IL COLPO DI CODA DEL COMANDANTE ED IL SILENZIO “SOLIDO E MONOLITICO”

ritratto di Saro Di Paola

Versione stampabile

Il cefaludese “per natura è mite e remissivo verso i forti, ipercritico verso i propri pari e sprezzante verso i deboli”.

Sono le parole con le quali il dott. Stefano Blasco, congedandosi da comandante della Polizia municipale di Cefalù, ha licenziato il suo giudizio sui cefaludesi,
nella lettera aperta con la quale “conformemente ai dettami della normale buona educazione”, ha ritenuto “doveroso rivolgere il Suo saluto alla cittadinanza”.

Sono PAROLE che, generalizzate come sono, non mi sono AFFATTO PIACIUTE.
Sono, anzi, FIATI INSOPPORTABILI che, generalizzati come sono,
MI RIFIUTO DI ALITARE!
L’aggettivo “SPREZZANTE” con il quale il signor comandante ha qualificato il rapporto che, secondo Lui, i cefaludesi abbiamo con i deboli è il più GRAVE E VELENOSO tra quelli di cui Egli si sarebbe potuto servire per colpire l’intera comunità cefaludese.
Nel più profondo!

Per quanto si tratti di giudizi che altro non possono essere ritenuti se non
il COLPO DI CODA di una PERSONA con le valigie in mano, FERITA da una INFAMANTE ED ABBIETTA MISSIVA ANONIMA, per la quale sento di DOVERE ESPRIMERE LA MIA PIÙ SINCERA, TOTALE ED INCONDIZIONATA SOLIDARIETA’,

la mia indole, il mio sentirmi CEFALUTANO ed il mio ORGOGLIO di esserlo
avrebbero preteso che Gli replicassi.
Immediatamente!

Invece, sono rimasto in SILENZIO, pensavo sino ad ieri 13 dicembre.
Ieri, infatti, sono stato chiamato a rispondere davanti alla PROCURA DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di Termini Imerese delle due IMPUTAZIONI DI REATO
che il Pubblico Ministero, “concluse le indagini” mi ha ascritto a seguito della denuncia che il dott. Blasco aveva sporto contro di me per un fatto verificatosi, in Cefalù, il 24 ottobre 2009.
Non essendo, prima di ieri, mai entrato in un’aula di Tribunale da imputato, ero convinto che, ieri, si sarebbe risolta la mia vicenda giudiziaria e che, finalmente,
oggi, avrei potuto rompere il silenzio per replicare ai giudizi del signor comandante.

Oggi, l’esposizione dei fatti per i quali il Pubblico Ministero, “concluse le indagini”,
mi ha ascritto l’imputazione del REATO di MINACCIA AGGRAVATA dalla circostanza che sarebbe stata formulata “CONTRO UN PUBBLICO UFFICIALE”,
mi sarebbe stata di straordinario aiuto per dimostrare la assoluta infondatezza di quei giudizi generalizzati sulla natura del cefaludese - “mite e remissivo verso i forti e sprezzante verso i deboli” –
che il signor comandante ha espresso.

Ma non solo!
L’esposizione della mia vicenda avrebbe lasciato facilmente comprendere quanto
quei giudizi che il signor comandante ha espresso sul cefaludese
si attaglino, perfettamente, al comandante che, per Sua fortuna, cefaludese non è.

E invece, no.
Sulla mia vicenda giudiziaria devo persistere nel silenzio.
Il rispetto per la Giustizia me lo impone.
Almeno sino alla celebrazione della seconda udienza del processo che il Giudice ha fissato per il prossimo 13 giugno 2011.
Pazienza!

Nulla invece avrei replicato al signor comandante per QUANTO DI ALTRO
Egli ha aggiunto nella lettera di congedo medesima e
per QUANTO DI PEGGIO Egli ha dichiarato nella intervista rilasciata a “Lavoceweb.com”.

IN CERTI CASI, infatti,
“A MIEGGHIU PARUOLA È CHIDDA CA ‘UN SI RICI” !
Almeno secondo quella saggezza del cefaludese che, però, per il comandante, dovrà valere nulla.
Può, infatti, per il comandante, essere saggio il cefaludese che per essere “spezzante verso i deboli”, non può che essere, anche, spregevole ?

Ma, io LO RIPETO!
IN CERTI CASI,
“A MIEGGHIU PARUOLA È CHIDDA CA ‘UN SI RICI” !

Alla viltà delle missive anonime mirate,
alla pavidità delle sparate nel mucchio,
alla genericità delle accuse a vanvera,
alla vacuità delle illazioni gratuite,
alla sterilità delle autocelebrazioni vanesie,
alla infondatezza del pessimismo irrazionale,
al “VENENUM IN CAUDA”,
saggezza vuole che si OPPONGA L’OPPORTUNITÀ DEL SILENZIO.
SEMPRE!
Ancor più ed ancor meglio se “solido e monolitico”.

Saro Di Paola, 14 dicembre 2010

ritratto di Leonardo Mento

Caro Saro.....

hai tutta la mia solidarietà. Aldo Mento