In video veritas: " Lo Stronzo di Cefalù "

ritratto di Nicola Pizzillo

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L'ultima geniale provocazione culturale di Vittorio Sgarbi, una mancanza di rispetto verso chi lo ha ospitato oppure uno scivolone lessicale? Giudicate voi.

ritratto di Gianfranco D Anna

Aggiornamento!

Al fine di evitare altre “bacchettate” proporrei di aggiornare la seguente presentazione di Leonardo Sciascia a L’opera completa di Antonello da Messina edita dalla Rizzoli:

L'ordine delle somiglianze

(tratto dalla presentazione di Leonardo Sciascia a L’opera completa di Antonello da Messina, Vol. n. 10, Classici dell’Arte, Rizzoli Editore, Milano, 1967)

Il giuoco delle somiglianze è in Sicilia uno scandaglio delicato e sensibilissimo, uno strumento di conoscenza. A chi somiglia il bambino appena nato? A chi il socio, il vicino di casa, il compagno di viaggio? A chi la Madonna che è sull’altare, il Pantocrator di Monreale, il mostro di villa Palogonia?
Non c’è ordine senza le somiglianze, non c’è conoscenza, non c’è giudizio. I ritratti di Antonello “somigliano”; sono l’idea stessa, l’archè della somiglianza.
A ciascuno si possono adattare tutte le definizioni che sono state date dei siciliani, da Cicerone: “gente acuta e sospettosa, nata per le controversie”; a Scipio di Castro: “la lor natura è composta di due estremi, perché sono sommamente timidi, sommamente temerari”; a Giovanni Maria Cecchi: “altieri, e dove non è differenza grande di titolo, non si cedono l’uno all’altro; ardenti amici e pessimi inimici, subbietti ad odiarsi, invidiosi e di lingua velenosa, di intelletto secco, atti ad apprendere con facilità varie cose; e in ciascuna loro operazione usano astuzia”; a Tommasi di Lampe¬dusa: “sono chiusi sospettosi sofisti; amano contrad¬dirsi e contraddire, complicare le cose con l’astuzia e risolverle con secco intelletto; sono sensuali avidi violenti, tesi al possesso della donna e della roba, ma in ogni loro, pensiero è annidata accettata vagheggiata la morte”.
A chi somiglia l’ignoto del Museo Mandralisca? Al mafioso della campagna e a quello dei quartieri alti, al deputato che siede sui banchi della destra e a quello che siede sui banchi della sinistra, al contadino e al principe del foro; somiglia a chi scrive questa nota (ci è stato detto); e certamente somiglia ad Antonello. E provatevi a stabilire la condizione sociale e la particolare umanità del personaggio. Impossibile. E’ un nobile o un plebeo? Un notaro o un contadino? Un uomo onesto o un gaglioffo? Un pittore, un poeta, un sicario?
“Somiglia”, ecco tutto.

aggiungendo un nuovo quesito e sostituendo la "risposta" finale:

… Un signore o un demonio?
“E’ uno stronzo” ecco tutto.

ritratto di Claudio Pepoli

In fin dei conti io penso

In fin dei conti io penso che Sgarbi abbia pienamente ragione. Quell'ignoto marinaio porta con se (meglio ancora sulla sua faccia) i segni della rabbia di qualcuno/a a cui magari ha fatto un torto e che quindi gli si è sfogato/a addosso colpendolo.

Magari una donna che dopo essere stata trombata dall'ignoto marinaio (e si sa che i marinai sono soliti fare facili promesse dette appunto "da marinai") non ha più avuto l'occasione di rincontrarlo per replicare la fantastica esperienza.

"Che stronzo che è!!! " si sarà detta tante volte quell'ignota donna, cui nessuno però si è mai degnato di dipingerne il suo volto.