Le punizioni di Ruggero - parte V: l'incontro con il Grande Peppe

ritratto di Angelo Sciortino

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Ancora invisibili, il Re e il suo seguito proseguirono la loro passeggiata per le vie della Città, non tralasciando neppure quelle più nascoste.


In una di queste, sul far della sera del quarto giorno, videro un uomo, né vecchio né giovane, rovistare dentro uno di quei cassoni, usati nel 2050 per raccogliere i rifiuti.
Resisi visibili a un cenno di Ruggero, si avvicinarono all'uomo, che, sebbene si fosse accorto dei nuovi arrivati, continuò imperterrito la sua opera di ricerca.
“Che cosa fai” gli chiese il Re, cercando di avere un tono quasi sommesso, perché aveva capito che quell'uomo aveva forse difficoltà a socializzare.
Con sua grande meraviglia si accorse invece che quell'uomo non soltanto aveva minori difficoltà a socializzare e a ragionare degli uomini incontrati nell'arco dei due giorni passati a girovagare per le vie della Città, ma lo aveva persino riconosciuto, anche se per questa ragione non mostrava i tratti di un comportamento ipocrita e sottomesso.
Quell'uomo gli piaceva! Ben predisposto verso di lui, attese che smettesse nella sua incombenza e gli parlasse.
Dopo poco l'uomo tirò fuori dal cassone un libro, lo sfogliò velocemente e infine, richiusolo, lo mise sotto il suo braccio destro.
A questo punto, guardando in viso il Re, disse:
“Voi sicuramente siete Re Ruggero. Ho visto troppe immagini di voi sui libri per sbagliarmi. Sarà accaduta qualcosa di molto importante, o forse sta per accadere, per essere stato spinto a tornare in questo inferno. Comunque, per rispondere alla vostra domanda, Vi dico che cerco qualcosa secondo me ancora utile e comunque bella, meglio ancora se sa parlare del passato a chi ha orecchie per sentire. Qualcosa che chi l'aveva non sapeva apprezzarla e chi sa apprezzarla pur d'averla me la comprerà.”
“Quindi il tuo è un lavoro?” disse il Re.
“Un lavoro importante!” e poi, dopo essersi rigirato il libro tra le mani, aggiunse: “Un lavoro che, se si è stupidi o troppo ignoranti, non permetterebbe di guadagnare quel poco che serve per vivere. Se, infatti, si sceglie a caso e senza criterio, nessuno troverà utile comprare quel che ho raccolto. E io, Maestà, non sono uno stipendiato pubblico, al quale il giorno di paga danno i soldi, ma non accertano se è un cretino o un'ignorante. A me, prima di dare i soldi, fanno un esame. Nel senso che controllano la “merce”, la valutano e infine me la pagano. Non molto, per la verità, perché credono che io sia un mentecatto e mi trattano come se mi elemosinassero l'attenzione e i soldi. Ma a me poco importa: mi basta poco. Ancora meno se il loro comportamento mi ispira pietà per la loro stupida presunzione.”
Il Re lo guardava incredulo. Non riusciva a capacitarsi come un uomo siffatto fosse costretto, per vivere, a rovistare fra i rifiuti. Gli venne spontaneo così continuare:
“Ma tu non hai famiglia? Non hai amici? Non hai il desiderio di avere un ruolo sociale più importante di quello che hai adesso?”
“Maestà, consentitemi di essere franco e schietto con voi come lo fu Diogene con Alessandro Magno. Io ho così poca stima dei miei concittadini e persino dei miei familiari, che sono felice del mio ruolo sociale. Esso mi consente di essere libero e di non dover fingere di fronte a nessuno per ottenere qualcosa, perché non voglio niente. Libero in mezzo a loro, che sono schiavi del giudizio dei loro simili o del loro denaro o della loro potenza politica, io so di essergli superiore d'una spanna. Lo so, loro non me la riconoscono questa superiorità, ma poco importa se io ne ho la consapevolezza.”
Il Re era ancora più incredulo. “E' di uomini come lui che ho amato essere il Re.” pensò.
“Prima di partire, verrò a parlare ancora con te. Adesso voglio andar via. Domani ci aspetta un giorno faticosissimo e quindi sarà meglio che ci riposiamo. Ma prima un'ultima domanda: sei disposto a indicarci con chi potremmo parlare, per avere informazioni sullo stato attuale di Cefalù?”
“Disposto sì, Maestà, ma capace no! La mia non è un'incapacità soggettiva, però, ma oggettiva: non c'è a Cefalù quel tipo di uomini che voi cercate. Se ci fosse o ci fosse stato, credete voi che avrebbero scelto gli amministratori pubblici che hanno avuto? Credete che si sarebbe potuto distruggere e martoriare il territorio, com'è accaduto in quest'ultimo secolo? Esoneratemi, Maestà! Ve ne prego!”
Ruggero gli posò una mano sulla spalla e disse: “Grazie, mi hai dato l'indicazione che cercavo. Domani, quando avremo finito con i nostri impegni quotidiani, verremo a parlare con te: tu sei quell'uomo!”
Salutarono e andarono via, lasciando l'uomo intento a rovistare in un altro cassone.

ritratto di Staff

Le puntate precedenti...

1 - Le punizioni di Ruggero (http://www.laltracefalu.it/node/6667)
2 - Le punizioni di Ruggero - parte II (http://www.laltracefalu.it/node/6679)
3 - Le punizioni di Ruggero - parte III (http://www.laltracefalu.it/node/6691)
4 - Le punizioni di Ruggero - parte IV: Cefalù in fermento. (http://www.laltracefalu.it/node/6701)

ritratto di Mauro Caliò

Il grande Peppe

Una lettura molto profonda raccontata con l'eleganza e l'arguzia di sempre. Mi piace pensarlo così.

ritratto di Giuseppe Aquia

Il grande Peppe ed il

Il grande Peppe ed il grandissimo ANGELO CONDIVIDO

ritratto di Vincenzo Gerone

Quasi quasi stampo tutte le

Quasi quasi stampo tutte le puntate e me le faccio rilegare.
Capolavoro!!!