L’EDIFICIO MICCICHE’: IL LUOGO DELLA NUOVA CENTRALITA’ URBANA
3 Dicembre 2009, 19:30 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti]
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Questo il titolo che, nella lettera inviataci da Tania Culotta, accompagna le note ad alcune immagini del progetto dell’Edifico Miccichè, di cui il padre, Pasquale, ricevette incarico nel lontano 1980. Quel progetto, a quel tempo, assolveva però essenzialmente a finalità private, per quanto aperto in maniera illuminata al tessuto urbanistico esterno.
Ancora oggi, quell’area resta il luogo della nuova centralità urbana di Cefalù, non più semplicemente “possibile” ma, ormai, “indispensabile”!
Posta a cerniera, tra la parte antica e quella nuova, della città, su uno snodo viario fondamentale, quell’area è deputata ad accogliere servizi eminentemente pubblici - il chè non ne esclude, in sub-ordine, ovviamente anche altri di natura privata.
L’idea di un Centro Direzionale, di un mega-parcheggio multipiano ricavato sotto una grande piazza che, in prolungamento dell’attuale piazza A.Diaz-Largo Matteotti, si estenda sino agli edifici che fanno da sfondo all’area “Miccichè”, è una idea che non è riconducibile ad un singolo; essa ormai appartiene alla Città. Essa risponde ad una necessità ineludibile, evidente a chiunque; come evidente a chiunque è che solo quell’area è naturalmente vocata a partorire la forma concreta di quella idea!
Un parcheggio a vari piani che arrivasse ad estendersi anche sotto piazza Diaz ed il Largo Matteotti, risolverebbe definitivamente gran parte del problema- parcheggi a Cefalù e sicuramente quello dei residenti del Centro Storico, il quale, a questo punto, potrebbe finalmente veder risolto l’altrimenti ineseguibile progetto della sua Pedonalizzazione.
Una grande Piazza, attrezzata magari con una gradinata-anfiteatro, tra il Centro Storico e la Città Nuova, risponderebbe alla esigenza di uno spazio di aggregazione, oggi mancante, fondamentale per la vita civile, economica e culturale dell’abitato.
Un Centro Direzionale che accolga perciò gli uffici a maggiore richiamo di utenti, decongestionerebbe altre parti della città che, proprio per assenza di parcheggi pubblici, e di adeguata viabilità, oggi soffrono assieme agli utenti.
Che una soluzione di questo tipo non sia mai stata messa seriamente in agenda dagli amministratori di Cefalù, dice bene della miopia con la quale questi hanno pensato all’idea di “Bene”; un “bene” evidentemente focalizzato su aree di interessi sociali più circoscritte!
Le problematiche legate alla identificazione ed alla natura della Proprietà, spesso invocate per giustificare l’impossibilità di procedere ad un esproprio, unitamente a quelle economiche (necessariamente ingenti), non possono essere utilizzate per nascondere l’assenza, in questa città, della “Politica”.
La forza degli interessi collettivi prevalenti non può essere fermata davanti a ragioni particolari. Esistono poi possibilità di finanziamenti europei e nazionali che - a fronte di un progetto così qualificante ed ambizioso - potrebbero - io credo - essere attinti, se solo si volesse!
E’ nostra speranza che il “vento nuovo”, che si avverte a Cefalù dall’arrivo di Borsellino, che ha portato a questa ennesima iniziativa - che vede le Forze di P.S. e P.M. agire assieme -, sia occasione per re-impostare alcune tematiche fondamentali della città alla luce di un orizzonte in cui gli interessi qualificanti della collettività non siano più oscurati da inerzie e complicità!
Questa la lettera con la quale l’arch. Tania Culotta accompagna le immagini del progetto, di allora, del padre, arch. Pasquale.
L’EDIFICIO MICCICHE’: IL LUOGO DELLA NUOVA CENTRALITA’ URBANA
Il “vuoto Miccichè” è stato, negli ultimi 28 anni circa, oggetto delle più svariate, probabili ed improbabili ipotesi di “riempimento”, essendo in effetti quest’area l’ultimo ed unico spazio non risolto dentro il centro urbano di Cefalù ed un’occasione importantissima per dotare la città di una nuova centralità urbana.
Ma penso che pochi cefaludesi conoscano cosa sarebbe dovuto sorgere in quest’area tanto ambita ed appetibile!
Nel 1980 i fratelli Miccichè diedero incarico allo studio Culotta e Leone Architetti Associati di redigere il progetto di un edificio , che secondo le direttive del P.R.G. doveva avere destinazione residenziale con uffici e servizi.
L’edificio avrebbe dovuto occupare l’area dove insistevano i capannoni del cantiere Miccichè, un isolato delimitato dalle Vie Cavour, Palestra e S. Pasquale, ultimo avamposto tra l’espansione urbana di inizio secolo (Via Matteotti) e quella tra le due guerre mondiali (Via Roma).
Questo isolato era, ed è tutt’ora, una parte da ridefinire e completare rispetto all’assetto urbano della città, ridefinizione indicata dalle direttrici del progetto di Culotta e Leone.
Il progetto prendeva le mosse da alcune scelte fondamentali, dettate dalla volontà di rendere la costruzione di un edificio privato, l’occasione per dotare la città di spazi di pubblica utilità, esperienza già collaudata con la costruzione del Palazzo Giallo prima e dell’EGV center dopo.
E le direttrici furono:
- non seguire il perimetro del lotto per definire la giacitura dell’edificio, che invece si arretrava dal fronte strada (via Roma), sviluppandosi ad L, aderendo, solo per il lato breve, al fronte est dell’Edificio Alberti, del quale definiva la corte interna e le sue testate cieche. Questa scelta avrebbe rafforzato e ordinato la geometria dell’isolato, costruendo un sistema di spazi di raccordo e la dilazione dei luoghi pubblici;
- l’interconnessione percettiva e funzionale degli spazi liberi dell’isolato e delle aree circostanti, rendendolo permeabile e attraversabile in tutte le direzioni (da via Palestra a Viale Regina Margherita);
- la separazione del traffico veicolare da quello pedonale; percorrendo il marciapiede antistante l’edificio Provenza, si sarebbe potuto raggiungere, senza attraversamento di sedi carrabili, il largo Di Giorgio (la Villa) e Via Matteotti, seguendo un percorso che attraversava gli spazi di uso pubblico del nuovo edificio. L’attenzione alla percorribilità degli spazi si manifestava, poi,nello scavalcamento di Via Cavour con una passerella. I distinti accessi carrabili di servizio alle attività connesse all’Edificio erano stati pensati nell’area più periferica con adeguati raccordi, rispetto la viabilità pubblica.
- la ricerca dell’identità e della riconoscibilità del luogo attraverso i caratteri del manufatto, che definisce una successione di luoghi differenti.
L’Edificio, del quale purtroppo venne costruita solo la struttura dell’ala più occidentale, si doveva sviluppare in sette elevazioni: una completamente interrata, una parzialmente fuori terra e cinque fuori terra.
Il piano interrato, a quota – 8,50, occupava interamente l’area ed era destinato a magazzini e depositi.
Il piano parzialmente fuori terra, che nel fronte nord era a quota – 3,00, era destinato a garage.
In corrispondenza della piazza, i locali erano destinati ad uso commerciale.
Il piano terra era destinato a negozi con ingressi dal ballatoio sul prospetto nord.
Il primo piano doveva accogliere uffici, ai quali si accedeva dalla galleria in asse con il cavalcavia di Via Cavour, e abitazioni sul corpo in aderenza all’edificio Alberti.
Dal secondo al quinto piano, l’edificio era destinato ad alloggi organizzati attorno a tre corpi scala con i relativi ascensori.
L’ultimo piano era destinato ad accogliere i bucatai con i relativi stenditoi.
La semplicità del principio insediativo generava un complesso e articolato sviluppo degli spazi e delle relazioni che l’edificio poteva istaurare con il contesto, questo lo avrebbe reso “cerniera” della due direttrici di espansione del tessuto urbano, luogo di una nuova centralità.
Tania Culotta
- le fotografie e i fotomontaggi eseguiti all'epoca della redazione del progetto (1980) appartengono all'archivio dello studio Culotta e Leone arch.tti ass.ti
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Sarà fondamentale la concertazione
Rivedere le immagini del "plastico" e gli elaborati progettuali più significativi del progetto di "Pasquale & Bibi" è stato, per me, un tuffo nel passato.
In un passato del quale ho grandissima nostalgia : il passato con Pasquale e Bibi, il passato nel Comune con la Commissione Edilizia, il passato nel Comune con l'Ufficio Tecnico.
Le testate dell'edificio Miccichè sulla via Cavour e sulla via Roma non potranno più essere realizzate come sono state progettate da Pasquale e Bibi.
A mio giudizio, purtroppo.
Infatti, la normativa frattanto emanata per le zone sismiche, non consente che l'altezza dei fronti degli edifici superi la larghezza delle strade.
A mio giudizio, soltanto la concertazione pubblico-privato potrà dare all'intervento che, prima o poi, si andrà a realizzare in quell'area quel ruolo di "nuova centralità urbana" che Pasquale e Bibi (insisto nel chiamarli così perchè sono sicuro a Loro piaccia), già trenta anni addietro, avevano prefigurato.
Con quella stessa "SAPIENTIA" progettuale con la quale hanno saputo aprire alla Città spazi e luoghi che altri avrebbero lasciato ai condomini.
COMPLIMENTI A PINO,A TANIA E A "L'altra Cefalù" PER LA QUALITA' E PER LA TEMPESTIVITA' DEL SERVIZIO.
Grazie!
Come avevo auspicato il sequestro è servito per cominciare AD AGITARE LE ACQUE.
Certamente la concertazione è la soluzione
Intanto però, poichè il custode giudiziario - come credo - è il Comando della P.M; per tramite del Comandante Blasco, il Comune dovrebbe dimostrare di avere "interesse" su quel'area, cominciando a farvi dei lavori di decespugliamento e messa in sicurezza delle scarpate. Per seconda cosa, il Consiglio Comunale dovrebbe, al più presto votare una Variante al P.R.G. che prepari la strada alla realizzazione di un progetto la cui realizzazione, ma sprattutto gestione di quanto realizzato, veda il concorso di privati e, - tra essi - in primo piano, gli attuali proprietari.
In ultimo, occorrerebbe che tutte le forze politiche cefaludesi, dimostrando tutte - per una volta - di avere veramente nel cuore "Cefalù al di sopra di tutto" attivassero ciascuna tutti i propri canali per la ricerca di finanziamenti - a tutti i livelli - che organicamente possano poi confluire in un unico processo realizzativo virtuoso.
Saremo capaci di tanto? Borsellino, coadiuvato da Blasco, hanno "buttato la pietra nello stagno", e noi staremo a guardare?
Area Miccichè : la politica balbetta
La domanda, "Saremo capaci di tanto?", con la quale Pino Lo Presti ha chiuso il suo commento mi ha fatto tornare alla memoria quanto, sull'area Miccichè, ho scritto l'ultima volta che, da cittadino, me ne sono (pre)occupato : il 6 luglio 2009.
In quella occasione,il mio scritto su DonLappanio e su Lavoceweb,per abbaiare alla luna come avevo già fatto, in altre occasioni in Consiglio comunale, con reiterati e circonstaziati interventi.
Ripropongo su "L'altra Cefalù" quel mio ultimo scritto che avevo titolato "EX EDIFICIO POSTALE E AREA MICCICHE' : UN BLUFF DURATO PIU' DI VENTI ANNI".
E' breve e fa cogliere la mia risposta alla domanda di Pino Lo Presti.
Ne riformulo, soltanto, il titolo :
AREA MICCICHE' : LA POLITICA BALBETTA
Da oltre un ventennio l’area Miccichè e “l’edificio postale alla villa” sono stati, e sono, al centro delle attenzioni della politica di Cefalù.
Da ancora prima dell’inizio della cosiddetta seconda repubblica la parola d’ordine della politica cefaludese per i due immobili al centro di Cefalù è stata una sola :
ACQUISIZIONE AL PATRIMONIO COMUNALE.
Per oltre un ventennio, in sede di approvazione e/o di aggiornamento dei piani triennali delle opere pubbliche, la politica cefaludese ha disquisito e, pure, “litigato” sulle destinazioni d’uso da dare alle opere pubbliche che il Comune, su quelle aree, avrebbe realizzato :
parcheggi e uffici pubblici multipiano, aree espositivo commerciali attrezzate, casa dei giovani, centro musicale, centro di aggregazione per giovani e per anziani, centro polivalente per proiezioni cinematografiche, per riunioni, per conferenze, per postazioni internet, …..
Per oltre un ventennio chi più ne ha pensate più ne ha dette per quelle due opere che, spacciate come panacea a tutti i mali di Cefalù, ridisegnando “la centralità urbana” più importante e più compromessa di Cefalù le avrebbero dato un cuore nuovo.
Ora che, pur in presenza di un progetto pubblico addirittura finanziato, l’ex edificio postale è stato acquisito da privati una domanda “sorge spontanea” per l’area Miccichè : RIUSCIRA’ IL COMUNE AD ACQUISIRLA AL PATRIMONIO COMUNALE ?
La risposta alla domanda non può che essere una sola :
NO ! IL COMUNE NON RIUSCIRA’ AD ACQUISIRLA.
Saranno privati ad acquisirla !
Proprio come privati hanno acquisito l’ex edificio postale.
Non sarà stato, però, soltanto, per ragioni economiche.
Sarà stato, soprattutto, perché sull’acquisizione dei due immobili LA POLITICA DI CEFALU’ HA BLUFFATO!
Per oltre un ventennio.
È amaro dirlo.
Ma è così.
Lo dico da cittadino che di politica si è, pure, occupato.
Nessuno di quanti nell’ultimo ventennio, di politica ci siamo occupati è esente da responsabilità e da colpe.
Di colpe e di responsabilità ne abbiamo tutti.
Chi più e chi meno.
Non è mai troppo tardi....
Finalmente si muovono le acque su quella porzione di territorio comunale da tutti conosciuta come “area Miccichè”.
Un bluff durato più di 20 anni, come dice giustamente Saro Di Paola, di certo Memoria Storica dell’urbanistica cefaludese.
Oltre 20 anni per accorgerci tutti (cittadini, politici, forze dell’ordine, Soprintendenza,….) della presenza ingombrante di questo manufatto, alle porte del centro storico di una delle più belle cittadine del mondo, che quasi con aria di sfida è riuscito a doppiare vari lustri ben consapevole della inedia della politica locale.
Ancora una volta c’è voluta l’Autorità Giudiziaria Penale a richiamare l’attenzione sul rispetto delle regole: è un bel segnale, dimostrativo che lo Stato, per fortuna, esiste ancora, con tutte le sue articolazioni.
Peccato che la Politica abbia perso, ancora una volta, l’ennesima occasione.
Forse non è ancora troppo tardi. Non è mai troppo tardi.
L’intervento degli uomini del Dott. M. Borsellino e del Dott. S. Blasco, ai quali va il ringraziamento dell’intera collettività per l’importantissimo lavoro che stanno svolgendo per la salvaguardia dell’intero territorio comunale, rappresenta forse un “pugno in faccia” a tutti quanti (me compreso) si sono occupati – con i dovuti distinguo, anche temporali – della gestione della “cosa pubblica” e, troppe volte, hanno rimandato ad un domani indefinito quelle scelte che, oggi, appaiono come delle ingombranti vergogne.
Forse, dopo oltre 20 anni, è giunto il momento (in questa, come in tante altre scelte sia urbanistiche che programmatiche) di decidere “dove vogliamo andare” e cosa farne di questa splendida cittadina.
Se è vero, come è vero, che le finanze locali non lasciano presagire, di certo, periodi di “vacche grasse”, si inizi quantomeno un nuovo percorso politico, una nuova interazione Amministrazione-Consiglio Comunale, finalizzata a compiere tutti quegli atti amministrativi che possono sgombrare il campo, definitivamente, ai tanti “appetiti” (più o meno legittimi) che in questi ultimi 20 anni hanno visto protagonista il nostro territorio.
Scelte, queste ultime, sganciate dalla contingenza economica, che non dovrà più rappresentare un alibi per nessuno.
E’ giunto il momento di operare quelle scelte programmatiche che, da oltre 20 anni, costituiscono il fulcro del programma politico di TUTTI i candidati Sindaci della nostra Città.
Il sequestro penale rappresenta, nel caso in questione, la “sveglia” per tutti noi.
Non giriamoci la faccia dall’altro lato.
Cordialmente.
Rosario Fertitta.
Ci ritroviamo
Sono proprio contento: ci ritroviamo a considerare un problema serio non il sequestro, ma il silenzio e quasi l'incapacità di una classe politica "in tutt'altre faccende affaccendata".
Ma non è possibile che siamo soltanto in quattro e persino soltanto in duecento. Occorre essere tutti uniti con l'unico scopo di dimostrare che è ora di smetterla con questo infantilismo delle amministrazioni, che si sono succedute a Cefalù in almeno tre decenni. Con le ragazzate bisogna essere severi, se non vuol rischiarsi di diseducare.
finalmente......
sembra che il "vento "stia cominciando a mutare di direzione,si comincia a vedere una sorta di risveglio da quell'apatia che ha avvolto come una cappa la città.I presupposti ci sono tutti, speriamo che si continui ad operare in tal senso.
Battere il ferro mentre è caldo
Mantenere alta l'attenzione può aiutare senz'altro a che quest'annoso problema si possa risolvere positivamente, dando un punto di riferimento alla cittadina.
Ricordo ancora quando Pasquale mi chiese di collabore e mi affidò il rilievo di tutta l'are Miccichè, allora ancora in piena attività.
Ricordo ancora la trepidazione della progettazione, che non meritava tanto lassimo ed abbandono da parte dellapolitica.
Spero che si possa risolvere tutto prima che i cerchi provocato dalla "pietra lanciata nello stagno" si esauriscano!