E' morta la Ast, viva l' Uob - non pare un guadagno!

ritratto di Pino Lo Presti

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Tra gli argomenti e notizie della settimana che, a radio Cammarata, come ogni domenica, vengono trattati, estrapoliamo quello della ingloriosa fine della Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Cefalù

Sono presenti: Salvatore Solaro e i consiglieri Rosario Lapunzina e Carmelo Mangano.

Geraci
Da domani, sembra che, la nostra azienda autonoma di soggiorno e turismo, che ha avuto una sua storia di 30/40 anni, non “sarà” più ma avrà una nuova veste giuridica ed anche operativa.
Cosa succede domani per voi ... (rivolto a Totò Solaro)

Totò Solaro

Quando si parla di turismo, e si parla dell’azienda autonoma, intanto bisogna dire che, a Cefalù, è nata nel marzo del 1964, con un decreto assessoriale. Nasceva l’azienda perché c’è Cefalù aveva, a quei tempi, tutte quelle caratteristiche che ne permettevano la nascita, come luogo ameno di vacanze. Nasceva perché l’aspetto paesaggistico era sicuramente un aspetto molto forte. L’azienda ha operato quindi dal 1964 al 2005, quando sulla base di una legge regionale - la numero 10 - l’allora assessore regionale, Fabio granata, ha deciso di eliminare le aziende provinciali per il turismo. I processi di trasformazione, in Sicilia, sono molto lunghi; questo sta durando dal 2005: sono già cinque anni. In questi cinque anni, nulla è successo. Si è andati nel frattempo ognuno per i fatti propri. Non c’è stata assolutamente una politica tale da poter regolare questa attività nell’ambito della intera regione Sicilia. Nel mentre, l’ufficio di Cefalù diventava il “Servizio turistico regionale numero sei”. Ma, è chiaro, che non aveva più le competenze che aveva prima. Prima, l’azienda era un ente autonomo, quindi con uno statuto proprio e un proprio bilancio: quindi assoluta autonomia per poter operare sul territorio. Nel momento in cui si toglieva il bilancio e si toglieva lo statuto, diventiamo un’ufficio periferico, senza alcuna competenza, dico, “alcuna competenza”.

Geraci

Carmelo Mangano, mi pare, è stato commissario straordinario dell’azienda.

Mangano

Purtroppo le vicissitudini italiane sono molto strane. La questione dell’azienda di turismo è ormai un fatto che sta diventando regionale. Dalla scomparsa del ministero del turismo (che, in pratica, coordinava - o doveva coordinare - l’insieme della legislazione e della organizzazione turistica, a livello periferico, cioè regionale e locale), da quel momento, in pratica, le competenze passano alla regione. Ogni regione legifera per i fatti propri. Si forma in Italia quello che è stato definito negli anni il “turismo Arlecchino”! Cioè, ogni regione, in autonomia, ha individuato nei “distretti” - così chiamati impropriamente -, nelle aziende autonome di soggiorno e turismo - organizzate in maniera diversa - tutto il sistema turistico pubblico. Quello che sta succedendo in Sicilia è un fatto che si trascina già da tempo: la Sicilia autonomamente decide, non essendoci più un organismo nazionale che coordina. Una cosa è stranissima, negli anni ’80, 88/90, per esempio, l’unico organismo nazionale che è rimasto era ”l’union turismo”, che era l’associazione nazionale tutte le Ast nazionali, sia a livello provinciale che locale. E, quello che sta succedendo ora in Sicilia è un prolungarsi di questo andazzo. Io ho la vaga impressione che non c’è stato mai un chiaro obiettivo, una chiara definizione di questi assetti, cioè di quella che deve essere la organizzazione turistica pubblica. In Italia, in pratica, è stata lasciata allo sbando ormai da parecchi anni. Questo comporta, un sistema di coordinamento delle attività pubbliche, oltrechè private, quasi inesistente.

Geraci

Totà Solaro, tu che sei uno dei dipendenti, proprio dell’azienda, resterete ancora in quest’ufficio, c’è possibilità che vi possano trasferire, quali sono le vostre competenze?

Solaro

Intanto non si può più chiamare azienda; a partire da domani, ci chiameremo - o ci chiameranno - “Uob”, unità operativa di base. Diciamo che Cefalù è diventata l’ultimo gradino dell’organizzazione turistica sul territorio. Quando si è fatta la riforma del turismo, con la legge 10/5, si pensava che Cefalù, assieme a Taormina, dovevano essere quelle due località - dove prima c’erano le aziende - che comunque dovevano conservare l’istituzione del servizio turistico regionale. Quindi Cefalù e Taormina, poste sullo stesso livello: enti con autonomia finanziaria e gestionale! Taormina l’ha conservata, infatti ora è un “servizio turistico regionale”, e, quindi, avrà qualche santo in paradiso che l’aiuta. Cefalù, che non ha santi in paradiso, è diventata una “unità operativa di base”!

Lapunzina

A me queste trasformazioni preoccupano, specialmente quando a metterci mano è una regione che non è che abbia dimostrato, in questi anni, che le modifiche che ha fatto, su alcuni uffici, hanno portato sempre dei benefici. La formazione del distretto turistico (con una popolazione di 200.000 abitanti), porta molto preoccupazione rispetto a quella che è la conformazione del nostro territorio, e rispetto a quello che è poi l’insieme dei nostri comuni, grande preoccupazione! E’ chiaro che per Cefalù bisognava avere una deroga. Ricordo che ho partecipato, come rappresentante dell’Anci, in commissione all'Ars dove è stata proposta questa possibilità - che è stata richiesta da più comuni (come diceva Solaro è stata concessa a Taormina, e, di recente, anche alle isole) - ed è un peccato che per Cefalù non ci sia stata. Lasciare Cefalù così, non so per quanto tempo, con pochissime competenze - come d’altra parte lo è stato anche in quest’ultimo periodo (almeno 10 anni dice Totò S.), significa che non ce stato nessuno a preoccuparsi, specialmente, della crescita del nostro territorio.
A questo dobbiamo anche il fatto che c’è il rischio concreto, se non poniamo mano subito a un rimedio, che anche gli uffici dell’Ente Parco delle Madonie potrebbero chiudere, perché di fatto, oggi, i locali sono in vendita a privati per farvi delle attività, tutto questo per Cefaù è sempre più un impoverimento degli strumenti e quindi dell’offerta.

ritratto di Leonardo Mento

A PROPOSITO DELLA MANCATA DEROGA

più che un "peccato" è forse una "vergogna". Questo della deroga è un bel banco di prova per Cefalù altro che tickets.