LETTERA APERTA AI CONSIGLIERI COMUNALI

ritratto di Saro Di Paola

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Signori Consiglieri,
è sotto gli occhi di tutti l’avanzare dei lavori per il raddoppio della strada ferrata nel tratto Buonfornello-Ogliastrillo.
Un avanzare inesorabile che, giorno dopo giorno, ci fa cogliere ed intuire i segni delle mutazioni che l’opera ha determinato, e determinerà,sulla fisicità e sull’assetto globale del territorio di Cefalù.
Sono, e saranno,mutazioni irreversibili per le quali sono sotto gli occhi di tutti i costi ambientali che il territorio sta pagando.
Costi ambientali non indifferenti.
Direi, anzi, costi ambientali gravi di cui i ceppi degli ulivi eradicati e “parcheggiati” ai lati della SS 113 sono la più melanconica delle icone.
Costi ambientali che sono il doveroso tributo alla realizzazione di un opera alla quale l’intera Sicilia e Cefalù hanno affidato la speranza di un ritorno in termini di benefici nei settori del trasporto, del turismo e, parrebbe assurdo, nel settore dell’Ambiente medesimo.

Per Cefalù, in particolare, i benefici potrebbero essere ASSOLUTAMENTE STRAORDINARI.
INESTIMABILI!
Soprattutto, in termini Ambientali e di assetto globale del centro urbano e del territorio tutto.

Sono benefici che, personalmente, sin dall’8 agosto 1985, quando è venuta all’attenzione del Consiglio la prima proposta di progetto definitivo del raddoppio della tratta ferroviaria Fiumetorto-Castelbuono e della nuova stazione di Cefalù, mi sono sforzato di indicare alla Città e di portare all’attenzione della Politica.

Sono benefici che, dopo di allora, mi sono sforzato di elencare e di descrivere in tantissime altre occasioni.
Sono benefici che non è difficile intuire.
Sono benefici dei quali non parlerò più.
Che io, da cittadino, ne parli è, semplicemente, INUTILE.

Signori Consiglieri, è della Politica il DOVERE DI PARLARNE.
E’ della Politica il dovere di tradurre le parole in atti che possano ergere la Città al ruolo di soggetto attivo e proponente nella trattativa che avrebbe dovuto, che dovrebbe e che deve essere intavolata con RFI perché la Città, in un futuro più o meno prossimo, quei benefici possa cogliere.

Sono, oramai, due anni che la Politica dispone di una soluzione progettuale dell’assetto e delle funzioni di interesse pubblico che il parco ferroviario attuale potrebbe avere e potrebbe assolvere nella Cefalù degli inizi del terzo millennio.

È la soluzione che l’architetto professore Marcello Panzarella ha elaborato in quell’approfondimento particolareggiato del progetto di massima del Nuovo Strumento Urbanistico che la Città Gli ha appositamente commissionato.

È una soluzione che è rimasta, là, all’interno di quel faldone che tale progetto contiene e che la Politica, un anno addietro, ha aperto per richiuderlo.
INOPINATAMENTE E SUBITO !

È una soluzione che, a prescindere da ogni problematica connessa all’esame complessivo dello schema di massima del NSU, può essere stralciata dallo stesso per essere pubblicamente illustrata, discussa ed adottata, magari con correttivi, come VARIANTE DI INTERESSE PUBBLICO GENERALE al PRG vigente.

È una soluzione senza la quale Cefalù resterà soggetto passivo impossibilitato ad intavolare una qualsiasi trattativa con RFI.

E’ della Politica il dovere di uscire quella proposta dal faldone che la contiene.
Per la Politica non sarebbe, e non è, una occasione da poco.
Sarebbe LA PIU’ GRANDE DELLE OCCASIONI per la EMANCIPAZIONE, sua e della Città, dallo SPROLOQUIO SULL’ORDINARIO.

Uno sproloquio rispetto al quale, Signori Consiglieri, l’insofferenza della Città è divenuta, e diviene, palpabile.
Ogni giorno di più.

Saro Di Paola, 7 dicembre 2009

ritratto di Angelo Sciortino

Caro Saro, non è inutile

Caro Saro, non è inutile perché ne parli da cittadino, ma perché ti rivolgi a chi non ha capito o non vuol capire.
I destinatari della tua lettera aperta capiranno mai, in larga misura, che i benefici sarebbero inestimabili soprattutto "in termini Ambientali e di assetto globale del centro urbano e del territorio tutto"? Sei sicuro che sanno che cos'è "un assetto globale del centro urbano"? Magari penseranno che si tratta di qualche poltroncina sulla quale "assettarsi".
La verità è che, finché in questo Paese non si userà come misura il valore, ma il prezzo, non ce ne usciremo mai.