E’ davvero uno spreco

ritratto di Pino Lo Presti

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La differenza tra un progetto serio di rilancio turistico (ma non solo) di una città e l’occasionale trovata su come “utilizzare” finanziamenti pubblici, costruendo ad hoc, lontano da qui, progetti decontestualizzati o - anche detti - “calati dall’alto”, è emersa già in quello, ormai famoso, incontro del 27 alla sala delle Capriate, tra il neo-assessore Patanella e diverse voci associazionistiche o meno, culturali, cefaludesi.
La richiesta che - al di là di una immediata disponibilità ad un lavoro (pagato), da varie parti emersa -, stava al fondo di tutti indistintamente gli interventi, mi è parsa fosse quella di un orizzonte di ampio respiro, ossia - appunto - che non ci si ritrovasse di fronte all'ennesima diligenza di passaggio.
Pertanto si facevano considerazioni sulle condizioni, persino, delle strade, dei parcheggi, dei rifiuti, del degrado paesaggistico e urbanistico. Si chiedeva una sguardo meno fugace - chissà, forse, meno rapace -, una maggiore attenzione alle condizioni di malessere come a quelle positive e creative, uno sguardo più attento alla realtà del Territorio: più ampio, sia spazialmente (nel senso di non focalizzarsi solo su poche emergenze “ghiotte” ma posarsi-estendersi su tutto il Territorio) sia temporalmente (nel senso di non focalizzarsi solo su occasionali opportunità ma considerare tutto il processo di crescita vitale di un organismo unitario come può essere un Territorio, fatto di uomini, da infinite forme viventi, dal rapporto che in quel luogo hanno gli elementi della natura, e altro ancora).

Come può un organismo ammalato attrarre al punto da essere “pagato”? Solo “imbellettandosi”. Che tipo di “paganti” attrarrà non è difficile immaginarlo, a partire da quello di cui già ci lamentiamo.

Dunque cura e messa a decoro del territorio e della città, ma anche cura e messa in dignità delle energie creative locali; anche attraverso l’incentivazione di esperienze laboratoriali di migliore formazione ed accrescimento.

Non può essere onesto un progetto su “qualcosa” che non nasca dall’amore per “quella qual cosa”,
se amore è posare lo sguardo sulle piaghe e su ciò che sorride con lo stesso sentimento: di una migliore vita per “quella qual cosa”.
Si può essere premiati, a volte, da tesori nascosti che aspettavano solo di essere visti.

ritratto di Leonardo Mento

Santa Maria "extra moenia"

che salto nel passato, erano anni che non vedevo l'interno della chiesa, ci giocavo da bambino sul sacrato antistante (vecchia versione alberata, scale, corrimano e parapetti in pietra credo fosse lumachella?), facevamo a "sciddicalora" sul corrimano in pietra e sulla facciata della chiesa si giocava a "travu lungu" e a "viri che vegnu". Ricordo che ci girarono delle scene notturne di "Vacanze d'amore" con Modugno che cantava. Anche la vicina chiesa di San Giuseppe era meta di giochi. Sarebbe bello Sig. Lo Presti, visto l'amore che Lei ha per il Suo paese, saperne di più sui nostri rioni perchè di fatto Cefalù ha i Rioni. Come chiamarli per effetto delle porte? Ma non tutti hanno le porte. Per quello che i cefalutani hanno definito nel tempo? Come poterli delimitare? Quale è la storia e l'identità? Perchè non, finalmente, definire la Cefalù dei Rioni, delle strade, delle chiese, delle piazze, dei palazzi, delle facciate, delle ripide scale delle antiche case, gli androni dei palazzi, dei vecchi pozzi dei pianterreni e dei piani alti, delle sorgenti d'acqua "du vasciu", dei tetti e dei terrazzi, dei piccoli giardini interni, delle vanelle, dei balconi,delle finestre...in poche parole la Cefalù dentro le mura.