Lettera di Sgarbi al Presidente della Repubblica Napolitano
21 Aprile 2012, 17:36 - Staff [suoi interventi e commenti] |
Comunicato Stampa di sabato 21 aprile 2012
ROMA – Vittorio Sgarbi ha scritto una lunga lettera a Giorgio Napolitano per denunciare le gravi falsificazioni che si sono consumate e si stanno consumando sulla sua esperienza di ex sindaco di Salemi.
Qui di seguito il testo integrale della lettera:
«Caro Napolitano, dopo più di 20 anni di conoscenza e di Parlamento comune (io ero in aula quando tu, giustamente, hai respinto l’assalto, arbitrario, della Guardia di Finanza, inviata da un improvvido magistrato) e dopo sempre luminosi incontri, per ragioni d’arte od occasioni politiche e culturali, temo che i nostri cordiali e, permettimi, anche affettuosi rapporti, non potranno più essere gli stessi.
Tu, infatti, non posso credere distrattamente, giacché sei il Presidente della Repubblica, hai sciolto il Comune di Salemi per infiltrazioni mafiose. Tu hai firmato.
Con quell’atto, io, tu, la Sicilia, l’Italia, abbiamo subito una violenza inaudita da parte di chi ha prospettato, contro la Costituzione, contro la democrazia e contro la verità, una rappresentazione assolutamente falsa dei fatti avvenuti in quella città in circa 3 anni della mia effettiva sindacatura, due dei quali trascorsi a preparare la città per il tuo arrivo. Ti diranno che hanno fatto indagini scrupolose, che hanno trovato prove. E ti mentiranno. Hanno semplicemente chiamato mafia la politica che tu hai visto e con cui ti sei misurato nella Prima e nella Seconda Repubblica. In rapporto tra le maggioranze elette e gli esponenti politici locali, nella più tradizionale dialettica, nient’altro.
Tu sei venuto e hai visto la città, le cose che ho fatto, l’entusiasmo dei cittadini e i festeggiamenti dei ragazzi, denunciando anche davanti a te, nel discorso ufficiale per il 150° dell’Unità d’Italia, le infiltrazioni della mafia.
Ti sei affacciato con me, con il ministro della Difesa e con altre autorità dal balcone dal quale Garibaldi vide l’Italia unita e indicò idealmente Salemi come capitale di un sogno divenuto poi realtà. Una bella lapide ricorda il tuo passaggio.
Tutto quello che è accaduto a Salemi, ed è stato esaltante, e tutti i giornali e le televisioni del mondo lo hanno raccontato, non può essere in alcun modo ricondotto alla mafia.
Le cose che sono state fatte, oltre quelle che hai apprezzato in circa 3 ore di visita appassionata, sono state moltissime, e tutte all’insegna della rinascita culturale, contro ogni resistenza politica e culturale locale: la realizzazione del Polo Museale con annessi il Museo della Mafia, del Paesaggio e del Risorgimento; il Festival del Cinema Religioso; il Festival della Cultura Ebraica; il Festival della Letteratura; il Festival di musica jazz; decine di presentazioni di libri, seminari e convegni con i più importanti autori della letteratura e del giornalismo italiano; l’allestimento di mostre in collaborazione con prestigiose istituzioni come il Festival di Spoleto e la Fondazione Magnani Rocca; l’esposizione al pubblico, per la prima volta in Sicilia, di capolavori di Caravaggio, Rubens, Guercino, Picasso, Modigliani, Lotto; le battaglie per la difesa dei diritti civili a sostegno del Tibet invitando a Salemi il Presidente del Parlamento in esilio, Dolma Gyari; le battaglie per la difesa del Paesaggio, denunciando le infiltrazioni della mafia – le sole che ho visto – nel business delle rinnovabili; la partecipazioni di Salemi ad importanti iniziative in Italia e all’estero, da Israele al Canada, promuovendone l’immagine ed ottenendo in soli due anni un riscontro di presenze turistiche straordinario; la costituzione di un laboratorio di giovani creativi che ha partecipato a stage in diverse discipline artistiche; la realizzazione di «Benedivino», la più importante iniziativa di promozione del vino siciliano di cui si è parlato anche all’estero; la riproposta del «Marsala» offerto a Londra al Principe Carlo; le mostre della Biennale d’arte di Venezia ospitate a Salemi; il progetto delle «Case a 1 euro», il cui iter amministrativo si è concluso pochi giorni prima le mie dimissioni da sindaco. E numerose altre iniziative in cantiere ma bloccate da chi, inventandosi una mafia che non c’è, ha ucciso un sogno che era diventato un modello.
Nessun comune ha fatto tanto davanti alla attenzione del mondo con così limitate risorse. Io ho fatto e ho innalzato il nome di Salemi rivelandone la tradizione e la storia, anche ai tuoi occhi. Questa è la sola antimafia che io posso concepire.
Uomini infedeli dello Stato hanno voluto chiamare mafia - sulla base dell’indagine che ha investito un ex deputato regionale, Giuseppe Giammarinaro, non diversamente da tanti esponenti della politica siciliana, dall’ex all’attuale Presidente della Regione, dall’ex ministro dell’Agricoltura, ora segretario di un partito politico, all’ex assessore regionale ai Beni Culturali, tutti politici attivi - quello che, nel mondo più inoffensivo e trasparente, si chiama politica. E io non ne ho avuto paura. E ho ascoltato, discusso, valutato, deciso, in assoluta autonomia, in assoluta libertà e con grandi risultati, che tu in parte hai visto. E ognuno di quei politici ha fatto e fa quello che solo a Salemi viene ritenuto un crimine. E solo a Salemi l’esercizio della democrazia, la presentazione di liste, l’attività politica vengono chiamate «regia occulta». Nessuna proposta, nessuna richiesta, sono state fatte attraverso pressioni o arbitri, nell’assoluta autonomia di un’amministrazione che non subiva alcun condizionamento politico, altro che mafioso.
Ora vedo quell’esperienza umiliata, vilipesa, infangata. E leggo te firmare un decreto che si basa su ricostruzioni prive di ogni riscontro, senza alcun rilievo penale per quello che riguarda i soggetti politici legittimati dal voto, frutto di fantasiose ricostruzioni di un maresciallo dei carabinieri che tutto vedeva e tutto sapeva da almeno 15 anni e non ha mai prospettato alcun profilo di pericolosità nel politico locale che ha «politicamente» e legittimamente influenzato tutte le amministrazioni precedenti la mia.
Ricostruzioni fantasiose di un maresciallo dei carabinieri, sorprendentemente e supinamente riprodotte nelle relazioni del prefetto di Trapani, Marilisa Magno, e nella relazione di ispettori della Commissione di accesso agli atti, che non mi hanno mai richiesto di spiegare quello che poteva sembrare equivoco, che hanno agito per sentito dire su intercettazioni relative a un’inchiesta in corso, non per mafia, sul suddetto politico locale, criminalizzandolo in modo arbitrario e stupefacente, anche solo per avere cercato (sic), contro la mia volontà, di realizzare, gratuitamente, durante le feste di Natale, uno spettacolo nelle scuole materne nel piccolo teatro: queste sarebbero le infiltrazioni mafiose.
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Sgarbi fuori dai gangheri
Se la normativa vigente stabilisce che la firma del Presidente è dovuta alla proposta del Ministro dell'Interno, perché, caro Sgarbi, indirizzare a lui la lettera, tra l'altro dichiarando che i vostri rapporti non potranno essere cordiali come prima?
Ho l'impressione che siamo un po' fuori dai gangheri e non riusciamo a essere razionali!
Peccato!