Riflessioni ad alta voce

ritratto di Giuseppe Aquia

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Noto che qualcuno con manifestata intenzione vuole cavalcare tutti i fenomeni mediatici, e interventi politici, e dello stato, a suo favore!!!!Prima di qualunque cosa questi signori chi per opportunismo politico, chi per interesse personale, chi per fare il saccente, cavalca una storia vera in (quasi) tutte le sue sfaccetature!!!Cercando di distogliere una verità assoluta!! Il consiglio di salemi è stato sciolto per mafia!!!!!!!!Qualunque altro personaggio non fosse stato (come dice reporter)un intoccabile oggi non potrebbe nemmeno entrare a fare un certificato al comune altro che candidarsi!!!altro che ragliare contro tutti e tutto!!!!Un poveraccio adesso si sarebbe dovuto sorbire i suoi processi, senza che nessuno minimamente intervenisse!!!!E devo sentire gente che critica chi cerca di far seguire i diritti di tutti!!!!Non è forse un diritto di tutti sapere la verità?non e forse un diritto di tutti sapere come mai un sindaco di un paese fermato per infiltrazioni ancora gira per le case istituzionali, dicendo peste e corna, di chi ha giustamente, fatto notare queste cose?Devo dedurre che chi scrive difende o cerca di solidarizzare, con questo personaggio cavalca un interesse, che sicuramente non e il bene di cefalù!!!!!!

ritratto di Giuseppe Aquia

peppe aquia

peppe aquia

ritratto di Saro Di Paola

"IL BENE DI CEFALU" E' UNO SOLO

Caro Peppe,
nella campagna elettorale in corso "IL BENE DI CEFALU'" E' UNO SOLO :
che il confronto tra i candidati e, più in generale, il DIBATTITO PUBBLICO si svolgano sui PROBLEMI DELLA CITTA' che il nuovo Sindaco ed il nuovo Consiglio saranno chiamati ad affrontare per risolverli e/o per avviarli a soluzione.

Nel perseguimento di tale "bene",
il confronto ed il dibattito su altri temi sono FUORI LUOGO, FUORVIANTI, DANNOSI!

Continuare a veicolare il messaggio che
CEFALU' SIA UNA CITTA' IN ODOR DI MAFIA
sol perchè il sindaco dimissionario di un comune il cui consiglio è stato sciolto per mafia è candidato sindaco a Cefalù,
oltre a DANNEGGIARE ED OFFENDERE L'IMMAGINE DI CEFALU'
sposta il confronto ed il dibattito su tematiche diverse dai PROBLEMI VERI di Cefalù.

E', perciò, UN MALE PER CEFALU'!
Un male grave almeno quanto quello che tu, io e, per fortuna, TANTISSIMI ALTRI CEFALUDESI, vogliamo evitarle.
UN MALE che, paradossalmente, riesce ad essere utile, soltanto alla causa del male che ci auguriamo Cefalù riesca ad evitare.

ritratto di Nicchi Salvatore

Dici bene, caro Rosario, ma

Dici bene, caro Rosario, ma devi rivolgerti a coloro i quali hanno innescato questa polemica, ormai irreversibile, che come avevo previsto, ha danneggiato solo l'immagine della città.
Un apprezzamento, effetivamente tu ben sai qul'è il bene della città.

ritratto di Giuseppe Aquia

esperienza di vita

La penso esattamente come te, ma questo dillo anche a chi riflettendo lascia intendere altro!!!!il messaggio chiaro deve essere si che cefalù non è, non lo è mai stata!!! e non lo sarà mai in odore di mafia!!!A parte qualche personaggio che abbiamo dovuto "adottare"vogliamo adottarne altri? lottiamo si per mantenere alto il nome di cefalù ma nello stesso tempo teniamo alta la guardia da quello che può sicuramente succedere caro saro!!!!!!!!vatti a leggere la relazione dei magistrati di salemi e poi mi sai dire se non esiste un pericolo per il nostro paese.

ritratto di mauro zito

MASSIMO RISPETTO

Scusate la mia intrusione. Intervengo con il massimo rispetto sulle Vostre idee e riflessioni. Nelle aule dei tribunali vediamo scritto "La Legge è Uguale Per Tutti". Una frase che ho molte volte contestato ai Pubblici Ufficiali quando mi sono visto recare un danno e non sono stato tutelato dalla legge. Ma alla fine ho sempre dovuto tacere perchè non sono il tipo che denuncia la gente ed ho cercato sempre di trovare una soluzione pacifica puntando sul lato buono dei miei interlocutori. Ma per quanto io mi possa sforzare non riesco ad avvicinarmi a persone che la società reputa oneste, e apparentemente umili e generose. Infatti si dice che "l'apparenza inganna" ed è proprio vero. Del resto, tornando alle Vostre riflessioni su Vittorio Sgarbi, secondo la legge italiana "ogni cittadino è innocente fino a prova contraria". Sgarbi è un candidato libero e incensurato, se dovesse risultare colpevole di un reato (così grave) non solo non potrebbe candidarsi ma andrebbe in prigione. Fino a quel giorno e in assenza di una sentenza di condanna, Sgarbi risulta innocente "nel nome del Popolo Italiano".
Cordiali saluti.

ritratto di Giuseppe Aquia

Massimo rispetto si sono

Massimo rispetto si sono d'accordo con te caro Mauro,esatto!!!Innocente sino a prova contraria, c'è la presunzione d'innocenza!!!!!Ma in questo caso sarebbe una beffa per cefalù, se il candidato a rischio incandidabilità creerebbe un danno non piccolissimo per le casse comunali, bisogna anche fare i conti con una possibile incandidabilità direbbe il grande totò e io pago!!!!!!!!!

ritratto di Nicchi Salvatore

E' più probabile che in

E' più probabile che in questo caso si tratti di PERSECUZIONE D'INNOCENZA.
Continuate pure, in ogni campagna elettorale, come nelle passate, a discutere dei problemi di Cefalù; quello che mi fà specie che a discuterne siano sempre gli stessi personaggi che da 50 anni gestiscono le sorti della città e da 50 anni pensano di risolvere gli stessi problemi che i cittadini da 50 anni devono sentire attenzionati durante la cmpagna elettorale e da 50 anni i cittadini subiscolno sulle loro spalle.
Ed allora, se discutere degli stessi problemi durante la campagna elettorale, vi fà stare meglio continuate a discuterne, na senza risolverli però, perche alle prossime elezioni non avrete altre argomentazioni!
Se è questo quello che volete, fate bene a sostenere sempre gli stessi candidati a Sindaco.
Continuate e farvi-ci del male!
Totò Nicchi.

ritratto di Leonardo Mento

Potrei aver frainteso....

ma secondo Wikipedia,che potrebbe riportare cose inessatte,(vuonnu diri) che qualche "marachella" giudiziaria viene evidenziata e che non preclude la sua candidatura.

ritratto di Giuseppe Aquia

secondo wikipedia

Vittorio SGARBI E LE SUE CONDANNE
Il 7 aprile 1995 ha letto al TG5 una lettera sui «veri colpevoli» dell'assassinio di Don Pino Puglisi, non rilevando le generalità essendo priva di firma ma attribuita ad un sedicente amico del sacerdote assassinato; la missiva accusava come mandante il procuratore Caselli e come sicario Leoluca Orlando.
« Fui più volte contattato da Caselli e dai suoi uomini [...] pretendevano accuse, nomi, circostanze... volevano che denunciassi la mia gente e miei ragazzi... che rivelassi cose apprese in confessione [...]. Caselli disprezza i siciliani, mi vuole obbligare a rinnegare i miei voti e la mia veste, pretende che mi prostituisca a lui. Più che nemico della mafia, è un nemico della Sicilia. Orlando è un mafioso vestito da gesuita [...]. Caselli ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio. Avrà raggiunto il suo scopo quando un prete impegnato nel sociale verrà ucciso [...]. Caselli, per aumentare il suo potere, ha avuto la sua vittima illustre. »
Caselli in vita sua non conobbe mai don Puglisi[85][86]. Per queste dichiarazioni Sgarbi è stato condannato per diffamazione in primo e secondo grado[67][86]. Nel suo libro Un magistrato fuorilegge Caselli ha affermato che la Cassazione ha in seguito dichiarato la prescrizione del reato[67], ma Sgarbi, tramite il suo avvocato, ha contestato questa ricostruzione sostenendo che la Cassazione aveva invece annullato le precedenti sentenze rimandando quindi il tutto a un nuovo giudizio che non c'è mai stato per l'intervenuta prescrizione.[87]
Condanna per assenteismo e produzione di documenti falsi
Nel 1996, con sentenza definitiva della Pretura di Venezia, è stato condannato a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi (per la richiesta di aspettativa per motivi di salute) e assenteismo nel periodo 1989-1990, mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali, con la qualifica di funzionario ai Beni artistici e culturali del Veneto, e al tempo della sua partecipazione al Maurizio Costanzo Show. Condannato a pagare un indennizzo di 700 000 lire, il critico d'arte si giustificò affermando che la sua assenza dall'ufficio dipendeva dall'impegno per la redazione d'un catalogo d'arte, e parlando di "arbitrio, discrezionalità e follia" a proposito della sentenza.[88][89][90][91][92]
Condanna per diffamazione aggravata contro Caselli e il pool di Milano
Il 14 agosto 1998, dopo la morte di Luigi Lombardini, in un'intervista a Il Giornale ne attribuisce la responsabilità alle «inchieste politiche di Caselli [...] uomo di Violante», in quanto «il suicidio di Lombardini ha evidenziato la natura esclusivamente politica dell'azione di Caselli e i suoi» che «impudentemente frugano nella sua tomba [...] sul suo cadavere»; il 17 agosto, ignorando i ringraziamenti dell'avvocato di Lombardini per la correttezza tenuta da Caselli nella conduzione dell'interrogatorio nonché il positivo pronunciamento del CSM in merito, ne chiede «l'immediato arresto» nonché la «sospensione dal servizio e dallo stipendio». Alla successiva querela, l'intervistatore Renato Farina ed il direttore Mario Cervi scelgono il patteggiamento, mentre Sgarbi la via del processo; ad una delle udienze «non si presenta in Tribunale (a Desio) dicendo di essere a Bologna per un altro processo; il giudice telefona a Bologna e scopre che lì Sgarbi ha fatto lo stesso sostenendo di essere a Desio».[93] Per queste affermazioni nel 1998 verrà condannato dalla Cassazione per diffamazione aggravata sulle indagini del pool antimafia di Palermo, guidato da Gian Carlo Caselli, oltre a 1.000 € di multa.
Vi è chi, di fronte a questo pronunciamento, ha sostenuto che la condanna sarebbe occorsa per aver Sgarbi definito le indagini "politiche",[94] esercitando il proprio diritto di critica (Francesco Cossiga, Ettore Randazzo, Fabrizio Cicchitto e Niccolò Ghedini). Questa ricostruzione è stata contestata da Marco Travaglio, per il quale «criticare significa affermare che un'inchiesta è infondata, una sentenza è sbagliata. Ma sostenere che un PM e l'intera sua Procura sono al servizio di un partito, agiscono per finalità politiche, usano la mafia contro lo stato, non è criticare: è attribuire una serie di reati gravissimi, i più gravi che possa commettere un magistrato».[95]
Condanna civile per ingiurie contro Marco Travaglio
Il 1 maggio 2008, durante la puntata televisiva di AnnoZero[96], Vittorio Sgarbi si rivolse al giornalista Marco Travaglio con insulti molto pesanti: «Siamo un grande paese con un pezzo di merda come te». Il 10 dicembre 2009 il Tribunale Civile di Torino condanna Sgarbi a 30.000 € di risarcimento per ingiurie e al pagamento delle spese legali[97]. Il giudice ha anche stabilito la pubblicazione della sentenza su la Repubblica e La Stampa[98].
Il 6 ottobre 2010 è stato nuovamente condannato al pagamento di 35.000 €, avendo rimarcato «Mi correggo. Travaglio non è un pezzo di merda. È una merda tutta intera» sulle colonne del quotidiano online La voce d'Italia e due giorni dopo dagli studi di Domenica Cinque, il programma televisivo condotto da Barbara D'Urso.[99][100]
Condanna per diffamazione contro Roberto Reggi
Nel luglio 2009 Vittorio Sgarbi è stato condannato per diffamazione: la sentenza è stata proclamata dal tribunale di Monza. Il critico d'arte infatti insultò Roberto Reggi, il sindaco di Piacenza, dai microfoni di Rtl 102.5; il pubblico ministero aveva chiesto 4 mesi, ma la pena è stata poi inasprita a 6 mesi. Tuttavia grazie all'indulto la pena è stata sostituita da un risarcimento, da versare nelle casse del comune piacentino.[101]
Condanna per diffamazione contro Raffaele Tito
Nonostante la sopraggiunta prescrizione che ha "cancellato" il reato di diffamazione, il 26 maggio 2010 Sgarbi è stato condannato dalla Corte d'Appello di Venezia al pagamento di 110.000 € come risarcimento al procuratore aggiunto di Udine ed ex pm di Pordenone, Raffaele Tito per averlo pesantemente diffamato nel corso di alcune puntate di Sgarbi quotidiani andate in onda su Canale 5 nel 1997. L'ammontare del risarcimento è stato ridotto di un quarto rispetto a quello stabilito in primo grado, in quanto per una delle trasmissioni incriminate Sgarbi è stato dichiarato non punibile. L'intero iter giudiziario è durato ben 13 anni in quanto i legali di Sgarbi, dopo la condanna di primo grado a un anno e un mese di reclusione intervenuta nel 2001, avevano fatto ricorso alla Corte costituzionale rilevando l'insindacabilità delle sue affermazioni in quanto all'epoca il critico era parlamentare; ma la Consulta rispedì gli atti al Tribunale rigettando l'istanza e dando il via libera al processo[102].
Condanna per ingiuria contro Gianfranco Amendola
Con sentenza del 15 settembre 2003 del Tribunale Civile di Roma, Sgarbi è stato condannato al pagamento a favore del magistrato Gianfranco Amendola di 30.000 Euro più spese legali per le frasi ingiuriose pronunciate nel corso di una serata del Maurizio Costanzo Show nel 1993, quali, come da sentenza, "incapace, ignorante, bugiardo, maiale". Dieci anni di causa di primo grado scandite da intervenute modifiche di legge e da una sentenza della Corte Costituzionale che annullò[103] la deliberà di insindacabilità a favore di Sgarbi adottata dalla Camera dei Deputati. Sentenza confermata nel 2009 dalla Corte d'Appello di Roma con condanna ad ulteriori spese legali, passata successivamente in giudicato. Ad oggi Sgarbi non risulta aver onorato la sentenza.
Condanna per diffamazione contro Ilda Boccassini (confermata in Cassazione)
Nel maggio 2011 la Corte di Cassazione con sentenza 10214, conferma la condanna al risarcimento per danni da diffamazione, a favore del pm milanese Ilda Boccassini, a carico di Sgarbi e del circuito televisivo di Mediaset. La Suprema Corte respinge il ricorso con il quale Sgarbi e Reti Televisive Italiane sostenevano la liceità di alcune espressioni usate nella trasmissione "Sgarbi quotidiani", andata in onda il 16 febbraio 1999, durante la quale la Boccassini veniva criticata in relazione all'inchiesta sul capo dei gip della Capitale, Renato Squillante. Sgarbi e RTI sono stati condannati a rifondere in solido il pm Boccassini con 25.822 euro.[104][105]

ritratto di Angelo Sciortino

E ora che so tutto ciò, chi

E ora che so tutto ciò, chi mi ripaga per il tempo perduto per leggermele?
Caro Peppe, non è in forza di queste cose che voglio e devo giudicare Sgarbi, ma sul piano della politica e della cultura. Lo so, così non piace ai pettegoli, ma non si può tradire la propria intelligenza per accontentare costoro.

ritratto di Nicchi Salvatore

Eccellente osservazione

Eccellente osservazione

ritratto di Leonardo Mento

Conoscere la biografia.....

in tutti i suoi aspetti, dei candidati, non è che sia sbagliato, pettegolare si. Concordo che bisogna giudicare un politico per quanto proposto, realizzato, controllato, verificato e non ultimo le azioni morali ed etiche. Nel nostro caso abbiamo molti candidati che hanno un trascorso politico di cui conosciamo risultati positivi e fallimenti, Cefalù ha bisogno di candidati che abbiano conoscenza e competenza in grado di affrontare la complessività delle criticità del paese e se maturate in loco, sono un vantaggio competitivo o punti di forza, per meglio affrontare presente e futuro del paese. Il resto sono chiacchiere o "pettegolezzi"....Cefalù ha bisogno di professionalità, competenza e tanto amore per questo paese.

ritratto di Giuseppe Aquia

Infatti caro angelo

Infatti caro angelo dimentico, ogni tanto che bisogna credere, solo ed esclusivamente, a quello che dici tu!!! quello che dicono altri sono solo pettegolezzi.

ritratto di Giuseppe Aquia

secondo wikipedia

Vittorio SGARBI E LE SUE CONDANNE

ritratto di Giuseppe Aquia

Ottima osservazione!

Ottima osservazione!