Stima e falsità: da quale pulpito...

ritratto di Antonio Franco
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Lascio ad un altro scritto, appena ne avrò il tempo, le argomentazioni necessarie a rispondere come meritano a tutti coloro che hanno esercitato uno dei passatempi più diffusi in questa Città, cioè la selezione meticolosa di parole e frasi per fare fumo e confusione in modo da offuscare l'insieme dei fatti e la realtà evidente delle cose: ovvero, dette 99 cose sulle quali si deve stare zitti perché sono talmente evidenti e documentate che non ammettono repliche, se ne cerca 1 (una sola) che lascia spazio ad interpretazioni e manipolazioni per attaccare l'Autore e tentare di screditarlo. Me l'aspettavo, dovevo aspettarmelo: la conclusione ad effetto del mio intervento su Cefalùnews, una replica dopo giorni e giorni di attacchi stizziti e scomposti di ogni genere, fino a metter in dubbio l'intelligenza non solo di un'istituzione come il Consiglio Comunale, ma dei singoli consiglieri, e in particolare del sottoscritto, è stata furbescamente usata da liberi pensatori oggi (politici influenti ieri), influenti personaggi locali sempre e comunque, per tentare un'autodifesa senza entrare nel merito delle questioni di oggi, rifugiandosi sempre e comunque nelle tanto decantate, ma presunte "bellezze" di ieri. Un'espressione, la mia, volutamente provocatoria, tesa ad evidenziare come il presente Consiglio comunale sia accusato di TUTTO, ma almeno NON POSSA essere sciolto per il reato più grave in assoluto; il voluto riferimento a fatti accaduti a cavallo fra gli anni '80 e '90 che, lo ripeto con assoluta serenità, avrebbero dovuto portare allo scioglimento di Consiglio e Amministrazione, NON perché composti interamente da gente in odore di mafia, MA perché pesantemente condizionati da fatti, strategie e persone in pesante odore di mafia, ecco questo riferimento ha scatenato le "interpretazioni autentiche" scandalizzate. Dovrei fare pubblica ammenda anche per quel che NON ho voluto dire, soprattutto dovrei fare ammenda perché ho infangato una Città... ma su cosa? su fatti di oltre vent'anni fa? E chi continuamente infanga questa Città o le sue istituzioni OGGI? O piuttosto ho toccato un'argomento tabu a Cefalù, perché questa Città ha rimosso o è stata indotta abilmente a rimuovere pagine e pagine di Storia non così limpide come si vuol presentare al mondo? Questo non è fare un buon servizio all'immagine di Cefalù, lo è bensì discutere anche fortemente dei periodi bui e confusi, forse i meno noti, portando a individuare responsabilità e meriti, portando a fare pubblica ammenda chi ha REALMENTE INFANGATO l'immagine di Cefalù con il suo comportamento e non chi, pure provocatoriamente e di parte come me (non ho mai vantato imparzialità o bonarietà) ha parlato, con la coscienza PULITA e SENZA AMBIZIONI (altro che professionismo di antimafia, sfido chiunque a dire che cosa ho mai guadagnato con le mie battaglie politiche o se quel che ho conseguito nella vita lo debba alla politica o alle lotte che ho fatto!!!), di un periodo tristissimo per tutta la Città ma che SI DEVE tenere in considerazione quando si fa politica OGGI e ci si scontra sempre con gli stessi personaggi! Giusi Farinella ha, ovviamente, approfittato più di tutti di una frase estrapolata da un contesto e artatamente interpretata a senso unico (con buona pace di qualche altro interpretatore di professione, spero in buona fede): mi rammarico solo di avergli involontariamente offerto un'altra occasione per parlare, anziché per tacere, come più volte l'ho invitato a fare! Che io non meriti la stima sua e dei suoi amici è per me motivo di ONORE: senz'altro non appartengo a quelli che, per fare politica in questa Città, sentono il bisogno del più o meno frequente pellegrinaggio nel suo Hotel! Sento, piuttosto, il bisogno continuo di marcare la mia distanza da persone come lui e i suoi amici, a costo, spesso, di apparire antipatico ai più; sbaglierò, non sarò un buono e mite cristiano, sono un ribelle senza scrupoli? Forse, ma non posso e non devo accettare lezioni da Giusi Farinella né da altri che in questa Città hanno prodotto guasti enormi e ora accampano meriti inesistenti e ridicola verginità politica: quella democrazia, che taluni a Cefalù tanto spesso offendono a parole e, tanto più, nei fatti, permette loro di esprimersi e di continuare ad essere cittadini alla pari di noi che ci riteniamo servitori dello Stato e di quanti credono che il Bene Comune si fondi sulla redistribuzione della ricchezza prodotta e non sull'accumulo di sempre nuova ricchezza. Bene, ringrazio il mio capogruppo Saro Lapunzina e Angelo Sciortino per aver correttamente inteso il senso profondo e diffuso o anche soltanto quello letterale del mio intervento. Tanto di cappello, dunque, alla Democrazia, ma io non mi leverò mai il cappello davanti ai potenti di questa Città: l'avere equivocato un'espressione provocatoria ma motivata entro un contributo lungo e argomentato, inoppugnabile (credo) in ogni passaggio, dà la misura della malizia e dell'ostinazione di quanti strenuamente difendono un Passato non di parole false o sbagliate ma di sbagliati e falsi comportamenti, un Passato in cui affondano le radici i Mali del Presente di Cefalù.

ritratto di Giusi Farinella

Leggo e tremo

Leggo e tremo, per quanto profondo è il pozzo oscurantista nel quale il prof. Franco vorrebbe fare precipitare Cefalù.
La sovrapposizione fra giustizia e politica, storia, vita civile è un pericolo cui occorre che proprio la cultura e la civiltà si oppongano con determinazione …. invece
Anni di professionisti dell’antimafia, giustizialismo e lapidazione del diritto hanno avvelenato i pozzi della cultura e della civiltà.
La degradazione è ad un livello così drammatico che è potuta giungere, con un intervento sull’”altracefalu”, a firma di Toni Franco, all’assurda identificazione fra la verità e la verità processuale, con una regressione da tribunale iraniano.
Se ciò che scandalizza proprio il professore, uomo di cultura, avesse fondamento ecco che dovremmo scrivere la storia a partire dalle sentenze, fonte di verità.
Ma è una boiata.
Per la bomba alla stazione di Bologna, per la strage di via D’Amelio ci sono sentenze passate in giudicato, verità processuale , che sappiamo che non risponde alla verità storica, sono due sentenze sbagliate.
Ci sono gli strumenti giuridici per rivederle, ma nell’attesa (e anche se non accadesse mai) non sono affatto tenuto a costruire storia e politica sull’errore.
Mentre i condannati, naturalmente, sono tenuti a scontare la pena.
Posso considerare esistenti i contatti fra certi mafiosi e la corrente andreottiana in Sicilia, anche se Giulio Andreotti non è stato condannato.
Questo perché le sentenze sono verità processuale, non la verità, non storia.
Sono pezzi di storia, non la sua narrazione.
Il processo è solo la sede in cui si accerta, seguendo scrupolosamente la procedura, perché solo questa ne garantisce la regolarità, la possibilità di provare una responsabilità penale ma non la verità .
Il resto non è roba medioevale, ma solo perché il medio evo era assai più civile di tanta ignoranza e ipocrisia che ci circonda.
Nel mio particolare caso, è stata accertata, dopo ben sei processi tra tribunale,Corti di Appello, Cassazione, assoluzioni, rinvii ecc, la mia responsabilità penale, ho scontato la mia pena (molta della quale agli arresti domiciliari, con tante agevolazioni tra quale quella di potere andare in Chiesa, quale dimostrazione della mia pericolosità sociale secondo i Giudici) , sono stato riabilitato … ma la verità, la storia della mia vita … la lascio alla valutazione di chi mi conosce …… .