Tutti a scuola

ritratto di Giuseppe Riggio

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Tutti a Scuola
Si riparte tra le macerie di una riforma ed è triste che a ricostruire debbano essere gli studenti! Loro che dalla e nella Scuola dovrebbero essere posti nelle migliori condizioni possibili per avviare consapevolmente un progetto di vita, unico ed irripetibile, si ritrovano in aule super affollate, che per le loro dimensioni non garantiscono più la sicurezza, mentre il loro numero riduce le possibilità di verifiche, impedisce una attività formativa di tipo laboratoriale (anche il Greco ed il Latino, e perché nò, la Matematica e la Fisica s’imparano meglio ‘facendo’, cioè a dire, trasformando le tradizionali lezioni frontali in esercitazioni guidate, senza il timore del voto!) che sposti l’asse della didattica dall’insegnamento all’apprendimento; non hanno più diritto alla continuità didattica a causa dello spostamento dei docenti e lo spezzettamento delle cattedre; non hanno ormai da tempo un punto di riferimento certo nel Dirigente scolastico, che viene etichettato e si auto-etichetta con soddisfazione ‘manager’, e che dovendo magari reggere più Istituti non conosce gli studenti della sua Scuola.
Proprio ai miei ex-colleghi chiedo: Cosa avete da ‘manageriare’, le brutte figure che per conto della Ministra fate con l’utenza?
Mai come quest’anno, nei giorni antecedenti l’inizio delle lezioni, si erano visti sulla stampa nazionale interventi sulla qualità auspicabile della scuola: qualcuno chiede il ritorno alla razionalità, qualche altro invita all’ottimismo e alla speranza. Tutti, comunque, criticando la riforma della Ministra Gelmini, invitano docenti e studenti ad un colpo di reni, per conservare nelle singole istituzioni scolastiche la dignità vituperata da chi invece avrebbe dovuto difenderla e promuoverla.
Ad eccezione di qualche illuminato, da sempre i politici hanno considerato la Scuola una palla al piede, essendo un servizio totalmente passivo per le casse dello Stato, il cui finanziamento non si presta alla speculazione e ai traffici della casta. L’unica domanda che si pongono è ‘Quanto ci costa?’.
Corti di cervello, non si rendono conto che per sedere in Parlamento o fare i Ministri, per dirigere un’azienda o guidare l’economia, per assolvere oggi con dignità qualsiasi compito pubblico o privato, bisogna passare dai banchi di scuola. E’ interesse nazionale avere una scuola di qualità, ma per avere la qualità bisogna spendere, nò tagliare! Purtroppo questi politici non fanno onore alle Scuole dalle quali sono usciti, perché chiunque ha il diritto di mettere in dubbio la qualità delle stesse. Quei Dirigenti scolastici acquisterebbero meriti civili e politici se li radiassero dall’albo degli ex-alunni!
Una riforma della Scuola era e resta necessaria, perché a livello strutturale è ancora quella pensata e voluta dal Ministro Giovanni Gentile, nel 1923-25. Quella Scuola, ampliata nelle sue specificità per far fronte alle necessità culturali e professionali emerse nell’Italia moderna, pur restando inficiata di Idealismo e di Romanticismo, assolse benissimo al suo compito fin quasi la fine del secolo scorso. Negli anni ’80 e 90 diede inizio ad una stagione di riforme che qualificò prima la Scuola Media, poi l’Elementare e quindi la Materna, in un quadro unitario di riferimento che faceva dell’alunno il continuum di un processo d’istruzione e formazione, consistente nell’acquisizione di abilità e competenze nella gestione personale delle conoscenze, a fronte di mutamenti socio-culturali ormai consolidati. Sulla carta era la migliore Scuola d’Europa!
Si attendeva la riforma della Scuola Secondaria Superiore. Se ne è parlato per 30 anni, stiamo peggio di prima perché si è distrutto l’esistente senza creare un contenitore nuovo. Il vecchio contenitore, infatti, è stato solo mutilato con le cesoie: sono stati eliminati alcuni insegnamenti, sono state ridotte le ore di altri, sono state stravolte le esercitazioni professionali; tutte le scuole sono state omologate, con lo stesso numero di ore per disciplina, come se la valenza della Letteratura Italiana o della Storia in un Liceo Classico fosse identica a quella di un Istituto professionale…Tutta un’operazione che ha permesso la riduzione di numerosissime cattedre rispondendo a un criterio d’ordine quantitativo, che ha fatto passare quella che può definirsi una pessima riforma della Pubblica Amministrazione per Riforma scolastica.
Mi aspettavo da anni che prima di mettere le mani sulla Scuola si aprisse un grosso dibattito culturale sulla funzione della scuola nella Società contemporanea, i cui connotati sono cambiati radicalmente rispetto al passato, caratterizzandosi invece per la multiculturalità e la complessità.
E’ un tema presente nel dibattito culturale interno alle scuole, che tuttavia non trova soluzioni nemmeno facendo appello alla tanto decantata autonomia scolastica, proprio perché manca un quadro strutturale di riferimento, che dovrebbe venire esattamente dalla Riforma. Però non è vero che le singole scuole non possono fare niente.
Esattamente dodici anni fa, nel primo incontro con i Docenti del Liceo Mandralisca e dell’Istituto Alberghiero di Cefalù, posi loro queste domande: 1. Qual è la funzione della scuola oggi? 2. Perché tra le scelte possibili presenti sul territorio, studenti e genitori dovrebbero scegliere il nostro Liceo ed il nostro Istituto Alberghiero. Su questa analisi abbiamo impostato l’offerta formativa. E fu un’offerta di lusso, sulla quale lavorammo per nove anni, registrando una progressiva qualificazione del nostro lavoro e dei risultati formativi.
E allora, studenti e docenti, lasciate cuocere nel loro brodo la Ministra e i politici, tanto bravi a vantarsi del nulla, e pensate voi al vostro lavoro e alla qualificazione della vostra scuola.
I Governi e i Ministri cambiano, cambiano le maggioranze politiche, cambiano i Dirigenti scolastici, ma la Scuola resta. La Scuola sarà quella che Voi l’avrete fatta, perciò iniziavo invitando alla ricostruzione dalle macerie della ‘non riforma’. Ponetevi problemi di qualità e cercate soluzioni di qualità.
Buon inizio a tutti, sapendo tuttavia che la scuola non è solo degli studenti e dei docenti, ma dell’intera società, la quale la saprà apprezzare solo quando in uno sparuto villaggio di montagna, un vecchio novantenne, senza nipoti, si preoccuperà dell’andamento della scuola del suo paese.
Se in Parlamento invece non ci pensano, avremo solo di che arrabbiarci e pregare perché il Signore non li perdoni, visto che non sanno quello che fanno. Loro infatti sono lì per sapere!
In bocca al lupo.
Prof. Giuseppe Riggio

ritratto di Salvatore Culotta

Oltre alle considerazioni di

Oltre alle considerazioni di carattere generale sarebbe ora che qualcuno si preoccupasse di trattare,con cognizione di causa e dati di fatto,le condizioni, materiali e immateriali, in cui versano le scuole di Cefalù, per determinare criticità e responsabilità,per suggerire a chi di competenza soluzioni di eventuali problemi.Il tutto in quanto ritengo che l'esistenza delle scuole a Cefalù ne rappresenti l'aspetto fondamentale, una "industria" che va ben al di là della "industria" turistica.

ritratto di Stephen Davola

La questione fondamentale,

La questione fondamentale, di massima gravità, è che i politici odierni e non, considerano il sistema scolastico come un passivo per le casse dello Stato.
Questo è vero, almeno in un'ottica limitata, senza considerare che un investimento in un settore può portare ad una guadagno in un altro settore, come in effetti è il caso.
Qualsiasi manager o imprenditore di successo, e lo Stato lo è mettendo il naso in tutte le questioni economiche del paese (non di successo però), sa che bisogna investire in qualcosa per poi averne un introito in un altro settore.
Una scuola su cui si investe, senza tagli, sopratutto a livello universitario, porta ad una maggiore competenza e trasforma il paese migliorandolo.
Tutti i geni e inventori del nostro tempo hanno avuto delle ottime scuole e senza di quelle sarebbero rimasti sconosciuti.
Quindi è il caso di comprendere che investire sulla scuola e quindi formare il FUTURO dell'Italia in maniera adeguata, con gente competente in tutti i settori, porta ad un guadagno futuro alle casse dello Stato.
Ma come possono capirlo questo i politici attuali, gente vecchia, gente che progetta un futuro per noi giovani che non vedrà mai?
La stessa gente che, facendo una manovra economica, ritiene con la propria limitatezza che A=B, e quindi per diminuire il debito pubblico alza le tasse, senza considerare (credo che l'esempio con la scuola sia molto adatto) che una strategia diversa, trasversale alla logica banale, potrebbe rivelarsi un'arma vincente e produttiva sul lungo periodo.

ritratto di Salvatore Culotta

Mi chiedo se, assodato che a

Mi chiedo se, assodato che a livello nazionale le cose vanno malissimo, e tralasciate le dovute e puntuali disamine, non sia possibile migliorare qualcosa a livello locale.

ritratto di Gianfranco D Anna

In bocca al lupo!... ma solo via internet.

Nel condividere in toto il pensiero del Preside Riggio, voglio rivolgere anch'io un augurio a tutti gli studenti che da domani iniziano, o che da qualche giorno hanno già cominciato, un nuovo anno scolastico.

Un augurio rivolto loro, purtroppo, solamente via internet perché, anche quest’anno e con ancora maggiore ritardo rispetto agli anni scolastici precedenti, noi insegnanti precari saremo chiamati ad occupare i tanti posti vacanti solamente a lezioni avviate.

In bocca al lupo a tutti voi alunni e buon lavoro ai Dirigenti scolastici, ai docenti, al personale ATA ed a tutti coloro che credono ancora in una Scuola di qualità e che, nonostante l' "impegno" del Ministro Gelmini e dei nostri governanti, si adoperano per rivolgere agli studenti la migliore offerta formativa possibile.

ritratto di Angelo Sciortino

Ricordo il breve e

Ricordo il breve e provocatorio scritto di Papini, "Chiudiamo le scuole!". Quella provocazione di Papini, risalente agli anni dieci del Novecento, mirava a convincere i governi ch'era necessario andare oltre la precedente riforma Casati, per fare della scuola qualcosa di più edificante.
Oggi non dicono che vogliono chiudere le scuole pour épater les bourgeois, perché le hanno chiuse, almeno come luoghi di crescita culturale. Tutti promossi oggi, come ieri erano todos caballeros.
Che fare a Cefalù? Questa è la domanda di Salvatore Culotta, giusta, sacrosanta e meritevole di una risposta. Aspettiamo, quindi, che il Sindaco, l'Assessore alla Cultura e i presidi in esercizio rispondano e consiglino.

ritratto di Nicola Pizzillo

Docenti e Discenti eroi

del nostro tempo. I primi per l'abnegazione che continuano a profondere nella loro missione di insegnamento, nonostante tutti i paletti che gli vengono frapposti:
- sottopagati rispetto alla media europea, cosa che li avvilisce e li demotiva;
- sottostimati dalla società, basata solo sul rispetto del dio denaro, e principalmente dai genitori che anzichè rispettarli per il ruolo di precettori dei loro figli, sovente ne contestano metodi d'insegnamento e giudizi;
- mortificati da questo governo che taglia cattedre come se niente fosse, senza considerare che dietro ci sono persone che devono sostentare delle famiglie, a cui è impossibile accedere ad altri lavori, dopo anni di investimento nella docenza e nella formazione professionale.
Gli studenti sono anch'essi da considerare eroici nel voler continuare i corsi di studi superiori e universitari, dopo la scuola dell'obbligo, riuscendo a trovare le giuste motivazioni, pur sapendo che il mondo del lavoro non offrirà loro nessuno sbocco e saranno costretti ad emigrare all'estero per affermarsi nelle professioni a meno che non si accontentino di lavori precari e sottopagati in Italia.
"Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi" diceva Bertolt Brecht, purtoppo in Italia ne siamo, con nostro dispiacere, pieni e queste fila continuano ad ingrossarsi. A quando il ritorno al vecchio e collaudato principio de "in medio stat virtus"?

ritratto di Salvatore Culotta

Voglio invitare ad insistere

Voglio invitare ad insistere sull’argomento della scuola, vista in tutte le sue sfaccettature, perché ritengo che sia l’unico argomento veramente decisivo per l’avvenire del paese. Possiamo anche non occuparci delle pulizie straordinarie ( a pagamento) del paese, ma solo ad essere grettamente miopi si può trascurare il mondo della scuola. Solo da lì c’è la speranza di uno sviluppo reale. E non mi riferisco solo alle materie di studio, agli insegnanti ( che hanno responsabilità superiori a quelle che può avere un medico o un sindaco), ma anche alle condizioni fisiche in cui si trovano gli istituti scolastici; mi riferisco all’assenza di validi istituti professionali, che un’Amministrazione avveduta dovrebbe pretendere. Vorrei si riflettesse sul fatto che sì,l’università è importante , ma più importanti sono gli anni che precedono l’università, dall’asilo alle superiori. In poche parole, lo ribadisco, occorre una vigile, quotidiana e intelligente attenzione verso l’insieme dell’ambiente scuola in ogni suo grado, e non solo da parte delle varie amministrazioni ma di tutti, specialmente di chi ha più competenza.E,scusate il tono un pò pedante,eviterei di abbandonarmi a considerazioni di carattere troppo generale che non aiutano certo ad aggiustare la copertura dell'edificio della scuola media o altri problemi.

ritratto di Pietro Curcio

In prima pagina sul

In prima pagina sul "Giornale di Sicilia" datato 16 settembre 2011

DUE CLASSI INSIEME E I GENITORI TENGONO I FIGLI A CASA
-Accorpate una quinta e una quarta elementare, ma le famiglie non ci stanno-

Tutto ciò avviene a Polizzi Generosa, dove il preside, costretto dai tagli e dalla nuova riforma, ha dovuto prendere questa "tragica" decisione. Ma tutti i meccanismi che stanno distruggendo la nostra scuola possono essere definiti "tragici", ed è proprio l'Istruzione che va incontro ad una inevitabile morte.

Parlando con mio cugino, uno studente della scuola media di Cefalù, sono venuto a conoscenza del numero di studenti che vanno formando ogni classe. Si parla di classi con 37 o 35 studenti! Metto in evidenza il fatto che queste classi sono troppo piccole per ospitare tutti questi ragazzi, che non hanno lo spazio di studio regolamentare e non potranno mai seguire un piano di evacuazione antincendio correttamente.

I professori avevano problemi a controllare e interrogare 20 studenti nel corso dell'anno, come faranno adesso visto che il numero è raddopiato?

ritratto di Stephen Davola

Come da prassi, tutto quello

Come da prassi, tutto quello che è statale è destinato alla rovina (semplicemente perché i politici sono incapaci).
Se un tempo, quando anche vi era il sistema di parità aurea, meno inflazione, meno crisi economiche, il sistema era sostenibile da un punto di vista economico, adesso, con l'attuale crisi ed il debito pubblico titanico, la scuola subisce tagli e precipita rovinosamente insieme allo Stato italiano.
L'amministrazione pubblica, con le sue regole ed i suoi privilegi, con i suoi interventi, ha devastato e distrutto l'Italia.
Grazie ad un sistema statalista, anti-liberale, antidemocratico, grazie alla corruzione in ogni ambito (causata dal fatto che lo Stato entra di proposito e con violenza in ogni settore ed in ogni libertà dei cittadini), grazie alle tasse (UNICHE AL MONDO) a momenti anche sull'aria che respiriamo, siamo finiti in un brutto guaio.
Lo Stato per interessarsi in maniera morbosa e malata di ogni singolo aspetto, ha creato un debito spaventoso, insolvibile per sua stessa natura (oltretutto siamo arrivati a cifre che sono di circa 100 miliardi di euro l'anno SOLO di interessi).
E' da notare che in questo periodo, gli stati che stanno attraversando la crisi maggiore sono quelli maggiormente statalisti (esclusi gli Stati Uniti che hanno speso fino ad ora 1/3 del PIL italiano per la guerra), mentre i paesi scandinavi ed anglosassoni soffrono la crisi in misura minore.
A mio avviso il destino della scuola è molto chiaro: ci aspetta la situazione degli Stati Uniti.
La scuola pubblica, senza finanze e con ministri incapaci, scadrà sempre più di livello, mentre l'offerta formativa migliore, in tutti i gradi di scuola(dalla materna all'università) sarà in mano ai privati (e questo considerando l'inevitabile zampino dello Stato distruttore, creerà maggiore diseguaglianza sociale).