Il rifiuto dei rifiuti

ritratto di Giovanni Messina

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L’imbarazzante emergenza rifiuti di questi ultimi giorni ha fatto piombare Cefalù in una situazione di degrado ambientale drammatica almeno quanto quella che di recente mi è capitato di vedere solo a Palermo o a Bagheria laddove la protesta è colmata in roghi appiccati a macchia d’olio senza troppa difficoltà. La risoluzione del problema, sbandierata da più parti, tarda ad arrivare almeno in periferia, dal momento che fino a ieri pomeriggio, solo a livello esplicativo, l’area di Fiume Carbone, appena sistemata qualche giorno fa in conseguenza del movimento franoso di metà febbraio, risultava indecorosamente occupata da rifiuti di ogni genere, con grave rischio di inquinamento per il corso del torrente sottostante.
Probabilmente il problema verrà arginato nei prossimi giorni ma la gente comune continuerà a non comprendere termini come “pretese creditorie”, “normative”, “inadempienze”, “quote societarie”. Chi paga le tasse ha il solo, esclusivo e legittimo interesse che la propria città sia almeno sgombra dai rifiuti. Come sempre più che un fatto di adempienza delle normative o di ritardi più o meno lunghi dovuti all’ingolfato sistema burocratico, anche quest’ultima piaga che rischia di portare Cefalù al collasso, mi sembra che nasca da un problema di civiltà e di interesse amministrativo per la cosa pubblica. Nella cultura dei paesi nordeuropei (che certamente hanno conosciuto il benessere prima di noi) è diffusa da anni la raccolta differenziata che mira a ridurre gli spazi di discarica tradizionale e a riutilizzare come materie prime quasi tutti i generi di rifiuto. Anche in alcuni centri italiani, il Comune fornisce ai cittadini dei sacchetti per la raccolta differenziata, determinando le tasse sul criterio del ‘meno inquini, meno paghi’ Se si pensa che anche l’umido può essere trasformato in humus, dovremmo renderci semplicemente conto che con un po’ più di attenzione nello smaltimento differenziato, che ora ci sembra un miraggio (perché tutto finisce nel calderone delle discariche) ma che rappresenta la migliore soluzione per le generazioni future, ne avremmo un beneficio a lungo andare. Mi chiedo come farà il comune ad adeguarsi entro il 2012 alla normativa che prevede l’obbligo della raccolta differenziata al 65% se qui siamo così indietro e se è necessario ricorrere ai rimedi estremi di cui sopra. Forse degli oculati amministratori sensibilizzerebbero un po’ di più la gente, incentiverebbero il sistema che ha ricevuto di recente qualche tiepida applicazione, imporrebbero le tasse in base all’effettivo livello d’inquinamento e creerebbero un presidio che verifichi il retto comportamento dei cittadini ma evidentemente queste norme così semplici e così immediate rifuggono dalla nostra indole siciliana che ama sempre seguire i cattivi esempi.