Cefalù - La “posta” in gioco (1° parte).

ritratto di Pino Lo Presti

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Si sconsiglia sinceramente la lettura a chi ha premura o cerca notizie, al max., di 10/20 righe.

Sul Concetto di Crescita.
Sul concetto di “crescita”, troppa confusione deriva dalla non chiara focalizzazione dei due concetti principali che lo compongono: “sviluppo” e “progresso”, in fondo simili tra loro.
Ci possono venire in aiuto i due concetti di “quantità” e “qualità”, al primo dei quali possiamo associare quello di “sviluppo”, mentre, al secondo, quello di “progresso”. “Sviluppo” e “Progresso” possono non andare insieme proprio come “quantità” e “qualità” spesso non vanno assieme.
Una “crescita”, sana, necessita di un armonico rapporto tra spazio e tempo, tra quantità e qualità, tra sviluppo delle “possibilità” e progresso della “qualità” del criterio guida, cioè del criterio di “vita”!
Penso si possa essere tutti d’accordo nel ritenere che non vi è “vera crescita” quando non vi sia un sano criterio di vita che usi delle possibilità della vita.
Irrigidirsi su dati criteri di vita non cogliendo le opportunità che la stessa offre è certamente negativo, come lo è lo sbilanciarsi verso ogni opportunità contingente smarrendo ogni criterio o baricentro e quindi ogni prospettiva di lungo respiro.
Se siamo d’accordo su questo possiamo proseguire nella discussione.

La domanda, a questo punto, è: “quando i nostri politici si sperticano in dichiarazioni di amore per la nostra città, e perciò di votarsi al suo Bene”, cosa intendono, a cosa si riferiscono; nella loro idea di “crescita”, quanto è mortificato il “progresso” o quanto lo “sviluppo”?
Il centro-destra viene genericamente accusato (dal centro-sinistra) di propendere per lo “sviluppo economico” a danno del “progresso” sociale; in quest’area infatti si tenderebbe a pensare che basti che circolino più soldi perchè la qualità della vita automaticamente aumenti. Nell’altra, di centro-sinistra, si propenderebbe per il “progresso sociale”, talvolta però sottovalutando le dinamiche dello sviluppo economico.
Da ciò forse l’aura di “moralità” di cui questa si ammanta e quella di “libertà” di cui si ammanta l’altra.

Vi è Crescita senza Identità?
Poniamo il caso di Cefalù: un organismo sociale collassato, privato delle sue energie migliori (emigrate), confuso da una potente immigrazione dal circondario, in crisi di identità profonda. Ne deriva una indefinitezza del baricentro, cioè del “criterio-guida”, con la conseguente degenerazione dei gangli decisionali politico-amministrativi ed economici, sbilanciati da eccessive sollecitazioni nella prevalente direzione della “quantità”, cioè dello “sviluppo”.
Il “Meglio”, il “Bene”, oggi - d’altra parte - è più facile identificarli nel “fare girare una maggiore quantità di soldi”. Ma a questa corsa non sembra corrispondere un principio ordinatore che amministri questi flussi economici in funzione di un progresso sociale, cioè della qualità della vita sociale e non solo di quella consumistica/individuale (di cui sarebbe poi da verificare il numero e le categorie dei beneficiari).

Quando l’identità è smarrita viene a mancare la discriminazione e ne beneficia ciò che più immediatamente colpisce i sensi, cioè la quantità. Così i cefaludesi si compiacciono che migliaia di ville di forestieri offendano il proprio D.N.A naturale, si compiacciono che decine di migliaia di non sempre educati visitatori interferiscano con i loro spazi quotidiani di relazione, si compiacciono in generale di essere - attraverso la loro città - oggetto della “libido” altrui. Così sono tutti eccitati dalla quantità di soldi che viene loro offerta per la propria “casa”, e dalla quantità di capitali-”sperma” che alle soglie delle sue mura pressano per esservi riversate.
Quando l’identità è in stato confusionale, è facile preda delle dipendenze; il vuoto dell’Essere richiama il processo compensatorio del narcisismo, predisponendo ad una sempre maggiore dipendenza da chi si premuri a dire - opportunamente compiacendo - chi si è! Se si hanno intorno dei personaggi sufficientemente furbi, può accadere - basta che dicano “quanto sei bello” -, che si lasci loro fare, quello che credono, di sè e dei propri beni, convinti che lo stiano facendo per “amore”.

Un quadro (verosimile) dell’andamento in corso.
Io non so parlare delle strategie degli uomini: equilibri, schieramenti, accordi, tradimenti,etc., cioè delle cronache “politiche”, non perchè non le reputi importanti; mi piacerebbe soprattutto provare a capire cosa c’è dietro a tanto darsi da fare: quale la posta in gioco, in termini di futuro, per la qualità della crescita complessiva della mia comunità! Dove stiamo andando? Dove, in tale stato di semi-incoscienza, ci vorrebbero portare?

Il Sipario aperto dal Sindaco su un possibile scenario, a medio termine, per Cefalù mi ha raggelato!
Riporto le sue parole, pronunciate nel corso dell’incontro con la Informazione locale, organizzato da Crm, al Villa-bar, domenica 27 dicembre:
“Sono convinto che il Centro storico di Cefalù diventerà tutto un albergo, dove non ci saranno più residenti ... questi B&B creano una certa economia nella nostra città. I Proprietari oggi come oggi non affittano più le loro case a famiglie ma le affittano per 4/5 mesi, l’anno, ai turisti e questo ha un certo ritorno economico. Questa è un’evoluzione che noi subiremo. Penso, da un certo punto di vista, che non è tanto positivo perché viene meno l’identità della nostra città, ma dal punto di vista economico può essere un fatto positivo, e anche di occupazione della nostra città”.

Salvo la verifica, “de visu”, del “Progetto-Patanella”: di fare di tutti i beni storici, monumentali, naturalistici, (vedi: Rocca), etc... - ossia di tutti i beni a “valenza” turistica - un “pacchetto unico” da offrire in gestione all’ ATC (Associazione Temporanea di Scopo) che si aggiudicasse l’appalto, in cambio di una percentuale tipo quella dei “parcheggi”, mi sembra, come Principio, una idea semplicemente “Suicida” per “La Città”, intesa come luogo di una comunità di soggetti senzienti!

Un P.R.G. sul quale, a soccorso dell’impronta datagli dalla passata Amministrazione, interviene una disposizione regionale che esenta dal V.A.S., ed il Vice-sindaco della stessa passata Amministrazione (d’un sol colpo uscito dalle trincee della Opposizione), si rischia lo “scippo” - di una importante chiave per il loro futuro -, dalle mani dei cefalutani. Circolando peraltro, portata dal vento, la voce di consistenti acquisti “lungimiranti”, di terreni agricoli e casolari, nella zona ad est del nostro territorio, rimasta (perchè non ha vista sul paese), se non proprio “vergine”, almeno la più “verde”, sin’ora.

La "espropriazione" della Rete Idrica, del Servizio Rifiuti - qualcuno propone persino quella della riscossione dei Tributi (rimasti)-, è segno di una avanzato attacco alla autonomia gestionale dei servizi “propri” della Città; una autonomia, già fiaccata ai fianchi delle sue finanze, viene fisicamente ulteriormente indebolita con la dismissione della “Res” pubblica, accompagnata da una diffusa disposizione di tanti cittadini a vendere, il Proprio, al migliore offerente.

Un Porto che ha già visto qualche tensione tra interessi cefaludesi e altri che hanno amici alla Regione.

Un Teatro che in nome della “Cultura” e della “eccellenza”, che richiamerà “turismo di eccellenza”; sarà utile soltanto a far godere, della spesa pubblica per la” Cultura”, alcuni alberghi a cinque stelle e i gangli decisionali degli apparati burocratici regionali e provinciali, oltrechè ad assicurare un discreto lavoro all’industria regionale della cultura, o un salotto di rappresentanza a club esclusivi: un vero “bocconcino”, una vera “bomboniera”!

Luoghi anche minimi, (Posta, Corte delle Stelle, etc...) preposti alla socializzazione, abbandonati al degrado e poi passati, sotto la voce “recupero e valorizzazione”, alla gestione, o in proprietà, a privati (Salvatori).
Lo stesso “suolo”, sia in spiaggia che nelle strade (parcheggi), o nelle campagne, è sempre meno pubblico, e non si capisce bene per quale “ritorno” ai cefaludesi.

Un potabilizzatore carissimo, che solo esenta i cefaludesi dal “viacal”, inutile, nel contesto della Rete, ai cittadini, sia economicamente che per il fine della “bevibilità”, macina energia e soldi nell’interesse di chi?

Un sistema organizzativo pubblico che fa pagare milioni di danni, da sentenza, a cittadini incolpevoli e non è capace di var valere le proprie ragioni contrattuali - a favore degli stessi - quando potrebbe (vedi rete-volante Enel); che non è capace di riscuotere i tributi dei “grossi” (che - come ha dichiarato il Sindaco - se pagassero il minimo incontestato dovuto , non avremmo bisogno di venderci i “beni” di famiglia), permeabile alle presenze forti e autorevoli e poco attento ai diritti dei cittadini. Ma quali sono questi diritti?
Ho sentito, qualche hanno fa che al capitolo “Difensore Civico”, erano stati assegnati zero euro! Non so se sia vero; da molto tempo non l’ho sentito neanche nominare!

Una cultura turistico-alberghiera incapace di comprendere che il modo di agire di quella Edilizia, compromettendo irreversibilmente il “capitale” naturalistico-ambientale-paesaggistico, ne compromette la crescita futura in termini di “qualità”, ma anche di quantità (è chiaro che chi ha la “Villa” non va in albergo).
Il responsabile della Confindustria alberghi, nel comprensorio di Cefalù-Madonie, che dichiara (Crm 10 gennaio): “mi dispiace per quelli che vogliono un turismo d’èlite, perché, ormai, non siamo noi a determinare il turismo ”d’èlite”, ma, abbiamo il mondo globale, quindi sono tutti i turismi che determinano questo Turismo che abbiamo noi” (cioè la “politica turistica la fanno i tour operator”), rende più angosciosa la sensazione forte ormai di un “futuro che sfugge di mano”!

Un universo di professionisti: architetti, ingegneri, geometri, geologi, etc, muto, per evitare di perdere il prossimo incarico.

Una mentalità ambientalista locale - eccessivamente - a mio avviso - pragmatica e perciò, alla fine, compiacente con i grossi interessi economici, che vede - così io penso - nell’ “ambientalismo” solo l’opportunità di un nuovo mestiere o di fare carriera all’interno della organizzazione-madre.

Un mondo associativo “culturale”, in generale, in cui vari gruppi, sotto varie sigle, vivono come sette che si riuniscono, di tanto in tanto, in catacombe - dall’affitto sempre troppo alto -, quasi mai incontrandosi tra loro (gruppi), spesso sfruttati come tappa buchi, ciascuno, o quasi, con un qualche “Protettore” (magari alla Provincia) che "almeno" gli fa avere, di tanto in tanto “qualche cosa”, assolutamente incapaci di coordinarsi tra loro dando esempio civico di socialità e cittadinanza attiva!

A fronte di un tessuto democratico “orizzontale” inesistente, centri decisionali, fortemente “verticalizzati”, sfuggenti (inesistenza dei partiti), nella assoluta inconsapevolezza dei cittadini, in summit ristretti, in luoghi molto privati in Cefalù o in altre località, decidono del futuro di questa Città, fortemente pressando nell’ombra sul corretto funzionamento degli uffici di una pubblica Amministrazione, in buona parte “permeabile”.

Il tutto con la “neutralità” di quei “giornali” telematici locali che di quei Poteri Forti ambiscono a mettersi al servizio.

Una città in cui si avverte da troppo tempo la mancanza della Voce, forte, chiara e puntuale, della Guida della Chiesa, e la mancanza di una attenzione efficace della Magistratura, al di là degli sforzi del - comunque “giovane”, nel senso soprattutto di “recente” - Commissario Borsellino.

ritratto di Vito Patanella

DALLA PROTESTA ALLA PROPOSTA

Fin qui la protesta, spero che la seconda parte porti alla proposta.
Altrimenti abbiamo discusso dell'incomensurabile Nulla.

ritratto di Angelo Sciortino

Non protesta, ma disamina.

Finché non prenderemo coscienza della ragioni vere della nostra crisi, qualunque proposta sarà un "incommensurabile nulla".