3 Ottobre 2012, 12:38 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Non vorrei essere nei panni di quei giudici della Corte dei Conti, che hanno chiesto al Consiglio di riapprovare i rendiconti del 2008 e del 2009. Se essi, infatti, dovessero metterci tutto l'impegno necessario per capire se le loro indicazioni sono state rispettate e se tutti i residui precedentemente inclusi sono stati cancellati, scoprirebbero che il bilancio ha soltanto subito un restyling, ma nella sostanza è rimasto identico a quello che avevano chiesto di correggere. La nuova Amministrazione e quella parte del Consiglio, che ne ha approvato le proposte, si sono comportati come l'industria automobilistica in crisi, che non può o non sa rinnovare la produzione con nuovi e migliori modelli e si limita, per restare competitiva sul mercato, a cambiare uno specchietto o la forma dei sedili. Finché il consumatore non capisce l'inganno e si rivolge altrove per l'acquisto.
Fuor di metafora, finché la Corte dei Conti, consapevole del tentativo d'ingannarla, non si rivolge altrove per sistemare veramente la contabilità di Cefalù: a un commissario.
Che questo timore dell'inganno fosse stato percepito da alcuni consiglieri non può negarsi. Il dibattito de ieri 2 ottobre, quando si è discusso del rendiconto del 2009, ne è una prova. Il consigliere Patrizia Messina, per esempio, ha posto, al responsabile del servizio finanziario la precisa richiesta di chiarire se i residui tolti ammontavano effettivamente a 4.4 milioni o se da questi bisognava sottrarre circa 900 mila euro, già cancellati nel rendiconto 2008. La risposta del responsabile, come tutte le risposte che intorno all'argomento ricamano fiori verbali, è stata una non risposta. Forse se n'è reso conto il Sindaco, che non soltanto egli personalmente ha aggiunto altri ricami, ma ha coinvolto pure un tecnico specialista di contabilità, il dottor Fiasconaro, che regala all'Amministrazione la sua consulenza. In effetti, il fiore ricamato da lui è stato così bello, che egli stesso lo ha chiamato figurativo.
La verità è che le macchie stampate sulla stoffa che si voleva ricamare non potevano essere coperte a un occhio attento. Alludo ai circa 900 mila residui non cancellabili, perché già cancellati nel 2008; a un residuo di circa 1.700 euro, perché non esiste più neanche il capitolo; ai circa 750 mila euro, che già erano stati cancellati dalla responsabile del servizio finanziario; infine, dulcis in fundo, a circa 2 milioni di euro già cancellati dal responsabile del servizio urbanistico, ma fatti apparire con quella che in contabilità si chiama partita di giro. Tolte queste macchie, una stoffa di 4.4 milioni di euro si sarebbe ridotta a uno scampolo di appena 900 mila euro.
Non si poteva dire una simile verità. Bisognava nasconderla a ogni costo, servendosi magari, come si è fatto, dei ricami verbali. Ma questi non soltanto non li hanno convinti, ma alla fine hanno così tanto irritato i consiglieri Barranco, Patrizia Messina, Rosario Giardina e Vincenzo Liberto, che hanno abbandonato l'aula, dove né si rispondeva alle loro richieste di chiarimenti e dove non si accettava la loro collaborazione, che doveva limitarsi alla sola presenza. Collaborazione che i consiglieri La Rosa, Iuppa e Scialabba hanno dato “per responsabilità verso i propri elettori”, per cui il rendiconto è stato riapprovato con 12 voti favorevoli e 3 astenuti.
Parole sante quelle del consigliere di maggioranza Pizzillo: “scene da teatrino”. Scene da teatrino, nel quale tutti hanno recitato una farsa.
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Commenti
Vito Patanella -
Pizzillo diritti
Pizzillo ha ragione ma che mi paghi i diritti siae. Ha ragione a definire teatrale il consiglio così ricco di attori pronti ad entrare in scena piuttosto che ad uscirne ma poiché per la stessa ragione io subii una censura che almeno oggi mi riconosca il copyright. Quanto al Sindaco Lapunzina che di quella censura fu artefice e al Presidente Franco che la votò mi sarei atteso pari difesa del consiglio di fronte alle parole del consigliere Pizzillo. Ciò non è accaduto dimostrando, anche se non ve ne era bisogno, che la censura fatta allora non aveva nessuna ragione di difesa del consiglio comunale ma fu soltanto un'inutile tentativo di attaccare le opinioni del sottoscritto che liberamente ho espresso allora e che coerentemente, diversamente da loro, continuo ad esprimere oggi.
Mauro Calio' -
Astensione o omissione di soccorso?
Probabilmente sto per diire una serie di fesserie. Se così fosse, me ne scuserete anticipatamente.
Se io sapessi che qualcuno sta per sparare ad un mio parente, "astenermi" dall'azione criminosa o "allontanarmi dalla scena del crimine", basterebbe a non rendermi complice del fatto?
In parallelo quindi, se io fossi consigliere comunale, e mi si chiedesse di approvare un atto che ritengo non approvabile, adducendo pure in pubblico le dovute motivazioni, se addirittura ritengo che l'approvazione di quell'atto potrebbe comportare danni per l'ente, anche solo ritardando un processo forse inevitabile con la conseguente ulteriore prduzione di debiti, interessi e quant'altro, l'astensione o l'abbandono del campo, mi permetterebbero di essere esente da responsabilità, quantomeno morali, nei confronti delle persone che rappresento, elevandomi al rango di "buon padre di famiglia"?
E' più probabile che ciò mi esenti da responsabilità politiche. L'astensione infatti, permette di non mettere la "firma" sull'atto approvato, ma consente di poter dire.. Ho lasciato che tu approvassi.
Ad onor del vero a me sembra una scelta poco "virile", un agitarsi piuttosto che un agire.
Ma come ho accennato in premessa, a scanso di equivoci, è molto più probabile che io non ne capisca un tubo e che abbia detto solo una montagna di fesserie.
Vito Patanella -
Hai ragione
Ma trascuri un particolare che per ben tre volte i consiglieri hanno chiesto la sospensione del consiglio per verificare i conti nel contraddittorio prima di procedere al voto ma il Presidente Franco non ha neppure messo ai voti la proposta di sospensione dando invece la parola a Tremontiunzina per la sua filippica contro Meli così consentendogli di dimostrare il nulla ma soprattutto di celare l'alchimia dei Vaccaconti. Certo potevano anche restare così da non perdersi il resto del teatro magari aspettando che qualche autore scrivesse il testo anche per coloro che dall'inizio della consiliatura in ossequio al "silenzio non parlate al conducente" non hanno mai aperto bocca, oppure potevano aspettare anche loro Godau. Ma forse era meglio uscire da una scena, tanto per citarti , del delitto troppo piena di tracce da non lasciare dubbi su chi fossero i colpevoli.