Indipendenti pubblici
11 Febbraio 2010, 16:08 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti]
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Devo proprio diffonderlo, questo corsivo di Gramellini, apparso su "La Stampa" di oggi. Se lo merita per la grande capacità di spiegare in breve e tra il serio e faceto la "grande politica" del "grande statista" Berlusconi. Divertitevi.
"Signor Premier, lei ha appena affermato che «non si può governare attaccati da pubblici dipendenti quali sono i giudici». Ora, non starò a scomodare il Montesquieu, famigerato comunista francese del Settecento, e nemmeno la Costituzione, smilzo best-seller del dopoguerra poi caduto nel dimenticatoio. Però vorrei rivelarle un segreto che apparirà bizzarro a chi, come lei, è un po’ litico e un po’ no: lo Stato e il governo non sono la stessa cosa. Sul serio: si può essere dipendenti dello Stato senza dipendere dal governo e dal suo capo.
Nell’imprenditoria privata, da cui lei proviene, sarebbe inimmaginabile. Nessuno può lavorare in un’azienda privata perseguendo interessi diversi da quelli del manager scelto dall’azionista. Nelle aziende pubbliche invece succede. E sa perché? Perché gli azionisti di uno Stato sono i cittadini. I quali scelgono il manager, cioè il premier, cioè lei, tramite libere elezioni. Ma nell’ingaggiarlo non gli delegano ogni potere. Soprattutto non gli riconoscono quello di considerare alle proprie dipendenze chiunque riceva uno stipendio pubblico. Per dire: i prefetti sono assistenti del manager e devono obbedirgli. I giudici no. I cittadini azionisti li pagano per applicare la legge a chiunque, anche al manager che gli stessi cittadini hanno assunto. E al fine di garantire la massima indipendenza a questi dipendenti molto particolari, rinunciano persino a nominarli direttamente. Follia pura, lo so. Si chiama democrazia. Il peggiore dei regimi, esclusi tutti gli altri: lo sosteneva già Churchill, un comunistaccio che le raccomando. (Massimo Gramellini)
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