Identità

ritratto di Giusi Farinella

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Quello dell’ ”identità” è diventato in questi giorni un tema molto attuale: innumerevoli sono i richiami all’identità individuale e collettiva, che percorrono i nostri media.
Insieme a “memoria”, credo sia il termine più inflazionato .
E se all’inizio ho salutato con favore l’attenzione dedicata a questi temi, la frenesia con cui la sinistra se ne è appropriata mi ha ben presto stancato, come credo a molti altri.
Fatto sta che, niccianamente, direi volentieri addio per qualche decennio al tema del passato, della storia, della memoria e dell’identità: termini vaghi nella maggior parte dei casi, tanto vaghi da risultare quasi intercambiabili fra loro.
Il termine identità è molto difficile da definire, non si capisce cosa esso sia esattamente: infatti è più evocativo che descrittivo, più vago che definito, più romanticamente legato a figure della storia che non a una riflessione svolta su soggetti più modesti.
In questi ultimi giorni siamo stati sommersi da richiami imprecisi (imprecisi perché ritenuti autoevidenti) all’identità, con il suo inevitabile annesso: la memoria.
Ma c’è di più: a questi termini si è assegnato in generale un significato positivo; l’identità ci indica chi siamo, mentre la memoria custodisce il passato, la storia, il formarsi di quella stessa identità che riteniamo ci appartenga.
L’identità, oltre a essere vaga, possiede altre due caratteristiche di rilievo.
La prima è che si declina al singolare: essa fa riferimento a una fisionomia monolitica e priva di differenze al suo interno.
La seconda caratteristica è che parlare di identità è politicamente molto corretto .
Una identità monolitica e indifferenziata (la prima delle caratteristiche)?
Ma tutti i soggetti a cui è attribuibile una identità sono multipli e differenziati al loro interno: gli individui (io sono contemporaneamente un albergatore, una padre, un elettore, una persona che ama veramente Cefalù, un italiano, un bianco, e così via) così come i gruppi (allo stesso tempo, e di volta in volta, nazionali, linguistici, razziali, etnici, religiosi, e così via).
Perché, allora, definire la civiltà solo in termini religiosi (come nel rapporto Islam/cristianesimo), come si fa spesso, oppure per grandi astrazioni (come Occidente/Oriente), quando quelle civiltà sono molto altro e non sono affatto monocordi al loro interno?
Anche la seconda caratteristica del concetto di identità critico: è proprio nel concetto di identità e nell’uso che ne viene fatto che si nasconde un enorme fraintendimento foriero di incomprensioni ulteriori.
Un concetto – quello di identità - che raccomando caldamente di non usare, dunque, per raggiungere tre scopi con una mossa sola: una più chiara definizione dei problemi connessi al multiculturalismo, una migliore comprensione fra culture, la possibilità di agire all’interno delle diverse culture esistenti senza abbandonarsi al fatalismo di un destino identitario che dovremmo limitarci a custodire.
Sarebbe bello poterlo fare.
Non sono certo che sia possibile con gli attuali sinistri uomini di cultura cefalutani.

ritratto di Giusi Farinella

dimenticavo

copiato-incollato-adattato e sempre più ...... sollazzato.

ritratto di Saro Di Paola

IDENTITA' ??

Caro Giusi,
il tuo post e quegli altri che, a seguito della notizia che il 28 febbraio al molo vecchio sarà collocato il "MONUMENTO A RUGGERO", sono stati pubblicati in questi giorni sulla IDENTITA', fisica e culturale del "molo vecchio" e di Cefalù, mi hanno fatto tornare alla memoria alcune domande che spesso, in passato, mi sono posto.

Te ne propongo alcune :

Non fu, forse, Ruggero a "profanare" per primo "l'identità del luogo" nel quale, secondo leggenda, ebbe a naufragare ?

Cosa "ci azzeccava" e "cosa "ci azzecca" con l'identità del luogo che si presentò ai suoi occhi dopo il naufragio quel "mostruoso" Monumento che "si permise" di realizzare ?

Non fu, forse, Ruggero che "modificò" IRREVERSIBILMENTE la skyline di quel luogo che, sotto la rocca, doveva avere soltanto i tetti di basse e povere case ?

Non fu, forse, Ruggero che si permise di "nascondere" con una COSTRUZIONE ABNORME le pendici della rocca ?

Non fu, forse, Ruggero che si permise, col nartece e con le torri del suo "mostro", di tagliare e interrompere una strada romana che, certamente, era una via pubblica di cui gli abitanti del tempo si servivano ?

Chissà cosa ebbero a pensare e a dirsi gli abitanti di quella Cefalù man mano che il "mostro" di Ruggero andava assumendo la sua forma e le sue dimensioni.

Secondo me se, a quel tempo, fossero esistiti blog e giornali telematici, forse, l'incompiuta di Ruggero sarebbe rimasta ancor più incompiuta, forse addirittura, quel "mostro" a Cefalù oggi non ci sarebbe.

Mi verrebbe da aggiungerti "SOLLAZZIAMOCI", ti aggiungo, soltanto, che qualche virgoletta ("), nel tuo post ci sarebbe stata.
;) ;)

ritratto di Giovanni Biondo

A proposito di identità

giovanni biondo

Caro Saro
Condivido al cento per cento le tue osservazioni, compreso l'indicazione della data del 28 febbraio. Infatti, a proposito di identità, a Cefalù è tradizione ricordare la morte di Ruggiero tale giorno.
Tra parentesi, vorrei avere anche io la stessa sicurezza di altri nell'affermare una unica data, ma questo non è possibile perchè è si vero, che alcuni studiosi parlano del 26, ma è altrettanto vero che altri, altrettanto autorevoli, indicano, per esempio, il 27 .
In tutti i casi a Cefalù si ricorda il 28.
Avrai notato che io dico Ruggiero con la i perchè questo mi pare essere la migliore trascrizione della parlata locale. Ancora tra parentesi, ma non facciamolo sentire ai togati, sempre a proposito di identità,le targhe di toponomastica del nostro corso principale scrivono Ruggiero e non Ruggero.

ritratto di Giusi Farinella

Caro Saro,

Il mostro realizzato da "Ruggiero", tra l'altro, è anche abusivo e allora ........ demoliamolo.
Presntiamo subito una petizione prima che ci pensi il prof. Franco.
Evidentemente continuo a sollazzarmi, adesso in tua compagnia e credo anche in compagnia del mio stimato amico Giovanni ... dice un mio proverbio:
"Aver compagno a sollazzo e gran consolazio"
Con affetto
Giusi