Due domande a Pino Lo Presti
21 Agosto 2011, 07:20 - Mario Macaluso [suoi interventi e commenti]
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Caro Pino visto che ti va di fare polemica consentimi per una volta che sia io a farti un paio di domande:
1. Ho chiesto un account su l'altra cefalù per partecipare ai tuoi dibattiti direttamente ed in tempo reale. Non so se anche per gli altri iscritti è la stessa cosa ma stamattina prima di vedere pubblicato il mio post sono trascorse diverse ore. Mi chiedo e ti chiedo: è stile dell'altra cefalù autorizzare anche i post di chi è registrato?
2. Sul tuo sito pur vedendo che fa imnformazione a tutti gli effetti non leggo di alcuna autorizzazione del Tribunale di Termini Imerese così come si legge, invece, per cefalunews, madonielive e la Voce. Potresti spiegarmi come mai il tuo sito pur facendo informazione non ha un direttore responsabile iscritto all'albo dei giornalisti?
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Tu, forse, hai "visto": questa voglia di "polemica"; io nò!
Registrarsi è richiesto non per acquisire diritti diversi o in più rispetto a quello - da noi riconosciuto a tutti - di parlare, ma per assolvere ad un dovere nei confronti del lettore: quello della assunzione delle proprie responsabilità in quanto “produttore - nei più vari modi del parlare/comunciare - di informazione” (come può essere anche un semplice commento).
Il compito dello Staff (ma basta vedere in “Regole” in alto a sinistra) è solo quello (verificata la identità degli ospiti) di controllare che si mantenga “un atteggiamento civile nell'esposizione e nel confronto delle idee” e, per quanto è nelle nostre capacità, “il rispetto di quanto previsto dalle vigenti norme di legge”.
Dunque, tranne che per i “collaboratori” (autori abituali di riprovata serietà), tutti gli altri interventi devono prima essere visionati da un membro dello staff. Questo implica che vi può essere una dilazione anche di ore tra l’invio e la pubblicazione, perchè noi dello staff non ci possiamo permettere di stare sempre dietro al computer.
Non porrei quindi “una questione di stile” ma più esattamente di condotta di servizio responsabile nei confronti del lettore (ma, se ti piace, vada per lo “stile”)!
Per quanto riguarda la tua seconda domanda, confesso che un pò mi sconcerta.
Non pensavo che per comunicare con altri individui dicendo magari, anzichè fesserie, cose un minimo serie che potessero essere utili anche come informazione, fornendo - quando possibile - anche adeguata documentazione, ci volesse l’autorizzazione di qualcuno.
Certo se chi sta comunicando si erge su un podio che attesti (da parte delle Istituzioni) una qualche certificazione di quanto da lì viene pronunciato, o quanto meno che si tratta di persona di cui le istituzioni hanno verificato certi requisiti, certo allora ci vuole una autorizzazione a salire su quel podio che chiameremo “Giornale” (testata registrata).
Ma laltracefalu è un blog, una stanza di una abitazione privata nella quale chi si trova a passare da quelle parti può decidere o meno di entrare a sentire di cosa si parla (ed eventualmente ad intervenire, dopo essersi presentato): a suo rischio e pericolo; non c’è nessuno (delle Istituzioni) che gli sta garantendo chi e cosa vi troverà, tantomeno c’è qualcuno che lì si spaccia per giornalista!
Se un giorno io volessi fondare un “Giornale” sò che dovrei chiedere un permesso, fare un corso, e superare degli esami, etc ...
Ma quale è lo scopo della tua domanda:
a) - vuoi aiutarmi facendomi sapere qualcosa che non sò perchè io possa meglio continuare a parlare?
b) - mi vuoi dire che non ho i “titoli” e quindi il diritto di parlare?
(adesso vado a dormire perchè sono stato tutta la notte sveglio; sai mi capita di andare in giro a fare foto, poi di tornare a casa per "aggiustarle" e magari scrivere qualcosa, per laltracefalu. Mi scuserai se riaprirò il sito per le novità nel pomeriggio)
Cari Pino e Mario
"pigghiamuni un cafè" come dicono a Palermo per smorzare i toni sopra la righe di una contesa.
Cefalunews e L'altracefalù ma ci aggiungo anche La Voceweb e Madonielive, sono tutte valide realtà informative della nostra comunità, ognuna con il suo stile e le sue specificità.
Esse vanno tutte parimenti salvaguardate ed apprezzate per il lavoro svolto, perchè è solo attraverso il pluralismo dell'informazione che si contribuisce alla maggior conoscenza di fatti e opinioni e si arricchisce il lettore, aiutandolo nella formazione di un proprio ed autonomo convincimento.
Non focalizziamo l'attenzione su diritti d'autore o registrazioni di testate ma pensiamo a svolgere il compito che gli utenti si aspettano, ovvero quello di ricevere tanta informazione, precisa e puntuale da cui far nascere dibattiti nella piazza telematica, nuova AGORA' del XXI secolo.
Dottor Macaluso, non entro
Dottor Macaluso, non entro nel merito perché le ha già risposto il diretto interessato.
Voglio solo aggiungere questo: lei parla di autorizzazione e albo dei giornalisti, una norma che risale ai tempi del fascismo e non esiste in nessun paese al mondo civile.
L'informazione LIBERA è appunto libera, libera da ordini, caste e burocrazie varie.
L'albo dei giornalisti fu fatto nel 1925 da Mussolini, allo scopo di poter meglio controllare la stampa.
Ha ragione a dire che serve un'autorizzazione e l'iscrizione all'albo per fare il giornalista.
Quello che le chiedo è: lei si trova d'accordo con le leggi e le regole vigenti in questo ambito?
Gentili saluti
Caro Pino in nove anni che
Caro Pino in nove anni che dirigo una testata on line mi pare di avere dimostrato di avere avuto sempre “un atteggiamento civile nell'esposizione e nel confronto delle idee". Per questo desidererei, se fosse possibile, esporre le mie idee su l'altracefalù in tempo reale. Se per avere questa possibilità occorre essere un vostro collaboratore da questo momento, SENZA CHE NESSUNO SI SCANDALIZZI, consideratemi tale.
Per rispondere al signor
Per rispondere al signor Davola dico che libertà, secondo me, è responsabilità. Personalmente ritengo che una informazione senza regole è una giungla. Mi chiedi se sono d'accordo con le leggi vigenti in questo ambito e ti rispondo di no. Nonostante non sia d'accordo sono tenuto a rispettare questa legge. Ti chiedo allora io: quali responsabilità di fronte all'opinione pubblica deve assumere chi intende fare informazione?
Lei dice che un'informazione
Lei dice che un'informazione senza regole è una giungla.
Io sono del parere che non sia così, in quanto tra i due opposti: informazione controllata con regole e informazione incontrollata preferisco la seconda.
Le spiego il perché.
In una informazione controllata e con regole stabilite, alcune delle quali potrebbero anche essere sensate e giuste, c'è sempre il rischio che si crei una casta ed un monopolio, con la deriva che passa solo l'informazione che i politici o il potere vuole(ed è, a mio parere, quello che accade nella maggior parte dei tg e dei giornali).
In effetti i risultati sono che una informazione controllata e con regole diventa una informazione falsificata e volta a far mantenere il potere alle gerarchie politiche.
Come sostiene un importante linguista americano, considerato da molti come uno dei più grandi intellettuali viventi, Noam Chomsky, i mass media creano una informazione totalmente fuorviante e falsificata, influenzando l'opinione pubblica su determinati temi in determinati periodi, e di fatto, facendo passare solo le informazioni che si vuole far passare ed, insistendo su certi temi in determinati momenti(Chomsky su questo fa una vera e propria analisi scientifica, soprattutto in 2 opere che le cito "Manufacturing consent: the political economy of the mass media" e "Understanding power: the indispensable Chomsky" e che la invito a leggere) crea la così chiamata "fabbrica del consenso", un vero e proprio strumento di propaganda.
L'informazione controllata non è solo l'informazione con regole, ma è anche, nella sua deriva praticamente inevitabile, informazione distorta e falsa.
D'altro canto, senza regole l'informazione potrebbe diventare una giungla.
Questo è il pensiero che più si intuisce nella formulazione di questa ipotesi, ed è quello su cui mi sono interrogato.
Credo comunque che senza interventi di censura e regole, l'informazione per quanto varia ed a tratti fuorviante(lo vediamo in Internet) abbia la capacità e la funzione di autoregolarsi tramite feedback.
La pluralità di informazione crea, a mio parere, invece che una giungla, un pensiero più completo e più articolato nella trattazione dei temi.
Sarà lo stesso pubblico che attraverso commenti, sperimentazioni e conferme, definirà quell'informazione come giusta o errata.
In fin dei conti, Internet che rappresenta questo modello, dove i diritti d'autore sono praticamente assenti e dove su ogni argomento trattato si trovano centinaia di informazioni e opinioni diverse, ha fatto in modo che tutti noi possiamo accedere in maniera più completa, più critica e più accurata all'informazione rispetto a non molti anni fa.
In fin dei conti, le bufale e le informazioni false ci sono, ma vengono prontamente smentite con prove e testimonianze dalla collettività, uno strumento che non esiste nei mass media.
Questo è il motivo per cui, ritornando alla formulazione dei mia tesi-ipotesi sull'auto-regolamentazione dell'informazione, credo che, per quanto non perfetta ed esente da problemi, sia da preferire in maniera forte e netta rispetto al tipo di informazione che abbiamo oggi.
Per rispondere alla domanda, chi fa informazione, e lo dovrebbe poter fare chiunque, si assume la responsabilità di quello che dice secondo le leggi esistenti che riguardano la diffamazione e i reati ad essa correlati.
Io anche se non sono iscritto all'albo dei giornalisti e voglio far informazione, devo essere libero di farlo nelle mie modalità e riportando le informazioni che preferisco, anche se false(che poi la verità non è mai una sola), sarà poi la collettività che "etichetterà" la mia informazione come affidabile, non avendo i vincoli e la burocrazia esistente.
Non saranno altri che decideranno quello che si può riportare nei giornali e nelle televisioni.
Poi in Italia, per vari motivi e leggi, quella dei giornali e delle televisioni soprattutto è una informazione di regime, non tollerata in nessun altro paese occidentale.
ADESSO SO CHI SEI !
Caro Stephen,
ti ho incontrato al mare.
Ti ho visto scherzare con i tuoi coetanei.
Pesce fuor d'acqua, ho, anche, scherzato con voi.
Non ti conoscevo.
Non sapevo chi fossi.
Ti ho conosciuto su "L'Altra Cefalù".
ADESSO SO CHI SEI!
COMPLIMENTI STEPHEN!
Grazie mille per il commento
Grazie mille per il commento di gran lunga esagerato, a presto!
Caro Stefan,tra i sinonimi
Caro Stefan,
tra i sinonimi di regolare c’è controllare. Se esistesse solo questo sinonimo ti darei subito ragione sul fatto che le regole nell’informazione portano al suo controllo. Tra i sinonimi di regolare, però, ci sono anche termini quali bilanciare, equilibrare, ascoltare, custodire, vigilare, inventare.
Vedo che sei affascinato dalla teoria di Chomsky sui mass media. Personalmente non mi convince perchè i mass media non sono sempre delle imprese, così come Chomsky e il suo amico Herman vorrebbero farci credere, e soprattutto le notizie non sono un prodotto da vendere agli inserzionisti pubblicitari come loro sostengono.
Personalmente mi convincono di più le teorie che leggono i media quali strumenti e le notizie come letture dei fatti. In questo contesto, un po’ come avviene con tutti gli strumenti che l’uomo ha a disposizione, possono utilizzarsi correttamente oppure no. Come facciamo a dire quando un uso è corretto e quando no? Lasciamo il giudizio al singolo? Sarebbe l’anarchia! La cosa non mi piace perché sai bene come proprio dall’anarchia nascono, molte volte, i totalitarismi. E allora dobbiamo accettare l’idea di darci delle regole per la nostra convivenza democratica. Non è certamente facile ma le regole ci vogliono.
Facciamo un esempio per la nostra città. Ci sono diversi organi di informazione: cartacei, radiofonici, telematici. Ognuno va avanti come crede. Ognuno dice quello che vuole. Ognuno legge i fatti come ritiene più opportuno. Tutto questo serve davvero alla nostra città per farla crescere? Io penso di no. Tutto questo, infatti, la sta facendo cadere, a mio avviso, in un baratro sempre più profondo. E sai perché? Perché quanti facciamo informazione non rispettiamo alcune regole fondamentali del fare informazione.
Dobbiamo continuare in questo modo? Bada non sto dicendo quanti fanno informazione, ma quanti facciamo informazione. Vogliamo vedere insieme quali possono essere le regole più elementari alle quali attenerci per il bene della nostra città? Vogliamo trovare insieme quelle pochissime regole che fanno guardare a ciò che uniscono i media cefaludesi? Io sono pronto.
Sarò critico di natura,
Sarò critico di natura, però i termini bilanciare,equilibrare,custodire,vigilare mi fanno pensare tutti al controllo.
I mass media SONO delle imprese, anche per il semplice fatto che RAI,Mediaset e le televisioni degli altri paesi sono delle S.P.A. cioè delle società per azioni.
E' quindi vero ed osservabile che come i programmi televisivi sono fatti in funzione economica, lo sono anche i servizi informativi(tg).
E' facile intuire come i telegiornali non si occupano di conoscenza, e quindi di informazione in senso profondo, ma operano mistificando le notizie e riportandole con angolature omogenee.
Non si tratta, come dice lei, di lasciare il giudizio al singolo, si tratta di andare oltre il giudizio del singolo o il giudizio dei dirigenti del settore nel riportare le notizie, ma di lasciare il giudizio libero della collettività.
Nella situazione di adesso, i mass media rilasciano delle informazioni senza possibilità di smentita o intervento da parte della comunità, ma è solo attraverso un'informazione libera e senza regole che si può arrivare ad un sistema di auto-regolamentazione dell'informazione basato sui feedback.
E' un pò il sistema "open-source" dell'informazione che opera wikipedia(e tanti altri siti).
Wikipedia è la PROVA che senza regole si ottiene da sola e di per sé una regolamentazione delle notizie.
Tutte le voci di questa enciclopedia online e non solo, sono scritte dalle stesse persone.
Ognuno ha la possibilità di scrivere, su ogni argomento, quello che gli pare.
E' poi la collettività che valuta le argomentazioni del singolo espresso, e le corregge o le approva.
In questo senso, wikipedia è un sistema senza regolamentazioni, basata sugli interventi del singolo che automaticamente vengono accettati e valutati dalla comunità.
Se io al tg riporto delle notizie sull'energia, per fare un esempio, e riporto dati non corretti, non ci sarà nessuno a correggerli(e quanti sono i dati falsi o mistificati riportati dalle televisioni o dai giornali?).
Se io decido, non capendo niente di energia, di scrivere sull'energia solare su wikipedia, arriverà la smentita di centinaia di esperti e la mia informazione falsa sarà regolata dalla stessa collettività.
Di conseguenza ritengo che ci sia la possibilità, e ci sono anche le prove tangibili che il sistema che auspico non porta all'anarchia o al caos, bensì porta piuttosto ad un'informazione, paradossalmente, più precisa, che è proprio quello che si vuole ottenere mettendo delle regole.
A mio avviso, sostenendo che la pluralità di informazione, e, più in particolare, come intendeva, la pluralità di SISTEMI di informazione, porta nel baratro più profondo la nostra città, lei sostiene qualcosa di molto grave.
Ho ben inteso che lei si trova ben d'accordo con la pluralità di informazioni e che quello che critica è appunto la pluralità di visione di informazioni.
Credo che il fatto che l'altracefalu faccia pluralità d'informazione in entrambi i sensi, così come altri giornali telematici, sia un bene per la collettività e per il punto di vista critico e completo delle vicende.
Credo che, in un sito come questo, la possibilità di commentare le informazioni e le notizie riportate nella maniera che si preferisce da chiunque, sia già di per sé rappresentativo di un senso profondo di informazione.
Ho maturato il mio spirito critico, alto o basso che sia, non attraverso i mass media, ma attraverso il dialogo virtuale(e non), e senza regole, nei forum dove confrontandomi con notizie che vengono riportate in decine di maniere diverse(la realtà non è così oggettiva come può sembrare) ho potuto osservare più profondamente le questioni da molte angolature diverse(ed è quello che i mass media e le regole sull'informazione non permettono di fare).
Giudico grave quello che sostiene per il fatto che a lei non va a genio, cito "Ognuno va avanti come crede. Ognuno dice quello che vuole. Ognuno legge i fatti come ritiene più opportuno".
Ebbene, ritengo che questo sia un bene per la crescita dell'individuo e per la sua maturazione.
Credo oltretutto che sostenere che se ognuno dice quello che vuole e va avanti come crede porti la città in un baratro, sia un'ideale monopolistico e a senso unico dell'informazione, che per sua natura è varia.
Non esiste un sistema informativo completo all'interno di regole, i fatti dimostrano che non è così.
Diamo per scontato tante cose perché i mass media hanno voluto che noi le dessimo per scontate.
Non ci interroghiamo su questioni profonde come il sistema bancario internazionale perché i mass media hanno scelto di non parlarne, per fare un esempio sciocco.
Ebbene l'informazione completa non è solo riportare in maniera fredda le notizie; l'informazione seria e completa è l'Agorà greca, da cui in effetti si è sviluppato un pensiero politico ed economico assente totalmente dagli scenari italiani, l'agorismo, che si concretizza nel pensiero Rothbard e molti altri economisti famosi(anche premi Nobel), cioè l'anarco-capitalismo o ancora meglio il miniarchismo, ideali libertari(e non c'entrano proprio nulla con il Pdl che è l'opposto pur avendo un nome simile).
Questi più elevati ideali di libertà, tralasciando la questione economica di cui si potrà parlare in altre sedi e di certo non di competenza comunale, si basano appunto sull'informazione libera e senza regole, perché le regole, di qualunque natura esse siano, mettono un freno alla nostra intelligenza, alla nostra creatività, alla nostra diversità, alla nostra conoscenza, quindi in fondo, esprimendo tutte queste cose in una sola parola, alla nostra LIBERTA'.