4 Ottobre 2012, 12:30 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Sembra che il diritto all'informazione e alla trasparenza, senza le quali non c'è democrazia e, quindi, senza le quali viene tolto ai cittadini il diritto di essere tali e non sudditi, stia affermandosi anche nelle aule di giustizia, anche in quelle della Cassazione.
Ieri, ribaltando una sentenza di condanna, i Giudici di Cassazione hanno assolto due giornalisti del “Giornale”, che avevano denunziato la deroga che il sindaco di Roma Rutelli si era concesso per una tomba al Verano. Nelle motivazioni della nuova sentenza, i Supremi Giudici scrivono: “In un momento in cui l’opinione pubblica è particolarmente attenta a privilegi veri e presunti della classe politica…” ai media deve essere assicurato “un diritto di cronaca molto ampio”. Rutelli non avrà il risarcimento che gli era stato riconosciuto: l’ironia dei giornalisti (“il sindaco s’è fatto un mausoleo al Verano…”) secondo i supremi giudici è giustificata dai privilegi che i politici sanno garantire a se stessi.
Una sentenza, che segna finalmente un principio, al quale tutti i politici di ogni ordine e grado cercano di non attenersi, minacciando querele o nascondendo nei meandri della servile burocrazia le argomentazioni vere della loro azione. Un'azione che non deve necessariamente essere utilizzata per tornaconto economico personale, ma anche e semplicemente per mantenere il potere per mezzo dei suffragi di cittadini ingannati.
Non mi sembra che a Cefalù le cose procedano diversamente. Si è cercato in tutti i modi d'impedire una puntuale informazione, limitandosi a tacere di fronte a ogni domanda. Si è taciuto finora sulla preoccupante situazione dell'ospedale (chi lo gestirà? Si chiuderanno reparti? Sarà una futura infermeria di qualche lontano ospedale?...); si tace, da parte dell'Amministrazione, su una recente determinazione dell'ingegnere Duca, che rischia di trasformare uno scheletro di albergo sul Lungomare non in una nuova “area Micciché”, ma in un'area EGV Center, per la quale ancora i cittadini pagano i danni riconosciuti alla Società: insomma, si tace!
In verità, di tanto in tanto si parla in Consiglio. Dove, però, il suo Presidente non mette ai voti una richiesta di sospensione dei lavori di diversi consiglieri, al fine di chiarire (così almeno vuole la trasparenza!) alcuni punti oscuri della contabilità relativa al rendiconto 2009; dove l'unica preoccupazione sembra quella di non avere troppi commentatori fra i piedi, prossimi, cioè, all'emiciclo, entro cui sta raccolto l'empireo di quella che, raggiunto il potere, comincia a somigliare sempre più a una casta.
A nulla vale sollecitare l'Amministrazione a darci finalmente contezza delle sue strategie urbanistiche, che in maniera confusa vengono fuori con qualche localizzazione, che poi si rivela soltanto un'improvvisazione di studenti impreparati, che credono di poter ingannare l'insegnante che li interroga.
Al momento della sua elezione, scrissi al Sindaco di non dimenticare che un giacobino ministro non è mai un ministro giacobino. Alludevo al fatto che il passaggio dalla critica all'azione di governo obbliga a tener conto dei tanti risvolti della realtà, con i quali bisogna fare i conti, se si vuole passare dal dire al fare. Non pensavo che un giacobino può continuare a essere tale anche da ministro: egli può sostituire all'azione l'invettiva, come ha fatto durante nel Consiglio comunale del 2 ottobre, tanto il responsabile accusato di tutti i mali è già un lontano pensionato. Cosa diversa sarebbe stato il richiamare il funzionario attuale e licenziare un consulente gratuito, perché entrambi non sono stati in grado di farci capire.
Allora, come contare nella trasparenza, avvalorata dalla Suprema Corte, se il giacobino si è finora limitato a infiorare le barricate, con le quali ha conquistato il potere?
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Commenti
Antonio Franco -
Falsità va creando...
Mi limito a precisare che, al contrario di quanto Sciortino riporta, NESSUNA richiesta formale di sospensione è giunta da parte dei Consiglieri di minoranza nel corso della seduta di mercoledì 2: due volte il consigliere Liberto ha rivolto al Sindaco la domanda se l'Amministrazione era disposta, facendo una sospensione, a rivedere le carte per cambiarle secondo quanto sosteneva la minoranza stessa; al ripetuto diniego del Sindaco, NESSUNO ha chiesto di mettere comunque ai voti la richiesta né è nelle competenze della Presidenza dare suggerimenti a questo o quel consigliere sulle procedure da seguire. Tutti i consiglieri sono tenuti a conoscere il Regolamento e ad esso attenersi. Altro che trasparenza si va cercando, bensì ancora una falsità, quindi, da chi ne sta assurgendo a maestro, palesemente a difesa di quei funzionari comunali, ora allontanati dalla stanza dei bottoni, che per anni e anni hanno fatto della macchina comunale il proprio orto: davvero un edificante sostegno, da parte del presunto opinionista, al cambiamento e alla chiarezza, non c'è che dire. Lasciamo perdere il nuovo, geremiaco riferimento al "cronista nell'emiciclo": una lamentazione a cui non ha mai creduto né crederà nessuno, dato che chiunque ormai può sapere direttamente cos'è successo in un'aula dove tutto è registrato e filmato... anche la seduta del 2 ottobre, in cui - lo ripeto - NIENTE corrisponde a quel che Sciortino riporta: evidentemente o ha delle difficoltà a seguire in modo lucido i lavori o ha delle finalità che, allo stato attuale, risultano misteriose. In conclusione, se finora Sciortino era stato destinatario almeno di un educato saluto, da oggi questa stessa formalità perde ogni ragion d'essere.
Angelo Sciortino -
Ancora formalità e compatibilità!
Nella speranza di salire alle altissime vette, dalle quali pontifica sulla verità il presidente Franco, farò un tentativo, arrampicandomi sulla scala delle sue affermazioni. Comincerò, perciò, dal basso, dal primo gradino, che è poi quello della conclusione del suo commento.
Non mi dispiace punto non essere più destinatario di un “formale saluto”, se questo non è compatibile con la reciproca stima. E la differenza tra formale e compatibile il Presidente ha dimostrato di conoscerla in occasione del dibattito sulla “localizzazione Puglisi”.
Stante alla mia vicina morte, non posso pormi finalità personali. E' vero, però, che a capire i lavori del Consiglio ho spesso difficoltà, ma non per assenza di lucidità, quanto piuttosto per eccesso di oscurità altrui o per eccesso di luce abbagliante, che troppo spesso promana dal Presidente e rende impossibile vedere, perché accecato da essa.
“Altro che trasparenza si va cercando, bensì ancora una falsità, quindi, da chi ne sta assurgendo a maestro, palesemente a difesa di quei funzionari comunali, ora allontanati dalla stanza dei bottoni, che per anni e anni hanno fatto della macchina comunale il proprio orto”. Non vedo il nesso logico tra quello che ho scritto e questa abbagliante affermazione. Abbacinato, sono costretto a chiudere gli occhi e a proseguire la mia scalata verso la vetta.
Il Presidente ammette che per ben due volte “il consigliere Liberto ha rivolto al Sindaco la domanda se l'Amministrazione era disposta, facendo una sospensione, a rivedere le carte per cambiarle secondo quanto sosteneva la minoranza stessa”, ma che al diniego del Sindaco nessuno ha chiesto di mettere ai voti la richiesta. E sia, la presidenza non aveva ricevuto una richiesta formale (ancora questo termine!), ma il Presidente avrebbe potuto chiedere se, vista l'accorata richiesta del consigliere Liberto, egli voleva formalizzare (ancora!) la richiesta. Come aveva tra l'altro fatto in altre occasioni e come più volte aveva fatto il suo predecessore, nella consapevolezza che la foga polemica determina spesso dimenticanza delle formalità (ancora!).
La verità, che neppure Gesù definì di fronte a Pilato, come un buon cattolico come il professore Franco non può non sapere, non si può nascondere dietro i regolamenti e gli atti formali, come sembra pretendere.
Ma ora basta, perché, salito su queste alte vette, ho le vertigini e devo scendere subito. Addio.
Vito Patanella -
formalità per formalità
Già in consiglio comunale per bocca del Sindaco e adesso su questo blog per scritto del presidente Franco si apprende che " quei funzionari comunali, ora allontanati dalla stanza dei bottoni" ciò ritengo si riferisca al Rag. Meli di cui notoriamente il cittadino Sciortino è stato da sempre fervido difensore (vado a memoria: ma non fu il redivivo Ruggero in panni di sciortino a defenestrare il povero Meli dal municipio?), pertanto, vorrei ricordare che la formalità in diritto è diritto e a meno che ciò che ha dichiarato il Sindaco e confermato il presidente non sia solo un colpo di "teatro", mi chiedo chi pagherà i danni di un contenzioso certo al Rag. Meli per essere stato allontanato essendo egli in malattia?
Se invece, si vuol far passare come "ALLONTANAMENTO" la naturale scadenza contrattuale del 30 settembre 2012 del Rag. Meli e quindi l'impossibilità del suo rinnovo essendo questi in malattia come a tutti noto, allora ci troveremmo di fronte a chi pensa anche su questo di farci credere che ha tagliato i residui per 10.000.000 e passa dai rendiconti 2008 e 2009 insomma per sintensi Tremontiunzina http://www.youtube.com/watch?v=eTYNQmC5rgY
p.s. chiedo scusa e riconosco il copyright a Giuseppe livecchi, ma è troppo bello per non postarlo
Totò Testa -
"Le parole sono pietre, così
"Le parole sono pietre, così Carlo Levi intitolava un suo libro di denuncia della situazione siciliana alcuni decenni fa, ma quest’espressione può essere colta in tutta la sua polisemia per dire che le parole devono avere un loro peso, una loro gravità, cioè una loro forza ed efficacia, quindi devono avere una corrispondenza biunivoca con la realtà, cioè con dei concetti e con delle cose. Oggi invece si fa un uso molto diverso delle parole, soprattutto da parte dei politici, degli opinionisti e di tanti altri che in situazioni professionali anche molto diverse fanno un uso strumentale delle parole. Sempre più le parole vengono usate con leggerezza, sfruttandone tutte le valenze semantiche, per cui vengono gettate verso gli ascoltatori, si scruta il loro effetto, subito pronti a cogliere la possibilità di modificarne il valore ed il senso, per dirottare altrove il discorso".
Non sono parole mie (e la cosa mi arreca non poca invidia), le ho rubate da uno dei meravigliosi blog che, insieme a quelli più insulsi e cialtroni e a quelli fatti per farli, popolano il web. L'autrice si chiama Rosa Elisa Giangoia, insegnante, poetessa e scrittrice dal pensiero corrusco e dalla parola fresca e fluente come acqua sorgente di montagna.
http://amicusplatosedmagisamicaveritas.blogspot.it/2012/02/le-parole-sono-pietre.html
"Le parole sono importanti" dirà qualche anno dopo l'Apicella non di Berlusconi, ma di Nanni Moretti in Palombella Rossa, dopo l'urlo "ma come parla!" e un paio di schiaffi ad una giornalista un po' cialtrona e supponente.
Ma veniamo a noi.
Io non ho vissuto molto a Cefalù e, per questa ragione, diverse persone, anche molto significative, mi restano misconosciute.
Tra queste, fino a poco più di un anno fà, c'era anche Angelo Sciortino, del quale, devo confessare, ancora oggi non so molto, ne', tampoco, me ne curo.
Di Lui, però, ho imparato a conoscere ed apprezzare il pensiero, in particolare dopo un episodio che lo vide destinatario di una violenza verbale inaudita da una parte locale che, ancora un anno fa, cioè un'era geologica fa, riteneva di avere l'esclusiva di un pensiero politico unico e indefettibile.
Vede, Egregio Sig. Presidente del Consiglio, questo singolare personaggio che la turba tanto, questo diavolone che, per, appunto ,singolare nemesi, porta il nome di Angelo, ha il brutto vizio di usare la parola, soprattutto quella scritta.
E le parole, si sa, sono pietre, e sono importanti. Ma non sono pietre scagliate contro qualcosa o qualcuno, salvo che qualche stolto non decida di posizionarsi in traiettoria.
No, Sig. Presidente, non le sto dando dello stolto, se non altro perchè ho intenzione di dirle di peggio entro la fine di questo mio intervento.
Mi spiego meglio.
Il testo di Sciortino (quello scritto qui sopra) parla di concetti etici fondamentali, di diritti, di garanzie all'esercizio della libertà d'espressione (questa è la luna), poi queste cose, come succede anche agli Uomini di Cultura (cfr il dialogo virtuale sulla scomparsa delle lucciole tra Sbarbaro, Pasolini e Sciascia), vengono rapportate agli accadimenti del nostro quotidiano meta-rurale pesantemente condizionato dalle disfunzioni della "macchina amministrativa" (questo è lo sfondo, il cielo più o meno nuvoloso, più o meno stellato, più o meno popolato di lucciole), ed, infine, si va ad indugiare anche sulla minima contingenza di un fatterello accaduto durante la seduta (questo è il dito).
E di fronte a questa proposizione, Ella, Sig. Presidente del Consiglio Comunale, verso quale fine cimenta la sua voce autorevole e stentorea? Verso la Luna, verso il firmamento? No, verso un episodio del tutto marginale che lo Sciortino ha semplicemente riportato, e che Ella, ripiombando in pieno marasma da "comma22", nello smentire, conferma.
Apprendiamo, infatti dalla Sua voce, che, nel corso del Consiglio Comunale del 2 ottobre, un Consigliere d'opposizione avrebbe espresso l'esigenza di una sospensione per una rilettura (o revisione) dei documenti ("carte"), ma è stato subito cazziato e zittito dal sindaco.
E lei, di fronte al cazziamento e allo zittimento di uno dei Suoi Consiglieri da parte del Sindaco, ha ritenuto di non sospendere, perchè mancava una richiesta ufficiale.
Ne prendiamo atto, con richiesta di prendere atto, laddove risultasse poco chiaro, che io, come, mi pare, anche altri che imbrattano di caratteri "Times new Roman" questo blog, non ho nessuna critica da rivolgere al Suo operato istituzionale e alle angustie occasionali che Ella è necessitata a fronteggiare nell'agone consiliare.
Si voleva parlare di diritti, di democrazia, di libertà.
Rispetto a questi temi non sono i suoi comportamenti a preoccupare, nè a suscitare alcun particolare interesse, ma le parole scritte ed il lessico da Lei utilizzato.
Parole e lessico che non mi sento di definire ne' mendaci, ne' illiberali, ne' polisemantiche, quanto, piuttosto, semplicemente, incolte.