Cefalù: la cacciata degli Etruschi

ritratto di Angelo Sciortino

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Quando ci rattristiamo del presente e con poche speranze guardiamo disperati al futuro, non è male volgere lo sguardo al passato, per vedere se altri popoli hanno vissuto momenti simili e come ne sono usciti. E' un detto ormai condiviso da tutti: “la storia è maestra della vita”, perché essa c'insegna ad affrontare la vita da uomini, vale a dire razionalmente ed evitandoci talvolta di commettere di nuovo gli stessi errori del passato o suggerendoci soluzioni.
E' quello che voglio tentare di fare in questo momento. In questo particolare momento in cui Cefalù è stata trasformata in una colonia. Delle sue vicende e delle sue volontà nessuno tiene conto, tutto si decide altrove, forse neppure a Palermo, ma in case private di politici potenti e non cefaludesi o in segreterie partitiche e para-partitiche. Dovunque, purché altrove. Da chiunque, purché non senta Cefalù come la sua patria. Ed è inammissibile che questa "corruzione" sia stata accettata persino dal Sindaco, che aveva fatto nascere tante speranze di liberazione. Che sia stata accettata anche da molti consiglieri comunali, che divisi fra questi “potenti” non hanno saputo e forse ancora non sanno farsi carico della loro responsabilità di difensori della dignità del Paese, di quella dignità che s'impegnarono a difendere, chiedendo e ottenendo la fiducia degli elettori.
Ora è tempo di dire basta. E' tempo di guardare indietro, alla storia. Anche i Romani vissero un momento simile, quando erano ancora una piccola comunità di pastori e subivano l'ingerenza etrusca, che finì con l'imporre loro persino i re, come a noi per dieci anni fu imposto un sindaco. Questo fino a quando i Romani non si stancarono e scacciarono l'ultimo di questi re, quel Tarquinio detto poi il Superbo. I primi tempi non furono facili, ma con il tempo e con sacrifici trasformarono quel villaggio di pastori in un impero. E' la stessa cosa che devono fare i Cefaludesi: scacciare gli Etruschi, i superbi, gli inetti. Scacciare anche coloro che non sono il console Bruto, ma una quinta colonna etrusca. Devono riappropriarsi del loro futuro e difendere quel che questi Lanzichenecchi non hanno ancora distrutto. Sì, Lanzichenecchi, perché non hanno neppure un barlume di cultura dietro e dentro di sé, ma soltanto la volontà di una pericolosa sopravvivenza tra “veti incrociati”, che come un giocoliere da circo cercano di scansare,
Cefalù, per le (ex)bellezze paesaggistiche e per la sua storia merita ben altro. Scacciamoli!

ritratto di Nicola Pizzillo

Magari fossero Etruschi!

Gli dovremmo stendere tappeti d'oro per farli restare a Cefalù.
Gli Etruschi nell'VIII sec. A.C. erano sinonimo di civiltà e di progresso:
grandi conoscitori della metallurgia, estraevano ferro ed altri minerali dalle miniere, lo trasformavano con l'utilizzo di forni in monili, suppellettili ed armi di pregevole fattura;
esperti agricoltori, con opere di irrigazione e drenaggio misero a coltura vastissimi campi e praterie, al fine di produrre cereali ed allevare animali;
ma ancora più famosi furono per le loro competenze in campo urbanistico, riuscirono a sviluppare un gran numero di città secondo schemi predisposti e con procedure rituali, per lo più ai piedi di alture prescelte come acropoli (v. Rocca), con cinte murate, con regolare disposizione delle porte (di regola tre con convergenza delle strade che vi giungevano da fuori) e con il necessario numero di templi.
Insomma per l'epoca erano tra i G8 dell'economia e della civiltà, al pari di Greci, Persiani, Egiziani, Babilonesi, Fenici,Indiani e Cinesi, di contro gli abitanti dell'allora nascente città di Roma non erano altro che poveri pastori, poi dediti al commercio grazie alla vicinanza del Tevere, che ebbero tutto da imparare dagli Etruschi al punto da assorbirne gli usi ed i costumi.
Se Roma è diventata grande lo deve alla vicinanza di questo grande popolo la cui lingua è tutt'ora misteriosa ma che tante vestigia ha lasciato ai posteri a testimonianza della loro grandezza.
Caro Sciortino, paragonare la giunta Guercio agli antichi Etruschi è offensivo per questo popolo, che attualmente penso si stiano rivoltando nelle loro tombe (tholos), piuttosto se dobbiamo azzardare una similitudine, sarebbe più appropriata quella con i Proci (principi forestieri)che governavano Itaca in assenza del legittimo sovrano Odisseo, impegnato ad Ilium, dove sovrano è il popolo che detiene il potere mediante l'esercizio del voto, attualmente negatogli dalle mancate dimissioni volontarie del primo cittadino e dalla non approvazione della mozione di sfiducia da parte del Consiglio.

ritratto di Angelo Sciortino

Caro Pizzillo

il tuo commento mi è stato molto gradito, soprattutto perchè, sottolineando la grandezza degli Etruschi, ha permesso di trasformare il mio intervento in una satira e l'oggetto della satira in una espressione di nanismo culturale, politico, storico e persino umano.
Grazie