Salviamo il nostro Centro Storico - i Rivestimenti murari
31 Mag 2011, 16:03 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti]
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Un Centro Storico, ancorchè solo urbanisticamente ed architettonicamente inteso, è il corpo stesso, la testimonianza fisica della storia dell’ organismo collettivo - della sua cultura sociale e tecnica - che, in quei luoghi ha vissuto ed ha, in tanti secoli, edificato.
Per quanto ciò che di più unificante in un Centro Storico sia di solito l’impianto urbanistico delimitato dalle mura, anche l’architettura ha qualcosa di unitario che va oltre le tipologie, gli stili o l’epoca di costruzione delle case: quella dei materiali (naturali) e quella delle linee (spigoli, superfici), che esaltano l’impronta manuale di una tecnica ancora pre-industriale.
Il rispetto della “naturalità” dei materiali e della “tradizionalità” della tecnica, con la sua “impronta” manuale, sono cose che si possono ragionevolmente pensare come a requisiti prescrivibili per operare in un centro storico.
Ciò peraltro determinerebbe la sopravvivenza di una cultura artigiana intimamente legata al “genius” di quelle case e quel luogo.
In altro modo, di quale artigianato si vuole parlare solo di quello che fa suovenirs in serie, (magari ad impronta ruggeriana)? Anch’esso è auspicabile ma è, si comprende bene, un’altra cosa!
I rivestimenti delle case, la fattura delle porte e delle finestre, le coperture dei tetti, le canalizzazioni dell’acqua, l’acciottolato delle strade sono elementi linguistici che devono rispettare la grammatica e la sintassi del discorso unitario costituito da un Centro storico; non possono essere lasciati alla improvvisazione ed al gusto del privato o della ditta che eseguono i vari singoli lavori di manutenzione!
Ma è possibile che il nostro assessore al Centro storico queste cose non le capisca o non se ne occupi; che vuol dire allora “Assessorato alle politiche del Centro Storico? Di quale politiche si sta parlando?
Comprendiamo che soldi non ce ne sono, ma quando una famiglia - in ragione di ciò - non può “fare all’esterno”, ne approfitta per “fare all’interno”, per fare cioè almeno un pò di ordine in casa: rilevare il “casino” che nel tempo si è creato, predisporre delle norme chiare per il futuro e fare un programma di rientro dagli errori che sono stati compiuti!
I due esempi che seguono dicono che vi è, da parte di qualcuno, una sensibilità spontanea che si fa strada in questa città che meriterebbe di essere incoraggiata e - specie nel secondo caso - seguita da un apposito Ufficio tecnico qualificato del Comune.
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IL CATALOGO DELL'ORRENDO
E dire che Cefalù è stato uno dei primissimi Comuni della Sicilia a dotarsi di PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO STORICO.
Una delle norme di attuazione riguardava, PROPRIO, i paramenti esterni degli edifici e vietava le cosiddette "BANCONATE".
Ma non delle TIPOLOGIE DOCUMENTATE dalle foto di Pino Lo Presti che costituiscono un autentico
CATALOGO DELL'O R R E N D O.
La normativa prescriveva (non ricordo le parole esatte) che l'intonaco dei prospetti dovesse essere uniforme sino al piano strada.
VIETAVA, perciò, anche, LE BANCONATE CON INTONACO DI COLORE PIU' SCURO.
Per intenderci i prospetti degli edifici sarebbero dovuti essere UNIFORMI, nella qualità (a coccio pesto) e nel colore.
Per intenderci come quelli dei prospetti del MUNICIPIO.
Laddove presenti sarebbero dovuti restare a vista, SOLTANTO, portali e davanzali in lumachella e/o pietra tufacea.
Neanche la muratura caotica sarebbe dovuta rimanere a vista : la muratura cosiddetta ad "OPUS INCERTUM".
Per intenderci la muratura del prospetto sulla via Porto Salvo della chiesa della Badiola.
Eppure nel CATALOGO DELL'ORRENDO vediamo di tutto, di più e DI PEGGIO di quanto non si dovrebbe fare.
Ricordo ..
che quando con notevolissimi sacrifici aggiustammo casa nostra, nel centro storico, sul progetto veniva evidenziato quanto detto dall'ingegnere Di Paola..Ricordo che mi veniva"IMPOSTO" di fare a FACCIATA ,(il prospetto per i non terroni)di colore chiaro o comunque conforme a quelle che erano le disposizioni vigenti a quell'epoca( 1987).Altro punto da ricordare.. mi veniva SEMPRE IMPOSTO che gli infissi ( l'aperturi ,stavolta per i terroni)dovessero essere RIGOROSAMENTE IN LEGNO per non deturpare il paesaggio.
Un paio di anni dopo è cominciato l'uso incondizionato dell'alluminio in tutti gli infissi delle abitazioni del centro storico, si vedono persiane o portoni in alluminio verde, colore legno..
Può essere che vi stiate sbagliando e magari quella Norma non è più in vigore? ( la mia vuole essere solo una battuta) Cordialmente.
specificando...
per ulteriore precisazione riporto quanto al tema è tratto dalle norme tecniche di attuazione del Piano Particolareggiato del Centro Storico:
...La Conservazione, in particolare e per qualsiasi tipo di manufatto, sarà ottenuta:
1) negli esterni con:
a) I paramenti definiti da:
- rivestimento delle murature con intonaco dalla linea di gronda al piano strada di unico colore, con esclusione di tinte scure;
- esclusione di fasce marcapiano e di zoccolature di qualsiasi tipo e materiale;
- esclusione di rivestimenti in materiale lapideo, cotto, tufo, etc. sia su paramento che su cantonali, stipiti etc;
- mantenimento a vista di tutti quegli elementi di particolare interesse storico-artistico-architettonico esistenti o scoperti in corso d'opera;
b) Le aperture di piano terra (porte, portoni e accessi diversi) devono mantenere le stesse forme, sagome e dimensioni esistenti, non sono ammesse riduzioni a finestra di vano-porta, nè unificazioni di due o più accessi contigui....
...è ovvio che la norma si commenta da sè attraverso le immagini!!!!!
Identità
Alcune norme a salvaguardia della qualità degli interventi sui paramenti murari, esterni s'intende, erano contenute nel Piano particolareggiato del Centro storico . Ad esempio il divieto di realizzare "banconate" che ormai fioriscono dapertutto con i materiali più disparati.E' ovvio che vi sono diverse "voci" come ad es.i materiali che possono essere fissate con una precisa normativa,così come sarebbe altrettanto facile quel minimo di controllo messo in atto per evitare interventi che, proprio per forma e materiali, stravolgono le caratteristiche di un prospetto, di una strada etc..
Sembra altrettanto ovvio che lasciando tutto al gusto, spesso al cattivo gusto,dei singoli si finirà con l'avere un luogo che va perdendo, metro dopo metro, la sua identità.
Di questo,molto meglio di come potrei dirlo io,ne ha scritto Angelo Culotta ne
" IL PAESE DI DENTRO":...Se poi accade che quel luogo venga investito dall'onda schiumosa del turismo di massa, allora il suo processo di trasformazione subisce una così improvvisa e rapida accelerazione da provocare un vero e proprio fenomeno di snaturamento che può portare in breve tempo il paese stesso a non riconoscersi più, a smarrire la propria identità.
Cambia pelle, muta carattere e gli si appiccica addosso una sorta di patina omogeneizzante che nasconde, e a volte cancella, ogni suo tratto caratteristico, trasformandolo praticamente in un prodotto commerciale standardizzato, magari gradevole e di bella presenza ma totalmente omologato ed insignificante.
Tradizioni e memorie, quando non vengono rimosse e liquidate come un'inutile zavorra prodotta da patetici sognatori con la testa rivolta all'indietro, servono tutt'al più a fornire lo spunto per insulse esibizioni di pseudo folclore o vengono adoperate come esteriori motivi di richiamo e di attrazione."
Vorrei davvero che su questo argomento, secondo me cruciale per l'avvenire di questo luogo,si continuasse a parlare,non solo su queste pagine, con interventi estremamente competenti portati avanti anche,o forse sopratutto, da associazioni e personalità veramente qualificate,che certo non mancano.Credo che dovrebbero sentirsi chiamati in causa tutti quei professionisti,giovani e non, che operano a Cefalù.Spero in ulteriori interventi almeno qui,e devo onestamente dire che per questo argomento avevo già cominciato a raccogliere materiale (fotografico) e che sono sodisfatto di essere stato anticipato.
LA NORMA
Mi aspetto che l'arch. Tania Culotta o il prof. Gianfranco D'Anna che, sono certo ne dispongano, pubblichino LA NORMA così come i proff. Pasquale Culotta e Giuseppe Leone l'avevano scritta nel Piano Particolareggiato del Centro Storico.
Sarebbe importante che TUTTI LA RILEGESSIMO.
Oltre a diffondere quel
Oltre a diffondere quel testo sarebbe anche utile andare oltre e cercare gli strumenti adatti non solo ad evitare ulteriori danni (spesso purtroppo ormai irreversibili)ma anche a ripristinare tutto quello che si può.
Ricordo, ad esempio, che molti anni fa, su incarico dell'Amministrazione,ho realizzato un "censimento" fotografico di quelle che allora chiamammo opere d'arte minori,con lo scopo preciso di impedire che le stesse venissero nel tempo modificate o distrutte.Non propongo comunque di fotografare tutta Cefalù strada per strada.Per riandare nuovamente al Piano particolareggiato conteneva un'altra indicazione fondamentale riguardante la creazione di un archivio, composto dai relativi grafici, degli immobili del centro storico, da realizzare o con rilievi o semplicemente raccogliendo quei progetti che man mano si andavano presentando.
Verba volant, scripta manent, sed…
Il lavoro di documentazione-denuncia di Pino” rimane” sempre importantissimo,
i nostri interventi e commenti “rimangono” altrettanto importanti,
ma se la risposta dell’Assessore al Centro Storico, nonché Assessore alla Legalità, Avv. Roberto Corsello, sarà sempre quella data a Pino in “La Barbarie! (2° parte)” (http://www.laltracefalu.it/node/3581)...
“Un Regolamento c’è, è nel Piano Particolareggiato del Centro Storico il quale vieta di utilizzare materiali diversi da quelli espressamente indicati […].
Lo strumento c’è, l’abuso purtroppo è sempre abuso. […] Gli abusi vanno repressi, vanno combattuti; la prevenzione della posa di un infisso in alluminio anzichè in legno obiettivamente è difficile perché è difficile pensare che ci possa essere qualcuno che sta tutti i giorni a controllare tutte le case del centro storico.
Sono d’accordo con te che è una vergogna, una vergogna di proporzioni immani ma ripeto è francamente difficile pensare ad una prevenzione capillare di questo fenomeno.”
… allora non resta che dire:
Le parole dell’Assessore volano, i nostri scritti rimangano, ma ciò che conta sono solamente i fatti (che non arrivano).
L'Amministrazione avrà le.......
sue colpe, ma anche i professionisti che realizzano queste "opere?" dovrebbero vergognarsi. I nostri vecchi "mastri muratura" avevano più rispetto della città. Dovrebbe essere la "categoria" ad avere rispetto della città, forse è chiedere troppo ??.
Riceviamo dalla sig.a Pagliero
Vi ringrazio di aver inserito L'ingresso del nostro locale in via Bordonaro 1 tra gli esempi positivi. Ci tengo a precisare che è stata una nostra scelta riportare alla luce elementi originali nascosti da lavori precedenti, sia internamente che esternamente, abbiamo seguito personalmente i lavori proprio per recuperare tutto il possibile.
Ci tengo a precisare che non abbiamo avuto alcun consiglio da parte di uffici del comune.
Tempo fa avevamo aderito ad una iniziativa che prevedeva sovvenzioni per valorizzare i prospetti di corso Ruggiero, via Bordonaro e corso Vittorio Emanuele, nonostante avessimo presentato tutta la documentazione non è più stato fatto niente, non sarebbe una buona iniziativa per evitare ristrutturazioni fuori luogo?
Cordiali saluti
Mafalda Pagliero
Una Amministrazione
all'altezza di un Centro storico come quello di Cefalù (che ambisca o meno a diventare "Patrimonio della Umanità") dovrebbe stare con le orecchie e gli occhi aperti a tutte le occasioni di finanziamento pubblico aventi come oggetto le ristrutturazioni nel Centro storico.
Dovrebbe formare squadre di artigiani specializzati abilitati a tali interventi e fornire ad ogni privato la guida di tecnici secondo un progetto di "restauro" di tutto il centro storico elaborato con scienza e sapienza.
Ma purtroppo, siamo a Cefalù e queste sono le Amministrazioni e gli "assessori al centro storico" che alla fine vogliamo.