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«Identità tra storia e memoria» in un libro di Rosario Ilardo sulla Rocca di Cefalù

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19 Maggio 2013, 12:39 - Quale Cefalù   [suoi interventi e commenti]

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da Sabato 25 Maggio 2013 - 17:30 a Lunedì 27 Maggio 2013 - 20:30

Scrivere sulla propria terra e per la propria terra, è quanto di più esaltante e gratificante possa capitare alla coscienza di un uomo, specie quando il duro esercizio di “fare memoria” giunge a conclusione di un cammino difficoltoso, irto di disagi, traversie e ripensamenti, che solo un “insano amore” per la propria città ha la forza di sormontare.
Edito dalla Officina di Studi Medievali di Palermo (www.officinadistudimedievali.it), vede la luce, dopo un’intensa stagione di fatiche e di ricerche, un bel libro di Rosario Ilardo sulla storia della Rocca di Cefalù, raccontata dalle origini sino ai giorni nostri: «L’Eccelsa Rupe. Studi, ricerche e nuove prospettive storiche sulla rocca di Cefalù».
Il libro, che annovera anche i contributi specialistici di Valeria Calandra, Salvatore Cefalù, Antonio Franco, Nicola Imbraguglio, Pino Lo Presti, Pietro Lunardi e Domenico Portera, sarà presentato sabato 25 maggio, alle ore 17.30, presso l’Ottagono di Santa Caterina del Palazzo municipale di Cefalù. Relazioneranno i proff. Alessandro Musco, Carmelo Montagna, Rosa Dentici-Buccellato, Marcello Panzarella; interverrà l’Autore. Presenti il Sindaco, Rosario Lapunzina e il Presidente del Consiglio Comunale, Antonio Franco.
Per l’occasione è stata installata, a cura della Comunità MASCI di Cefalù, un’originale mostra fotografica, emblematicamente intitolata  Per visibilia ad invisibilia, che espone alcune delle tante e suggestive foto che arricchiscono il volume, tra le quali particolarmente interessanti, anche perché inedite, quelle che riguardano un prezioso ed enigmatico reperto archeologico rinvenuto sulla Rocca di Cefalù intorno agli anni ’40. Si tratta di uno scarabeo egizio del cuore, che si vuole risalga al periodo del faraone Akhenaton, gelosamente custodito presso il Museo archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo. La mostra resterà aperta fino a lunedì 27 maggio. Il libro è in dotazione alla libreria Misuraca di Cefalù.

«Queste pagine di Rosario Ilardo che ho l’onore di presentare al pubblico e che l’Officina di Studi Medievali, come editore, ha voluto accogliere con assoluta convinzione tra le sue fatiche e i suoi impegni, sono il racconto di quella lunga ed intensa passione che lega in un tutt’uno Rosario, Cefalù e la sua rocca.
Un unum vitale che qui trova parola a pieno titolo.
L’amore per la propria terra, un amore che talora può anche diventare insana passione ma che è, comunque, fedele compagno di viaggio sia nel tempo che fuori dal tempo, si può esprimere in mille modi. E la storia degli uomini e delle cose dell’universo, ce ne è magistra maxima!
Si può esprimere nella vita di ogni giorno che cadenza ritmi e simplicitates da ogni risveglio di ogni mattino al nuovo sonno, sempre uguale, di ogni notte che gli dei depongono nelle mani degli uomini ed affidano alle loro menti; lo si può esprimere nella memoria delle feste e della loro sacralità fatta di usanze, tradizioni, costumanze, abitudini la cui ripetitività è come una dynamis, una inestinguibile energia che è dentro le cose, dentro ogni cosa e che non dà se non certezze che rafforzano, come in uno scrigno fatato, l’appartenenza ad un territorio, ad un contesto fisico le cui materialità sono lembi, e mai limiti, dell’umano esistere di ognuno di noi [...].
E noi, uomini e donne, esseri animati per eccellenza del creato, ci siamo pure, immersi tra le cose, abbacinati dai contesti oppure addirittura travolti se in gioco sono i contesti di una terra fantastica come Cefalù e la sua montagna incantata: cui manca solo un Joyce di turno!
In fondo, forse, Rosario Ilardo, in qualche modo lo è!
Poco poi conta se all’origine ne sia stata causa il caso o l’evento da qualcuno o qualcosa voluto o ammuttato, oppure qualche forza visibile od occulta oppure la spinta della necessità o lo stesso caos aorgico da cui tutto pare che nasca: il dato è che si è nel mondo e che si regge questo status solo sapendo avere la memoria sempre accanto, donna fedele a dispetto di ogni e qualsiasi frattura o scissura possibili.
Non a caso Rosario Ilardo fa memoria di sé stesso e della sua terra.
Non è forse Mnemosyne la Memoria, la figlia di Urano e di Gaia, la madre delle nove muse (concepite in  nove distinte notti d’amore con Giove, il padre degli dei), che in sé riuniscono tutte le forme possibili di sapienza e di sacralità attraverso le arti?
Per ogni uomo, allora, fare Memoria della propria terra è, quindi, sapersi inserire in questo fantastico kyklos, in questo circolo sacrale in cui ogni sensazione trova posto ed espressione, in cui ogni suggestione può esprimersi senza freno [...]
Questo ponderoso volume ricco di letture, interpretazioni e proposte innovative rispetto alle tradizionali e consolidate pagine scritte su Cefalù e la sua rocca, che ha richiesto oltre un decennio di impegno e riempie oltre 700 pagine densissime, riccamente corredato di immagini, fonti e testualità, accompagnato da un dettagliato indice dei contenuti nonché da un attento indice finale dei nomi (formidabile strumento di consultazione), ora è consegnato al giudizio dei lettori ma, soprattutto, è consegnato alla memoria di chi verrà dopo di noi, come una testimonianza non facilmente ripetibile.
Cefalù, ma in specie la sua “Rocca”, ‘u castieddu, sono i personaggi di una storia antica che spira in ogni luogo e che respira in ogni angolo, in ogni anfratto, in ogni pianta, in ogni pietra: anche quando gli uomini, frettolosi e distratti, ne perdono il senso, avendone da tempo (troppo tempo) perso di già il senno.
Queste pagine aprono un dialogo che noi proponiamo ad ogni possibile lettore anche non cefaludese: un dialogo con il senno perso e disperso perché attraverso la ricostruzione della storia e della memoria, guidati da un vecchio conoscitore di cose, se ne possano ritrovare i pezzi ed i frantumi, magari per rimetterli assieme in quell’unum, senza il quale, nessuna comunità di uomini può mai costruire e mantenere a lungo ciò che desidera ma ciò per cui vale la pena vivere ».

                                                                                                                              (Dalla prefazione di Alessandro Musco, Presidente dell’Officina di Studi Medievali)