Ciao Gaia...
30 Marzo 2011, 10:28 - rosalia liberto [suoi interventi e commenti]
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Ciao Gaia,
ho letto con molto interesse il tuo intervento e credimi anche io ho riflettuto molto in merito alla questione della Pietra della Memoria.
Tu conduci la riflessione ad alti valori spirituali, citi Hegel e la Poetica di Aristotele. Io mi sono un pò interessata allo studio della Storia dell'Arte e ho anche sentito il sentimento smanioso di dover necessariamente creare, dipingere... e credimi è cosa ben diversa di quando qualcuno può commissionarti un'opera dandoti dei vincoli anche tematici: si è liberi di creare, ma fino ad un certo punto!!!
La committenza è stato uno degli argomenti più discussi e dibattuti dalla critica d'arte soprattutto quella che fa capo allo storico dell'arte ungherese e sociologo Hauser. La sua OPERA "Storia sociale dell'arte" insegna tante cose interessanti è un modo altro di leggere l'intera Storia dell'Arte e soprattutto in che clima operavano gli artisti.
Certo Hegel non sarebbe mai stato d'accordo nel dire che a stabilire e manovrare i pennelli e gli scalpelli degli artisti era solo una classe sociale, quella che commissionava l'opera!!!
Ecco che la visione idealista di Vasari o Hegel, quella partorita dalla Riforma Gentile del 1923 a cui tutti quelli della nostra generazione sono stati istruiti è un attimino da rivedere!!!
La committenza ha un potere decisionale davvero rilevante. Chi commissiona l'opera vincola e determina l'artista! è inevitabile!
Ne parla di questo anche lo studioso e padre dell' iconologia Aby Warburg nel suo Saggio "Arte del ritratto e borghesia fiorentina", in "La rinascita del paganesimo antico". In esso Warburg parla della ritrattistica medicea nell'affresco di Domenico Ghirlandaio della cappella Sassetti nella chiesa fiorentina di Santa Trinita.
Il caso di cui parla Warburg è l'esempio per eccellenza di quanto peso la Committenza possa avere sull'artista, eppure il Ghirlandaio viene dipinto dal Vasari nelle "Vite", come colui che ha fatto da maestro al "Genio" del Rinascimento "Messer" Michelangelo Buonarroti. "Genio" che è stato costretto a subire le decisioni papali. Nelle pagine di Storia dell'Arte italiana è annoverato Daniele da Volterra ,anche e non solo per aver coperto con vestimenti e foglie di fico i genitali dell'affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, nel 1565, poco dopo che il Concilio di Trento aveva condannato la nudità nell'arte religiosa, e con ciò si guadagnò il soprannome di "Braghettone".
Come possiamo osservare le critiche ci sono sempre state i provvedimenti per rivedere le opere create da "ARTISTI" e "artisti" sempre esistite e queste hanno scritto la Storia dell'Arte.
Con ciò non voglio certo dire e sostenere che l'opera di Salvato sia da annoverare tra quelle della storia dell'arte contemporanea, ma voglio solamente "ricordare", che se hanno messo le "braghe " a Michelangelo possiamo metterle a chiunque!!!!!!!!
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Non sono d'accordo
sul "mettere le braghe" a nessuno.
Certo c'è da riflettere sul valore di un'opera in base ai condizionamenti subiti dalla committenza, anche se il nostro è un particolare caso però di una "auto-committenza".
Voglio comunque ricordare che il terreno della discussione, per questo caso, non è stato: "è un'opera darte o non è un'opera d'arte", tantomeno "è da censurare in parte o in toto o no", quanto piuttosto "la compatibilità" di un manufatto di indubbio rilievo percettivo (sia fisico che segnico) con un dato ambiente storico-urbanistico-paesagistico.
La discussione dovrebbe semmai trovare il suo contesto più proprio nell'ambito delle filosofie del restauro o del valore della conservazione di ciò che una data particolare storia ci ha consegnato, cioè del valore della conservazione di una data identità storica; tema a cui proprio la costituenda associazione sembra voglia ispirarsi.
Ciò che, a mio avviso emerge, è che la vera "foglia di fico" sarebbe stata piuttosto "questa" statua: sul degrado che noi "colti" contemporanei abbiamo determinato sul lascito storico-architettonico-urbanistico-paesaggistico, su un' "opera d'arte" collettiva cioè lasciataci dai nostri antenati; noi "colti" contemporanei con una altrettanto "colta" iniziativa contemporanea (che di "contemporaneo" sembra avere proprio tutto)!