Le punizioni di Ruggero - parte III
26 Gennaio 2012, 18:15 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti]
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La mattina seguente Ruggero e il suo piccolo seguito varcarono la soglia del Palazzo municipale e s'inoltrarono verso le scale, che li avrebbero condotti al primo piano, dove ha sede l'ufficio del Ragioniere Generale.
Un panciuto portiere con voce autoritaria urlò dietro: “Dove credete di andare?!”. Gli altri non si voltarono neppure. Si voltò soltanto Ruggero e i suoi occhi neri e infossati sfavillarono come se brace ardente vi bruciasse. Al povero panciuto portiere sembrò un demonio e ne ebbe una folle paura. Si rigirò su se stesso e a passi lunghi e veloci guadagnò l'uscita, per sparire a quella terrificante vista.
“Devono imparare a riconoscermi!” disse Ruggero e cominciò a risalire le scale, seguito dagli altri a rispettosa distanza.
Il Ragioniere Generale era nella sua stanza insieme a due altri impiegati, un uomo e una donna. Le pareti e la porta erano di quelle che si usavano nel 2050 già da mezzo secolo: anti scasso e blindate. Le aveva fatto costruire un predecessore dell'attuale Ragioniere Generale e offrivano la sicurezza che soltanto con il consenso di costui un visitatore poteva giungere al suo cospetto.
Un visitatore qualunque, ma non Ruggero, però! Costui, infatti, si avvicinò alla porta e varcò la soglia come se questa non esistesse. Lo stesso poté fare il suo piccolo seguito, non appena Ruggero fece segno di seguirlo.
Quando lo ebbe dinanzi il povero Ragioniere Generale si ricordò di quello sguardo, prima ancora che di quel volto, e sentì un brivido lungo la schiena. Gli altri due impiegati tacevano entrambi, ma mentre l'uomo tremava di paura, la donna provava uno strano calore, come se stesse per arrivarle un orgasmo. “Che uomo!” esclamava mentalmente. “Altro che il Ragioniere!”.
Ruggero guardò dritto negli occhi il terrorizzato Ragioniere e disse: “Dunque?”.
Il Ragioniere poggiò la mano su un interruttore posto sulla sua scrivania e fece scattare l'allarme. Pochi minuti e la Polizia sarebbe arrivata a salvarlo. Doveva soltanto guadagnare il tempo necessario per far giungere i soccorsi. Poi, finalmente, si sarebbe liberato da quella presenza.
Ruggero non sembrava aver fretta. Fissava il Ragioniere e aspettava con pazienza una risposta al suo “dunque?”.
“Rispondi!” disse con una voce, che al povero Ragioniere rimbombò nel cervello e lo fece barcollare.
“Ecco” disse il malcapitato, posando sul tavolo una serie di libri contabili. “Ecco tutta la contabilità degli ultimi cinque anni.”.
Ruggero guardò con attenzione i libri contabili, ne prese qualcuno fra le mani e lo sfogliò, facendo scorrere le pagine davanti ai suoi occhi, che di tanto in tanto si sollevavano dalle pagine e si rivolgevano quasi infuocati sul viso del Ragioniere, che, ogni volta che questo accadeva, si sentiva venir meno il respiro, tant'è che dalla sua bocca usciva come un tenue rantolo. Ci fu anzi un momento in cui la sua vescica si aprì come se soffrisse d'incontinenza e sentì la sua biancheria intima e i pantaloni bagnarsi come il pannolino di un neonato.
Quando Ruggero finì quel rapido eppure approfondito controllo, si udirono dapprima il campanello della porta e poi dei forti colpi alla porta.
“Sono salvo!” pensò il Ragioniere.
Ruggero non si scompose per nulla, neanche quando Spinuzza colpì la mano del Ragioniere, che voleva comandare da un pulsante l'apertura della porta. Non si scompose e disse: “Sei indietro di almeno nove secoli, povero il mio computista! Non sai che gli amici Arabi ci hanno portato direttamente dall'India lo “zero”? Chi nella mia Reggia mi tiene la contabilità lo conosce bene. Guai se non fosse così: mi toccherebbe far pagare al mio amato Popolo la mia cattiva amministrazione.”
“Non capisco...ehm...Dottore...ehm...Signor Sind...”
“Maestà!” gli suggerì Mandralisca.
“Ecco... sì... scusate... Non capisco, Maestà, che cosa c'entra lo “zero”. Ne mancava forse qualcuno?” disse tremante il Ragioniere.
“Se tu devi contare le pecore di un gregge volto verso la tua sinistra e prosegui dalla prima pecora verso destra arriverai contando in coda al gregge. Se invece conterai verso sinistra, allora conterai il nulla. Ecco, il punto da dove si sceglie il verso per contare è lo “zero”. I miei computisti chiamano i numeri posti a sinistra “numeri negativi”. E tu, mio piccolo computista, hai scritto su quei libri contabili non tenendo conto che non tutti i numeri che hai scritto vanno verso destra, ma molti di essi vanno verso sinistra, verso i numeri negativi o, se preferisci, verso il nulla. Il tuo non è un bilancio, ma un inno al marasma contabile.”.
Il povero Ragioniere stava per dire qualcosa. La sua fronte era imperlata di sudore e bagnata come le sue gambe. Ruggero si strinse le narici, perché cominciava a sentire cattivo odore.
“Non parlare! Per Odino! Taci, almeno!” lo fermò il Re.
Poi, rivolto a Botta, disse: “Voi, caro Botta, che di questa Città siete stato Sindaco, avreste tenuto un simile computista?”.
“No, Maestà, nel modo più assoluto NO!” disse Botta.
“Allora, caro Spinuzza, portate via questo ignorante. Portatelo lontano dalla mia vista!” disse il Re, volgendosi verso Spinuzza.
Spinuzza prese per un braccio il Ragioniere e, sollevatolo da terra, lo portò verso la finestra, che aprì con la mano libera e oltre la quale lo lanciò verso l'alto e infine lo seguì con lo sguardo, finché non scomparve oltre le stelle visibili. A quel punto rientrò e, inchinandosi, disse al Re: “Fatto!”.
“Andiamo allora!” disse Ruggero e tutti uscirono dalla parete esterna, mentre dal corridoio la polizia, con l'aiuto di un fabbro e di uno scassinatore, cercava di aprire la porta.
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