L'ultimo Consiglio: gli insegnamenti

ritratto di Angelo Sciortino

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La lunga maratona dell'ultimo consiglio comunale, iniziatasi il 27 novembre e conclusasi ieri 1° dicembre, mi ha dimostrato alcune cose, che meritano di essere sottolineate.
Innanzitutto che tanti, troppi consiglieri comunali, usano impropriamente o scorrettamente la lingua italiana, sia oralmente che per iscritto. E siccome è grazie al linguaggio che si riesce a pensare e a formare concetti, lascio ai lettori ogni deduzione.
Proseguendo, è stato dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che gli uffici di ragioneria non riescono a tenere in regola la contabilità del Comune. Per certi aspetti perché in passato la politica ha speso troppo e per altri perché sono troppi gli errori tecnici e le omissioni dello stesso ufficio.
In terzo luogo, che non sono pochi i consiglieri, che invece di discutere di questi errori e di cercare di porvi rimedio, preferiscono assentarsi in numero sufficiente per far mancare il numero legale. Forse con buone ragioni, come hanno cercato di spiegare in modo poco convincente, ma certamente privando i cittadini di essere rappresentati in un momento amministrativo importante.
Infine, ma soltanto per non dilungarci troppo, abbiamo preso atto che per non pochi consiglieri vale l'aforisma di Oscar Wilde: “i politici non sanno di che cosa parlano, ma ne parlano sempre”.