Il Consiglio provinciale dice no ad un'Italia senza Province
2 Febbraio 2012, 16:08 - Staff [suoi interventi e commenti]
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Fonte: Ufficio Stampa Provincia Regionale di Palermo
L'assemblea di sala Martorana, riunita in contemporanea con tutti i Consigli provinciali italiani, ha approvato a maggioranza il documento dell'Upi che chiede iniziative parlamentari a garanzia dell'esistenza delle Province
Il Consiglio provinciale di Palermo dice No ad una Italia senza Province. A conclusione della seduta straordinaria aperta convocata dal Presidente Marcello Tricoli in contemporanea con tutte le assemblee provinciali presenti sul territorio nazionale, l'aula ha detto sì a maggioranza al documento dell’Upi (Unione Province d’Italia). Hanno votato a favore Pdl, Pid, Mpa, Pd, Forza del Sud, i gruppi misti di maggioranza e opposizione. Contro il documento si sono espressi i rappresentanti dell’Udc ( Randazzo, Polizzi, Galbo) e dell’Italia dei Valori (Giusy Scafidi e Luisa La Colla) in linea con la posizione nazionale dei due partiti, mentre si è astenuto il consigliere di Iniziativa popolare Giuseppe Mortillaro.
Nell’ordine del giorno si sottolinea che con l’abolizione degli Enti sovracomunali ci sarebbero meno garanzie democratiche, verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole, diminuirebbe l’identità locale fatta di storia e cultura, le Istituzioni si allontanerebbero dai cittadini. Il Consiglio così chiede iniziative parlamentari a garanzia dell’esistenza delle Province, alle organizzazioni sindacali di mobilitarsi contro l’abolizione, alle forze economico sociali di garantire il rilancio degli investimenti per lo sviluppo, ai cittadini, associazioni e gruppi di volontariato di opporsi allo svuotamento delle Province.
“La proposta di abolizione delle Province – ha sottolineato il Presidente della Provincia regionale di Palermo e dell’Unione regionale delle Province siciliane Giovanni Avanti – è un’operazione strumentale, ipocrita e demagogica che punta ad individuare nelle Province il capro espiatorio degli sprechi e del debito pubblico con un passaggio, come quello del decreto Monti, assolutamente incostituzionale, considerato che le Province fanno parte dell’assetto istituzionale dello Stato così come riconosciuto dalla nostra Costituzione. Bisogna puntare su una razionalizzazione complessiva dell’assetto e delle competenze degli enti locali che tenga conto della situazione attuale del paese e non faccia venire meno quel livello di governo intermedio dell’area vasta che è fondamentale per un corretto sviluppo del territorio”.
Secondo il Presidente del Consiglio provinciale Marcello Tricoli : “a subire le drammatiche conseguenze dell’eliminazione delle Province sarebbe tutto il tessuto imprenditoriale locale che verrebbe privato, da subito, da una fonte di reddito con evidenti ripercussioni sui livelli di disoccupazione locale e dell’intero sistema economico. Andremmo incontro – ha aggiunto Tricoli - ad un pericoloso accentramento di poteri, una deriva che ricorda tempi bui e che punta a demolire quel prezioso percorso di crescita delle autonomie locali che nacque con la Costituzione e che negli anni ’80 e ’90 con le leggi di riforma, con l’elezione diretta, vide una sua precisa attuazione”.
Nel corso del dibattito sono intervenuti i capigruppo Vincenzo Di Trapani (Pdl), Santi Bellomare (Pid), Gaetano Lapunzina (Pd), Giusi Scafidi (Italia dei Valori), il vice Presidente vicario del Consiglio provinciale Vincenzo Briganò (Mpa), il consigliere e vice Presidente dell’Urps Antonino Angelo, Antonio Marotta (Rifondazione comunista), Antonino Celesia (Sel), il Presidente della Commissione cultura Giacomo Balsano, i consiglieri Giovanni Salerno (Mpa), Giuliano Cortina (gruppo misto), Antonello Tubiolo (Pd) vice Presidente del Consiglio provinciale.
A sostenere l’importanza del ruolo dell’ente intermedio hanno preso la parola anche numerosi sindaci del territorio provinciale, giuristi, il Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Rosario Leone.
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Aspettavano......
che dicessero "SI"........
vi rendete conto di cosa
vi rendete conto di cosa succederebbe abolendo le province?"verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole",(mentre per ora chi è più debole ha un sacco di opportunità) "diminuirebbe l’identità locale fatta di storia e cultura, le Istituzioni si allontanerebbero dai cittadini".Un'apocalisse!:)
è come dire che l'agnello
è come dire che l'agnello non è tanto d'accordo con il modo di celebrare la Pasqua a tavola.
C'è da rimanere basiti su
C'è da rimanere basiti su come questa "asettica deliberazione", adottata da chi effettivamente non aveva alcun "interesse" (.....) abbia riscontrato - ancora una volta - la convergenza del tutto didinteressata di sigle politiche solitamente MAI concordi nei percorsi politici.
Quanto alle motivazioni ( sic ! ) credo che le parole della sig.ra Angela diano il quadro completo di quale gravissima catastrofe potrebbe abbattersi sulla nostra collettività in caso di abolizione della Provincia.
Meditiamo gente, meditiamo....da DESTRA a SINISTRA....meditiamo... e tanto..........
Carneade? chi era costui?
Carneade? chi era costui?
Mi chiedo perché, quando si
Mi chiedo perché, quando si tratta di voler prendere il potere, ci sono le peggiori divisioni e le peggiori coalizioni possibili, mentre, quando si tratta di mantenerlo, da destra a sinistra sono tutti d'accordo (il che è comprensibile, ma NON condivisibile).
Stesso discorso si può fare per quanto riguarda i vitalizi ai parlamentari, l'ici alla chiesa o ai sindacati.
Il nucleo della nostra nazione è fatto di caste e di burocrati, di parassiti, di omuncoli che stanno al potere, di notai e farmacisti che sono i brahmin (grado più alto della casta indiana) della società.
Chiaramente, è assolutamente ridicolo, dal mio punto di vista, che addirittura il consiglio provinciale abbia il coraggio di sostenere questo punto di vista.
Forse che il conflitto di interessi, argomento tanto importante di per sé, e tanto caro ad una certa parte politica (ma solo in apparenza) qui non si applica?
Al Dottor Tricoli, che sicuramente non leggerà: d'accordo con il pericolo dell'accentramento di potere, ma non è attraverso la provincia (e lo dimostra la storia) che si sviluppa maggiormente l'autonomia dei popoli, ma anzi si sottraggono soldi alla gente per sprecarli in un meccanismo parassitario.
Le discussioni vanno bene,
Le discussioni vanno bene, ma le parole non bastano!
Come disse il Saggio: "il male prende il sopravvento quando il buono rinuncia a difendersi"