Le sculture di Roberto Giacchino al Mandralisca sino al 12 maggio

ritratto di Pino Lo Presti

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C’è chi dice che la Terra sia sacra perchè raccogliendo i corpi di tutte le creature, conserva, in qualche modo (“mineralizzata”), memoria delle loro coscienze.
C’è chi dice che la terra è la nostra Grande Madre, l’utero che ci ha nutrito dandoci forma con i materiali-memorie del passato, l’utero che si nutrirà anche della nostra mutandola in memoria-materia, per altri esseri del futuro.

Il canale, più conosciuto, attraverso il quale la Terra comunica con l’Alto è quello vegetale; un linguaggio di cui ogni singola pianta ed erba sarebbe quindi “Parola”.

Il Legno, trovandosi solo nelle piante più longeve e radicate, esprimerebbe qualità particolari di quel “linguaggio”, sì che più esse sono longeve e radicate, più il suo “legno” sarebbe pregiato non solo per le sue caratteristiche fisiche ma anche per la profondità, del contenuto comunicativo di cui si farebbe tramite.

- il Presidente Piscitello nella sua cordiale breve presentazione dell’Ospite

- l’artista ringrazia ed “evita” altre parole; le sue opere sono lì, basta guardarle.

Certo non è sempre per questo che gli scultori, che usano il legno, lo scelgono.
Vi sono sempre almeno due tendenze; così tra gli artisti e gli scultori anche quelli del legno.
Vi è l’atteggiamento di chi vuole proiettare la forma dei propri pensieri sul mondo, e quello di chi vuole “ascoltare” cosa anche “vuole” il mondo, la sua “volontà di forma”.

Il Legno, d’altra parte, specie nella parte emergente della pianta, il tronco, sembra senz’altro anch’esso, quasi sempre, disposto a compiacere - come l’argilla o lo stesso marmo - l’ altrui “volontà di forma”.

Il discorso però si fa diverso, per chi vuole anche “ascoltare”, quando si va Oltre, varcando la soglia del suolo, nel mondo sotterraneo, e si parla di “radici” cioè del seme-testa della pianta, laddove è stata la sua intelligenza, e in qualche modo il suo spirito; specie se trattasi di quelle di alcune delle piante più longeve e radicate e, tra queste, di quelle che sono state ritenute “sacre”; ad esempio l’Ulivo: segno addirittura di pace tra il cielo e la terra, tra Dio e gli uomini.

- con la moglie Maria, artista anch’essa

Certo, a giocare liberamente con la mente si può andar lontano, specie di fronte proprio ad una radice di ulivo; osservandola a dovere può farsi forte allora la sensazione, che la espressionisticità delle sue forme sia in qualche modo segno di un qualche sotterraneo, profondo, estremo tentativo di farsi forma, o dirsi al Cielo, da parte di immaginarie “anime sepolte”, della cui voce la pianta - mediando appunto con il Cielo - si sia fatta interprete.

Per uno scultore, il passaggio dal legno del tronco a quello delle radici non può non indurre, anche inconsapevolmente, a varcare la soglia dell’Oltre la propria “volontà di forma” e sperimentare una dimensione della percezione meno definita nel cui raggio d’ “ascolto” giungano sommesse e silenti altre presenze, altre“volontà di forma”.

Se regge l’analogia simbolica tra Terra e contenuti rimossi di tutto un popolo, tra radici e loro tentativo di darsi forma, se alberi come l’ulivo per tante diverse ragioni sono ritenuti “sacri” proprio per la loro funzione di canale di comunicazione tra inconscio collettivo e coscienza solare, allora scoprirsi suggestionati dall’ “ascolto” di una radice di ulivo non può non indicare una sensibilità dell’anima personale a quella inespressa del territorio.

Specie per chi è già, con presente sempre il cuore, al servizio del Territorio, la suggestione di una radice d’ulivo è segno di coerenza dell’animo, anche da scultore.

Ciò vale ancor più in un territorio dove la strage degli ulivi si è accompagnata ed ancora si accompagna alla strage dei sentimenti, dei valori e della cultura più profonda ed “illetterata” di tutto un popolo antico che vi ha abitato.

Mi pare perciò interamente condivisibile la motivazione del Presidente della Fondazione Mandralisca, Piscitello (una Fondazione che si è distinta - specie negli ultimi anni - per la voce, per il servizio reso al Genio del nostro territorio):

La decisione di ospitare la Mostra nasce, oltre che dal pregio intrinseco delle opere di Giacchino, anche dal fatto che egli è cefaludese di adozione, e la Fondazione Mandralisca si fa un punto di onore della valorizzazione dei talenti locali”.

Come mi pare lucido e puntuale il M° Giuseppe Forte quando scrive di: “recupero della memoria, riscoperta della realtà territoriale” o di “forme generatrici di suggestioni, cariche di spirito ...”, o quando - riferendosi alla figura umana di Giacchino - cita Modigliani che in sintesi dice che l’Arte (nella “amministrazione-servizio” sia di un principio estetico che di Giustizia, su un territorio-cultura) è un dono che chi ce l’ha (dona) mette al servizio di chi non ce l’ha.

Lo Scultore Giacchino ha (è stato detto e si vede) indiscusse capacità tecniche e conoscenze del materiale Legno che gli provengono dalla sua storia familiare, e un bagaglio iconografico di chi ha, in tanti posti diversi, molto attentamente visto, tali da poter ben usare di tutte le capacità espressive del Legno

Da chi ama anch’egli (ma con molte meno capacità e impegno) intrattenersi con “questioni poste” dalle radici di ulivo, vi è empatia con lo Scultore Giacchino quando lo vedo attento a conservare tracce dell’originario “Magma Informe” da cui la forma - magari monca talvolta - tenta (col suo aiuto) di uscire,

o attento a certe preziosità del gioco tra la corteccia e il legno messo a vivo;

ma dove lo seguo con più trepidazione è quando - magari su un particolare punto-tema del “legno” - lo vedo fermarsi ed esitare tra il passare in rassegna ciò che ha già “visto” per scegliere il da fare e l’ascoltare il “suggerimento del legno” pur se di una forma indefinita, appena accennata, se non del tutto “innominata”.

Andare Oltre il vocabolario del nominabile e del nominato può far perdere nitidezza al significato delle parole ma può trasformarle in poesia e lo stesso suono della voce in musica.
Sono certo che il “Maresciallo” Giacchino Scultore, da Scultore, proprio per la sua propensione all’ascolto, in spirito di servizio, del “suo” ormai territorio, sia attratto dal varcare questa soglia.

Dei suoi lavori mi piace anche l’attenzione ed il gusto per il colore.

ritratto di Piazza Luigi

complimenti...

Caro Pino,complimenti per il tuo reportage,sentivo la mancanza delle tue foto e delle tue " didascalie " che mi fanno gustare ancora di più le già stupende meravigliose " opere d'arte " del Maestro Giacchino.Rimango affascinato sempre quando osservo le sue opere e vederlo lavorare con maestria mi affascina,Lui legge dentro ad una radice o ad un pezzo di legno e lo plasma magicamente definendogli la forma e definendo il colore naturale,io da qualche tempo ho imparato ad apprezzare la sua " Arte " con la " A " maiuscola,vedendolo all'opera nel suo laboratorio oppure visitando la mostra che anni fa forse per la prima volta a Cefalù il Giacchino ha fatto all'ottagono di Santa Caterina e lì ho avuto la certezza che il suo grande servizio che svolge quotidianamente nell'Arma dei Carabinieri con molta professionalità e competenza ma anche con molta umiltà e spirito di servizio Lui lo trasmetta anche nel suo " Hobby " modellando con molto amore e con molta bravura il legno in primis ma anche altri materiali dalla pietra al tufo ecc...certo che a vedere le sue opere esposte,che spero di poter andare presto a vedere al Mandralisca,mi ha fatto felice e ne sono soddisfatto poichè il talento che ha il maestro Giacchino credo debba essere gustato da molti visitatori e da noi tutti cefaludesi poichè possano vedere oltre l'immagine professionale anche un grande artista e uomo che ci sta onorando con la sua presenza qui' a Cefalù da un bel po' di anni.Infine alla Fondazione Mandralisca va dato il grande riconoscimento e merito di lavorare per il bene di Cefalù ed a operare affinchè possano essere resi visibili quei grandi artisti locali che a volte vivono nel silenzio e che meriterebbero di essere goduti da tutti.Complimenti ancora ed un grande caro Augurio all'Artista Giacchino uomo semplice e modesto e grande artista che ci fa assaporare lo spirito dell'arte anche di quella umile lavorando e plasmando il legno e rendendolo quasi " umano ".saluti...