medievali. Allora con “libertates”, le libertà, s'intendevano i privilegi che noi re e i papi concedevamo ai Comuni un po' per renderci amici, ma anche perché sapevamo che essi avrebbero sfruttato i privilegi concessi per rendere più ricco il nostro regno. Non li concedevamo ai singoli. Sarebbe stato un atto d'ingiustizia.”
Ruggero si fermò. Guardò la platea attonita, poi le persone sul palcoscenico e infine alzò il braccio e stava per indicare tutti con il dito indice, quando dal fondo della sala udì Mandralisca gridare:
“Fermo, Maestà. Lasciate che vi parli, V'imploro.”

ritratto di Giusi Farinella

Ruggero come Napolitano

Impongono Governi e Governanti.
Entrambi bacchettano solo da una parte ... e non pensano al bene del Paese
Che tristezza !!!