Totò, Peppino e a malafemmina
22 Marzo 2011, 00:05 - Gaetano Lapunzina [suoi interventi e commenti]
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Le mie valutazioni sul complesso della vicenda “potabilizzatore” divergono profondamente da quelle di Saro Di Paola, ma evito di delinearle in questa sede. Qui voglio solo rilevare quello che ritengo un erroneo presupposto, contenuto nelle più recenti argomentazioni dell’Ingegnere: la “proprietà” dell’impianto, che asserisce appartenere a Sorgenti Presidiana s.r.l..
Quest’ultima, invero, è soltanto titolare di una pluriennale concessione per la gestione.
Difatti, l’art. 42 ter della legge regionale 21 1985, alla base dell’iter di project financing, disciplinava “la concessione di costruzione e gestione di un'opera pubblica … promossa da un soggetto privato, avente i requisiti per accedere alla concessione medesima, il quale si impegni a realizzare l'opera interamente a proprie spese”.
Converrà, l’amico Saro, sulla fondamentale differenza tra lo status di proprietario, che, ex art. 832 cc., presuppone il diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, e quello di concessionario, ossia il destinatario di un atto con cui la pubblica amministrazione conferisce al soggetto nuove facoltà, anche, come nel caso in esame, attraverso un negozio bilaterale (concessione contratto).
Non si intendono, in tal modo, disconoscere le prerogative (e gli obblighi) della Ditta che ha costruito, a proprie spese, l’impianto. Esso, comunque, è, e rimane, opera pubblica, edificata, oltretutto, su terreno pubblico. Sostenere che “Il Comune di Cefalù ne diventerà proprietario soltanto quando finirà di pagarlo” conduce a differenti schemi giuridici, come il leasing, non afferenti al caso in questione.
Detto ciò, è pacifico che il comune non abbia venduto alcunché ad APS: né il potabilizzatore, né altro. La legge Galli (36/94), ed il più recente Codice dell’Ambiente (152/2006), prevedono l’affidamento in gestione e non la vendita degli impianti.
Non so, quindi, in che modo c’entri il film“Truffa ‘62”, in cui Totò vende la Fontana di Trevi. Forse perché la fontana ed il potabilizzatore erogano, entrambi, acqua.
In ordine alla vicenda, rimane, pur sempre, una citazione a caso.
Come può esserlo quella di un altro indimenticabile film: “Totò, Peppino e a malafemmina”.
Gaetano Lapunzina
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CHI VIVRA' VEDRA' (come per l'autorizzazione sanitaria)
Ho sempre precisato di non essere un esperto in Diritto e non mi addentro in disquisizioni in tale materia.
Peraltro, ho sottotitolato il post cui tu ti riferisci :
(un ragionamento terra terra)
Come per "l'autorizzazione sanitaria", e come mi sforzo sempre di fare, sono sempre andato seguendo il lume della ragione.
Ovviamente il mio : terra terra .
Quanto alla "vendita", peraltro, ti accorgerai che nel mio post,laddove non me ne sono scordato, il termine "vendita" l'ho sempre messo tra virgolette.
Lo spunto per una domanda, però, mi viene dalle parole che tu stesso hai usato.
Se il concessionario non è nello "status di proprietario", che, come tu hai scritto,
"presuppone il diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo"
sei tu certo che,
per il fatto che l'opera sia stata realizzata col sistema del projet financing,
IL COMUNE POSSA "GODERE E DISPORRE DELLA COSA IN MODO PIENO ED ESCLUSIVO"
come, in modo pieno ed esclusivo, ha disposto di tutti gli altri impianti del servizio idrico che, per averli realizzati con fondi propri, ha ceduto o "venduto", tra virgolette, all'APS ?
Forse che Totò, con Decio Cavallo, aveva stipulato presso un notaio l'atto formale di vendita, senza virgolette, della fontana di Trevi ?
Gestione, non proprietà
Gestione, non proprietà, quindi senza alcuna privatizzazione.
Come giustamente afferma Gaetano.
Chiamare i privati alla gestione dei servizi pubblici, pur mantenendo pubblica la proprietà dei beni è una condotta virtuosa e promettente, che andrebbe notevolmente allargata.
Invece viene avversata da chi vede nel mercato e nel profitto dei nemici dell’umanità, senza che nessuno chieda loro se la burocrazia pubblica e i denari dei cittadini gestiti da consigli d’amministrazione colmi di personale politico, spesso elettoralmente trombato, siano da considerarsi benefattori.
E’ proprio la logica del profitto a portare salvezza.
Invece di combattere contro il modello dell’affidamento ai privati, si deve stare bene attenti a due punti determinanti:
a. la natura, la composizione e i poteri del regolatore pubblico;
b. gli obblighi, e i controlli, cui sarà sottoposto il gestore.
Perché il vero punto è tutto lì: è normale e giusto che investitori privati cerchino il proprio profitto, ma solo in cambio di un ancor più consistente profitto collettivo, che si sostanzia in investimenti nelle infrastrutture, sia di trasporto che di depurazione, quindi in una migliore qualità del servizio.
In modo da passare dalla politica della spartizione alla cultura dello sviluppo.
... e come afferma "anche" Davide Giacalone
... e come afferma "anche" Davide Giancaleone (http://www.davidegiacalone.it/) in un articolo dal titolo
“L’acqua ai privati è l’unica via per migliorare gli acquedotti” pubblicato sul quotidiano Libero di oggi, 23 marzo 2011, a pag. 27 e ripreso da molti siti internet.
E allora ...... il concetto è sbagliato ??
E allora ...... il concetto è sbagliato ??
L'unica cosa su cui non sono d'accordo
è che sia "la logica del profitto a portare salvezza"! A meno che non ci intendiamo su cosa sia "profitto" e di chi debba esserlo.
Partendo dalla chiara differenza tra gestione e proprietà, e dalla chiara definizione dei due punti "a" e "b" (Giacalone-Farinella) personalmente penso che, sullo sfondo-obbiettivo dell'interesse e della proprietà pubblica, l'iniziativa del privato (e quindi i suoi profitti) è benedetta (sono benedetti) quando si traduca in risparmio nei costi e/o maggiore efficienza a favore della collettività.
Quando la pesantezza dell'apparato pubblico (per burocrazia o perchè "colmo di personale politico, spesso elettoralmente trombato") o il prevalere del profitto privato allontanano la gestione (non importa se pubblica o privata) della proprietà pubblica da quell'obbiettivo, c'è poco da benedire; addirittura è tutta da maledire la commistione omertosa tra il "puro" (fine a se stesso) profitto privato e il "puro" statalismo, quello cioè costituito da una casta oligarchica di parassiti!