L' Idea: nascita e morte di una testata libera
1 Dicembre 2009, 20:15 - Giovanni Biondo [suoi interventi e commenti]
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Quando riordinare può dare dei frutti...
Altrimenti non avrei recuperato degli appunti conservati da quasi trent'anni e dimenticati completamente. Era il 1980 , il tempo delle radio libere. Lavoravo allora ad un progetto tanto ambizioso da non poter essere concluso: una ministoria delle testate giornalistiche cefaludesi. Il primo numero avrebbe dovuto raccontare la storia del giornale l'IDEA, con un sottotitolo ad effetto: "Nascita e morte di una testata libera." Una delle tante teste mozzate dalla mannaia dell'avvento del fascismo. Una storia che appartiene sì, al passato, ma che osservando quello che succede oggi in Italia trova, appunto, nelle vicende del presente, inquietanti collegamentie perchè no ,giustificati motivi per una qualche apprenzione.
Il primo numero esce a Cefalù a 15 centesimi il 15 agosto 1920. Aveva cadenza quindicinale e sede originaria, al numero 16 di Via Vittorio Emanuele . Era articolato in due fogli che in certi periodi diventeranno quattro. L'IDEA è un giornale locale, che viene stampato a Cefalù negli anni venti e trenta, ma di ispirazione e di interesse politico generale tanto da relegare gli articoli della cronaca cittadina in secondo piano, a favore di quelli che interpretano e riflettono l'intenso travaglio politico che si registrava in Italia nel primo dopoguerra.
Prima di continuare con la storia del giornale, forse è utile che si accenni alla situazione politica italiana del periodo:
La grande guerra è finita da due anni e nel '19, (cioè un anno prima della nascita del giornale cefaludese), il prete siciliano Luigi Sturzo ha fondato il Partito Popolare Italiano.
E' la prima organizzazione politica ufficiale dei cattolici che hanno ricevuto da poco il nulla osta per l'attività politica da Papa Benedetto XV°, che ha infatti revocato il "non expedit ".
Il partito popolare italiano, nonostante abbia giovane età ottiene consensi un pò dappertutto. Con le elezioni del 1919 ha ottenuto cento posti alla camera, sottraendoli principalmente alla destra liberale, borghese e conservatrice, nonchè anticlericale, che aveva fin lì monopolizzato il potere.
Il giornale cefaludese dovette avere la luce probabilmente in sintonia con la nascita anche a Cefalù del P.P.I. e certamente, per volontà dei primi nostri concittadini che seguiranno in quegli anni gli insegnamenti di Don Sturzo.Gli ideatori furono un gruppo di giovani cattolici illuminati tra cui Giuseppe Giardina, Lorenzo Spallino e Giuseppe Giglio (vicini al Canonino Brocato Zito), giovani coraggiosi che decidono di impegnarsi per pesare per la prima volta nella vita della città, boccata e in crisi alla fine della prima guerra mondiale. L'iniziativa dei giovani popolari cefaludesi è una luce nuova nella confusione generale, tra tintennamenti e incertezze, compiacenze e apatia dei molti concittadini che favorisce la furba conservazione dei privilegi dei pochi che hanno gestito a loro piacimento, da sempre, il potere.
La militanza politica del giornale cefaludese nei riguardi del Partito popolare italiano è subito chiarita nell'editoriale del primo numero: ecco come il giornale si presenta ai suoi lettori:
"L'idea è il programma in tutti i campi...la nostra è l'idea cristiana in tutto il senso profondo della parola attuata nel programma del Partito Popolare Italiano".
Come si sa si trattava di un programma di vaste riforme sociali basato sulla condanna teorica dell'imperialismo,che chiedeva giustizia sociale, libertà di coscienza e di culto, libertà d'insegnamento, l'introduzione delle rappresentanze proporzionali, il voto alle donne e la terra ai contadini.
Il giovane foglio cefaludese fedele a queste tematiche tratta argomenti specifici, come il divorzio, e in più articoli si occupa dei vari aspetti del clericalismo. Tra le prime firme, quelle dei professori La Rosa e Giardina, docenti presso l'Università di Palermo, due dei laici che si affiancano nel fecondo sodalizio di quel periodo storico, ai molti clericali conduttori e fondatori del giornale cefaludese,tra cui, Don Antonino Serio.
Vediamo adesso qualche articolo di cronaca locale:
Come gia detto, la cronaca cittadina è in secondo piano.
Nel primo numero essa è relegata in ultima pagina e contiene tra l'altro il resoconto della festa del Patrono che si era conclusa pochi giorni prima: Vi si legge:
"Quest'anno la festa del S.S. Salvatore è riuscita molto meno attraente dello scorso anno, e ciò per le ristrettezze finanziarie in cui si trovò il comitato per la festa. Sicchè abbiamo avuto una corsa di cavalli con fantini il primo giorno, una corsa podistica il secondo giorno, una seconda corsa di cavalli e il tradizionale albero della cuccagnia a mare, il terzo giorno. Chiuse la festa un discreto gioco d'artificio. In tutte e tre le giornate fece servizio la nostra musica cittadina che sebbene durante il giorno battesse un poco la fiacca, pure per tutte 3 le serate in Piazza Duomo suonò pezzi scelti, che sotto la guida sagace del capo musica signor Antonino Miceli, furono eseguiti magistralmente e lasciarono molto contenta la cittadinanza."
La stessa cronaca poi continuava con questo fatto curioso:
"PASSAGGIO a LIVELLO .Uno di quei casi non mai abbastanza deplorati per cui si fa perdere tanto tempo prezioso ai contadini ed ad altra gente. Il direttissimo delle ore 19 passò con circa due ore di ritardo; il casellante del casello n°65 ignaro del ritardo chiuse un po prima dell'orario. Ora una persona che veniva da campagna con il mulo verso le 19,30 dovette aspettare più di un'ora dietro le sbarre non potendo assolutamente passare per quanto protestasse..."
Il giornalista a questo punto si chiede:
"Che cosa ne ha fatto la direzione compartimentale delle ferrovie dello stato del reclamo presentato dalla sezione del P.P.I. di Cefalù, firmato da un centinaio di cittadini, in cui si chiedeva l'applicazione di un filo elettrico tra la stazione e il casello n°65? E' stato forse messo sotto il calamaio? Se così è, non si illuda l'illustrissimo signor direttore del compartimento di Palermo, perchè noi non gli daremo tregua e sapremo far giungere la nostra voce fin dove il nostro direttore forse non vorrebbe."
Ecco proprio questo articolo di cronaca dà il senso dell'intendimento politicamente speculativo del giornale che è insieme impronta di quella baldanzosa incisività che animava i giovani cronisti cefaludesi dell'Idea popolare. Del resto , la miltanza politica è determinante per la vita del giornale, come dimostra un episodio accaduto solo qualche settimana più tardi e di cui si ha notizia sullo stesso giornale cefaludese. Sul terzo numero, infatti, accanto ai consueti articoli di fondo sulla politica nazionale, appare il seguente articolo di cronaca il titolo è: LAVORARE ed è la recensione di un comizio dei socialisti cefaludesi.
"Due domeniche fa, il 29 Agosto i socialisti ufficiali, i pipi, i social-demorepubblicani, erano tutti in movimento. Alla sezione socialista parla Maria Giudice. Nero vestita, gran cappello di paglia, robusta, bassotta, con voce ora carezzevole, ora stridula parla: "Lavoratori, lavoratrici, la ricchezza è la cancrena di questa odiata società borghese...
..Mentre i ricchi calpestano tappeti di seta per posarvi i loro piedi aristocratici il povero non ha soldi per sfamarsi. E' una vergogna! Bisogna imitare la Russia, Lenin, ecc...ecc... Così parlò la Giudice e applaudirono tutti al CHI NON LAVORA NON MANGI! Applaudirono gli sfruttatori delle proprie nonne e gli sfruttatori delle proprie mogli! Applaudirono da lontano i sette figli della Giudice che (dicono le cattive linque, ma noi non lo crediamo) son tenuti dalla direzione del Partito Socialista aristocraticamente in colleggio.
Arrossirono e si accartocciarono di sdegno, dentro l'ampia sua borsa le mille e duecento lire mensili che (dicono sempre le stesse linque infami) la stessa direzione le passa per fare la propagandista.
Applaudiamo anche noi perchè per parlare alle turbe di lavoro e di povertà quando si ha uno stipendio favoloso, per lusingare la gente ci vuole faccia tosta assai!
Firmato San Mamette"
Sette giorni dopo cioè il 19 settembre, il giornale esce in edizione speciale con un supplemento al terzo numero che titola: IL NOSTRO DIRETTORE ASSALITO
"Il nostro direttore assalito dai signori socialisti a cui non era piaciuto l'articolo apparso sette giorni fa sul nostro giornale intitolato IL LAVORO e che perciò volevano sapere chi fosse l'articolista San Mamette. Il direttore nei pressi di casa sua fu afferrato, e si deve all'intervento di due nostri giuovani Palumbo e Ranzino se il nostro direttore potè sfuggire alla vigliacca aggressione..."
Più in là la redazione continua a scrivere lo sdegno e la sorpresa per l'assalto finendo con il minacciare in questo modo i responsabili:
"Ma vi conosciamo tutti amici cari... conosciamo chi siete, cosa fate e cosa volete. Vi conosciamo e potremmo mandarvi in galera. Vi usiamo grazia attendendo la vostra nuova inevitabile provocazione. Attenti! Cefalù giudicherà!"
Poi il giornale molto verosibilmente continuò ad uscire con apprezzabile regolarità per un quinquennio; strillato e distribuito una domenica mattina si e una domenica mattina no, fino al 1925. Sono quelli anni densi di vivacità e fervore politico durante i quali il foglio cefaludese dovette ricoprire il suo ruolo di promotore e di diffusore di idee di partito, non astenendosi di operarsi come mezzo di propaganda in occasione delle scadenze elettorali nazionali e locali.
Quegli anni vedranno la maturazione delle idee del gruppo dei giovani popolari cefaludesi. Serviranno inoltre ad approfondire le linee di un programma di governo della città che vedrà la concretizzazione delle loro intuizioni solo vent'anni dopo alla fine della aberrazione fascista e della seconda guerra mondiale. Sarà infatti l'esponente principe di quel gruppo di giovani cefaludesi, Giuseppe Giardina, ad essere eletto per venti anni (fino alla sua morte), alla guida di Cefalù guidato da quei principi sposati dal gruppo per l' impegno sociale, il progresso nella giustizia, la fede nelle proprie idee, la democrazia, la pace e la libertà.
Ma quegli anni sono anche segnati per l'Italia intera da generali e profonde crisi a cui non rispondono che governi troppo deboli; sono periodi di cambiamenti e di grosse incertezze politiche durante i quali, nulla o quasi si riesce a fare per evitare al paese i collassi economici. In breve sono quelli gli anni che preparano l'avvento del fascismo.
Il giornale di Cefalù fedele alle sue premesse programmatiche si trova in prima linea e pagherà caro il suo antifascismo. Nell'estate del 1925 arriva puntuale il sequestro:
"Regia sottoprefettura del circondario di Cefalù. Il Sottoprefetto.
Esaminato il n°15 del giornale quindicinale l'Idea edito in Cefalù il 9 agosto 1925 dalla locale tipografia Nuova con la gerenza del redattore capo responsabile dott. Giardina; attesochè il giornale stesso pubblica, tra l'altro,un articolo intitolato "Ama il prossimo tuo" a firma di Don Luigi Sturzo; nel quale sotto la veste della propaganda dell'amore fra gli uomini, si vilipende il governo nazionale
e principalmente il capo di esso; Attesochè sotto la rubrica "Spunti e appunti"dello stesso giornale, l'articolo intitolato "Le loro gesta" contiene un blocco di notizie rappresentate in modo da eccitare gli animi e di turbare l'ordine pubblico; ritenuto inoltre che il giornale l'Idea ha diffusione fuori dei confini dello stato, non si puo consentire che il numero in esame dia una visione allucinante dell'Italia, non rispondente affatto alle reali condizioni della nazione.
Attesochè per i motivi che precedono, e pure prescindendo di soffermarsi su parecchi altri punti del giornale uqualmente non suscettibili di pubblicazione, il giornale stesso deve essere colpito da sequestro; vedute le disposizioni che regolano la pubblica stampa e la delega ricevuta dall'illustrissimo sig. Prefetto della provincia per sequestro dei giornali,
DECRETA: il numero 15 del giornale quindicinale "l'Idea" edito a Cefalù in data odierna dalla tipografia Nova, con la gerenza del redattore capo responsabile dr. Giardina, è sequestrato.
Il signor commissario capo di questo ufficio circondariale di P.S. È incaricato dell'esecuzione del presente decreto. Il Sottoprefetto f.to Leone"
Inizialmente il giornale prova a resistere e riprende la pubblicazione, e così si ripresenta ai suoi lettori:
"Amici e simpatizzanti si sono resi con noi solidali nel sequestro che ci ha colpiti e hanno inviato offerte e si sono fatti promotori di soccorsi finanziari. Grazie a tutti, la solidarietà degli amici e gli aiuti finanziari ci sono di aiuto e ci incoraggiano al lavoro per il raggiungimento del comune ideale: la grandezza della patria nostra".
Mentre molti cattolici si convertivano al fascismo il gruppo dirigente dell'IDEA resta contro e denuncia le malefatte dei fascisti.
Ma è l'inizio della fine. Ben presto Mussolini scopre le sue carte e l'Italia intera sprofonda nella illegalità della dittatura. Tutto il giornalismo indipendente viene messo a tacere con la forza. L'Avanti di Nenni per vilipendio del governo; e poi il Secolo, il liberale Corriere della Sera, la Stampa, ad uno ad uno vengono consegnati nelle mani dei gruppi fascisti.
Finivano così alcuni tra i maggiori giornali d'Europa. Sotto la mannaia del fascio, insieme a tutte le più prestigiose testate italiane cadde recisa anche l'IDEA cefaludese.
L'ultimo numero del giornale è datato 14 gennaio 1926.
Il Partito popolare italiano fu ufficialmente sciolto a Novembre dello stesso anno.
Per molti popolari ebbe inizio un periodo di clandestinità. Anche il giornale cefaludese è costretto a mutare completamente pelle , e dopo un buco di due numeri, il 7 marzo si presenterà ai lettori come l'IDEA CRISTIANA ma è un giornale radicalmente diverso dal precedente che finirà per svolgere una azione politica antitetica rispetto al primo.
Il gruppo dirigente iniziale è stato allontanato e resta isolato nell'ombra.
Nel nuovo primo numero si legge il seguente editoriale:
"Il giornale nuovo... del vechio giornale utilizzeremo solo la parte amministrativa. Il nostro programma è così alto e vivo che non possiamo sentirci impacciati dal passato politico dell"Idea". Benchè i cattolici come persone possono aderire a questa o a quella tendenza politica,l'Azione Cattolica deve mantenersi al di sopra di essa perchè ogni impegno politico ne impaccerebbe l'universalità. Infatti il nostro programma è di Azione Cattolica."
Nell'editoriale si avverte inoltre il lettore che il giornale si impegnerà a diffondere e a difendere l'Azione Cattolica, a divulgare il movimento di rinascita cristiana, e a destare nella massa di cattolici non organizzata una migliore consapevolezza cristiana. Ribadisce e precisa inoltre che non si occuperà più di politica.
Saranno anni di involuzione.
"Saremo astemi anche di politica amministrativa: ma crediamo che nessuno si scandalizzerà o piglierà cappello se, putacaso, talvolta diremo che le strade sono sporche quando sono sporche, o che il cielo è bello quando è bello. La nostra cronaca si potrà perciò occupare, e si occuperà di interessi cittadini, richiamando, suggerendo, illustrando, lodando, criticando anche, se occorrerà, ma con imparzialità serena e con intensioni cristianamente amichevoli. La fede che ci sorregge ci invita a collocarci in una sfera molto più vasta più alta e più spirabile di quella arroventata dalle meschinerie e dalla intolleranza partigiane"
Ma non è ancora il fondo... Il peggio deve ancora venire. Ben presto , infatti, inesorabilmente dal candido disinteresse dichiarato per la sfera politica, tutto si degraderà vertiginosamente al servilismo più gretto e ossequiante delle nefandezze del regime.
Acquiescenza, collaborazione e infine esaltazione del fascismo saranno le tappe di un crescendo vergognoso.
L'Idea Cristiana uscì con lo stesso nome dal 1926 al 1937 anno in cui, come ci è stato detto venne rilevato forse dallo stesso Vescovo Cagnoni che non ritenendolo più utile, gli tagliò i viveri.
Concludiamo ricordando che durante la dittatura anche a Cefalù uscì un vero e proprio giornale di regime: il locale foglio fascista si chiamò L'Era Nuova.
Nota: Il testo è inedito ed è frutto come dichiarato all'inizio, di una ricerca compiuta nel 1980.
Mi è sembrato utile pubblicarlo a distanza di trent'anni perchè quei primi numeri del giornale l'Idea non sono più reperibili alla Fondazione Mandralisca, dove esiste solo una raccolta di numeri successivi. Per tale motivo mi sembra opportuno, con l'occasione, invitare gli eventuali possessori delle prime annate del giornale cefaludese a darne notizia e magari, di rendersi disponibili per l'eventuale consultazione.
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Ottimo, Giovanni
Un impegno indiscutibilmente meritevole il tuo, caro Giovanni. Come dicesa Paul Valery, "un popolo che non conosce la sua storia, è un popolo che non merita di vivere".
Tu, con queste note, l'aiuti a vivere, questo popolo cefalutano. Grazie, anche a nome suo.
Mi associo senza riserve
Abbiamo bisogno di persone che come te, con la modestia di chi avverte preminente la responsabilità del Servizio, opera con riservatezza, discrezione e amore per la propria comunità.
Anche tu fai parte, a pieno titolo, di quella altra Cefalù che vorremmo manifestasse sempre più di esistere.
Nota del Dr. Prospero Giardina
Il Gentilissimo ex Sindaco cultore appassionato di storia locale, già collaboratore,amico e testimone ancor prima di essere tra l'altro esso stesso protagonista di tanti personaggi illustri della nostra città, a cominciare dal Sindaco per antonomasia, Giuseppe Giardina (del quale curò anche, nell'ormai lontano novembre del 1965 il ricordo ufficiale, conservato in un prezioso opuscolo che oggi, gentilmente ha messo a mia disposizione), mi ha fatto pervenire oggi la seguente nota su un altro dei protagonisti dell' IDEA cefaludese:
"Don Antonino Serio,citato nell'articolo, fu con decreto 5/4/61 il primo parroco di S.Maria d'Itria e S.Giovanni, parrocchia fondata dal Vescovo Mons. E. Cagnonil'11/ 10 /1960.
Il sacerdote fu impegnato a sostenere con entusiasmo i valori democratici e morali in politica, osteggiando con passione la politica del fascismo".