Pro-memoria "Teatro" - e p.c. (ma senza polemica) del sig. Manera
2 Ottobre 2010, 08:12 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti]
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Questo è un articolo del 19 giugno 2009 su DonLappanio: Teatro Comunale: “Ci siamo anche noi” (ma “noi” chi?).
Per quanto il moto iniziale della associazione “Musica per l’Uomo”, dichiarato, fosse stato semplicemente volto alla “Apertura” del Teatro Comunale, e attorno a quello scopo avesse chiamato le associazioni culturali cefaludesi a fare sentire la loro voce; già nel primo incontro con il Sindaco Guercio del 28 maggio scorso, la Delegazione - a quel fine costituitasi -, guidata da F. Pollicino, si trovò spontaneamente d’accordo nell’avanzare, al Primo Cittadino, l’opportunità di accogliere il Principio di un utilizzo di tale struttura anche da parte delle realtà culturali locali; Principio che, d’altra parte, lo trovò attento e sensibile (DonLappanio, 29.05.’09, “Ci siamo anche noi”)
Nella successiva riunione tra le Associazioni, convocata per riferire dell’incontro col Sindaco, si decise di approfondire le modalità della partecipazione delle realtà associative culturali locali alla gestione del Teatro, e di riaffermarne il principio: questa volta in un documento scritto da presentare alla Amministrazione, firmato dai rappresentanti delle Associazioni. Fu dato incarico di predisporre una bozza da sottoporre alla discussione, la quale si sarebbe dovuta svolgere la sera del 15 giugno
Quella sera però quella bozza (che già era circolata via e-mail) non fu neanche letta dal Coordinatore Franco Pollicino, promotore dell’iniziativa “Teatro aperto”.
(La discussione infatti si disperse - ad opera di Mario Macaluso ed altri della associazione Musica per l’Uomo, come dello stesso Cortina della S. Cecilia - nei mille rivoli della “questio”: “essere o non essere” figura giuridica - Statuto regolarmente depositato - o forza civica - Comitato con semplice comunicazione scritta alle Autorità -; uno o due rappresentanti con diritto di voto per associazione, e quale peso dare ad ogni associazione in rapporto al numero degli iscritti, etc...) .
I tentativi di uscire dal pantano e ridare alla discussione un percorso meno involutivo ...
(...e dilatorio - c’era infatti l’urgenza di “impegnare” con un documento scritto il Sindaco prima che facesse quella che allora appariva la probabile Convenzione con il Teatro Biondo di Palermo)
... furono autorevolmente troncati dal prof. Mario Macaluso il quale ricordò che lo scopo originario della iniziativa di “Musica per l’Uomo” non era affatto quello che invece stava emergendo e che quella sera con un documento si sarebbe dovuto ratificare!
(Già a riunione sciolta, nel caos -poi non ci si riunì più - si tentò in extremis di trovare un accordo cambiando il nome del Comitato da “pro-apertura” a “pro-teatro” ma ai promotori interessava solo che il Teatro si aprisse; soltanto dopo - a dir loro - si sarebbe affrontata la questione della partecipazione delle realtà locali)!
Questa la bozza (da me preparata)sulla quale si sarebbe dovuto svolgere la discussione:
IL COMITATO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI CEFALUDESI
Al Sig. Giuseppe Guercio
Sindaco di Cefalù
Le realtà associative cefaludesi, sportive e culturali, costituiscono, nel tessuto sociale, gli unici momenti di aggregazione e dunque - al di là del loro specifico ambito -, assieme alle scuole, le uniche occasioni - specie per i giovani - di educazione alla socialità.
Tra esse, quelle “Culturali” sono particolarmente prive di qualsiasi supporto pubblico, logistico ed economico.
Le associazioni che si caratterizzano per finalità puramente sociali o di informazione, formazione e riflessione su temi di interesse collettivo, si incontrano con la difficoltà della ricerca di un posto adeguato in cui potere svolgere conferenze e convegni, nonchè con quelle legate al costo dell’affitto.
Quelle che si caratterizzano per finalità laboratoriali e di produzione artistica (musicale, teatrale, etc...) ancor più si trovano disagiati per la obiettiva assenza di spazi specializzati per concerti e rappresentazioni. Le stesse “prove” spesso sono mortificate da spazi ristretti, privi di adeguata acustica e strumentazione utile alle sperimentazioni sceniche.
Il Teatro “Cicero”, così come è stato restituito alla città, dopo gli eccellenti lavori di restauro e di dotazione tecnica, si pone - ancor più per essere di proprietà comunale - come la risposta da tanto tempo attesa ai bisogni delle realtà associative culturali cefaludesi.
Anche la sua dimensione appare adeguata a manifestazioni, in cui il numero dei partecipanti sia “ a scala” locale.
Ciò ovviamente non toglie che tale struttura possa accogliere spettacoli di prestigio provenienti da un circuito più ampio, sostenuto da enti pubblici sovra-comunali. Questo anzi appare auspicabile sia per le indubbie sollecitazioni culturali che possono derivarne sulla comunità locale, sia per la risposta che darebbe alla richiesta di una fascia turistica selezionata; non ultimo per il prestigio che ne ricaverebbe la Città tutta, come città di Cultura.
Se, allo stato attuale, le condizioni economiche comunali, rendono necessario un “tutoraggio” da parte di Enti come quelli provinciali o regionali, e dunque una Gestione, Amministrativa di base, extra-comunale; tuttavia ciò non può tradursi in una gestione culturale ed artistica del Teatro “Cicero” che escluda le legittime esigenze di formazione di esperienze e professionalità, nonchè di “espressione culturale e civile”, della comunità locale.
Nella prospettiva di un - si spera - non lontano futuro in cui un Ente Teatrale comunale possa gestire in autonomia tale prezioso spazio - nella dovuta ed equilibrata attenzione alle esigenze di promozione della immagine della Città ed a quelle di formazione e valorizzazione delle energie creative locali - la Consulta delle Associazioni Culturali cefaludesi dà mandato al Sindaco intanto di rappresentare i legittimi ed inalienabili diritti della comunità cefaludese, su un bene di loro proprietà, presso quell’Ente che l’Amministrazione Comunale riterrà più consono a prendere in affidamento provvisorio il Teatro “Cicero”.
Ciò dovrà prendere la forma di una Convenzione in cui tali esigenze e irrinunciabili diritti locali siano convenientemente rappresentati, prevedendo sia una quota di “spazio”, in termini temporali, nella gestione, sia una quota dei finanziamenti disponibili al fine della produzione e degli allestimenti (una Diaria per gli operatori potrebbe essere ricavata direttamente dai biglietti di ingresso alle relative performances).
La Consulta proporrà alla Amministrazione dei propri Delegati i quali avranno il compito di presentare un progetto d’uso degli spazi di autonomia, di rappresentarlo al meglio nella definizione finale della Convenzione, e di fare parte integrante del Comitato stesso di Gestione del Teatro “Cicero”
In ultimo, la Consulta chiede che in essa Convenzione sia prevista la formazione di personale tecnico locale, con la qualifica necessaria al funzionamento complessivo della Struttura.
In linea con questi orientamenti, sembra non diversamente immaginabile una manifestazione celebrativa di riapertura - avvenimento di importanza storica per la nostra città - che non abbia, nella straordinaria figura del concittadino, Maestro Salvo Cicero, a cui il teatro è peraltro significativamente intitolato, il centro.
Le associazioni cefaludesi certamente vogliono che il Teatro “comunque” apra, ma considererebbero una sconfitta - ulteriore - per la cultura cefaludese, e la stessa qualità civica della comunità, una operazione che la tagliasse fuori dal ruolo di protagonista della sua stessa propria maturazione e lo vedesse - quel ruolo - risolto soltanto a quello passivo di ricettore o di - fra i tanti - pagante consumatore.
Il “comunque” non sta per: “anche al costo di darlo ad altri”, ma “anche al costo di nutrirlo di quello che possiamo”; cioè: perchè resti “comunque” nostro!
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Concludevo lo stesso articolo :
Veniva, invece contestualmente, dallo stesso Macaluso, annunciato piuttosto: “Sarà inaugurato venerdì sera, 19 giugno, alle 20,30 al Mandralisca la nuova iniziativa di cefalunews “un dibattito al mese”. Tema del primo appuntamento sarà “un teatro per la città o una città per il teatro?: a quando l’apertura del Salvo Cicero”? Fra i relatori, Caterina Di Francesca e forse un “politico”!
Parlando adesso “in generale”, comprendo bene come a qualcuno posso storcersi il naso all’idea di vedere quel “bel salotto ottocentesco” frequentato da gente non proprio elegante o che non si può permettere biglietti dai 30 euro in su, o - ancor peggio- per gli amanti della “vera (leggi “alta”) cultura”, all’idea di vedere quel bel palcoscenico, così ben corredato da tecnologie (tanto alte che, noi Cefalutani, correremmo il rischio di rovinarle), avvilito da risibili spettacoli e spettacolini prodotti da una pletora di dilettanti locali.
Si dovrebbe però anche capire come a qualcun’altro possa storcersi parimenti il naso all’idea di vedere il tanto atteso “Teatro della Città” totalmente acquisito dalla industria turistico-culturale burocratico-regionale.
Giusto il tema proposto da cefalunews: “ Un teatro per la città ... o una città per il teatro”?
Se il frastagliato profilo qualitativo delle varie realtà locali non sempre è “all’altezza” del prestigio cui il luogo potenzialmente può ambire, c’è però da chiedersi se abbia un senso parlare di “Teatro della città”, quando questa in esso abbia riservato solo il posto di spettatrice più o meno pagante!
Se, a parte qualche realtà musicale, Cefalù ha il livello che ha, ciò è indubbiamente dovuto ad una politica culturale e della socialità in generale, quando non assente, colpevole. Un Teatro - più che “per” - “è” della Città quando non solo stimola la cultura locale con apporti dall’esterno, ma soprattutto quando si fa “voce” dell’anima creativa della stessa, e - ancor prima - laboratorio di formazione della esperienza dei suoi giovani e dei suoi artisti.
(Fortunatamente, nonostante si sia riusciti a far abortire l’embrione di una possibile Consulta delle Associazioni locali interessate ad usare il Teatro, c’è chi - persone professionalmente competenti - ha continuato a lavorare ad uno Statuto - oggi pronto - per il momento in cui la politica lo metterà in agenda, mentre c’è chi oggi riposa appagato che il Teatro “comunque” si è aperto”)!
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Caro sig. Lo Presti,ho
Caro sig. Lo Presti,
ho letto con piacere questa sua nota e ammetto onestamente, senza alcun problema, che, non conoscevo la vicenda da lei esposta perché, sebbene cerchi di essere un assiduo internauta, le incombenze lavorative in teatro spesso mi tengono lontano dagli svaghi sul web e, da qualche tempo, mi tengono lontano anche da Cefalù e dalle vicende che la animano. Chi mi conosce sa che la mia vita è molto piena e che i miei traguardi me li sudo ogni giorno (l'ultimo in ordine di tempo è la laurea, che conseguirò tra pochissimo), quindi ammetto di non aver seguito né le vicissitudini del Comitato, di cui, però, conoscevo l'esistenza, né i reportage telematici che lo riguardavano. Mi ero limitato, ieri mattina, a leggere un suo commento e, non conoscendo questo background, non ho compreso la connotazione provocatoria di quanto lei scriveva. Il mio disappunto si è manifestato perché, quanto scritto provocatoriamente nel suo commento, corrispondeva esattamente ad un'argomentazione usata da un politico della nostra città, al tempo in cui i lavori al teatro comunale non erano neanche cominciati. Il discorso di questo politico era pressappoco così: "Se voi mi dite che questo teatro comunale sarà troppo piccolo e avrà problemi con le norme CEE, allora che senso ha restaurarlo? Abbattiamolo e ne facciamo uno nuovo." Leggendo la sua provocazione ho provato lo stesso brivido che provai allora.
Detto questo, concordo sul fatto che Cefalù abbia bisogno di un luogo dalla capienza ben più ampia di quella del Teatro Cicero. La struttura ideale a Cefalù esisteva già, era il teatro Astro (800 posti circa), ma andava acquistato dal Comune per preservarne la destinazione d'uso. Tuttavia viviamo in tempi difficili dove gli enti locali dismettono e non acquistano e dove l'investimento culturale non è considerato investimento. Ci si chiede di agire in regime di gratuità e con la gratuità, professionalmente degradante, si possono fare solo cose "accummarate", ossia piene di errori. Per questo mi sono convinto che, per il momento, è meglio accontentarsi di quello che si ha. E creda sig. Lo Presti, ma già lo saprà, che il Teatro Cicero è tanto, tantissimo, se bene usato e se sentito dalla comunità come un qualcosa di "proprio". Su questo mi propongo di lavorare, sul senso di appartenenza di quel bene ad ogni cittadino di Cefalù, anche se in questo momento, quel cittadino, non sa di possedere un pezzo della sua città. L'obiettivo sarà farglielo sapere, aiutarlo a scoprire la sacralità laica del rito che si svolge in quel luogo, allo spegnersi delle luci e riuscire a fargli percepire l'energia che ne deriva. Ci riuscirò? Non attualmente. Però io ho una certezza: il tempo. L'incontro tra me e quel teatro non ha vincoli di mandato. Se mai succederà sia io che lui sapremo aspettare. Se non dovesse succedere mai, da persona onesta quale ho la certezza di essere, sarò pronto ad applaudire le scelte giuste ed a criticare costruttivamente, come mi sembra di avere fatto nel commento di ieri, le scelte errate.
Adesso torno a fare il semplice lettore, augurando proficui confronti di idee a tutti.
Grazie per l'attenzione
Marco Manera
Se permetti
mi piacerebbe ci dessimo del "tu".
Far giungere, dando forma percettibile, le voci dell'Interno-passato-trans-personale al Presente-esterno-soggettivo dello "spettatore" è “ministero” di chi è stanco di parlare di sè e vuole che gli altri piuttosto parlino tra loro e con se stessi, perchè quello che di importante c’è, in quello che loro si vuole dire, è già in loro. Per far ciò, per evocarlo alla loro coscienza, è spesso necessario il “rito” - laico nella forma, sacro nella consapevolezza di chi l’opera - (l’Arte lo è, quando è tale); un "rito" però arduo da amministrare.
Cefalù ha bisogno di Artisti (“Sacerdoti”) che l’aiutino a trovare se stessa, a ri-creare il senso di sè e della propria esatta posizione all’interno del più vasto coro polifonico dell’universo-mondo. Il Teatro Cicero può essere il luogo di tale Rito
Ma la battaglia per rendere il Teatro Comunale "S. Cicero" un luogo simile è molto lunga ancora.
Una tappa fondamentale sarà dotarlo di uno Statuto.
Caro Pino,qualche minuto
Caro Pino,
qualche minuto prima che finisca il mio weekend cefalutano, rispondo al tuo post, affinché la nostra conversazione virtuale abbia un senso compiuto. In primo luogo, accetto con piacere di darci del "tu". In secondo luogo sono consapevole del lungo percorso che attende la costruzione di una struttura artistico-gestionale attorno al Teatro Cicero. Un pò mi rammarico per il fatto che non si sia mai affrontato un percorso preparatorio alla riapertura del teatro, da me lungamente invocato (ma la mia voce, fuori dal palcoscenico, è troppo bassa). Adesso è più difficile. Si rischia, per raggiungere subito un risultato pseudotangibile, di improvvisare (senza neanche saperlo fare). Sarebbe una strada sbagliata. La velocità, che caratterizza l'epoca di superficialità in cui viviamo, poco si addice ad un'arte, come il teatro, che nasce con l'uomo. Le epoche si sono succedute e il teatro le ha viste nascere e morire, sopravvivendo ogni volta. Perché? E' semplice. In teatro la progettualità è tutto. In teatro anche l'improvvisazione ha alla base una progettualità e delle regole. Tutto ciò presuppone lo scorrere del tempo, affinché si scindano le idee buone da quelle cattive, affinché le idee buone si trasformino in progetti, affinché i progetti si sedimentino in regole. E' vero, caro Pino, la battaglia sarà lunga, ma ritengo che Cefalù abbia gente in grado di affrontarla con civiltà, arrivando alla vittoria attraverso una costruzione dal basso, senza modelli assemblati e prefabbricati altrove. Per farlo ci vorrà più tempo? Sapremo aspettare.
A presto!
Marco Manera