Nicolò D'Alessandro, sulla Voce web scrive la sua opinione sulla collocazione della "Pietra della Memoria" e non solo.

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(da "La Voce Web")
Ecco l'opinione del Critico d'Arte Nicolò d'Alessandro:

Il laboratorio Federiciano diretto dallo scultore Salvo Salvato secondo le intenzioni di fondo mette a punto, da molti anni, alcuni progetti per il territorio. In questo caso le “Officine Federiciane di Palermo”, armate di buone intenzioni e cercando di identificare nella cultura iconografica e stilistica siciliana, il contributo culturale e artistico dei Normanni (che si aggiungeva alla cultura bizantina e araba), hanno affrontato per Cefalù la figura storica di Re Ruggero, fondatore della città e della Basilica Normanna che aveva destinato alla sua sepoltura e a quella della moglie.

“Dopo 857 anni rientra a Cefalù - sono parole dello stesso scultore - attraverso l’opera di uno scultore, il Re Ruggero”. In un’intervista a una emittente locale, da altre sue entusiastiche affermazioni, apprendiamo: “Ho costruito un pacchetto azionario per Cefalù, un’officina di arti applicate. Coinvolgendo gli abitanti, voglio lavorare in sinergia con il territorio”. Una dichiarazione molto supponente, una specie di esproprio individuale delle regole comunitarie con la proposta di un’opera decisamente più che fuori misura, fuori contesto. Autoinvestitosi dal sacro furore dell’arte, l’artista si sostituisce all’intera comunità cefaludese nella scelta pedagogica ed educativa circa l’interpretazione, a questo punto imposta, della necessità estetica di una statua che completi la “qualità” del luogo. Ma dove sono i progetti frutto di una ricerca in tal senso? Non mi riferisco al disegno, alle sue proporzioni o alla forma dell’opera, ma alla scelta non motivata, al di fuori delle regole, di sistemare definitivamente in un luogo pubblico l’opera in questione.
Credo che la collocazione di un complesso statuario in arenaria, mosaico e bronzo al Molo, ricco di memoria storica, certamente pone delle doverose domande o quanto meno delle legittime perplessità. A mio avviso è inopportuna e decisamente fuori posto. L’inserimento di un’opera contemporanea in un luogo unico al mondo, dovrebbe quantomeno far riflettere sia l’artista che assume delle responsabilità, sia i politici che ne assumono una ancor maggiore poiché devono rispondere all’intera comunità di scelte superficiali. Ancor più dovrebbero riflettere gli intellettuali della città, nell’accettare una proposta gratuita e imbarazzante come questa che dimostrerebbe un approccio superficiale con le possibili scelte che riguardano non soltanto i cefaludesi, ma la Sicilia, i siciliani e la cultura in generale. Ma andiamo per gradi.

Nel grande vuoto culturale la città, che a distanza di 780 anni dalla sua fondazione, non ha ancora metabolizzato e compreso appieno il grande patrimonio culturale del Museo Mandralisca di Cefalù e che a fatica lo sostiene, non ha ancora elaborato un organico progetto culturale complessivo che possa offrire alla comunità un futuro carico di idee e di sviluppo. In tal senso si rimane perplessi. Come è possibile che Cefalù possa accettare indifferente che venga collocata una scultura nel luogo più bello della costa tirrenica? Il 28 febbraio, data ultima entro la quale terminare il dibattito per decidere il luogo adatto, è vicino. Ma perché, mi chiedo, una data così ravvicinata? Perché questa fretta nel decidere la collocazione dell’opera? Chi decide, poi, sulla testa dei cefaludesi?

Credo che Cefalù abbia il diritto non soltanto di sapere cosa gli viene donato, perché di questo si tratta, ma anche di decidere sull’opportunità della collocazione di una complesso statuario in un luogo magico e noto in tutto il mondo. Non si può proprio dire: “A caval donato non si guarda in bocca”. Proprio di questo credo bisogna parlare. Bisogna coinvolgere critici d’arte, scultori, artisti e studiosi di chiara fama, addetti ai lavori e non fidarsi solamente di pareri generici e senza storia per dirimere una questione di tale portata. Perché di fronte alle questioni d’arte non ci si affida ragionevolmente agli esperti? Mi interesserebbe sapere, legittimamente, quali sono stati i criteri di scelta artistica che hanno portato all’opera e non soltanto esprimere per atteggiamento politico o di posizione pareri attendibili e pertinenti circa l’opportunità della statua e della sua collocazione. Non mi risulta che sia stato fatto un bando pubblico rivolto agli artisti, neppure mi risulta che i politici, come sarebbe corretto, si siano avvalsi di una qualificata commissione giudicatrice per l’importanza culturale che il fatto comporterebbe. È stata interpellata la commissione ecclesiastica d’arte sacra, la Curia di Cefalù? Gli esponenti del mondo della cultura di Cefalù? Come mai costoro non fanno sentire la propria voce con motivazioni ragionevoli? Perché monsignor Crispino Valenziano non interviene con un suo autorevole contributo? Come mai la fondazione culturale Mandralisca non interviene con autorevolezza promuovendo un dibattito in tal senso? Non si può delegare la politica ad affrontare e risolvere questioni che, tra l’altro, appartengono alla cultura. Ognuno deve democraticamente assumere le proprie responsabilità. A tal proposito, seguendo il dibattito locale, leggo da più parti che non si tratta di discutere l’artisticità dell’opera, ma della sua collocazione che, tra l’altro, altera il luogo di destinazione. Invece anche di questo e soprattutto di questo bisogna discutere. Identificare, motivandolo criticamente i presunti “valori” della sua “esteticità” confrontandoli con la sua presunta “artisticità” se ciò è identificabile. Voglio dire che bisognerebbe entrare anche nel merito artistico dell’opera, nella sua cultura, nel suo proporsi come “forma” nel dibattito culturale della contemporaneità. Nella sua rappresentazione evocativa di un personaggio storico così importante. Ma l’esperienza e lo studio mi suggeriscono che l’artista è fuori strada, pur se palesemente esprime entusiasmo, voglia di lavorare e di affermare la “sua” concezione dell’arte e della scultura. Per quel che mi riguarda esprimo parecchie perplessità, intanto, circa l’eterogeneità dei materiali (tufo, pietra, marmo, mosaico, bronzo, etc. ) usati per questa incomprensibile “Pietra della memoria” che immagino potrebbero alludere, come esemplificativo inventario, blandamente ai criteri artistici e tecnici del tempo storico al quale lo scultore si richiama. A queste perplessità aggiungo la lettura dell’“immagine del Cristo”, in tufo arenario, che nasce da un blocco triangolare e che rende ancor più lontani i secoli che lo dividono dal bellissimo Cristo Pantocratore della Cattedrale normanna. Così come la figura squadrata di Re Ruggero è più assimilabile ad una cultura meticcia, di tipo tribale, che alla civiltà occidentale alla quale apparteniamo. Penso al mosaico, nella Chiesa La Martorana di Palermo, di Ruggero II che viene incoronato Re di Sicilia da Cristo per rimanere interdetto di fronte alla proposta attuale. Con evidente ascendenza schematica e rigida tipica della cultura Azteca, una civiltà sanguinaria, pur se religiosissima. La figura del Cristo risulta una figura guerriera e lo scettro di comando, in mano a una figura poco regale che dovrebbe corrispondere al Re Ruggiero, è un tentativo d’ibridazione poco convincente che secondo il mio parere poco o nulla ha a che vedere con la realtà storica del personaggio che è costretto dalla posizione ad una danza metaforica, e non ad uno scambio di simboli che dovrebbero giustificarne la collocazione in un luogo come l’approdo. L’iconografia Ruggeriana tramandataci restituisce al nostro immaginario la maestosità e la regalità del personaggio, soprattutto l’autorevolezza di un regnante che è molto difficile ravvisare nella scultura che lo rappresenta concepito affrettatamente con taglio di gusto cinematografico, cioè di comparsa di un film storico in costume e che nulla ha dell’idea di Ruggero II, il primo "re di Sicilia, di Calabria e delle Puglie".

ritratto di Franco Giambelluca

Si ospiterà, prima o poi, una voce dissonante ?

Capiterà, prima o poi, che questo blog, oltre che non attaccare a spada tratta quelli che si auspicano che qualcosa a Cefalù, prima o poi arrivi a compimento, dia spazio a qualche personalità che non vada, anche per il piacere di avere un confronto alla pari tra prò e contro, nella direzione opposta a quella abbracciata da chi gestisce questo blog, che più che un luogo dove si ci possa confrontare a tratti mi sembra il luogo dove si voglia imporre una determinata o personale visione di come debba essere gestita la nostra città ?

ritratto di Pino Lo Presti

Dipende

dal fatto che esista una Voce del genere. Perchè non vedi se cefalunews ne trova qualcuna o, in alternativa, non ne trovi una tu sul web?
Noi siamo pronti ad ospitarla.

ritratto di Saro Di Paola

ANCORA UNA VOLTA ....

Caro Pino,
QUANNU E' TUA E' TUA !
Franco Giambelluca, a mio giudizio, è stato molto ingeneroso e molto "di parte" nei confronti de LALTRACEFALU.

ritratto di Franco Giambelluca

Ultimo intervento...si capisce perchè !

Non capisco, a prescindere dal mio commento forse venuto fuori in modo un pò infelice, cosa che può capitare nei blog dove il linguaggio non deve essere, per forza, di tipo giornalistico, perchè devi continuare ad attaccare CefaluNews che non fà altro che il suo lavoro informando la gente senza mai attaccare gli altri siti o blog.
Se devo essere attaccato su delle mie affermazioni per me va bene ma siccome io frequento tutti i siti di informazione e per primo questo dove tu mi hai invitato ad intervenire di più, cosa di cui ti sarai pentito visto che non condivido ancune tue prese di posizione(che vuoi aprofitto di questi ultimi sprazzi di democrazia !) non capisco il perchè della battuta di andare a trovare argomentazioni nel sito di CefaluNews, da te tanto criticato ma che ha trattato l'argomento accogliendo tutte le voci e dove si è dato anche modo di replicare al maestro Salvato. Avendo condotto studi artistici non sfociati per poche materie in una laurea in architettura penso che le argomentazioni le posso trovare da mè giuste o sbagliate che siano, comunque siccome non credo nella mummificazione dei luoghi, cosa in cui non credono neanche i fautori delle nuove tecniche di restauro del tessuto urbano di interesse storico artistico io preferisco ogni tanto si intervenga per arricchire i luoghi, che ci sono pervenuti, con nuovi elementi artistici che nel caso di un ripensameto non sono mai definitivi, una statua si può istallare e nello stesso modo si può rimuovere.

ritratto di Rosario Fertitta

Caro Franco, se Pino Lo

Caro Franco, se Pino Lo Presti ti appare come soggetto che vuole "imporre la sua visione su come gestire la città", mi viene da chiederti dove sei stato in questi ultimi 15 anni..... ;-))
Con affetto.