INDIAN FLOW, appunti di un viaggio in India

ritratto di Giuseppe Cangelosi

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Giuseppe Petruzzellis è un giovane regista e produttore cefaludese stabilitosi prima per studio e poi per lavoro a Ferrara.
Anche se ha solo 27 anni, ha già all'attivo diversi documentari come autore, con i quali a partecipato a numerosi Festival nazionali ed internazionali, varie collaborazioni con RaiNews24 ed è il fondatore di Aplysia, un network di giovani professionisti specializzati nella comunicazione audiovisiva e multimediale. E' stato inserito nello Young Blood 2009, l'annuario dei giovani talenti italiani premiati nel mondo.
Attualmente sta lavorando al suo ultimo documentario “Indian Flow, appunti di un viaggio in India”, per il quale sta usando un metodo di finanziamento alternativo; Produzioni dal basso, ovvero una piattaforma online che permette a chiunque di diventare coproduttore del progetto attraverso l'acquisto di una copia del prodotto.
Quella che segue è un intervista realizzata a dicembre da Antonella Molinaro per Cinemio.it., un sito che ospita al suo interno una sezione dedicata ai registi emergenti, dove Giuseppe Petruzzellis ci descrive il suo lavoro.

Giuseppe, com’è nata l’idea del film?

Da molto tempo desideravo conoscere da vicino vari aspetti della realtà indiana e avevo pensato di legare questa esplorazione alla realizzazione di un  documentario. Già in altri casi l’obiettivo della telecamera mi aveva aiutato ad avvicinarmi a situazioni altrimenti difficili da capire se osservate soltanto dall’esterno.
In questo caso avevo fatto delle ricerche sul rapporto tra gli indiani e il Gange e mi sembrava che questa pista fosse ricca di spunti di riflessione. Per gli induisti il Gange non è solo un fiume: è una  divinità femminile che chiamano Madre Ganga. La religione induista conserva un legame quasi ancestrale con gli elementi naturali, ma questa forma di rispetto per l’ambiente è stata completamente stravolta dal progresso socioeconomico.
Oggi il Gange è uno dei fiumi più inquinati al mondo, e questo è soltanto uno degli effetti nefasti di uno sviluppo industriale selvaggio che ha danneggiato in vari modi l’ecosistema del subcontinente indiano. Volevo quindi capire dal di dentro le caratteristiche di questo rapporto quasi paradossale tra modernità e tradizione e avevo pensato di realizzare un documentario di taglio ambientale. Poi, una volta arrivato in India le cose sono andate diversamente…

Quali sono state le difficoltà che hai avuto durante la lavorazione?

Sono partito da solo: zaino in spalla e camera a mano. Arrivato a Delhi la prima cosa che mi ha colpito è stata la confusione. Per strada c’era di tutto: mucche, scimmie, ogni tipo di mezzo di locomozione, una marea di gente. Ero arrivato là con il mio bel progettino per un reportage ecologico, ma ho capito subito che dovevo prima imparare a sopravvivere in quell’ambiente apparentemente lontanissimo da ogni schema logico. Prima di poter approfondire il rapporto tra gli indiani e il Gange sentivo il bisogno di trovare un ordine in mezzo a quel caos.
Messo da parte il mio progetto, ho cercato di prendere il ritmo degli indiani andando a Jaipur, in Rajasthan. Vagavo per la città senza pormi obiettivi precisi, fermandomi a chiacchierare con la gente conosciuta per strada. Ero partito da solo, ma ho scoperto che in India è molto difficile restare da soli. Ogni giorno conoscevo gente nuova, e ogni contatto mi permetteva di capire qualcosa in più sull’India.
La ricchezza di questi incontri mi ha portato a rivedere i miei piani, e quindi l’idea iniziale si è via via trasformata. Anche se sono presenti diversi passaggi su tematiche ambientali, Indian Flow ha assunto caratteristiche che lo avvicinano maggiormente al reportage di viaggio e al documentario antropologico.

Giuseppe, cosa è successo dopo il tuo viaggio?

Sono stato in India poco più di un mese, e in questa fase di raccolta del materiale filmico mi sono sobbarcato tutte le spese, autofinanziando il progetto. Poi però, dopo aver portato a casa circa 17 ore di riprese, si poneva il problema della post produzione: una fase del lavoro molto più lunga e onerosa delle riprese sul campo. Avevo bisogno di trovare finanziamenti per coprire queste spese.
Avendo già avuto a che fare con produzioni sia televisive che cinematografiche, sapevo che in Italia è molto difficile che un autore emergente riesca a trovare i soldi necessari al completamento del proprio progetto, specie se non si tratta di un lavoro con caratteristiche prettamente commerciali.
Ho quindi cercato di pensare a modalità alternative, e mi e’ venuto in mente il sistema delle produzioni dal basso: una forma di editoria collettiva che in vari casi ha avuto successo. In pratica si utilizza una piattaforma online per presentare il proprio progetto al potenziale pubblico, e si permette direttamente ai futuri fruitori di partecipare alla copertura spese del progetto: con un piccolo contributo economico chiunque può diventare co-produttore del documentario.
In Italia il sito di riferimento per progetti di questo tipo si chiama proprio Produzioni dal Basso, ed e’ qui che ho lanciato la raccolta fondi per Indian Flow. Visitando la pagina e’ infatti possibile prenotare una o più quote del documentario: versando 15 euro si riceverà a casa un dvd di Indian Flow (senza spese di spedizione). Abbiamo già raccolto più di 200 adesioni, ma manca ancora un pò per raggiungere la totale copertura spese: speriamo bene!

Quali caratteristiche stilistiche ha questo documentario?

Pur essendo presente una voce narrante, ampio spazio e’ lasciato ad un racconto costruito unicamente su immagini/suoni/musica. In varie parti ho puntato su un montaggio molto ritmato, vicino stilisticamente alla videoarte o al videoclip musicale. Mi interessa tenere fresca l’attenzione del pubblico, sperimentando soluzioni creative anche diverse dai classici format televisivi. L’India è di per sè molto fotogenica, il che di certo aiuta. Mi preme però trasmettere anche una sensazione di partecipazione agli eventi narrati, avvicinando il più possibile lo spettatore alle storie che ho raccolto.

Quali sono i riconoscimenti più importanti che hai ricevuto?

Indian Flow è ancora in corso d’opera: sarà pronto a fine gennaio. Una volta finito lo manderemo a vari film festival e televisioni, in Italia e all’estero. Nel corso degli ultimi anni altri miei lavori  hanno ricevuto diversi premi e riconoscimenti, e spero che anche in questo caso non manchino piacevoli sorprese!

C’e’ qualche aneddoto in particolare che ti va di raccontare?

In India capitano un sacco di cose curiose. Può succedere di incontrare lungo il bordo di una strada due donne vestite con coloratissimi e scintillanti sari (l’abito tradizionale indiano), che impastano delle pagnotte di sterco. Oltre a restare stupito dalla dignità e dall’eleganza con cui svolgevano questo lavoro, ho scoperto che questa lavorazione di riciclo permette di produrre un funzionalissimo bio combustibile.
Oppure mi è capitato di partecipare per caso al funerale di un santone: era tutt’altro che triste, sembrava una festa, e mi ha fatto riflettere parecchio sul modo in cui gli induisti si rapportano con la morte. Altra esperienza indimenticabile il Kumbha Mela, il più grande raduno umano esistente al mondo: il 14 Aprile ero ad Haridwar in mezzo a 16 milioni di pellegrini induisti, e non mi è mai capitato di sentirmi tanto a mio agio in mezzo ad una folla così immensa. Ovviamente queste sono solo alcune delle storie che costellano il racconto del documentario.

Un estratto del documentario:

ritratto di Pino Lo Presti

Bravo Giuseppe

Venire a sapere che Cefalù ha giovani di talento, per quanto inevitabilmente "in esilio", è una notizia che fa davvero piacere.
Speriamo di poter vedere qualche suo lavoro presto a Cefalù - magari "prima" che si relizzi quel "famoso" Museo del Cinema che dovrebbe poi avere tra le sue attività collaterali anche quello della formazione e promozione delle capacità presenti sul nostro territorio.
Mi ha avvilito un pò la lentezza della riproduzione ma - mi sono informato col nostro programmatore - non dipende dal nostro sito ma da google, peccato!
Ti prego di fare i miei complimenti a Giuseppe per la sua capacità di iniziativa e di manifestargli l'auspicio di - chissà - un giorno poter produrre qualcosa che racconti di Cefalù.

ritratto di Giuseppe Cangelosi

Riferirò!

Grazie signor Lo Presti, non so se il bravo era riferito a me o a Petruzzellis ma penso lo meriti più lui!
Riferirò dei suoi complimenti e del suo auspicio, anche se molto probabilmente sarà lui stesso a leggere il suo commento.
Colgo l'occasione del mio primo post su questo sito per salutare l'intera comunità dell'altracefalù.
Allego un altro video sempre di Giuseppe Petruzzellis, che è stato proiettato a Cefalù la scorsa estate alla Corte delle Stelle nell'ambito del KefArt Festival 2010 e che riguarda posti più vicini ai nostri rispetto all'esotica India.

ritratto di Pino Lo Presti

Era riferito a te

per avere informato chi, come me, non lo era di una incoraggiante esistenza.
Mi sono permesso di utilizzare quest'ultimo video per, assieme a qualche mia foto, rilanciare una riflessione su una reltà a noi molto vicina.