13 Settembre 2012, 16:39 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Credo che si sia chiacchierato abbastanza. Sarebbe ora che tornassimo a conversazioni più serie e più edificanti; di quelle che arricchiscono la nostra mente e la spingono a costruire il futuro con la consapevolezza degli strumenti a nostra disposizione per farlo e delle mete che vogliamo raggiungere.
Per le chiacchiere alludo alle farsesche polemiche di questi giorni, che non avrebbero avuto ragion d'essere, se le critiche fossero state utilizzate dai destinatari per meglio precisare i loro punti di vista e non per scodinzolare attorno a un padrone, felici di dimostrargli di essere bravi ad abbaiare. Altri e più seri problemi investono in questo momento il nostro Paese. E a nulla serve trincerarsi, di fronte alle critiche, dietro il silenzio o dietro una calata barbarica di eloquenza, tesa non a rispondere, ma ad applicare una sorta di giudizio di Dio o il principio noto agli amanti della complicità: o con me o contro di me. Non serve, perché, così facendo, non soltanto i problemi restano, ma vengono avvolti in una nube fuligginosa, che ce li nasconde e ci rende impossibile persino comprenderli.
La prima domanda che dobbiamo porci, per allontanare questa nebbia fuligginosa dai problemi, è: quale Cefalù vogliamo? Già, prima che fossimo trascinati nel vortice del parlo per dire niente, Salvatore Culotta si era posto questa domanda in questo sito (https://www.qualecefalu.it/node/782). Ne consiglio la lettura o la rilettura, perché da essa se ne può trarre soltanto beneficio e arricchimento della mente. E' sull'elenco puntuale fatto da Salvatore Culotta che vorrei che si aprisse un dibattito. Su problemi veri e seri, che, affrontati, darebbero la misura della lungimiranza e dell'amore per Cefalù da parte dei nostri Amministratori. Da questo dibattito potrebbe ricavarsi come lo sviluppo di Cefalù non passa per incomprensibili e ingiustificabili localizzazioni o attraverso lottizzazioni, approvate alla luce fioca della nube fuligginosa, ma per un'intelligente visione urbanistica. Una visione, che non sarebbe soltanto urbanistica, ma anche culturale e ideale.
Anche se le recenti polemiche mi hanno reso meno ottimista sul nostro futuro, penserò come il Catone di Lucano: “Io seguirò fino alla fine il tuo nome, o Libertà, anche quando non sarai più che un'ombra vana”. Penserò come lui e insisterò nel continuare a chiedere quella libertà e quella visione, che era stata promessa a me e a tutti i cittadini di Cefalù.
Ecco a che cosa serve questo blog: a dare voce anche ai lungimiranti, ai critici e ai sognatori, ma anche ai tanti consiglieri comunali, che hanno duramente polemizzato negli ultimi giorni su questo stesso blog. Unico obbligo per tutti, politici e no, opinionisti e semplici cittadini, è quello svolgere i loro interventi seguendo la ragione, come ha fatto Salvatore.
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Commenti
Gianfranco D'Anna -
Possiamo parlarne, però….
Caro Angelo,
di discussioni relative al problema dell’impatto dell’attività edilizia sul nostro territorio e sulle “strade” che sarebbe auspicabile che l’Amministrazione e le imprese edili seguissero in futuro se ne è già parlato tanto e, ciclicamente, se ne torna a parlare.
Basta rileggere, a titolo esemplificativo:
Come anche di interventi sui singoli progetti proposti da Salvatore Culotta ne sono stati fatti tanti, sia in L’altraCefalù sia in QualeCefalù.
Cefalù ha bisogno di tutti quegli interventi contenuti nell’elenco (https://www.qualecefalu.it/node/782); una lista certamente “non scontabile o trattabile” ma solamente ulteriormente ampliabile, penso, ad esempio, al porto - o meglio ad un nuovo porto - o al riutilizzo delle aree dismesse dalla ferrovia.
Cefalù ha bisogno che tanti dei progetti giacenti nei cassetti del Municipio vengano realizzati.
Cefalù ha bisogno di nuovi opere di pubblica utilità, di interventi infrastrutturali.
Cefalù ha bisogno di puntare sul recupero e sulla riqualificazione del suo patrimonio.
Purtroppo, però, queste parole restano solamente nelle memorie - e neanche nella memoria delle persone ma solamente in quelle degli archivi dei vari blog. Le vicende di questi ultimi giorni lo confermano.
Purtroppo, però, siamo sempre gli stessi che ci ritroviamo a parlarne.
Sarebbe importante, per questo e per gli altri dibattiti lanciati sui vari siti cefaludesi, che a prendere la parola - o meglio a usare la tastiera del computer - fossero gli Assessori e i Consiglieri Comunali.
Salvatore Culotta -
L'importante è comunque
L'importante è comunque continuare a parlarne, anche se siamo cinque sparuti a farlo, sono centinaia quelli che leggono.
Angelo Sciortino -
Cari Gianfranco e Salvatore.
Avete ragione entrambi. Tu, Gianfranco, ad auspicare interventi da parte dei Consiglieri e degli Assessori; Salvatore a ritenere che parlarne, anche fra di noi, finisce con l'interessare i nostri lettori.
Tutto questo mi ricorda - la citazione vale per gran parte del Consiglio, visto che ne sono membri conoscitori e persino cultori dei pensatori e storici greci - il discorso di Pericle per l'Orazione funebre in ricordo dei caduti ateniesi del primo anno della guerra peloponnesiaca. In questo vero e proprio inno alla democrazia Pericle dice chiaramente (cito a memoria) che non tutti "sanno far politica", ma tutti sono in condizione di comprenderla e di farsene un'opinione. Ecco, non tutti sono in grado di sostenere un dibattito, ma a tutti abbiamo l'obbligo di spiegare, perché tutti possano farsene un'opinione.
Quindi, al lavoro!
Angelo Sciortino -
Amministrare o giocare a mosca cieca?
Il PRG, nonostante gli vengano mosse critiche sempre più frequenti e puntuali, rimane il principale strumento di pianificazione, mediante il quale l'amministrazione comunale determina le direttive per lo sviluppo urbanistico ed edilizio, individuando le "zone" edificabili - la loro specifica destinazione (residenziale, produttiva, agricola e così via), la densità edilizia e quanto altro debba applicarsi all'edificazione - e quelle inedificabili, in quanto destinate a soddisfare i bisogni della collettività (strade, parcheggi, verde, scuole, ecc.).
Se questa definizione di Piano Regolatore Generale è corretta – e lo è! - come un'amministrazione comunale può ritenere di poter gestire correttamente il suo territorio, se prima non se ne fornisce di uno, che non sia come l'araba fenice, della quale si dice che c'è, anche se nessuno sa dov'è?
Perché a Cefalù da anni, e oggi come ieri, si va avanti a colpi di varianti, spinti come il bendato nel gioco a mosca cieca? Perché questo procedere tentoni, anche da parte di chi considerava riprovevole quanto era stato fatto negli anni passati?
Qualcuno può rispondere a queste domande
Totò Testa -
Non è fatta a me, però ...
provo a dare una risposta sintetica di Angelo.
Da urbanista (seppure in parte mancato) ho sempre ritenuto che una brutta programmazione (o, anche semplicemente una regolamentazione) del territorio sia sempre meglio che nessuna regolamentazione o programmazione.
I motivi sono un po' quelli che enuncia Angelo: "come un'amministrazione comunale può ritenere di poter gestire correttamente il suo territorio, se prima non se ne fornisce di uno strumento?"
Già l'esistenza di uno strumento di pianificazione e regolamentazione, garantisce, infatti, lo stabilirsi di principi di perequazione e di universalità delle regole indipendente dai singoli soggetti che le applicano o ne fruiscono.
Ebbene, si può pensare che condizioni ambientali dove valgono le regole contro i rapporti di clientela possano essere ritenute auspicabili per la nostra politica degli ultimi anni?
L'amministrazione nuova si è presentata, nelle parole e prima delle elezioni, come alternativa rispetto alle precedenti, e sta agendo, nei fatti, con una logica sostitutiva.