G. Mariani in Concerto, la sera del 19 scorso
22 Dicembre 2010, 08:46 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti]
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Plutone in musica un concerto da non dimenticare
Fu certo nel Romanticismo tedesco che il riscatto del “naturale” raggiunse le tinte più drammatiche e fosche
L’altra parte del mondo, il riflesso del sè in ombra, di ogni individuo o civiltà è ciò che viene emarginato nelle penombre dei confini della coscienza come potenzialmente distruttivo dello status ambito, imposto dal Super-Io della Cultura imperante.
Spesso, nella cultura occidentale, quella parte che si tende a rimuovere è stata la natura e la naturalezza con le sue forze irrazionali e pulsionali a favore della perfezionale formale di una Idea.
Le sue voci, mai del tutto spente, sembrano allora giungere da luoghi oscuri antichi e lontani, con tinte acquarellate nostalgiche o espressioniste terrifiche come di mostri scaturenti dalla terra e dalla notte - territori che si vuole abitatati dalle forze della natura appunto primordiali -; e, ciò in contrappunto alla minore o maggiore rigidità del “sistema” imperante.
Allo sclerotizzarsi di ogni epoca aurea di un “idea-sistema” sociale o individuale, tanto più rigido ed innaturale, tanto più impetuose pressano le forze “irrazionali e trasgressive”, ai suoi confini, chiedendone la rivoluzione.
Così i popoli e le classi emarginate, così la libido individuale, alla ricerca della perduta gioia; con tanta più subdola violenza - quanto più “razionale” e cinico l’assolutismo imperiale o il super-io individuale - incalzano la fine del “giardino di cristallo”, come lupi ai bordi dei sentieri nel più profondo bosco.
Chi non ricorda, dalla scuola, lo “Sturm un drang” (tempesta e impeto) il movimento che alla fine del sec. XVIII° connotò la nascita del Romanticismo tedesco, al di là della componente neo-classica comune a tutto il romanticismo europeo?
Schumann fu certamente una della maggiori espressioni di quel romanticismo nella prima metà del sec. XIX° e la Kreisleriana una delle più alte rappresentazioni drammatiche del caleidoscopio psicologico umano, con i suoi cieli corruschi, attraversati da tuoni improvvisi - in roboanti contrasti -, e i flebili squarci liberatori che in esso si aprono su struggenti sublimazioni liriche, sognanti.
Che il recupero dell’Es sia una questione aperta nella culturale occidentale, dopo la nascita della “solarità” maschile-razionale-volitiva greca, legata al Cielo e alla Retta, e la fine delle culture femminili-irrazionali-compulsive “lunari” legate alla Terra e al Cerchio, è fuori discussione; nè vale la risposta della libertà sessuale consumista inaugurata dagli anni ’60.
Che la questione sia stata avvertita con più determinazione proprio in quel mondo anglosassone che ha portato agli eccessi non la Ragione ma la Razionalità formale, lo testimoniano esempi come Sigmund Freud 1856-1039, Aleister Crowley 1875-1947, e Wilhelm Reich 1897-1957 con la sua teoria Orgonica.
Ad ogni modo, non è questo un conflitto”locale” ma universale che attraversa orizzontalmente ogni individuo “moderno”.
Non è certo un caso che la Mariani abbia accostato, nella serata del 19 al Teatro Cicero - per il pubblico cefaludese -, la Kreisleriana di Schumann e la sua propria composizione: “Tre Irradianti di un’unica matrice”, segnando una continuità che non è stata solo sul registro stilistico ma soprattutto filosofico ed esistenziale.
Il valore di ciò che più profondamente connota l’uomo, così come un luogo, la sua naturalezza e la sua magia, è il porto-matrice, di cui non bisogna mai dimenticare le coordinate nelle fughe in avanti dell’Ego, individuale e collettivo.
E’ ciò che, infine da donna, da persona - spogliata dalle vesti sacrali della musicista - ha voluto, con appassionata dolcezza, confidenzialmente ricordare alla Cefalù presente in Sala, in un Teatro che ha definito magnifico per l’acustica e il raccoglimento meditativo.
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Grazie Alberto
Grazie ..... e buon Natale