“Una Biblioteca per Cefalù”, al centro della Conferenza del prof. G. Saja, nel bic. della morte di E. P. di Mandralisca

ritratto di Pino Lo Presti

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Per quanto la Conferenza si sia tenuta il 28 novembre scorso, ritenendo che il suo valore vada ben oltre la cronaca, scusandoci tuttavia per il ritardo, ne riportiamo oggi i contenuti, nella certezza di rendere un servizio alla collettività e un doveroso tributo all’impagabile prof. Giuseppe Saja,per la sua professionalità ed il suo amore verso la Fondazione e la Cultura cefaludese.

Dopo la introduzione del Vice-Presidente, Manlio Peri, e uno stralcio della Relazione “Profilo culturale di un erudito dell’Ottocento: il barone Enrico Pirajno e la sua biblioteca” svolta dal prof. Saja, si è aperto un interessante, quanto attuale, dibattito sulla assenza di una vera biblioteca a Cefalù, città che si dice “di Cultura”. Dibattito che ha visto intervenire, oltre lo stesso Saja - che ha lanciato l’argomento -, Peri, il politico Francesco Dolce, il prof. Tony Franco e la la prof.ssa Santa Franco.

1- LA PRESENTAZIONE DI MANLIO PERI

Cari amici,
la Fondazione Mandralisca ospita questa sera la terza conferenza del ciclo dedicato a Enrico Pirajno di Mandralisca nel bicentenario ella nascita. Dopo aver ascoltato l’intervento del Prof. Giuseppe Riggio, sulla personalità e gli studi del barone Mandralisca, e quello del Prof. Manlio Corselli, un’interpretazione molto personale del periodo storico in cui egli visse ed operò, è la volta questa sera del Mandralisca erudito e bibliofilo, un aspetto quest’ultimo forse poco noto della sua poliedrica personalità.
La biblioteca della Fondazione, con i suoi incunaboli, le cinquecentine, i pregevoli testi editi tra il ‘600 e l’800, oltre a fare emergere con evidenza la dimensione dello studioso Mandralisca, attesta anche il suo fine gusto di bibliofilo, di amante delle belle e rare edizioni, in parte certamente ereditate dagli antenati, ma in buona misura da lui stesso ricercate ed acquistate.
A parlarci di questo aspetto della personalità di Enrico Pirajno sarà il prof. Giuseppe Saja, con l’ausilio di foto della biblioteca e delle opere che essa custodisce. Nessuno avrebbe potuto farlo meglio di lui dato che, a parte i suoi titoli accademici, Giuseppe Saja conosce molto bene la biblioteca della Fondazione, per aver lavorato, alcuni anni fa, ad un progetto di risistemazione e riclassificazione dei volumi.
Il Prof. Saja collabora attivamente con il nostro Ente ed ho il piacere di comunicare che anche in questo momento stiamo lavorando ad un progetto comune. Si tratta della produzione di un CD che riproporrà integralmente i “racconti di Peppe”, cioè i racconti in dialetto castelbuonese del grande scrittore Giuseppe Castelli, che li raccolse dalla viva voce di un contadino. Come saprete, il Prof. Saja è un grande conoscitore di Castelli, avendo tra l’altro curato l’edizione dell’opera omnia dello scrittore, recentemente pubblicata dall’editore Sciascia. Nel CD - che sarà prodotto dalla Fondazione Mandralisca e dalla Fondazione Buttitta – troverà posto anche il discorso di Leonardo Sciascia pronunciato nel febbraio 1986, in occasione della cerimonia di conferimento a Castelli della cittadinanza onoraria di Cefalù.
Prima di concludere e di lasciare la parola al Prof. Saja, consentitemi di darvi alcune comunicazione di servizio. Il prossimo appuntamento nel quadro delle manifestazioni del Bicentenario è per giovedì 3 dicembre, quando si inaugurerà – in questa sala - la Mostra Filatelico-Numismatica e Cartoline d’Epoca, realizzata in collaborazione con il Circolo Filatelico-Numismatico “G. Arcuri” di Cefalù e giunta quest’anno alla sua 16a edizione. Si tratta di una manifestazione destinata non solo agli appassionati di filatelia, certamente interessati all'annullo speciale delle Poste Italiane previsto per l’occasione, ma a tutti coloro che amano le testimonianze del passato, come le amava Enrico Pirajno di Mandralisca.

Giovedì 17 dicembre sarà poi la volta dell’inaugurazione di un’altra mostra, questa interamente organizzata dalla Soprintendenza ai Beni culturali della provincia di Palermo e dedicata – sempre nel quadro delle celebrazioni del Bicentenario - a Mandralisca scienziato e naturalista. Verranno esposte nelle sale del Museo conchiglie, fossili, manoscritti, testi e strumenti scientifici appartenuti al barone, con un allestimento originale che presenterà anche delle fotografie inedite di Enrico Pirajno.
Prima dell’inaugurazione della mostra, e cioè sabato 12 dicembre, è poi previsto il secondo incontro del ciclo curato da Nico Marino e dedicato a rievocare le figure dei presidenti della Fondazione.
Come potete vedere, si tratta di un programma molto nutrito che credo dia la misura di quanto la Fondazione si adoperi, pur in un momento che non è né felice né sereno per la Fondazione stessa dal punto di vista finanziario, si adoperi dicevo per offrire alla cittadinanza prodotti culturali di qualità, tra l’altro sempre a titolo del tutto gratuito.
Ci auguriamo che questo nostro sforzo venga compreso, e magari apprezzato, dalla città, anche se devo dire che a volte saremmo indotti a dubitarne. Non voglio dire altro, e lascio la parola al prof. Saja, ringraziandolo per quanto ci dirà.

2 - STRALCIO DELLA RELAZIONE DEL PROF. GIUSEPPE SAJA

- Profilo culturale di un erudito dell’Ottocento: il barone Enrico Pirajno e la sua biblioteca -
L’ampio spettro dell’argomento e del titolo proposti mi sollecita, prima di entrare in medias res, a ripercorrere brevemente alcune linee di sviluppo della cultura siciliana tra ’700 e ’800 per poi, grazie ad esse, focalizzare meglio l’attenzione su Enrico Pirajno di Mandralisca e, in seconda battuta, sulla sua biblioteca. Non voglio, con la mia lettura, sovrappormi a quanti, nell’ambito di questo ciclo di conferenze, lumeggeranno gli aspetti più importanti della cultura in Sicilia nel periodo in cui visse e produsse il nostro barone. Mi preme soltanto precisare alcune coordinate, senza le quali si rischia di parlare degli interessi, degli studi, dei diversi ‘lasciti’ di Enrico Pirajno in un’ottica sterilmente agiografica, dettata dall’importante ricorrenza che la Fondazione sta celebrando, con quel sovrappiù di spirito campanilistico che, se identifica il nostro riconoscerci in una comunità, rischia, talvolta, o di isolare un personaggio, come il nostro, da un contesto culturale più ampio o di inserirvelo con forzature ed approssimazioni. È ovvio, ma anche l’ovvio spesso va ricordato, che non si possono ricostruire gli eventi storici senza un chiaro riferimento alla cultura che li ha prodotti o che li ha condizionati, ed è per questo che nell’ancora insuperato studio di Rosario Romeo sul Risorgimento in Sicilia, un capitolo non secondario viene dedicato alla “Nuova cultura e richiesta di riforme”. In esso Romeo, nel precisare i rapporti tra sapere ed eventi storici nel periodo che va dalla seconda metà del Settecento alla prima metà dell’Ottocento in Sicilia, sottolinea che, in quel lasso di tempo, nella nostra isola la cultura ed il pensiero filosofico si spostarono dal monopolio dell’ispirazione leibniziana-wolfiana all’empirismo di matrice lockiana e humiana, con la sua maggiore attenzione per l’indagine e per l’analisi della realtà sensibile. Proprio Locke, la cosa è risaputa, è uno dei precursori più accreditati del pensiero illuminista; tanto che i philosophes, e Voltaire in particolare, lo considerarono un loro precursore. Ma voglio lasciare parlare Romeo:


<"Momento importantissimo, nella storia della cultura siciliana, questo volgersi degli spiriti verso l’empirismo. Per la prima volta, una moderna corrente di pensiero europeo riusciva a penetrare nell’isola non come astratta dottrina filosofica ma come insieme di principi informatori di una nuova mentalità e di una nuova cultura. E però la cultura empiristica rappresenta la prima vera partecipazione della Sicilia ad un gran moto di cultura europea: il primo suo sforzo di muovere, con l’aiuto del pensiero europeo, incontro all’Europa, dalla quale era venuta staccandosi fin dalla guerra del Vespro. Con il suo richiamo alla concretezza delle osservazioni e dei fatti, con la sua diffidenza per le astrazioni e le teorie, col suo rifiuto di entrare nella discussione di problemi teologico-filosofici, l’empirismo era destinato a compiere una funzione profondamente rinnovatrice in un paese che aveva un’innata attitudine alla speculazione astratta, rafforzata dall’educazione e dalla tradizione scolastica. Si potrà ben dire con Gentile che in sostanza si trattava di una filosofia che licenziava la vera filosofia per far posto alla fisica, alla matematica, alla erudizione: ma per la Sicilia questo immergersi nella realtà immediata e sensibile era un momento necessario del suo processo di liberazione dal formalismo e dal vacuo trascendentalismo che fino allora aveva dominato">.

I maggiori esponenti dell’empirismo in Sicilia furono Giannagostino De Cosmi, Rosario Gregorio, definito sempre dal Romeo «il maggiore rappresentante della cultura siciliana del secolo XVIII e della prima parte del XIX, e uno dei maggiori storici dell’Italia settecentesca e della Sicilia di tutti i tempi», e il suo allievo Domenico Scinà. Del De Cosmi, ai fini del nostro discorso, voglio ricordare non solo la circostanza di aver introdotto l’empirismo in Sicilia; ma soprattutto l’aver pensato ad un rinnovamento dell’istruzione, allargando la sua fruizione anche alle classi meno abbienti: «Era – ci ricorda Giuseppe Giarrizzo – il riconoscimento della priorità e dell’urgenza di un’istruzione popolare di base, in grado di dare a tutti i cittadini con un metodo chiaro, spedito, uniforme la possibilità di leggere, scrivere e far di conto».
Il De Cosmi diffuse nel Regno delle due Sicilie il “metodo normale”, che portava al superamento del prevalente insegnamento individuale e apriva all’educazione simultanea. Non abbiamo reperito nella biblioteca del Mandralisca testi del De Cosmi; ma riteniamo certa una conoscenza quantomeno indiretta, da parte del barone, del pensiero pedagogico dello studioso di Casteltermini, sul cui principio di simultaneità dell’insegnamento si innerverà il metodo lancasteriano, diverso per strategie educative, ma che con il primo condivideva la necessità, potremmo dire, dello spazio-classe. D’altra parte, a ben riflettere e a suffragare quanto si sta argomentando, il modello educativo complessivo che viene fuori dal testamento del Barone Mandralisca è una sorta di eclettica e ponderata fusione tra il metodo del mutuo insegnamento di Lancaster, per ciò che riguarda i gradi più bassi dell’ordinamento scolastico, e il cosiddetto “metodo normale”, introdotto dal De Cosmi, per quanto concerne i gradi superiori dell’istruzione.
Le opere di Rosario Gregorio, poi, famoso ai più per aver rivelato l’impostura dell’abate Vella, soprattutto le sue Considerazioni sulla storia di Sicilia, rivelano una marcata tendenza antifeudale; anche se si muovevano verso un auspicato riformismo assolutistico. Ma, com’è stato notato, l’anacronismo dell’opzione assolutistica portò le analisi del Gregorio ad agire in senso contrario, antiassolutistico, e a risvegliare invece una «coscienza costituzionale». A differenza della produzione del De Cosmi, quella di Rosario Gregorio è ampiamente presente nella Biblioteca Mandralisca, a partire dalle già ricordate Considerazioni sulla storia di Sicilia, che il Barone citerà ben dodici volte nelle sue “Brevi considerazioni” Sulle prestazioni pretese dalla Mensa Vescovile di Cefalù. E ciò risulta abbastanza scontato, dato che il Mandralisca, volendo biasimare «la illegittimità di quei dritti, che i vescovi, in onta della legge abolitiva delle signorie, seguivano a riscuotere», non poteva che suffragare le sue argomentazioni confutative con il testo del Gregorio, che era, come s’è detto, di marcata ispirazione antifeudale.
Il Mandralisca, nel suo scritto, che dunque è intriso di quegli spiriti culturali e filosofici che gli provenivano dagli autori già citati, vuole dimostrare l’illecita pretesa della Mensa Vescovile di Cefalù che, dopo l’abolizione dei diritti feudali del 1812, pretendeva ancora la riscossione di prebende e decime, finanche quelle «sulle produzioni ortilizie, e sulle trecce degli agli», o «sulla manifatturazione e immission delle scope». La conclusione della breve dissertazione era l’auspicio che essa potesse contribuire all’abolizione dei «residui delle feudalità, i quali vuole Iddio, vuole il Re, vuole il progresso, si togliessero in vantaggio della libera industria, del commercio, della agricoltura!». Enrico Pirajno, cattolico praticante ma oppositore di ogni forma di palese abuso, dimostra la sua sostanziale visione laica della cultura e dell’istruzione; tanto che, com’è documentato, la sua dialettica si accendeva sino ad arrivare all’indignazione più sarcastica, quando il potere ecclesiastico interveniva, sconsideratamente a detta del Mandralisca, nel tentativo di mutare la sacralità architettonica del Duomo, o per ostacolare l’istituzione di scuole di base nel comune di Cefalù, con l’intendimento di non concedere il «Conventino de’ PP. Mercedari» e per continuare ad esercitare il monopolio dell’istruzione «nel Seminario chiericale, dove s’insegnano massime superstiziose, retrive, anzi insidiose alle nostre politiche istituzioni».
Nutrita è anche la presenza di opere del filosofo e storico, ma anche letterato e fisico, Domenico Scinà tra i volumi del fondo librario del Mandralisca, dagli Elementi di Fisica sperimentale, all’incompiuto ma ancora fondamentale Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, per citarne solo due.
Dunque, comprendiamo su quale tronco si innesterà la cultura illuministica in Sicilia e quella del barone Mandralisca in particolare. Ci sembrano questi i presupposti intellettuali più solidi della formazione matura del Pirajno, ancora più forti di una coscienza positivista che il Mandralisca ebbe in minima parte, anche per ragioni di natura cronologica, e comunque solo per quegli aspetti che si riallacciavano al secolo dei Lumi e all’empirismo. Allo stesso modo, il respirare, il Nostro, l’aria dei nuovi tempi, di quel romanticismo italiano che, come sappiamo, avrà caratteristiche sue proprie rispetto al resto d’Europa, non potrà essere compreso appieno dimenticando la particolarità e i tempi diversi del consolidarsi e del trapassare in Sicilia di correnti culturali o rivoluzioni del pensiero. Allora, in Sicilia più che altrove, la cultura ottocentesca non può essere studiata senza metterla in relazione con le evidenti influenze provenienti dal secolo precedente. Per tali ragioni, diciamo con Giarrizzo: «Il flusso della grande cultura del Settecento si riversava così, irresistibile alle diversioni e agli sbarramenti, nell’alveo tanto più vasto del nuovo secolo».
In tale alveo va dunque collocata la personalità del Barone di Mandralisca, il cui profilo politico, più volte cursoriamente tracciato, aspetta ancora di essere delineato con precisione e senza infingimenti.

3 - IL DIBATTITO

Concludendo la prima parte della sua Conferenza, il prof. Saja, sapientemente, amplia il tema della Biblioteca, dal piano della ricostruzione storica della figura del barone, a quello sociale odierno.

“Dalla consapevolezza di possedere un patrimonio librario di tutto rispetto - alla data della morte, i volumi della sua biblioteca erano circa 2.900 - (ricco, per qualità e rarità di edizioni, vario, per materia e argomenti), alla volontà di metterlo a disposizione del suo erede universale, e cioè il Liceo - e dunque della comunità cefaludese -, il passo fu brevissimo. Infatti, nel testamento olografo del 26 ottobre 1853, renderà manifesta la intenzione di costituire, con i propri libri, una Biblioteca Pubblica, organizzata in modo moderno e dotata pecuniariamente per potersi alimentare e durare nel tempo, almeno nelle sue intenzioni.

Se, ad oggi, la Biblioteca Mandralisca è ancora l’unica biblioteca pubblica di Cefalù (sebbene del tutto insufficiente a far fronte a tutte le esigenze della utenza; sia per l’esiguità del patrimonio librario complessivo - soprattutto recente -, il quale solo sporadicamente viene incrementato per ragioni di natura economica; sia per l’assenza di spazi di lettura), se, a Cefalù, non esiste una Biblioteca Pubblica Comunale, ciò torna ad onta - ma, potrei dire: ‘vergogna’ - di tutte le amministrazioni comunali che nel tempo vi si sono succedute!
Non c’è peggior modo di tradire la volontà e l’esempio di Enrico Pirajno, che invece sentiva come indispensabile la creazione di uno spazio pubblico in cui ‘i libri potessero incontrare i loro lettori’; che consentisse ai volumi di uscire dalla riservata fruizione di singoli privilegiati ed aprirsi ad una consultazione più vasta: condizione primaria ed irrinunciabile per consentire una reale e democratica diffusione del sapere.

A distanza di quasi 130 anni dal testamento del Barone Mandralisca, un altro benemerito dell’umanità, Jorge Luis Borges, così parlava dei libri e dei lettori: "noi riteniamo sacri tutti libri, non solo i testi sacri ma anche tutti gli altri. E questo è giusto dal momento che i nostri strumenti, quelli costruiti dall'uomo, non sono che una estensione della sua mano: una spada un aratro; e un telescopio o un microscopio non sono che l'estensione della sua vista. Nel caso dei libri però c'è molto più di questo: un libro è l'estensione della immaginazione, della memoria. I libri sono forse l'unica cosa che conosciamo del passato, pure del nostro passato personale. Tuttavia che cos'è un libro? Un libro, quando giace sullo scaffale, è solo una cosa tra le altre cose. E, dopotutto, quale è il senso del fare questa rivelazione? Un libro è solo una cosa che non ha una propria esistenza; un libro non ha coscienza di sé fino a quando non incontra il lettore”!

Credo che lo stesso convincimento, e la volontà di incarnarsi - attraverso il suo liceo, attraverso la sua biblioteca -, abbiano spinto Enrico Pirajno a lasciare ai posteri i suoi beni; affinché, grazie al Cratere del ‘Pescatore di tonno’, al ‘Ritratto di ignoto’ di Antonello da Messina, e ai suoi tanti volumi della biblioteca, si perpetuasse - forse nel solo modo veramente duraturo - la sua memoria, la memoria della parte migliore dell'umanità! Ritengo che la bella immagine borgesiana, del libro che prende coscienza di sé attraverso il contatto con il lettore, non valga semplicemente a confermare la venerazione che il grande argentino aveva per questo oggetto magico, ma la si possa assumere come immaginifico, in sintesi, del lascito materiale e spirituale di Enrico Pirajno, barone di Mandralisca”.

GLI ALTRI INTERVENTI

MANLIO PERI, nel ringraziare Giuseppe Saja (si è convenuto di non citare il ‘prof.’), e ricordando come egli sia stato un antesignano della interconnessione tra multimedialità e libri (cita a tal proposito la mostra da lui curata, nel lontano 1994, “Dalla antichità alla multimedialità”), pone alla attenzione un percorso, con lui a quel tempo iniziato, che sebbene più che interessante si è dovuto però poi interrompere: la ‘scannerizzazione’ di tutti i volumi - chiaramente quelli del fondo antico della biblioteca -, per renderne molto più agevole la consultazione ai tanti studiosi e non solo. Anche se, nel frattempo, la Regione Siciliana ha dotato la Fondazione di uno ‘scanner satellitare’, con il quale si possono ridurre di moltissimo i tempi della riproduzione, è chiaro che resta un programma molto ambizioso - non solo per i tempi che richiederà ma - soprattutto, per il costo del personale che dovrà esservi impegnato.

Il Vice-Presidente della Fondazione, riprendendo il “Vergogna” a tutte le amministrazioni locali succedutesi nel tempo lanciato da Saja, ricorda che a Cefalù vi è una popolazione scolastica incredibilmente numerosa, dall’asilo infantile, passando per gli Istituti superiori, alla Università - come ricorda la prof.ssa Santa Franco -.
“Oggi si parla di disagio, soprattutto di quello giovanile, ma ,oggettivamente, prof. Franco (tra i presenti), che facciamo per il disagio giovanile, quando non provvediamo a mettere a loro disposizione uno strumento fondamentale quale può essere una biblioteca?! La biblioteca - a mio avviso - è il luogo di aggregazione per eccellenza, ma quella del Mandralisca oggi è impedita ad assolvere a questo suo compito”.
La convivenza con il Museo riduce gli spazi di lettura a quelli della sola saletta di ingresso, la quale non può ospitare più di 4/6 utenti. Grossissimi sono anche i problemi per gli spazi adibiti a deposito.
Rivolgendosi ancora al prof. Franco - nella sua qualità di consigliere comunale - sottolinea come il Comune sia proprietario di tantissimi locali - alcuni vocati a divenire prestigiosa sede di una Biblioteca Comunale -.
“E’ assolutamente inconcepibile che, in una comunità che si dice culturalmente avanzata - ed io nutro seri dubbi che veramente lo sia , non esista una biblioteca - sia per i ragazzi che per gli adulti - per coloro che desiderano leggere un buon libro”.

FRANCESCO DOLCE ha ricordato come, quando lui era Assessore alla Cultura e al Turismo, ai tempi della Amministrazione La Grua, nel lontano 1995, per la prima volta, su una proposta di Giunta di 100 milioni di lire, il Consiglio Comunale decise di stanziarne ben 150, l’anno, per il Museo Mandralisca!
Ricorda con amarezza come quella proposta di Delibera ebbe il parere contrario del Ragioniere Capo, il quale sostenne che i fondi della Legge Uno servivano per la ‘Cultura’(sic)!
Ricorda altresì che fu solo in ragione di un suo Esposto alla Avvocatura dello Stato e alla Regione Siciliana, che la Delibera alla fine potè essere finanziata.

PERI non ha mancato di rilanciare a questo punto la centralità delle problematiche del Mandralisca: la cronica insufficienza dei fondi disponibili!
Sottolinea come quel contributo comunale oggi sia divenuto di soli 50.000 euro, e che le dotazioni da parte della Regione Siciliana ogni anno vengono tagliate. Questa vede, oggi, gli otto dipendenti del Mandralisca senza stipendio da ben otto mesi. Si deve soltanto alla loro abnegazione se la sua attività continua a svolgersi regolarmente!

TONY FRANCO, come insegnante al Liceo Mandralisca di Cefalù, nel sottolineare come la integrazione dell’Istituto Professionale Alberghiero al Liceo Classico, sia un ideale esempio di quelle interessanti aperture del suo modo di intendere il Liceo, volte alla formazione anche professionale dei giovani - che, nel testamento del barone, coglieva Saja -, aggiunge al quadro sconfortante della dignità dei libri a Cefalù, anche la condizione in cui essi versano presso lo stesso Liceo. Anche lì, un progetto di adeguata sistemazione, oltrechè puramente bibliografica (specie per i testi, preziosissimi, della fine dell’800 e dei primi del ‘900, accatastati alla meno peggio), soprattutto ai fini della consultazione giovanile, si è arenato nella mancanza di fondi e locali.
Rilancia la idea di una realtà integrata, aperta ai giovani, tra biblioteca tradizionale, emeroteca, sala multimediale, etc... Nel ricordare che c'è un impegno trasversale, al di là dei colori politici, in favore della fondazione Mandralisca (per tenerla funzionante, potenziarla e renderla ancora maggiormente fruibile dalle nostre scuole e dai nostri cittadini), riporta alla dura realtà che il Comune sta attraversando.
“Ieri sera, domani sera e dopodomani sera, lunedì (si riferisce alle sedute consiliari del 27, 29, e 30 novembre), ci troveremo in sessione consiliare per la Salvaguardia degli equilibri di bilancio e non potremo spostare un centesimo per un settore così importante come la cultura, per la promozione dei giovani e anche per la Fondazione Mandralisca.
Purtroppo questo impegno in questo momento non è possibile adempierlo perché siamo in una condizione di disastro totale. Noi siamo i primi ad essere mortificati di questa situazione”.
Nel sottolineare che lui personalmente non ha mai amministrato in questa città, “forse anche per il bene di Cefalù”, aggiunge che, nella storia ci sono state però “molte proposte anche da parte nostra riguardo anche l'ubicazione della biblioteca; una ubicazione anche simbolica, per poter partire, per dare un segnale ai giovani di queste città, e purtroppo devo dire che queste proposte non sono state mai recepite. Sempre problemi - certamente di carattere economico ma - anche qualche volta di volontà politica”!
(...) “Tu (rivolto a Peri) dicevi acquistare, ma qui si stanno vendendo i Beni immobili del Comune; come i locali dell'ex ufficio di collocamento e quello del consiglio di quartiere Sant'Ambrogio, che potevano essere delle ottime sedi per attività di tipo socioculturale. Innescata questa strada dalla vendita del patrimonio comunale non si sa dove si può arrivare”.
Franco conclude il suo intervento sottolineando l'importanza delle manifestazioni in occasione del Bicentenario, “in quanto la figura del barone è ancora molto ma molto poco conosciuta presso i giovani, persino quelli che frequentano il liceo che è intestato al suo nome”.

Durante l’intervento di Franco, DOLCE era intervenuto per ricordare che si potrebbe attingere anche a fondi sovra-comunali.
PERI, al riguardo, aveva citato il caso di Palma di Montechiaro: “di primo impatto, una landa nel deserto” ma in cui esiste una biblioteca moderna attrezzatissima e molto frequentata dai giovani, realizzata con fondi nazionali”.

LA PROF.SSA SANTA FRANCO, nel riconoscere la realtà del Bilancio comunale, evidenzia però la “assenza progettuale”.
"Quando un'Amministrazione non funziona ci sono le Commissioni consiliari. Queste, in questo momento, potrebbero predisporre un progetto, attingendo a dei fondi che, in questo momento, si stanno perdendo: si sono già persi. Bisogna sostituirsi a chi è incapace di progettare, perché, se noi continuiamo a ragionare in termini di bilancio comunale, siamo una città che è ormai arrivata alla frutta. Dobbiamo andare oltre; il chè è appunto la capacità di progettare! Non voglio essere polemica con i consiglieri comunali, però se ci sono le Commissioni bisogna farle funzionare. Si porta in Giunta un documento progettuale, con tutte le indicazioni, e la si mette davanti al fatto compiuto. Bisogna che, in questo settore, ognuno di noi si prenda le sue responsabilità; se noi gridiamo continuamente al disastro, e poi ci arrendiamo di fronte ad esso, siamo una città destinata a morire"!

FRANCO invita a consultare i verbali della Commissione cultura, "di cui io non faccio parte..." - sottolinea - "non si riunisce da anni"!

MANLIO PERI aggiunge: "La politica non ha capito una cosa: la cultura è un investimento, anche perché - a mio modesto avviso - una delle funzioni principali dello Stato è quella di curare la salute dei cittadini; che non è solo salute fisica ma, anche, mentale. Quindi, nel momento in cui chiudono le biblioteche, non rendono un servizio ai cittadini; addirittura li fanno ammalare, perché gli tolgono la possibilità di curarsi la mente! C'è tanta gente che non si può permettere di comprare un libro con i prezzi di oggi! Quindi credo che una biblioteca sia indispensabile per una comunità".

SAJA, non volendo fare processi ad alcuno, sottilinea che la soluzione non può essere trovata dall’oggi al domani ma in una seria programmazione, e che dunque è importante cominciare a pensarci, sin da subito.
Non può fare a meno di mettere in rilevo un elemento paradossale: nella pianta organica di Cefalù è esistito, per anni, la figura di un bibliotecario, pur nella evidente assenza di una Biblioteca!
Conclude sul tema delle emergenze delle problematiche giovanili: “La biblioteca Mandralisca, quella del Liceo come quella del Seminario non hanno, per ragioni diverse, la tipologia di una biblioteca moderna, dove non si va solo per leggere un libro ma per vedere un film, ascoltare musica, leggere un giornale o un fumetto, usare Internet, stare assieme, incontrarsi, come succede a Palma di Montechiaro. Non è che questo risolva tutte le problematiche ma sarebbe certo un contributo.
A Lascari c’è un magazzino, e quel magazzino è la ‘Biblioteca Comunale di Lascari’! Cominciamo da lì: a dare ufficializzazione e concretizzare qualcosa di reale”!

DOLCE: “Sulla ex Posta, c’era in progetto di fare queste cose”!
T. FRANCO: “Una triste realtà”!
PERI “Un progetto del ’94”!

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Giuseppe Saja inizia la 2° parte della sua Conferenza, dove presenta ed illustra alcuni dei volumi più antichi e pregiati del bibliografo E. Pirajno, in possesso della Fondazione, a partire da due preziosi incunaboli delXV-XVI°sec.

ritratto di Giosafat Barbaccia

Citazione

Questo articolo è stato citato qui :http://www.laltracefalu.it/node/6979 - A Cefalù non c'è una biblioteca pubblica