Urlare e non mormorare

ritratto di Angelo Sciortino
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In questo momento a Cefalù il dibattito politico si svolge all'insegna dei nomi dei possibili candidati a sindaco e siamo tutti presi da scambi di sgarbi e gentilezze, a seconda della nostra educazione.
Ma mentre qui parliamo dei nomi dei probabili candidati, altrove - nel resto d'Italia, in Europa e nel Mondo intero - accadono fatti e si fanno scelte, le cui conseguenze avranno un pericoloso impatto con il nostro futuro. Un futuro nel quale entra anche Cefalù, a meno che qualcuno, sgarbatamente o gentilmente, non decida di trasferirla in un altro pianeta.
Per non farci scivolare addosso il tempo, senza cogliere le occasioni che ci offre, sarebbe opportuno che imparassimo a guardarci attorno, per scoprire i veri problemi della società contemporanea e soprattutto per trovarvi soluzioni, consigliate più dall'intelligenza che dal fascino delle promesse o dalla simpatia di chi promette “miracoli”. Perché si tratterrebbe proprio di miracoli, se non ci si è resi conto della causa vera dei problemi.
Per riuscire in tutto ciò, niente è meglio che educarci nella cura di capire e consigliare l'amministrazione del nostro Comune. Da qui, da questa scuola “elementare”, potremmo poi passare ad affrontare i più difficili problemi della Nazione e dell'Europa. Lo so, qualcuno propone arrivi “stranieri”, ma costui non si rende conto che il male che ne deriverebbe durerebbe tanto tempo quanto quello della maledizione di Cam da parte di Noè. Equivarrebbe a non educare con l'esempio e con l'esperienza all'esercizio della propria libertà e della democrazia.
Ecco perché, da liberale – cioè da amante della vera libertà – non condivido certe strane scelte. E non soltanto quella di coloro che chiedono una candidatura Sgarbi, ma anche quella di coloro che aderiscono a partiti politici nazionali o regionali, per averne l'appoggio nella loro battaglia per la conquista della carica di sindaco. Costoro, se hanno questa aspirazione, devono chiedere l'appoggio libero e ragionato dei cittadini e non quello di un “Potere”, che si servirebbe di loro per continuare a tenere in stato di sudditanza gli stessi cittadini. Tra l'altro minandone la stessa salute psichica, perché eserciterebbero il loro potere per mezzo di una burocrazia, che è stata persino causa di suicidi negli ultimi mesi.
Io spero che queste cose finalmente le capiscano i cittadini, che non devono considerarsi impotenti di fronte agli “arrivisti”. Essi hanno il potere di far sentire la loro voce sia prima delle elezioni sia dopo. Il comune non è una nazione o un continente, perché è piccolo abbastanza per far sentire la propria voce: basterà soltanto smettere di mormorare e finalmente parlare a voce alta e, se sarà necessario, a urlare.

ritratto di Vincenzo Cerrito

Caro Angelo,condivido in

Caro Angelo,condivido in pieno la tua analisi,ritengo che qualche movimento politico,di cui non dirò il nome per non fare " discorsi di parte", si stia adoperando per questo. Partendo da un programma elettorale, affiancando ai problemi, modi e tempi di soluzione degli stessi e partecipandolo a più gente possibile,cercano di ottenere " consensi elettorali" proprio da una scelta ragionata sui contenuti e non partitica. Rischioso il metodo,visto quello a cui si e' abituati, ma di sicuro premiante in qualsiasi caso, sia di " vittoria" che di "sconfitta" perché la vera novità, sta nel operazione culturale se vogliamo,nel modo nuovo di intendere e di fare politica.