CHE LA FESTA COMINCI
4 Gennaio 2010, 21:37 - Antonio Franco [suoi interventi e commenti]
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Mi sia permesso rubare la suggestione dall’ultimo romanzo letto, “Che la festa cominci” di Niccolò Ammaniti: straordinario, lo consiglio caldamente a chi voglia tenere in esercizio i neuroni (e grazie di cuore al vero amico che me lo ha regalato). Racconta la vicenda di uno speculatore colluso con la camorra che, dopo aver scalato i vertici dell’economia nazionale, pur rimanendo il rozzo tamarro che era, organizza, per la consacrazione assoluta di se stesso, una megafesta a Roma, a Villa Ada, acquistata e attrezzata senza badare a spese, invitando tutti i vip di finanza, politica, sport, cultura, moda, musica, ecc.: nell’orgia allucinante che ne vien fuori si mescolano veline, imprenditori, tigri in libertà, calciatori, zebre al pascolo, chirurghi estetici sniffatori di coca, politicanti folli di potere, gnu e canguri, nobildonne arrapate, scrittori moribondi o in crisi, elefanti con la psoriasi, scalcinati adepti d’una setta satanica… insomma le espressioni più reclamizzate dell’odierna società rampante che – come afferma uno di loro – si ritiene vincente perché s’è tolta di dosso ogni senso di vergogna e prende i suoi errori o le figure di merda che fa come splendori mediatici ricoprendosi “di letame felici come maiali in un porcile”, una società effimera e sfinita, che ha affogato nei propri liquidi organici ideali e sentimenti, “incapace di prendere sul serio anche la propria rovina”.
Sarà la contemporaneità fra tale preziosa lettura e l’esperienza vissuta recentemente in questa nostra Città, ma la tentazione di stabilire puntuali corrispondenze è davvero forte: come si fa a non restare sconcertati davanti alle celebrazioni festose, da parte di amici, sodali e stampa compiacente, dopo il salvataggio, tramite promesse o elargizioni d’incarichi e prebende, di una sindacatura in rovinoso stadio terminale, fatiscente a tal punto da puntellarsi alle piante infestanti pronte a succhiare quanto rimane della linfa comune che possa far loro comodo?
Di cosa potrà vantarsi, quanto sarà credibile un sindaco o una giunta che non ha maggioranza in Consiglio comunale e che dovrà continuare a rincorrere uno per uno i consiglieri che l'appoggiano, per assicurarsene la presenza e il voto con il rispetto dei patti stabiliti o con la soddisfazioni di nuovi ricatti politici?
In breve tempo si capirà se i fattori antropologici dell’arrivismo, dell’incoerenza o dell’ottusità bastano a spiegare perché non sia passata la Mozione di sfiducia e perché si siano coalizzate le forze locali che esprimono la nuova giunta Guercio, cioè (lasciamo stare i loro partiti, che non contano nulla) la burocrazia di Palazzo, i professionisti del ramo edilizia, resti di consorterie paesane, l’ambizioso asse politico personale Vicari-Avanti, taluni albergatori ben rappresentati dal tristemente noto blogger “Oro Colato” (unico a esultare sui siti locali per la sconfitta della sfiducia), i nuovi potenti papaveri venuti a sbocciare all’ombra e all’innaffio del S. Raffaele – Giglio: o si capirà, piuttosto, su quali vivande succulenti i commensali suddetti intendono allungare le mani e fare le porzioni, cioè il PRG (ora “liberato” dal peso della VAS), lo sfruttamento del Centro storico ad uso alberghiero, gli interessi di progettazione a spesa pubblica su opere (direi irrealizzabili) come parcheggi o un nuovo porto (?), il nuovo piano di utilizzo delle spiagge, la vendita dei Beni immobili comunali, l’area del Club Med, l’affidamento a gestori privati del Patrimonio pubblico costituito da Rocca, Palasport, Stadio e Teatro comunale.
Già, il Teatro comunale: la sua cosiddetta “inaugurazione”, al di là delle parole di rito e di ipocrite assicurazioni di “riapertura” alla Città o ai giovani locali, di formale sbrigativa memoria per Cicero e Mara Eli, si è trasformata nella celebrazione preventiva del nuovo Potere locale. La festa, come un illuminante specchio segreto, ha rivelato – è stato ben detto da un illustre escluso dagli inviti, cioè l’attore Marco Manera – cosa probabilmente ne sarà del teatro: tale gioiellino locale sarà lucrato a poco prezzo da pochi che lo useranno per convegni (per lo più medici) e occasioni, da Enti privati o pseudo pubblici che lo gestiranno ricavandovi grandi introiti d’immagine e netti guadagni (magari da soldi pubblici).
Nelle foto che lo immortalano, guardi il collage degli invitati (che pare assemblato da un artista pazzo) e ti rendi conto che di intelligenza musicale ce n’è pochissima (mi posso vantare di averla impinguata donando i miei due inviti a due brillanti studenti di conservatorio), d’intelligenza varia poca di più, di prezzemolina insulsaggine parecchia, di guapperia assortita ancor di più: ma, è stato giustificato da sindaco e suo nuovo vice, la festa è stata resa possibile dagli “sponsors” che hanno preteso un tot di inviti … cosa cosa? Gli sponsors potevano essere pubblicamente ringraziati come benefattori disinteressati se avessero contribuito a un programma che vedesse come invitati i rappresentanti delle associazioni musicali e teatrali di Cefalù, quanti si sono battuti per la riapertura del teatro e il minimo indispensabile delle istituzioni. La richiesta di inviti gestiti in privato doveva essere fermamente respinta! Ma, così facendo, non si sarebbero potuti compiacere quanti muovono le fila della nuova Amministrazione locale e neppure iniziare in grande stile il nuovo corso politico del sindaco Guercio, cioè un’altra tappa verso la completa rovina di Cefalù: dopo il fatuo Lunapark decennale di Simona Vicari, con giostre di sperperi succosi per molti privilegiati, il banchetto con a capotavola Pippo Guercio, con pochi convitati che si scannano per avanzi, pare la stanca appendice del Basso Impero romano … e dopo? Dopo, se valgono i ricorsi storici, si direbbe quasi per grazia di Dio, dovrebbero arrivare i barbari a porre fine alla marcescente rovina, a ridare linfa vitale, per restituire genuinità alle istituzioni snaturate, per scrivere una nuova pagina di storia di persone fiere, semplici e limpide. Se così sarà, allora … si affrettino, lorsignori gli invitati: che la festa cominci!
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