Federalismo Fiscale e Sud

ritratto di Stephen Davola

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Il Federalismo fiscale, tanto voluto dalla Lega Nord per sfuggire alla "Roma ladrona" e ai "terroni" del sud che non producono e non lavorano, che effetto avrebbe al Sud?
Senz'altro negativo, se stiamo a credere a quello che i leghisti padani sostengono.
Forse però, non è proprio così.
Il federalismo porterebbe effettivamente molti meno soldi destinati alla spesa pubblica del Sud.
Tutto questo porta, al contrario di come può sembrare, non ad un indebolimento del sud, ma ad un indebolimento della classe politica del Sud (il denaro che lo Stato manda al Sud è composto per larghissima parte da "spesa pubblica", cioè denaro amministrato dalla politica).
In effetti, e su questo siamo tutti d'accordo, la spesa pubblica e il costo della classe politica sono tra i maggiori problemi del deficit economico e di sviluppo del Sud.
Il modello federale, potrebbe essere ancora un’ottima opportunità se viene correttamente interpretato il principio di sussidiarietà.
Il principio di sussidiarietà deve essere inteso appunto non facendo riferimento allo Stato come al "leviatano" da cui partono tutte le decisioni, ma Stato come ente che deve intervenire solo quando i cittadini ne domandano l’aiuto, oppure quando non dispongono di competenze specifiche richieste.
Se si comincerà ad intendere il federalismo in quest’ottica sono sicuro che esso potrà essere un ottimo trampolino di lancio per lo sviluppo del mezzogiorno.
Bisogna poi abbandonare le logiche assistenzialiste tipiche degli ultimi decenni dello Stato verso il Sud, che portano soltanto problemi(un pò come le opere dei missionari in Africa).
Lo Stato forte, invece di confinare la Mafia al di fuori delle decisioni politiche ed economiche importanti, ha causato un inevitabile ingresso da parte di Cosa Nostra all'interno delle amministrazioni e delle istituzioni.
Questo perché, la criminalità organizzata si è resa conto che attraverso la politica ed uno Stato che ha troppo potere decisione su ogni settore, poteva controllare ogni aspetto entrando nello stesso.
Decentralizzando e diminuendo il potere della politica, eliminando burocrazia, si ottiene una più attiva partecipazione degli individui alla vita economica.
Con una economia libera, con una politica con meno poteri, la mafia perde potere.
Forse è proprio questo sistema che le consente di avere così tanto potere come adesso.
Muovendosi, come è risaputo, tramite agganci politici, la mafia domina sul territorio.
Ma è proprio lo Stato che ha dato potere decisionale in settori così importanti a pupazzi corrotti che fanno l'interesse dei delinquenti.
LO STATO E' IL MIGLIORE AMICO DELLA MAFIA.
In un sistema libero, la mafia sarebbe stata annientata; purtroppo lo Stato ha fatto in modo che potesse diventare anche più forte(come è adesso).
Ed infine, il federalismo è anche concettualmente, più giusto del sistema attuale(si ha in base a ciò che si produce, senza intermediari).
Ci sono effettivamente prove dei risultati di un minor ingresso della politica nelle faccende private?
Si: in Belgio da oltre 14 mesi non vi è governo e non vi è esecutivo, pertanto ci si limita a fare normale amministrazione e mantenimento(che sarebbe già un ottimo risultato in Italia).
Il PIL del Belgio, malgrado la situazione economica, è cresciuto del 2,4% e tutto funziona perfettamente.
Per gli statalisti sfegatati quindi, un minor intervento della politica e dello Stato nella gestione della res publica non comporta danni irreparabili, anzi.

ritratto di Alexandre Morello

Complimenti Stephen per la

Complimenti Stephen per la tua perspicacia, sono perfettamente d'accordo con te.

ritratto di Pino Lo Presti

Vero è

che lo Stato, concepito come organizzazione di potere, si presta a diventare "mafioso", ma non credo che la soluzione sia "abolire" lo stato ritornando ad una organizzazione "naturale" del sociale. Anche la mafia e le altre varie forme di crimine organizzato sono "naturali".
Su una struttura sociale con poco "scheletro", una organizzazione - molto ben strutturata - mafiosa facilmente potrebbe avere il sopravvento, soprattutto nelle realtà locali periferiche; per non sguarnire le quali lo Stato pone, per ciascuna, un suo presidio.

Lo Stato come qualsiasi altra struttura organizzativa funziona in base alla cultura e al senso civico delle persone che ne incarnano le funzioni.

Certo, come per la vita di ogni singola persona, vale il problema di un equilibrio tra es e super-io tra la naturalezza e la adesione ad un principio di ordine, tra la necessità di essere persone individuali e quella di essere persone sociali.

Lo stato è come un albero che vive al meglio - come risposta ai bisogni di generazioni di popoli - quando viene animato da una linfa di vita, dalla stessa passione ideale che ne concepì l'esistenza; quando questa degeneri non può certo produrre nell'albero manifestazioni lussureggianti e solari di vita!

Personalmente, parlando in assoluto, più che essere importante la formula della struttura del potere, ritengo lo sia il grado di "illuminazione" di chi la gestisca.