Forse potrà piacere di più il rosa o, chissà il rosso pompeiano

ritratto di Pino Lo Presti

Versione stampabile

Ma il problema è un altro.

Nessuna polemica con la squadra operativa dello Sherbeth, a cui anzi va il nostro riconoscimento di, ogni anno, ripulire da cima a fondo la Corte delle Stelle e rinnovarne la tinteggiatura.

Esiste nel nostro abbandonato e infelice Comune qualcuno che controlla che pur encomiabili lavori siano però fatti secondo un criterio?

- foto di G. Chiaramonte (1990)

Abbiamo già visto che questa “persona” non esiste (supponiamo dovrebbe essere l’assessore al Centro Storico) al riguardo della assoluta non applicazione del Regolamento in merito alla facciate - e non solo - del Centro storico.

- foto di G. Chiaramonte (1990)

Ricordare che questi erano i colori originari dell’atrio della Corte delle Stelle ci sembra pertanto equivalente a lanciare un messaggio in una bottiglia nell’oceano; tuttavia ci sembra nostro dovere farlo.
Qualcuno dirà che vogliamo fare solo polemica, che ce l’abbiamo con lo Sherbeth e con tutti quelli che cercano di “fare” qualcosa di buono per Cefalù: pazienza!

-mattinata del 7 settembre 2011

(ringrazio Gianfranco D’Anna per aver trovato queste due foto di Giovanni Chiaramonte, pubblicate “In Architettura” - giornale di progettazione, n. 16 dell’ottobre 1990, con i colori originali)

ritratto di Saro Di Paola

VILIPENDIO ALL'ARCHITETTURA!

Avere cambiato il colore alla "Corte delle stelle"
E' UN ATTO DI INAUDITA GRAVITA'.

UN ATTO DI ARROGANZA,DI SUPERFICIALITA', DI IGNORANZA!

UN ATTO DI VILIPENDIO ALL'ARCHITETTURA !
E' PROFANAZIONE DI UN LUOGO.

UN ATTO CHE OFFENDE QUEL LUOGO E CON ESSO LA CITTA' DI CEFALU'!

SI VERGOGNINO CHI LO HA CONCEPITO E CHI LO HA PERMESSO!
ANZI
SI METTANO LA MASCHERA PER SPARIRE DALLA NOSTRA CITTA' senza essere presi a CALCI IN CULO!

ritratto di Salvatore Culotta

Senza cedere alla rabbia

Senza cedere alla rabbia (tuttavia presente),sono pressochè sicuro che le opere di architettura sono protette da una sorta di diritto d'autore,per cui qualsiasi loro alterazione può essere perseguita per legge ove non vi sia l'autorizzazzione del progettista. un parere legale non guasterebbe. La legge, con successive modifiche, è la n° 633/41 del Codice Civile.

ritratto di Saro Di Paola

LA QUESTIONE E' DI NATURA CULTURALE

Dopo avere scritto il primo commento, mi si è insinuata una sorta di incredulità.
Mi sono detto :
"NON E' POSSIBILE, magari notte tempo, HANNO RIMEDIATO".

INVECE NO !
L'ORRENDO ROSA dello schebert è, ancora là.

AD OFFENDERE ED IMBRATTARE IL CUORE DI UN'OPERA DI ARCHITETTURA MODERNA
la cui valenza,
dal mondo accademico e dagli studiosi di Architettura,
è stata RICONOSCIUTA, A LIVELLO INTERNAZIONALE anche, per la scelta del COLORE che il progettista ha dato, proprio, A QUEL CUORE che ha dato il nome all'opera.

Caro Salvatore, la questione NON E' DI NATURA LEGALE !
La questione ha, anche, un aspetto legale, legato,
QUANTOMENO, AD UN PARERE DELLA SOPRINTENDENZA, CHE CERTAMENTE MANCA !
LA QUESTIONE E' DI NATURA CULTURALE!

VERGOGNA,VERGOGNA,VERGOGNA !
Se, ancora, a Cefalù questo grido è consentito!

ritratto di Gianfranco D Anna

Ancora più grave del vandalismo

Ci indigniamo di fronte ad una atto di vandalismo,
ci indigniamo di fronte ad scritta realizzata con una bomboletta spray su di un monumento,
chiediamo di mettere sotto chiave tutti i beni culturali e monumentali

e poi...
coloro che ci dovrebbero rappresentare,
coloro che dovrebbero detenere queste chiavi
"autorizzano", permettono una SCHIFEZZA del genere.

VERGOGNATEVI amministratori,
VERGOGNIAMOCI di avere tali amministratori.

ritratto di Rosario Fertitta

Ho la vaga impressione che

Ho la vaga impressione che la vicenda possa esser nata da "incomprensioni" e "fraintendimenti".... spero di non sbagliarmi....
Non posso assolutamente pensare che un Amministratore possa aver dato il suo espresso placet ad una operazione di tal natura.
Vero è che lo Sherbeth rappresenta, ad oggi, la manifestazione di prestigio che Cefalù può vantare a livello internazionale ma quanto documentato lascia, ad esser sinceri, attoniti....
La "sherbetizzazione" della nostra città non poteva assolutamente debordare in una "gaffe" così clamorosa....che rischia, adesso, di avere strascichi anche di ben altra natura...
In ogni caso, credo che ancor prima degli organi poltici, le eventuali responsabilità per "mancata vigilanza" vadano ricercate verso altri soggetti....
A meno che non venga fuori, clamorosamente, qualche "pezzo di carta" dal quale si evinca che si era a conoscenza che la Corte delle Stelle fosse stata "trattata" con un bel "rosa Zamparini" degno di ben altre location..
Se così fosse, comincio a temere per la Cattedrale........ ;-)

ritratto di Pino Lo Presti

E' da dire

che è già da parecchio che il colore era stato cambiato; non è una invenzione dell' Sherbeth (loro certo in buona fede lo hanno "migliorato")

- questa foto è del 14 luglio 2011

ritratto di Saro Di Paola

CONCESSIONE DELLE ATTENUANTI GENERICHE

Onestà intellettuale mi impone la
CONCESSIONE DELLE ATTENUANTI GENERICHE
nei confronti "di chi ha concepito e di chi ha permesso" la ritinteggiatura in colore "rosa shebert" della faccia interna del muro che delimita la "CORTE".

Chi ha concepito e chi ha permesso la ritinteggiatura non ha alterato l'originale colore rosso di quelle facce dell'ottagono :
ha, soltanto, modificato, leggermente, il colore rosa che, già da qualche anno, era stato dato a quelle stesse facce.

E' stato Francesco Liberto a farmelo rilevare.
Basta fare una ricerca con Google per averne la conferma.

Un colore al quale, inconsciamente, avevamo già fatto l'occhio.
Sopratutto perchè le scoloriture e i percoli d'acqua lo avevano reso meno evidente.

E' stato il raffronto delle foto del 1990 con quelle di ieri ad esaltare quella che è una SCELTA INACCETTABILE.

Sarebbe, ed è, l'occasione buona perchè lo Shebert restituisca a quella corte le originarie peculiarità cromatiche.

P.S. - Mentre scrivevo quest'ultimo commento Pino aveva già fatto LA DOVEROSA PRECISAZIONE .

ritratto di Davide Maranto

Tempistica

Premetto che la maggior parte di volte mi trovo in accordo con quanto dice l'ingegnere Di Paola, però stavolta un po' in dissacordo ci devo essere per forza.
Dal punto di vista architettonico, e su questo non si può discutere, il signor Di Paola ha tutte le ragioni del mondo, ma sulla tempistica ingegnere, me lo consenta, è completamente in netto ritardo.
L'ultima foto caricata è del 2011, e già dimostra che era stato cambiato, ma il cortile della corte delle stelle non ha più il suo colore originale da almeno 4 anni, se non di più.
Perchè solo adesso è nato un pandemonio?
Gli altri anni l'argomento corte delle stelle non era così interessante? E non mi dite che non ve ne siete mai accorti che il colore non era più quello originale perchè non ci credo.

Mi viene un dubbio allora, e cioè che il sign. Farinella potrebbe avere ragione... A meno di un anno dalle elezioni ogni cosa è buona per ottenere un po' di visibilità...

Davide Maranto

ritratto di Saro Di Paola

SACROSANTO COMMENTO

Caro Davide,
la mia replica è arrivata prima del tuo SACROSANTO COMMENTO .

E' il "dubbio che ti è venuto"
a non essere sacrosanto.
Affatto!

ritratto di Davide Maranto

Stavo scrivendo

Stavo scrivendo e quindi non ho potuto leggere il suo ultimo post.
Per il dubbio non posso fare altro che fidarmi della sua parola.
A me, come penso a buona parte, interessa solo il bene del paese, e chi si impegna per qeusto, come fa lei, non può che avere il massimo rispetto.
Gli equivoci nascono e si chiariscono, l'importante è farlo in maniera sempre civile.
Cordiali saluti

Davide Maranto

ritratto di Giuseppe Aquia

Caro Davide

E proprio di questo che dobbiamo preoccuparci che gente come quello da lei nominato instilli dubbi e remore sul comportamente sacrosanto delle persone "oneste"e rette quali sono Saro Di paola ed altri, che lottano contro chi vuol prenderci in giro.Nessuna polemica con lei naturalmente Davide,solo una mia piccola chiarezza.

ritratto di Mauro Caliò

anche il bianco

lasciato a metà in corrispondenza delle ringhiere è osceno

ritratto di Tania Culotta

La coloritura delle pareti della Corte delle Stelle

La coloritura delle pareti della Corte delle Stelle è un atto osceno!!
La critica nasce non dalla ‘paura del fare’, che il più delle volte si cela dietro un attacco gratuito ad un iniziativa che da noi non è stata presa, ma bensì dalla ‘cultura del progetto’, cultura che a Cefalù si era costruita pazientemente attraverso la didattica dentro la Facoltà di Architettura, e le opere dentro la città, di docenti e professionisti che a Cefalù hanno e continuano a operare.
Questa enclave siciliana definita da Fulvio Irace “piccola e agguerrita école de Cefalù” , ha operato con i suoi maestri Pasquale Culotta e Bibi Leone, attraverso una fitta rete di significazioni, scambi, rapporti culturali che ha fatto sì che i suoi prodotti non potessero essere ricondotti ad una tendenza modaiola, ma a una precisa esigenza di riappropriarsi del luogo attraverso il “recupero culturale e professionale dell’arte del costruire la città”.
Ebbene oggi con l’operazione dissennata alla Corte delle Stelle si è operato in totale assenza della cultura dell’arte del costruire la città.
E’ stata tradita brutalmente la qualità della trasformazione proposta dall’architettura della Corte delle Stelle dentro la città storica e al contempo è stato tradito il ruolo dell’architetto suo artefice.
E’ ancora aperto il dibattito tra professionisti, amministrazione e tecnici comunali, circa l’applicazione e il rispetto delle norme edilizie vigenti, in particolare nel centro storico.
Mi chiedo. Questo intervento esula dal rigoroso controllo degli organi preposti?
Travalicando la prassi burocratico - amministrativa, facendo salva la cultura del progetto, ma ancor prima il buon senso, sarebbe stato opportuno interpellare il progettista in merito alla coloritura delle pareti, piuttosto che biecamente concedere carta bianca…ops!! rosa agli organizzatori dello Sherbeth!!

ritratto di Tania Culotta

per precisare,

mi sono accorta che la nota inserita nel testo non è stata inserita nel post
L'articolo dal quale ho tratto la dizione ècole de Cefalù è: Fulvio Irace, La Rocca di Cefalù, architettura in un anclave, in Lotus International, n. 62, 1989

ritratto di Pino Lo Presti

E ' detto chiaramente

nell'intervento iniziale quanto serve per non creare ecquivoci:

"Nessuna polemica con la squadra operativa dello Sherbeth, a cui anzi va il nostro riconoscimento di, ogni anno, ripulire da cima a fondo la Corte delle Stelle e rinnovarne la tinteggiatura.

Esiste nel nostro abbandonato e infelice Comune qualcuno che controlla che pur encomiabili lavori siano però fatti secondo un criterio?"

Domanda che non nasce con questo intervento "in rosa", ma che questo semplicemente rilancia!

ritratto di Andrea Sciascia

Il Colore della Corte

Con stupore apprendo dalle fotografie del vostro blog dell’ennesima sopraffazione nei confronti di un’architettura.
Quello che più colpisce, lasciando straniti, è che si riesca a fare male anche quando vi sono dei soldi da spendere. Buona parte delle opere di Culotta e Leone sono in condizioni miserevoli; architetture che hanno dato lustro a Cefalù, alla Sicilia, alla Facoltà di architettura di Palermo, note a livello internazionale versano in una condizione di degrado che a giudicare dalle immagini rischia di diventare irreversibile. Ma il loro stato di abbandono mi ha sempre fatto pensare che il Comune di Cefalù versasse, come tante altre amministrazioni, in difficoltà economico-finanziarie così gravi da non potere affrontare il restauro di nessuna opera, dando per scontato l’orgoglio e l’amore che ogni cefaludese nutre per tali architetture.
È quindi ancora più sorprendente scoprire che quando vi sono dei fondi da spendere, per restaurare un’opera, si compia una scempio. È uno scempio quello perpetrato nei confronti della Corte delle Stelle allorquando si sostituisce il rosso miceneo con un rosa improbabile. Non si capisce che il colore scelto da Marcello Panzarella, progettista della Corte, è un materiale costitutivo dell’opera? Cambiarne il colore la stravolge in altro.
Si afferma che il colore è stato cambiato da tempo.
Allora diviene obbligatorio continuare a sbagliare?
Spero prevalga la ragione e la sensibilità nei confronti della Corte delle Stelle ed immediatamente si ripristini il colore originario, coinvolgendo Panzarella per qualsiasi ulteriore intervento, mentre mi auguro che questa occasione triste sia utile per affrontare una riflessione ampia sulle opere di Culotta e Leone a Cefalù, prevedendo, tappa dopo tappa, il loro restauro.

Andrea Sciascia

ritratto di Gianfranco D Anna

Corte delle Stelle e Sherbeth

Dal sito ufficiale dello Sherbeth Festival

«…Al civico 92 del Corso si trova la Corte delle Stelle, un centro polifunzionale che ospita al suo interno il Teatromuseo dell’Opera dei Pupi della Premiata Compagnia dei Pupari Teatroarte-Cuticchio e che per Sherbeth si trasforma in un salotto con la diretta di RGS. Sopra la Corte, in un’ampia terrazza coperta, si trova la Dolce Officina dei Gusti. Lì i maestri gelatieri trovano un vero e proprio laboratorio artigianale a loro disposizione allestito con macchine professionali firmate Carpigiani….»

http://www.sherbethfestival.it/2011/?p=97

ritratto di Saro Di Paola

TACI! VUOI DISTRUGGERE LO SHERBETH

Caro Gianfranco,
Il "Teatromuseo dell’Opera dei Pupi della Premiata Compagnia dei Pupari Teatroarte-Cuticchio" alla "Corte delle stelle", da anni, non c'è più e allora ?
TACI!

Non ti basta "distruggere persone" VUOI DISTRUGGERE LO SHERBETH ?

ritratto di Gianfranco D Anna

Hai ragione!!!

...anche perchè a me il gelato piace ASSAI!!!!

ritratto di Marcello Panzarella

Come mandare a quel paese un patrimonio invidiabile

Ringrazio tutti quanti hanno sentito di dover segnalare quanto è successo alla Corte delle Stelle, esprimendo anche il loro vivo disappunto.
Mi conforta che in questo paese ci sia ancora qualcuno capace di indignarsi e di esprimere pubblicamente tale indignazione.
Mi sconforta invece che questa città sia lasciata in balìa del primo che passa, capace di stravolgere o distruggere una storia che non conosce, non vuol conoscere, o che non gli appartiene. Una città non si tiene in questo modo! Non si tiene una città mortificando le opere che le hanno arrecato lustro anche all'estero, o lasciando che altri le distrugga, come p. es. è successo al Bastione, le cui "riparazioni" ai vandalismi e all'opera del tempo sono un esempio di crassa ignoranza, di incomprensione del valore di ciò che si ha per le mani, e di incapacità di distinguere il modo e i mezzi dell'intervento.
Ho chiesto al Sindaco di fermare lo scempio e di far riportare i colori della Corte delle Stelle a quelli originali. Mi ha assicurato che provvederà. Lo spero vivamente.
Tuttavia credo che qui si apra un capitolo che è tutto da affrontare: quello del restauro delle opere moderne di Cefalù, che sono - e occorre che lo si capisca fino in fondo - un bene culturale che ormai affianca le opere del passato e che - se si avesse una minima capacità di difenderlo e veicolarlo - costituirebbe un ulteriore ricco e variegato itinerario del turismo culturale. Il problema è che molti non sanno il valore delle cose che hanno per le mani, proprio lo ignorano.
Per porre la questione del restauro del moderno a Cefalù evidentemente non si può essere da soli, ma ci vuole un movimento di opinione delle persone più avvertite e responsabili, che inviterei a raccogliersi allo scopo di elaborare anzitutto un documento di ricognizione, sulla cui base costruire un progetto di consapevolezze ma anche un progetto di interventi, tutto ciò che adesso manca completamente, e che pure va fatto, coinvolgendo le autorità locali e regionali, primo fra tutti l'Assessorato dei BB.CC. e la DARC-Sicilia (ciò che ne resta), ma anche privati generosi (sì, esistono!).
Per cominciare a contribuire a una prima ricognizione faccio qui un elenco, lacunoso, di opere, pubbliche e private, che - come il Bastione e la Corte delle Stelle - hanno subito manomissioni di varia natura. Devo però premettere che di tutte queste opere solo il "Palazzo Giallo" (Archh. Culotta & Leone) è stato restaurato con i dovuti criteri, con un intervento ancora recente guidato in modo competente dalla collega Arch. Tania Culotta. Anche l'EGV Center (Archh. Culotta & Leone)è sotto restauro, ed è certamente un merito di chi lo ha deciso, anche se il colore non è esattamente quello che si sarebbe dovuto adoperare. Il tempo, però, riparerà questo leggero difetto di tonalità. Per il resto invece si devono elencare solo problemi:
- Fontana di Porta Terra (opera dello scrivente): dopo che un'allegra brigata di tifosi irlandesi in trasferta, ubriachi di birra, si mise a saltarle addosso spaccandola in più parti, è stata "riparata" a "muzzo" con "suppunti" di cementaccio gettato a cazzuolate. Le "artistiche" opere in ferro battuto aggiunte in seguito fanno a pugni con le linee semplici della fontana e sono prive di autorizzazione della Soprintendenza;
- Fontane sotto il Ponte di Porta Terra (opere dello scrivente): prese a martellate, e mai più riparate;
- Sagrato di Santa Maria fuori le Mura (opera dello scrivente): la ringhiera di ghisa è stata divelta e mai più ricollocata; il sedile in marmo è stato preso a martellate e mai più riparato; é stata aperta una porta in più, e le si sono messe cancellate da galera; è stato realizzato uno scolo per le acque che nemmeno un canile lo sopporterebbe;
- Casa Curcio (a S. Pasquale, opera dell'Arch. Antonio Bonafede):è stata perfilata di verde un'opera che nelle linee prende ad esempio le case di Le Corbusier. Un intervento di modificazione inutile e incompetente;
- casa Salem (a Ogliastrillo, opera di Culotta & Leone): è stato cambiato il colore, schiarendolo, e sono stati parzialmente chiusi gli spazi del portico sottostante; inoltre sono stati realizzati gronde e pluviali fatti e messi a casaccio e sono stati sostituiti i davanzali in pietra con davanzali in cotto assai grossolani. Temo che il prossimo passo sarà mettere le tegole su un tetto dove tegole non ce ne vanno assolutamente;
- casa Mitra (strada Ferla, opera di Culotta & Leone): è stata realizzata una piscina collocata in modo scorretto rispetto alla figura della casa; sul tetto è stato collocato un lungo, osceno pannello solare, messo pure per traverso;
- casa Corsello (al Roccazzo, opera di Culotta & Leone): è stato scavato uno spazio nel retro della casa, di forma incongrua, ed è stata tagliata una parte della falda della tettoia, snaturandone l'effetto.
- Centro del Consiglio di Quartiere a S. Ambrogio (Archh. Campanelli e Mangano): mandato completamente alla malora.
Mi fermo qui, ma potrei continuare per qualche ora.
Come si può evincere, anche i privati non scherzano. Mi chiedo: chi ne ha autorizzato i lavori? Sulla base di quali carte presentate? Chi ha sorvegliato? Quali professionisti sono stati coinvolti? E chi mai pagherà per i danni arrecati ai prodotti di una cultura architettonica che altre città ci invidiavano e che nel Sud d'Italia è un caso ASSOLUTAMENTE UNICO?
Aggiungo: chi mai restaurerà queste architetture? Chi mai creerà un itinerario culturale che le comprenda? Chi scriverà e chi finanzierà la stampa e la diffusione di una guida?
Ecco qua: semplicemente è successo che si è mandato a quel paese un patrimonio invidabile di architettura moderna, come quando muore uno che aveva in casa preziosi quadri d'autore e gli eredi ignoranti li usano per accendere il fuoco.

ritratto di Marcello Panzarella

Un'aggiunta al discorso di prima

Scusate, ma perché non parlare di come hanno ridotto il Municipio di Cefalù? Controsoffittature, nuove tramezzature da capannone industriale, chiodi sulla facciata, reperti archeologici pieni di cicche di sigarette ed erbacce. Basta! Piuttosto vorrei aggiungere qualche altro spunto che spero abbia un interesse.
Nel paesino di Vevey, presso Losanna, in Svizzera, c'è una piccolissima casa che Le Corbusier (tra i massimi architetti del Novecento) fece costruire per gli anziani genitori, sulle rive del lago Lemano. Oggi, morti i genitori e morto anche l'autore, la casa è perfettamente tenuta dalla Fondazione Le Corbusier, che ci ricava parecchi Franchi Svizzeri con i biglietti d'ingresso pagati dai visitatori.
Ma ci sono in America case opera di Frank Lloyd Wright in cui abitano ancora gli eredi dei primi proprietari, che hanno stabilito un calendario delle visite, ricavandone i soldi per le manutenzioni, effettuate rispettando scrupolosamente il disegno originario;
in Francia, la villa Savoye di Le Corbusier, non lontano da Parigi, fu trasformata prima in scuola, e dunque tramezzata e massacrata, ma poi è stata acquistata dalla Fondazione Le Corbusier, che l'ha restaurata scrupolosamente e ne ha fatto un museo, facendola visitare con salatissimi biglietti, il cui ricavato va per le manutenzioni e per pagare gli impiegati;
in Olanda, la casa Schroeder a Utrecht, opera di Gerrit Rietveld, un antesignano dell' Architettura moderna, è ancora abitata, ma i proprietari hanno aumentato il suo valore facendone l'oggetto di visite un giorno alla settimana, di modo che non solo possono pagarsi le manutenzioni, ma hanno di fatto incrementato il valore stesso della casa, per il solo fatto che le code di visitatori ne dichiarano visibilmente la preziosità.
Ecco, queste sono l'Europa e l'America, e questa è Cefalù.
Ora non voglio fare il presuntuoso, e dire che tutte le opere di architettura di Cefalù che ho elencato sono dei capolavori, ma sicuramente diverse opere di Culotta & Leone sono signore architetture riconosciute a livello internazionale. Quando una volta l'anno organizzo qualche gita, gli studenti di architettura fanno a gomitate per venire a visitarle. E vengono, senza troppo clamore, anche dalla Germania, dall'America, dalla Spagna. Della mia Corte delle Stelle hanno parlato altri, e non c'è bisogno di aggiungere nulla. Dunque, questi sono i fatti, e non si possono ignorare né sottacere. Naturalmente aggiungo che il primo commento dei visitatori consapevoli è: ma com'è possibile che questo patrimonio sia ridotto così!
Qualche annetto fa, abbastanza di recente, quando il dipartimento DARC-Sicilia dei BB.CC. della Regione fece uscire un bando tra i comuni siciliani perché concorressero, secondo criteri rigorosi e determinati, a far riconoscere come manufatti di manifesto interesse culturale alcune opere pubbliche realizzate negli ultimi decenni nel loro territorio (per le quali, addirittura, venivano messi a disposizione dei fondi, da destinare ai restauri e alle manutenzioni straordinarie) uno tra i pochi Comuni che non risposero affatto fu Cefalù, mentre Gibellina si pappò - con i complimenti - anche i soldi che potevano (dovevano) toccare all'architettura moderna di Cefalù.

ritratto di Giuseppe Livecchi

Le responsabilità?

Mi chiedo di chi sia la responsabilità per quanto accaduto in passato. I ragazzi dello Sherbeth stanno cercando di ripristinare ciò che hanno trovato; un'opera caduta nelle mani dei vandali. Vorrei invece sapere chi sia stato il responsabile del cambio di colore. E'incredibile che gli organi preposti alla sorveglianza ed al rispetto delle regole non si siano mai accorti del cambiamento di colore del cortile interno, rispetto all'originario rosso porpora. Saranno forse gli stessi che non si sono mai accorti del cambio di tonalità delle facciate dei negozi del centro storico o del proliferare di compressori per macchine di climatizzazione, adagiati sui prospetti principali degli edifici in bella vista? Incredibile, ma è così. Racconto, a scopo puramente informativo, una storiella che mi ha visto protagonista insieme a mio padre. Qualche annetto fa ci recammo insieme presso gli uffici comunali, per presentare una DIA, allegando alla dichiarazione le fotografie del prospetto, oggetto dell'intervento di manutenzione. Di fronte alle stampe notammo lo stupore di chi acquisì la documentazione, che esclamò, rivolgendosi a mio padre: architetto mi meraviglio di lei, uomo puntiglioso e scrupoloso! E' inammissibile che in centro storico lei abbia scelto un tale colore per questo prospetto, per l'amor del cielo va contro il buon senso. Mio padre sornione rispose: vede caro signor funzionario, la casa oggetto dell'intervento l'ho comprata solo da qualche anno, quindi dovete cercare colui o coloro che hanno concesso la regolare licenza edilizia al costruttore! Bene, questo è il nostro paese tutti gridano allo scandalo, ma non si cercano i responsabili dello scempio. Da cittadino vorrei conoscere i mandanti del delitto, prima di additare i killer o presunti tali! Ne avrei di storielle da raccontare e credo che in questo potrei essere aiutato dai tanti tecnici che hanno operato ed operano a Cefalù! Saro potresti venire in mio aiuto, vero?

ritratto di Saro Di Paola

L'INFORMAZIONE CHE FORMA!

Caro Giuseppe,
certo che potrei venire in tuo aiuto.
Di "storielle da raccontare" ne avrei.

Il problema, però, non è individuare i responsabili.
Servirebbe a poco.

Il problema è SENSIBILIZZARE I CEFALUDESI ,
cittadini e tecnici, sull'importanza della SALVAGUARDIA E DEL RISPETTO di quegli aspetti ARCHITETTONICO-FORMALI che sono LE PECULIARITA' dell'ARCHITETTURA URBANA e perchè no RURALE,
ANTICA e MODERNA, di Cefalù :

LA FORMA CHE DIVENTA SOSTANZA!

Nella ottica della sensibilizzazione
L'ODIERNO POST
di Pino Lo Presti è stato, ed è,
MANIFESTO DI STRAORDINARIA IMPORTANZA.

GRAZIE PINO !
QUESTA E' "L'ALTRA CEFALU'" !
L'INFORMAZIONE CHE FORMA

ritratto di Antonio Alamia

corte delle stelle

Leggo con attenzione i commenti di tanti autorevoli cittadini di Cefalù, e noto la grande passione e in alcuni interventi,anche, l'indignazione sull' intervento che gli operai di Sherbeth stanno effettuando presso la Corte delle Stelle.
Premesso che i lavori non sono stati completati e buon senso vuole che i commenti si fanno a risultato finale, tranne che, come nel calcio tutti siamo allenatori, quindi tutti direttori dei lavori. Gli attenti osservatori fanno bene a richiamare l' attenzione degli amministratori sullo stato della Corte delle Stelle, un bene architettonico interessante e da salvaguardare come patrimonio della città di Cefalù e della Sicilia intera. Seguo Sherbeth sin dal primo anno, in quanto padre di uno dei soci della società che organizza l' evento e ho sempre avuto il primo impatto organizzativo dentro la Corte delle Stelle, una struttura bella ma sempre in permanente stato di degrado e utilizzato spesso da alcuni cefaludesi come orinatoio a cielo aperto. La società organizzatrice ogni anno deve eseguire i lavori ripristino dei luoghi, ma anche di provvedere alla necessaria opera di disinfestazione degli spazi che utilizziamo come laboratori per la produzione dei gelati.Quest' anno stiamo provvedendo a rinfrescare le pareti e dare una coloritura più riconducibile ai colori originali, il rosa Zamparini non esiste e nemmeno il rosa di sherbeth, osservatori attenti sanno che non è nostra intenzione mutare alcunchè della bellezza di Cefalù, non ne abbiamo voglia e nemmeno la cultura. Cefalù è patrimonio universale che desideriamo rispettare in tutte le sue forme artistiche e culturali. Come ogni anno lasceremo la Corte delle Stelle bella nel suo splendore e anche le altre location necessarie per la realizzazione dell' evento. Inviterei l'accorto fotografo a realizzare un servizio di come saranno lasciati gli spazi utilizzati per Sherbeth e come li ritroveremo il prossimo anno. Sherbeth è una semplice manifestazione di degustazione di gelati artigianali che negli anni ha assunto sempre più un rilievo internazionale e oggi possiamo dire che è una delle più importante del mondo. Tuttò ciò è stato possibile grazie alla collaborazione dell' intera cittadinanza che ci ha accolto con simpatia e amicizia, spero che tale sodalizio rimanga e diventi più saldo, con l' augurio che una semplice degustazione di buon gelato renda il palato di tutti più dolce e saporoso.
Grazie, Antonio Alamia

ritratto di Pino Lo Presti

Oggi, nel tardo pomeriggio

ho parlato con un signore, evidentemente parte attiva, dello Sherbeth.
L'ho invitato a rileggere con serenità ed attenzione ogni mia parola scritta.
Ho detto e ripetuto che il "nemico" non è lo Sherbeth che si accolla ogni anno di ripulire e "rinfrescare" la Corte delle Stelle ma chi è assente nel far rispettare dei criteri a chi pur è mosso da encomiabili intenzioni.
Se anche lei lo farà, gliene sarà grato.

Per un attino alla fine della discussione mi è sembrato di sentirgli dire qualcosa del tipo che sarebbe stato proprio lo Sherbeth (considerata qual'era la vera questione) che avrebbe riportato la Corte delle Stelle ai suoi colori originari. Pensateci, sarebbe una bellissima cosa che tornerebbe a vostro onore, un bel dono per quel "matrimonio" con la città di cui si parlò alla Villa, proprio con lei, l'anno scorso con CRM radio (Vedi: 23 settembre 2010 - “De Sherbeth” http://www.laltracefalu.it/node/2558)

Visto che c'è guardi pure:

18 settembre - “Sherbeth - 2010” (2° giorno) (http://www.laltracefalu.it/node/2481)

17 settembre - “Sherbeth - 2010” (1° giorno) (http://www.laltracefalu.it/node/2476)

p.s.- per quanto riguarda il suo invito a guardare quello che si lascia dopo, la pregherei di considerare che è desiderio di molti che vi riportiate indietro queste ex fioriere del 2008 (vedi: "Le fioriere dello Sherberth Festival: una vicenda cominciata nel 2008", del 20 maggio 2011 - http://www.laltracefalu.it/node/4622)

ritratto di Saro Di Paola

OPERA MERITORIA

Se lo Sherbeth
"riportasse la Corte delle stelle ai suoi colori"
sarebbe OPERA MERITORIA.

Servirebbe a consolidare quel "matrimonio" CEFALU'- SHERBETH sul quale entrambi i "coniugi" hanno puntato e puntano.

ritratto di Gianfranco D Anna

Spett.le Sig. Alamia

Premesso che ritengo lo Sherberth una piacevole manifestaziane che, con il livello internazionale raggiunto, contribuisce a dare lustro alla città di Cefalù

premesso che trovo ammirevole la volontà sua e di chi, nelle sue buone intenzioni, sta contribuendo a ridare decoro ed igiene ad una spazio, ad un'opera verso cui l'amministrazione ha mostrato molto poca attenzione

la mia indignazione è stata rivolta proprio verso quegli amministratori che avrebbero dovuto farle notare che il colore originario era il "rosso miceneo" e non certo quel rosa che qualcuno ha utilizzato in passato e che Lei sta nuovamente impiegando (basta guardare le foto di Giovanni Ghiaramonte che sono state pubblicate nel post iniziale per rendersene conto).

PS La invito anch'io ad adoperarsi per far rimuovere le fioriere posizionate in occasione dell'edizione del 2008. Grazie

ritratto di Salvatore Culotta

Ho apprezzato la

Ho apprezzato la disponibilità del Sig.r Alamia ad ascoltare le voci,non istituzionali, di una parte dei cefaludesi e ad intervenire in una discussione civilmente costruttiva quale la presente. Purtroppo ci si trova a ragionare sempre a posteriori;quando, come si dice, la frittata è fatta.

ritratto di Staff

Ci scrive Ivana Elmo (Architetto, PhD)

Ritenendo compatibile la pubblicazione di questo post con l'anonimato (in attesa della registrazione dell'utente), integralmente lo riportiamo.

"... quello spazio rinascimentale che oggi si muove nel colore sbagliato."

«Della mia Corte delle Stelle hanno parlato altri, e non c'è bisogno di aggiungere nulla», così il Prof. Panzarella qualche post fa.

Ebbene, avverto la necessità di “contraddire” la volontà dell’autore dell’opera, nella misura in cui egli intenda liquidare un ragionamento intorno alla Corte delle Stelle che piuttosto potrebbe rivelarsi estremamente utile alla sensibilizzazione di quanti – amministratori, imprenditori, semplici cittadini, giovani, studenti, ecc. – per forza di cose non siano titolati a comprenderne il valore culturale.
Se non ora quando?
Se non attraverso questo intelligente strumento informatico, come?
Pertanto, mi permetto di sottolineare che l’opera Corte delle Stelle, oltre a essere stata scelta con altre 64 per rappresentare, nel 2002, a Tokyo, l'architettura italiana del Novecento, nella mostra "Dal Futurismo al futuro possibile", è stata pubblicata in:

Casabella, n. 515; 1985; AU, n. 34, 1989; Lotus international, n. 62, 1989; F. Nuvolari (a cura di), Piazze d'Italia. Nuove Architetture, Electa, Milano 1992; L. Scacchetti (a cura di), Architetti Italiani, Idea Books, Milano, 1992; Parametro, n. 196, 1993; Area, n. 13, 1993; P. Favole, Piazze nell’architettura contemporanea, Federico Motta Editore, Milano 1995; A. Franchini, Nuova Architettura Italiana, Ala - Laboratori Internazionali d'Architettura, Milano 1996; Le Architetture dello spazio pubblico, Triennale di Milano, Electa, Milano 1997; F. PURINI, L. SACCHI (a cura di), Dal Futurismo al futuro possibile. Nell’architettura italiana contemporanea, Skira, Ginevra-Milano 2002; M. Giovanna Leonardi, L’architettura del paesaggio in Sicilia. Piazze, parchi e giardini contemporanei, Flaccovio Editore, Palermo 2006, pp. 123-125; M. Oddo, Architettura contemporanea in Sicilia, Corrao Editore, Trapani 2007, p.315; Marcello Panzarella, Il cantiere archeologico dentro il cantiere architettonico, in T. CULOTTA, Progetto di architettura e archeologia, Palermo 2009.

Inoltre, l’opera è stata citata in:
A. Belluzzi, C. Conforti, Architettura Italiana 1944-1994, Laterza, Ro¬ma-Bari 1994 pp. 234 e 237; F. Dal Co (a cura di), Storia dell'architettura italiana. vol. VIII, Il Secondo Novecento, Electa, Milano 1997, nel saggio di C. Conforti "Roma, Napoli, la Sicilia", pp. 234 e 237; C. Conforti, Conoscere l'architettura - 2, Clua, 1994, p. 79; V. Fontana, Profilo di architettura italiana del Novecento, Marsilio, Venezia 1999, p. 300.

Infine, è stata diffusamente trattata in P. Scaglione, Oltre i Maestri. Diario di una generazione 1985/1996, Ed'A, s.l. 1996, p. 31-32, di cui riporto solo alcuni significativi passaggi:

«Un intreccio di percorsi, una fuga di ambienti fusi tra vecchio e nuovo, una scalinata che si avvolge sul vuoto centrale si ferma a mezza altezza e lascia guardare il mare, arriva in quota, gira intorno alla stella centrale, e con un ponte conduce allo slargo-piazza elevata che arriva fin sotto le pareti scoscese della grande rocca della città. Rosso miceneo sono i grandi pilastri del piano terra, antri misteriosi sono la sequenza degli spazi, spirale quasi senza fine la scala, facciata tra terra e mare la bianca parete che separa le piazze ai due livelli. La corte delle stelle è un racconto secondo la migliore tradizione narrativa siciliana, forte e sensuale, intenso e ossessivo, drammatico e ironico, angosciante e liberatorio, intimista e carnale, con un ritmo che incalza chi lo “legge” ed è costretto a farlo d’un fiato».
Ivana Elmo (Architetto, PhD)

ritratto di Saro Di Paola

GRAZIE ARCHITETTO

Per fortuna della Corte delle Stelle " hanno parlato altri !"
Noi vorremmo trasformarla in carcere......per evitare che continui ad essere un cesso.

GRAZIE ARCHITETTO!

ritratto di Saro Di Paola

GRAZIE SINDACO, GRAZIE SHERBETH

Il rosso miceneo è RISULTATO PERFETTO :
"La Corte delle stelle" è tornata a
SPLENDERE NEI COLORI DELLA SUA ARCHITETTURA!

GRAZIE SINDACO, GRAZIE SHERBETH

ritratto di Rosario Fertitta

...visto che l'informazione,

...visto che l'informazione, i blog, i confronti...quando utilizzati per crescere e non per alimentare le solite polemiche servono davvero ???
E' questo il miglior esempio di collaborazione con la città...

ritratto di Saro Di Paola

L'UOMO PER LA PAROLA e IL BUE PER LE CORNA

"Ho chiesto al Sindaco di fermare lo scempio e di far riportare i colori della Corte delle Stelle a quelli originali. Mi ha assicurato che provvederà. Lo spero vivamente."

Così è scritto in un commento del prof. Arch. Marcello Panzarella.
Come dire :
L'UOMO PER LA PAROLA e IL BUE PER LE CORNA