La preghiera e il Porto

ritratto di Angelo Sciortino

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Divino Padre Apollo, è il tuo figlio prediletto Dafni che si rivolge a te. Quando la dea Giunone mi accecò e fui costretto a vagare per le terre di Sicilia, piangendo sul mio amore perduto e sulla mia triste condizione, alla fine mi fermai su questa bellissima costa, che gli Arabi chiamarono poi Calura, per indicare che quella era la cala dell'Est.
Non smettevo di soffrire e di piangere e levavo alti al cielo i miei versi d'amore, che poi ispirarono un grande Poeta siracusano. Le stesse onde del mare, infrangendosi sugli scogli, sembravano piangere la mia triste condizione, come raccontò poi nei suoi versi un poeta latino. Tu avesti pietà di me e per non farmi soffrire ancora – così almeno mi sembrò – mi trasformasti in roccia e mi sprofondasti nella terra, lasciando fuori la testa soltanto. E' per questo che il Paese sorto sotto di me fu detto Cefalù, dal nome dell'antico greco Kefalòs (testa).
Quante ne ho passati negli ultimi cinquant'anni, Padre mio e Sole che m'illumina!
Con cattiveria inaudita per decenni mi hanno strappato le carni di dosso per farne calce e usarla per costruirmi attorno brutture d'ogni genere, che l'esser cieco, per fortuna, m'impedisce di vedere. Adesso mi tengono chiusa, perché sarei una roccia pericolosa. Pericoloso io, che per millenni non ho fatto male a nessuno! Al punto che mai nessuno s'è tolta la vita lanciandosi nel vuoto dall'alto della mia cima. Pericoloso io, che sostenni i passi di Ruggero, che saliva qui per lasciarsi sedurre dal panorama!
Ho continuato a piangere, ma silenziosamente. Le lacrime, che sgorgavano copiose dai miei occhi, scorrevano sotto la roccia e sgorgavano a mare sia a Est che a Ovest. Erano così copiose, che formavano due fiumi. Uno lo chiamarono Cefalino e delle sue acque ne fecero un lavatoio pubblico, mentre lasciarono senza nome l'altro. Da quest'ultimo tutti prendono acqua, cosicché le mie lacrime arrivano fino a Palermo. Mi spiace soltanto che questo luogo un tempo si chiamava Prissuliana, che nell'antico arabo significava “fonte che scorre”, mentre oggi lo chiamano Presidiana per ignoranza della loro storia e della mia presenza.
Nonostante questi dispiaceri, ho resistito alle offese di questi uomini senza storia, ma ora, Padre mio, non ce la faccio più.
Ieri si sono riuniti ai miei piedi coloro che amministrano questo Paese, che da me prende il nome. Di solito queste loro riunioni le fanno in un antico convento di fronte alla Cattedrale, ma ieri hanno scelto di riunirsi a Prissuliana, per dare un valore simbolico alla loro riunione, il cui argomento riguardava quel porto fatiscente, che da mezzo secolo tentano di costruire e che oggi, ancora non finito, rischia di crollare.
Sono cieco, Padre mio, ma ci sento bene. Ho ascoltato quegli uomini e quelle donne, che non sapevano di che cosa parlavano, ma ne hanno parlato per ore. Uno di loro ha esordito con uno biascicato “diciamo”, ma poi non ha detto nulla. L'ha seguito un altro, che qualcosa ha detto, ma era meglio che non la dicesse. Gli altri lo hanno seguito a ruota, pronunciando parole e parole, poi ancora tante altre parole, ma infine non hanno detto nulla. Io ascoltavo e speravo di sentire parole sensate, ma inutilmente.
Dove mi hai lasciato, immobile e inerme, Padre mio?! Avrei voluto fuggire, come quelle sardine e quelle acciughe, che nuotavano veloci verso l'alto mare, per non sentire quell'inutile chiacchiericcio, che proveniva dalla riva. Io, invece, dovevo ascoltare immobile. Forse ho mancato nei tuoi confronti e ora anche tu vuoi punirmi? Non basta la terribile punizione di Giunone? Perché tanta cattiveria? Ti prego, dammi l'ultima prova del tuo amore paterno: sprofondami tutto intero nelle più profonde viscere della Terra, perché non corra ancora il rischio di ascoltare vacuità simili a quelle ascoltate oggi.

ritratto di Saro Di Paola

TI SCONGIURO DIVINO APOLLO

Divino Apollo,
Ti scongiuro !
Non darla a Dafni l'ultima prova del tuo amore paterno.

Ti scongiuro!
Se facessi sprofondare Dafni nelle più profonde viscere della Terra con lui sprofonderebbe tutta Cefalù e sprofonderemmo tutti.
Ci basta e ci avanza che hanno lasciato sprofondare le banchine del porto !

Divino Apollo,
Ti scongiuro!
Dafni continuerà ad ascoltare la musica delle onde che si infrangono contro gli scogli,non avrà più la terribile punizione di sentire inutili chiacchericci!
Torneranno a farli all'interno del convento di fronte alla Cattedrale.
Anche se Dafni ci sente bene da lì non possono giungere alle sue orecchia.

ritratto di Giuseppe Aquia

Caro ingegnere saro,questi

Caro ingegnere Saro,questi signori, in primis il sindaco di tutti tranne che mio, ha detto che qualcuno ha parlato di teatrino dicendo che era inammissibile che si parlasse di teatro. MA ALLORA COSA ERA VISTO CHE DOPO QUEL TEATRO ALL'APERTO, VI SONO STATE SOLO PROMESSE, SE NON ERA UN TEATRINO AVREBBERO DALL'INDOMANI INIZIATO I LAVORI. QUINDI TRATTASI DI TEATRINO.

ritratto di Saro Di Paola

RIPETO : TEATRINO !

La Città, caro Peppe, non è stata "offesa" dalla definizione che ho dato alla seduta consiliare al porto dopo un anno e due mesi dalla ordinanza che aveva evidenziato le lesioni alle travi.
Quelle lesioni,avrebbero dovuto imporre alle ISTITUZIONI COMUNALI, la celebrazione di UN CONSIGLIO COMUNALE "STRAORDINARIO E URGENTE" AL PORTO ALL'INDOMANI DELL'ORDINANZA !
Solo che, chi avrebbe avuto il DOVERE ISTITUZIONALE DI COGLIERE QUELLE LESIONI, o di FARLE COGLIERE, nella GRAVITA' DEL FATTO INELUTTABILE che premonivano, questa gravità avesse saputo cogliere.
Come tu, giustamente, hai scritto sono stati gli esiti di quella seduta, spacciata per STRAORDINARIA e URGENTE, ma celebrata a tempo massimo abbondantemente scaduto, a confermare, qualora ve ne fosse stato il bisogno, che la stessa altro non sarebbe stato se non TEATRINO!
Peraltro, se sono stato l'unico cittadino ad avere avuto il coraggio di scriverlo, è stata, ed è, la stragrande maggioranza dei cefaludesi a pensarlo e a dirlo.

LA VERITA', caro Peppe, E' NEI FATTI!

LA CITTA', NELLE SUE ISTITUZIONI, NON E' STATA OFFESA DA ME, per la definizione che ho dato a quella seduta.

LA CITTA' E' STATA, ED E',GRAVEMENTE OFFESA,
LA CITTA' E' STATA, ED E', GRAVEMENTE FERITA,
per i RITARDI e per LA NEGLIGENZA che, nella vicenda, hanno avuto LE SUE ISTITUZIONI.

ritratto di Maria Teresa Testa

La preghiera e il porto

Volevo solo puntualizzare al sig. Angelo Sciortino che purtroppo mi risulta che dalla nostra rocca almeno una persona si sia buttata, lo ricorda una lapide che si trova accedendo alla stessa dalla Salita Saraceni.

ritratto di Angelo Sciortino

Grazie

Grazie per la precisazione. Possiamo dire, quindi, che qualcuno ha trovato la morte per sua volontà e non per cattiveria di quel povero Dafni, che mai si sarebbe sognato di toglierli sostegno e ancor meno lo avrebbe spinto.