10 Gennaio 2015, 00:41 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
I recenti attentati di Parigi somigliano troppo a una guerra santa contro la nostra civiltà, prima ancora che contro la nostra società e la nostra religione. La nostra odierna civiltà è, infatti, l'erede diretta di quella dell'antica Grecia; della Grecia di Pericle, di Socrate, di Platone e dei tanti altri che non cito, perché troppo lungo sarebbe l'elenco. Una eredità che per essere ancora nostra ha superato ben 25 secoli di storia, vincendo contro i tanti nemici che la minacciavano e talvolta, effimeri vincitori, la costringevano all'oscurità, come accadde nel Medioevo e fino al risveglio della ragione.
Ma quanto lungo fu il cammino e come ancora lontana è la meta!
Lontana, sebbene la stessa storia di Roma fu, fino all'avvento del cristianesimo, un esempio di tolleranza religiosa e quindi di civiltà, che diede asilo nella Città Eterna a tutti gli dei, che gli uomini vi portarono dai più lontani Paesi dell'Impero.
Con il cristianesimo cominciò l'intolleranza, che sfociò, quando questo ne ebbe il potere, in vere e proprie persecuzioni, ammantate di richiami ai principi di giustizia e di rispetto per il presunto vero e unico dio, tale perché si era rivelato a qualcuno. Un qualcuno, al quale bisognava credere per fede, acriticamente. Vani furono gli sforzi di San Tommaso d'Aquino, troppo logico e razionale, per non finire nel dimenticatoio, dove vengono posti tutti i credenti, che della Chiesa rifiutano il suo voler porre la legge morale al di fuori della coscienza umana, per affidarla a regole ferree e intransigenti. Se non ci fossero stati i vari Voltaire e Spinoza, saremmo ancora nel buio della ragione, preda di una morale immorale, basata sulla presunzione di essere i soli detentori della verità.
Quegli uomini, vissuti soprattutto nel XVIII secolo, aprirono le porte alla libertà e a una nuova vera civiltà, di cui giustamente ci vantiamo.
Altrove, questa affermazione della ragione e della coscienza non c'è stata. Altrove si continua a credere in un premio nell'Aldilà, dimentichi che tale premio possiamo guadagnarcelo vivendo questa vita nel rispetto degli altri e delle loro opinioni. Ma questa considerazione viene impedita da interpretazioni del verbo rivelato. Interpretazioni, che non si richiamano al rispetto, se non pure all'amore, per coloro che hanno credi e opinioni diversi dai nostri, ma all'odio per colui che considerano diverso.
Tutto ciò finisce per creare situazioni abominevoli, come quelle accadute a Parigi o a New York. Finisce con il creare dolore e morte in nome di un dio, che soltanto così menti contorte e offuscate da false interpretazioni considerano grande. Se in questi uomini si fossero sviluppate le menti, facendo comprendere loro che nessuno di noi può considerarsi detentore di verità assolute, perché la realtà è, come diceva Senofane, una ragnatela di opinioni, allora la situazione sarebbe diversa. Non avremmo questo ritorno ai roghi, alle torture, alle decapitazioni. Tutto ciò, però, non potrà mai ottenersi con una classe politica, che, persa ogni fede ideologica, affida al suo esercizio del potere non l'interesse dei cittadini, ma soltanto la conservazione o l'affermazione delle proprie ambizioni, che diventano sempre più misere moralmente e più ricche finanziariamente.
È inutile dire oggi je suis Charlie. Non serve, quando questa affermazione si fa, credendo di vivere in quella che riteniamo una società sicura, perché essa è oggi una società incerta e senza futuro, in balia, per questa sua incertezza, di chi crede che il martirio sia la sua salvezza, non accorgendosi di trascinare nel suo martirio altri, che vogliono vivere; altri, che hanno il solo torto di non pensare come loro.
Se una speranza c'è per la nostra società, essa non può né deve prescindere nell'imporre, a chi non ce l'ha, il rispetto della parola, anche quando essa può sembrare infamante. Tale sembrò, ai suoi tempi, la parola di Voltaire o quella di Spinoza, ma se non l'avessimo conservata e se non avessimo costruito la nuova società liberaldemocratica della loro parola, saremmo anche noi come i seguaci della jihad o dell'Isis. La parola e solo la parola può persino fermare le pallottole di un kalashnikov, perché soltanto la parola può far desistere colui che ha la mente ottenebrata dalle interpretazioni dei sacerdoti di qualsiasi religione rivelata.
Invece... Invece noi aggiungiamo irragionevolezza a irragionevolezza, odio all'odio, incomprensione a incomprensione: ci facciamo portatori di nuove crociate e di nuove morti. In una parola, tradiamo il sacrificio di coloro che sono morti e così ci autodistruggiamo.
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Commenti
Gianfranco D'Anna -
Io non sono Charlie
In questi giorni, molti, spinti probabilmente dall’onda dell’emotività sollevata dall’efferatezza di quanto accaduto in Francia ed, in particolare, dalla strage compiuta nella sede della rivista Charlie Hebdo, hanno pubblicato nelle proprie pagine facebook l’immagine con la scritta “Je suis Charlie”.
Certamente anch’io condanno il gesto compiuto ma, non per questo, io ”sono” Charlie.
Vignette come queste non hanno nulla di satirico, non hanno nulla di artistico.
Io sono per la Libertà di pensiero, per la Libertà di espressione, per la Libertà di stampa, per la Libertà di informazione ma IO NON SONO CHARLIE.
Disegno di Lucille Clerc
Giovanni D'Avola -
Je suis Charlie...
"Voi, i cristiani, gli ebrei, i musulmani, i buddisti, gli scintoisti, gli avventisti, i panteisti, i testimoni di questo e di quello, i satanisti, i guru, i maghi, le streghe, i santoni, quelli che tagliano la pelle del pistolino ai bambini, quelli che cuciono la passerina alle bambine, quelli che pregano ginocchioni, quelli che pregano a quattro zampe, quelli che pregano su una gamba sola, quelli che non mangiano questo e quello, quelli che si segnano con la destra, quelli che si segnano con la sinistra, quelli che si votano al Diavolo, perché delusi da Dio, quelli che pregano per far piovere, quelli che pregano per vincere al lotto, quelli che pregano perché non sia Aids, quelli che si cibano del loro Dio fatto a rondelle, quelli che non pisciano mai controvento, quelli che fanno l’elemosina per guadagnarsi il cielo, quelli che lapidano il capro espiatorio, quelli che sgozzano le pecore, quelli che credono di sopravvivere nei loro figli, quelli che credono di sopravvivere nelle loro opere, quelli che non vogliono discendere dalla scimmia, quelli che benedicono gli eserciti, quelli che benedicono le battute di caccia, quelli che cominceranno a vivere dopo la morte…
Tutti voi, che non potete vivere senza un Babbo Natale e senza un Padre castigatore.
Tutti voi, che non potete sopportare di non essere altro che vermi di terra con un cervello.
Tutti voi, che vi siete fabbricati un dio “perfetto” e “buono” tanto stupido, tanto meschino, tanto sanguinario, tanto geloso, tanto avido di lodi quanto il piu’ stupido, il piu’ meschino, il piu’ sanguinario, il piu’geloso, il più avido di lodi tra voi.
Voi, oh, tutti voi NON ROMPETECI I COGLIONI!
Fate i vostri salamelecchi nella vostra capanna, chiudete bene la porta e soprattutto non corrompete i nostri ragazzi.
Non rompeteci i coglioni!"
François Cavanna (uno dei fondatori di Charlie Hebdo)
CHARLIE HEBDO Mercredi 30 juin 1993
Sergio Turrisi -
La copertina "ITALIE MERDE" è un fake
Mi preme sottolineare che la copertina "ITALIE MERDE" non è mai stata pubblicata su alcun numero di Charlie Hebdo, è stata creata ad hoc da un internauta che ha voluto prendersi gioco della dabbenaggine di quanti in Italia si sono improvvisati fan della rivista senza conoscerne la storia o preoccuparsi di documentarsi più a fondo. Si tratta di un fotomontaggio realizzato con un banale paint.
Giovanni D'Avola -
Naturalmente è un fake...
Ricordiamo a tutti (quelli che non lo conoscono...) che una persona come Georges Wolinsky non avrebbe mai potuto dire una cosa simile...Era una persona innamorata del ns paese e tra l'altro sua madre era una ebrea italo-francese...
Gianfranco D'Anna -
Ne prendo atto...
... ma non cambia il senso del mio discorso.
Sono per la Libertà di pensiero, di espressione, di stampa, ...., provo ammirazione per la determinatezza con cui il periodico, nonostante gli attentati subiti, ha portato avanti e continuerà a portare avanti la propria azione di critica ma si può esprimere il proprio pensiero, anche in modo “dissacrante”, senza offendere chi ha idee diverse dalle nostre, chi ha una fede diversa dalla nostra.
Per questo io non mi "identifico" con Charlie Hebdo.
Questa è la vera copertina di Charlie Hebdo pubblicata all'indomani dell'attentato di matrice jihadista del 2011 che costrinse il settimanale a cercare ospitalità nella redazione di Libération
Giuseppe Maggiore -
Fatto orrendo,... ma, mi chiedo...
Fatto orrendo, ciò che alcuni giorni fa è avvenuto in Francia, inumano, terribile, da condannare, la strage degli innocenti, che ripugna o dovrebbe ripugnare ad ogni coscienza. Sono per il diritto alla libertà di pensiero e di espressione e di comunicazione e di satira; ma, mi chiedo: perché stuzzicare chicchessia nei suoi punti sensibili, irridendo le sue più riposte credenze?
Cui prodest?