Ma è davvero cosi grave?

ritratto di Giuseppe Aquia

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Dal giornale di Sicilia di NINO SUNSERI

Disordini e guerriglia nelle piazze italiane. Ad accendere gli studenti la riforma dell’università proposta dal ministro Gelmini. Palermo non ha fatto eccezione. Cortei per la strada che hanno fatto impazzire il traffico. È aumentato il numero di mezzi in movimento assieme allo smog e al risentimento degli automobilisti verso le ragioni della protesta. Ci sono stati tafferugli con le forze dell’ordine e, per una quarantina di minuti sono stati occupati i binari della stazione. Tentativo analogo al porto. Chissà che colpe hanno viaggiatori e merci se, ad alcuni esaltati, non piace la riforma dell’università.
Perché al fondo c’è da chiedersi: ma davvero le novità della Gelmini sono così penalizzanti per i nostri atenei da meritare una mobilitazione tanto violenta? Magari no. Considerando, soprattutto, l’esistente. Che cosa vogliono difendere gli studenti che vanno in piazza? L’università dei baroni? Un’istruzione che, nelle classifiche internazionali dell’Ocse resta stabilmente agli ultimi posti?
Una scuola che, volendo difendere il diritto allo studio per tutti ha ricreato le condizioni per le peggiori diseguaglianze? I ragazzi che possono contare sul patrimonio di famiglia vanno a specializzarsi a Milano, a Parigi, a Londra. I più ricchi al prestigioso Mit di Boston (200 mila dollari di retta). Gli altri si devono accontentare della svalutata laurea nell'università della città che, fra l'altro, occupa gli ultimi posti anche nelle graduatorie nazionali. Risultato? Il master apre le porte a occupazioni ben retribuite. Gli altri si arrangiano. Il massimo grado dell'ingiustizia sociale. A questo sta portando l'università con tutti i diritti e nessun dovere. Certo le riforme quando le risorse, come in questo momento, scarseggiano sono difficili. Tuttavia se il disegno di legge dovesse naufragare non ci sarà ragione di esultare. Soprattutto perché verrà annullato quell'embrione di meritocrazia che la Gelmini vorrebbe innestare nel tronco asfittico dei nostri atenei. Merito nel reclutamento dei docenti scomparso da anni a favore del potere baronale dei docenti. Merito anche nell'assegnazione degli stipendi per tenere conto della capacità dei professori. I ricercatori che protestano per la loro precarizzazione quanti lavori producono in un anno? E quale valore scientifico? Dovrebbero essere i migliori gli unici a protestare: sono loro che vengono defraudati del diritto a uno stipendio migliore. Gli altri si limitano a scaldare la cattedra. Cara grazia che ricevono anche uno stipendio. Contro queste considerazioni di banale buon senso si è scatenata la guerriglia. Sia in strada che in Parlamento. Schermaglie di schieramento in vista del 14 dicembre quando dovrà essere votata la fiducia al governo? C'è una strana simmetria nella durezza dello scontro. Nel momento della massima tensione tra Berlusconi e Fini il provvedimento si blocca. Se il clima si distende il disegno di legge avanza. Ma è corretto questo atteggiamento? Certamente no. La riforma dell'Università non può diventare un alibi per battaglie di altro tipo. Se il testo non piace è giusto che sia respinto. Va spazzato via, però, il sospetto che la bocciatura sia legata non ai contenuti ma allo scontro politico in corso. Sia dentro la maggioranza sia fuori. Salire sui tetti serve solo a coccolare il ventre della piazza. Non certo a fare politica. La partita va giocata dentro le istituzioni. Non utilizzando cieche strumentalizzazioni.
Berlusconi ha indicato il terreno di gioco: giustizia, mezzogiorno, ripresa economica. Le forze di maggioranza e di opposizione si confrontino su questi temi. In Parlamento, però, non aizzando la piazza contro la povera Gelmini. Non si deve giocare con il futuro delle giovani generazioni per ragioni di bassa cucina politica. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità a viso aperto. Poi sarà quel che sarà. Se il governo avrà i voti andrà avanti. Altrimenti la parola tornerà al popolo. Come si conviene in una democrazia moderna.

ritratto di Giuseppe Aquia

politica di bassa lega

Io penso che sia solo politica di bassa lega, un modo come un altro. per attaccare berlusconi, ma almeno abbiate la buona creanza di attaccarlo per le cose utili per il paese non strumentalizzando la scuola ed i nostri giovani.O parlando di gossip e di escort di questo passo, la maggioranza degli italiani rivoteremo per lui!!!!!! Anche se col naso turato ma sempre meglio di certi leader, che fanno populismo sui tetti per farsi vedere dai loro elettori. Smettetela non siete unti del signore anche l'altra 3 quarti d'italia purtroppo per voi, pensa e ragiona quanto e più di voi.

ritratto di Saro Di Paola

NESSUNA MERAVIGLIA

La "contestazione" al Ministro Gelmini non mi meraviglia affatto.
Nella storia della Repubblica Italiana tantissime sono le pagine che il mondo studentesco e il mondo accademico hanno scritto contro tutti i Ministri della Repubblica che hanno voluto, o avrebbero voluto, riformare la Scuola e l'Università.

La contestazione che, nel 2010, sta investendo la Gelmini negli anni sessanta investì il Ministro Luigi Gui che non era "la ragazzina" cui Berlusconi, nel 2008, ha affidato il dicastero ma che è stato uno dei Padri della Repubblica.

Il mondo studentesco e quello accademico si sono, sempre, mobilitati, magari con ragioni opposte e magari senza conoscere a fondo la riforma, contro tutti i tentativi di riforma che sono stati portati avanti.
Emblematico, al riguardo, un articolo che Paolo Giarretta ha pubblicato nel 1970 e che è facilissimo trovare grazie ad Internet.
Un OMAGGIO ALLA STATURA DELL'UOMO POLITICO GUI da cui ho tratto :

"Certamente per Gui di tutti i rilevanti incarichi governativi che aveva potuto ricoprire quello che più gli era caro era quello di Ministro della Pubblica Istruzione.

Non solo perché è stato l’incarico ministeriale che ha ricoperto più a lungo e con più continuità, ma perché fu quello in cui con più profondità poté imprimere il senso di una politica riformista in cui i principi costituzionali dell’uguaglianza delle opportunità trovarono affermazione legislativa.

La riforma della scuola media obbligatoria, autentica rivoluzione nel sistema scolastico nazionale, poneva le basi di un accesso all’istruzione indipendentemente dal censo e fu il segno di una alleanza forte tra una dirigenza politica lungimirante e la parte più avveduta del corpo docente capace di sconfiggere le perplessità robuste dei conservatori.

A questo successo può essere aggiunto l’adozione di piani quinquennali per l’edilizia scolastica e l’Università che consentirono alla rete degli istituti scolastici un significativo miglioramento.

Fu una sconfitta invece la mancata riforma dell’Università, il famoso disegno di legge 2314, presentato nel 1965, approvato dalla Camera nel 1968, troppo tardi per poter diventare legge entro la fine della legislatura.

Una sconfitta generata dalle resistenze del mondo accademico, che la considerava rivoluzionaria e da quelle del mondo studentesco, che andava organizzandosi con i movimenti del ’68, che la considerava troppo timida.

Sconfitta grave per il paese, perché era una riforma coraggiosissima, ma necessaria, frutto di una politica capace di prevenire.

Se approvata avrebbe evitato all’università guai che ci trasciniamo ancora."

ritratto di Leonardo Mento

Ma cosa vogliono questi studenti.....?

Sicuramente prendono spunto dalla riforma Gelmini per rappresentare lo stato di disaggio sociale ed economico che interessa il nostro paese da molti anni, e che incide pesantemente nel loro futuro e nel quotidiano delle famiglie. La globalizzazione ha comportato la perdita di quote di ricchezza e di benessere a favore dei paese emergenti ed ha inciso profondamente sui livelli di vita dei ceti medi ma non solo. Ciò ha comportato che le distanze economiche tra di chi aveva di più e chi aveva di meno ritornassero ( forse anche cresciute) ai livelli degli anni 60/70 ed annullasse le conquiste socio\economiche ( e non mi riferisco ai privilegi) del periodo in questione. Inoltre lo stato delle cose non lascia prevedere nulla di buono in termini di lavoro e prospettive. Molti di quei ragazzi che protestano sono dei ceti proletari e medi e che vivono le ristrettezze del momento con la paura in molte famiglie, della perdita di posti di lavoro per delocalizzazioni, cassa integrazione, precariato, perdita delle borse di studio, non disponibilità economiche per continuare gli studi. Questo interessa una larga fascia, se non la maggioranza, degli italiani. Cosa devono fare questi ragazzi ( ma la cosa interessa anche i lavoratori) se non chiedere anche in maniera ferma e civile, di non perdere o scendere oltre la soglia minima di un vivere civile. Quello studente della Normale di Pisa, figlio di un cassaintegrato di Termini Imerese, che studia grazie alla borsa di studio, da gennaio 2011 non potrà più contare sull'aiuto dello stato ne su quello della famiglia. Può questo ragazzo essere “un po incazzato”ma anche gli altri? Forse si, o vogliamo derubricare il tutto a “politica di bassa lega”. Vogliamo finalmente affermare che questa “nostra” politica non è stata in grado di prevedere e prevenire quanto accade perché impegnata “in altro”. Mentre noi ed i nostri figli e nipoti,abbiamo perso potere di acquisto e servizi sociali c'è chi ha triplicato, in questi anni, il proprio patrimonio. Questi sono i fatti “ della politica di ALTA lega”. Sono con questi studenti che si battono per i loro diritti, perché sono stati defraudati del loro futuro da questi “politicanti di ALTA lega” che sanno solo dire: sposate un uomo|donna ricco-a

ritratto di Giuseppe Aquia

Caro leonardo hai

Caro leonardo hai perfettamente ragione ma le battaglie si fanno per rinnovare, non per rimanere indietro o per attaccare questo o quel politico!!!! Questa è politica di "bassa lega"per il resto conocordo in toto con te anche perchè si evince che la responsabilità si divide, e va divisa nei 2 poli. Ma cmq mi sembra che la riforma gelmini tenda ad evitare proprio quelle situazioni di disagio e di differenze culturali, o sbaglio?

ritratto di Leonardo Mento

Caro Peppe........

non entro nel merito della riforma Gelmini, ci saranno pure luci ed ombre, lascio la cosa a chi ne sa più di me. Vedi Peppe ho un "ricordo" di quando lavoravo relativo ad un colloquio con un giovane operaio, dopo il 5 o 6 rinnovo semestrale del contratto di lavoro. Mi\ci rimproverava ( quale rappresentante dell'Azienda) di non avergli permesso di godere degli anni più belli della sua vita: la gioventù; in quanto aveva vissuto quegli anni in maniera assurda vista la costante incertezza. Nello stesso periodo nel resto dell'Europa (anni 90), al lavoro precario veniva riconosciuto, in quanto provvisorio, una maggiore retribuzione rispetto a chi aveva un contratto a tempo indeterminato, la Germania non ha mai applicato il precariato in termini retributivi. In Italia non solo precari ma con retribuzioni inferiori e a questo devi aggiungere che non hanno adeguato le vendite rateali i conti in banca alla nuova realtà del lavoro precario, con il risultato che se la famiglia non garantiva per il precario, non poteva aprire un conto in banca ne avere una carta di credito o comprare una macchina a rate e questo ha inciso negativamente sui consumi italiani. Non sarebbe stato più realistico assumerli con la retribuzione prevista dal contratto collettivo di lavoro con la possibilità per questi di non applicare lo statuto dei lavoratori o applicarlo con una certa elasticità? Invece retribuzioni minime e licenziamento “a piacere” del datore di lavoro. In questi ultimi 20 anni si sono succeduti governi di destra e sinistra....morale...la questione non è stata ancora affrontata ed il paese diventa sempre più povero.
Vedi Peppe tu sei giovane e credo hai dei figli piccoli, ed è giusto che ti preoccupi del loro domani, io ho un figlio grande con un lavoro precario e pertanto mi preoccupo dell'oggi. Francamente vorrei che questi politici si occupassero un po più di noi che dei “fatti” loro, non vorrei apparire un qualunquista, ma ho vissuto un periodo di questa Italia dove “qualche “ politico e relativa politica, si occupava della “gente” e dei loro problemi. Non è questione di uomini (o forse lo sarà) ma di proposte e della loro realizzazione. A titolo esemplificativo, ti tagliano l'ICI e poi non ti danno i servizi, la manutenzione e pulizia delle strade, la scuola etc e poi i Comuni non hanno i mezzi e le risorse per garantire un minimo di servizi. Per recuperare qualche lira, favoriscono le colate di cemento per acquisire “oneri concessori". Speriamo in un futuro migliore ed in una politica migliore, nell'interesse dei nostri figli.

ritratto di Gianfranco D Anna

.... vorrebbero potersi confrontare!!!

Non voglio entrare nel merito della riforma ma voglio sottolineare che ciò che fa arrabiare gli alunni, ed anche gli insegnanti, è la mancanza di confronto.
Abbiamo un ministro che non accetta il confronto, che non accetta di ascoltare le critiche che vengono dal mondo della scuola che lei dovrebbe rappresentare.
Abbiamo un ministro che si limita a dire che alunni e docenti sono strumentalizzati, quando è lei la prima "strumentalizzata" di questo governo.
Abbiamo un ministro che sostiene che coloro che protestano sono pilotati come se un ragazzo non già è in grado di farsi una propria idea-opinione, quando è lei che si limita a tentare di spiegare ciò che il suo consigliere Max Bruschi le imbocca.
Abbiamo, insomma, un ministro che vuole riformare la scuola italiana senza conoscere il mondo della scuola.

ritratto di Giusi Farinella

"Difendiamo l’Università dalla demagogia".

"Difendiamo l’Università dalla demagogia".
È l’appello al mondo accademico lanciato da un gruppo di docenti universitari e promosso dalla Fondazione Magna Carta a sostegno della riforma Gelmini: appello che nel fine settimana ha già raccolto la sottoscrizione di oltre 400 docenti universitari.
"È troppo tempo - recita l’appello - che l’Università italiana ha bisogno di una cura incisiva ed efficace. È troppo tempo che il mondo accademico aspetta una riforma capace di restituirgli il prestigio perduto. È troppo tempo che gli studenti italiani bravi e meritevoli non hanno più la possibilità di frequentare istituzioni universitarie competitive rispetto al resto dell’Europa e del mondo. Pertanto - prosegue il testo - i sottoscritti docenti universitari intendono ribadire il loro generale apprezzamento per il disegno di legge sull’Università in discussione in queste ore alla Camera".

"Per più di un motivo: perchè riorganizza e moralizza gli organi di governo degli atenei; perchè limita la frantumazione delle sedi universitarie, dei corsi di laurea e dei dipartimenti; perchè introduce norme più efficaci e razionali per il reclutamento dei docenti; perchè stabilisce regole certe e trasparenti per disciplinare i casi di disavanzo finanziario e di mala gestione; perchè fissa dei criteri di valutazione per le singole sedi universitarie e per i singoli professori; questo provvedimento rappresenta un passo nella direzione giusta per cercare di far uscire l’Università italiana dallo stato di grave prostrazione in cui essa si trova. Tutto è sempre migliorabile; anche questo disegno di legge lo è. Ma - osservano i docenti firmatari - non ci sembra nè logico nè onesto invocare la diminuzione dei finanziamenti all’intero comparto dell’istruzione, provocati dalla difficile situazione finanziaria del Paese, come una buona ragione per respingere il provvedimento. Tanto più adesso che il governo sembra si stia trovando le risorse utili per avviare il necessario processo riformatore".

"Ci sembra, inoltre, intollerabile che, dopo anni e anni di tanto sistematico quanto sterile ostruzionismo, una parte del mondo universitario e del corpo studentesco prepotente nei comportamenti ma modesto nelle dimensioni abbia saputo produrre solo una protesta demagogica fine a se stessa, dando spazio - è la conclusione dell’appello - alla violenza di piazza e contribuendo al contempo a lasciare gli Atenei italiani fermi nel loro attuale stato di crisi".