La galleria di sfollamento ed il RICORSO AL TAR di RFI

Ritratto di Saro Di Paola

19 Giugno 2021, 08:36 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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In data 1 giugno 2021, Rete Ferroviaria Italiana ha presentato ricorso al TAR
contro
il Comune di Cefalù
e nei confronti 
del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili
dell’Assessorato Regionale alle infrastrutture e mobilità
dell’Assessorato Regionale del territorio e ambiente
della Prefettura di Palermo.

Il ricorso di RFI per chiedere al TAR l’ANNULLAMENTO
“del provvedimento
, di cui alla nota del 02/04/2021, col quale il Comune di Cefalù ha contestato il giudizio di improcedibilità formulato dal Ricorrente in merito alla richiesta di eliminazione della rampa carrabile di accesso alla galleria di sfollamento, non procedendo alla chiesta emanazione dell’ordinanza comunale di istituzione della disciplina del traffico necessaria all’avvio delle attività di realizzazione dell’imbocco della galleria carrabile” medesima.

Le ragioni con le quali RFI ha supportato il ricorso sono le seguenti:

- il Progetto Esecutivo, approntato dalla ToTo impresa aggiudicataria dell’appalto integrato del raddoppio ferroviario del lotto Ogliastrillo-Castelbuono, con la rampa di accesso alla galleria di sfollamento ubicata a monte della Piazzetta di San Pio, è la traduzione esecutiva dell’ultimo Progetto Definitivo presentato da RFI, approvato dalla Regione Siciliana con Decreto n° 78 del 15/02/2005 e dal Consiglio Comunale di Cefalù con delibera n° 130 del 26/07/2005  e, rispetto a questo progetto, “non introduce novazione alcuna”.

- Il PE in corso di esecuzione “è munito di tutti i necessari pareri e nulla osta”.

- Le “polemiche insorte sulla galleria di sfollamento sono infondate” e “l’allarmismo circa i paventati presunti cedimenti in superficie connessi allo scavo della rampa carrabile di accesso alla galleria di sfollamento è ingiustificato”.

- “I pericoli prefigurati dal Consulente del Comune ing. Fabio Cafiso sulla base dell’interpretazione di un unico sondaggio“ non giustificano “l’introduzione di una variante al progetto per gli elementi oggettivi forniti dal Ricorrente sulla scorta di dati che, derivati da numerosi sondaggi e prove geotecniche effettuate in passato nelle diverse campagne d’indagine, escludevano i pericoli prefigurati dal consulente”.

- “Lo stesso ing. Cafiso nella conclusione della sua relazione “ha ammesso la possibilità di soluzioni progettuali e tecnologiche idonee a garantire la stabilità della zona urbanizzata sovrastante”, che per RFI sono pienamente garantite”.

Per tali ragioni
, che ho esposto con passaggi virgolettati perché tratti alla lettera dal ricorso  ed in estrema sintesi per non riuscire eccessivamente lungo,
e tenuto conto:
- del fatto che “la richiesta di variante avanzata dal Comune non può essere ritenuta percorribile dalla Ricorrente in quanto degrada le condizioni di sicurezza dell’esercizio ferroviario la cui tutela e, in un’ottica evolutiva, il miglioramento della stessa è tra i compiti d’istituto essenziali di RFI in qualità di gestore dell’infrastruttura”;
- “dei danni gravissimi  che gli atti impugnati determinano alla Ricorrente e soprattutto all’interesse pubblico, poiché gli stessi impediscono l’esecuzione delle opere appaltate ritardando la realizzazione degli interventi, con pregiudizio agli obiettivi di miglioramento del livello di efficienza del trasporto ferroviario”;
- “del danno economico che per l’attuale situazione si riverbera sui costi dell’appalto e dei pregiudizi economici che, a causa dell’anomalo andamento, l’appaltatore lamenterà di aver subito”; 
la Ricorrente ha chiesto al TAR di
annullare, previa sospensione e concessione di idonee misure cautelari, gli atti impugnati”.

Ebbene, 
1) pur a dare per scontato ciò che scontato non è affatto, mi riferisco:
- alla certezza espressamente e reiteratamente esplicata negli atti prodotti da RFI e nella sua corrispondenza col Comune di Cefalù sulla impossibilità che la realizzazione della rampa di accesso alla galleria di sfollamento prefiguri pericolo di sorta per la stabilità della zona urbanizzata sovrastante e quindi, anche, degli edifici sottopassati dalla galleria di sfollamento; 
- alla possibilità ammessa dallo stesso Ing. Cafiso di soluzioni progettuali e tecnologiche idonee a garantire la stabilità della zona urbanizzata sovrastante;

2) pur a fare finta di non sapere:
- che le lesioni a 5 edifici di vicolo Bernava a Palermo sono state così irrimediabili da richiederne la demolizione prima del completamento dei 58 metri che mancano alla canna  dispari del doppio binario tra le fermate Orleans e Notarbartolo della stessa linea ferroviaria che collegherà il Falcone-Borsellino a Castelbuono, non già, però, come si stava facendo nel 2012 con  una galleria scavata con metodi tradizionali, ma con una galleria artificiale all’interno di una trincea a cielo aperto profonda circa 28 metri; 
- che le lesioni alla sede della Strada Statale 113 in località Ogliastrillo causate dall’approfondimento dello scavo a valle della paratia, oltre a provocare la chiusura per una settimana della circolazione veicolare, hanno reso necessario il parziale tombamento dello scavo e richiederanno la realizzazione di altra galleria artificiale per garantire la stabilità della paratia medesima; 
- che i 58 metri di galleria sotto quello che era il  vicolo Bernava e la paratia di Ogliastrillo erano muniti di tutti i necessari pareri e nulla osta acquisiti su progetti esecutivi redatti in base a dati derivati da sondaggi e prove geotecniche.
Riguardo ai sondaggi facciamo, anche, finta di non avere visto squadre di tecnici e geologi impegnate, per settimane e settimane, in sondaggi con trivelle sia in vicolo Bernava e sia anche ad Ogliastrillo, dopo che “imprevisti idrogeologici” avevano costretto a fermare le opere per riprenderne l’esecuzione con sostanziali varianti rispetto a quelle previste nei progetti esecutivi; 
           

3) pur a fare finta di accettare che il Decreto ARTA n° 78 del 5 luglio 2005, sul piano del diritto amministrativo, possa avere validità ex ante sul progetto che il Consiglio comunale di Cefalù avrebbe approvato, come ebbe ad approvare, solo dopo, il 26 luglio successivo;

4) pur a dare per buone tutte le ragioni e le argomentazioni esposte nel ricorso di RFI;

non possiamo non domandarci perché nella corrispondenza intercorsa tra RFI ed il Comune e nello stesso ricorso al TAR non è cenno alcuno su un fatto assolutamente inconfutabile: la presenza sotto l’area di sedime della rampa di accesso alla galleria di sfollamento del tubo ARMCO del diametro di circa 2,00 metri, nel quale vennero convogliate le acque del cosiddetto torrente Spinito, prima dell’urbanizzazione della zona, con la lunga scalinata che collega la parte più bassa a quella più alta del quartiere Spinito, con la piazzetta di San Pio e con la via Antonello da Messina.

La risposta alla domanda non può che essere una: nessuno dei tecnici del Comune, di RFI, della ToTo e degli organi Istituzionali preposti al rilascio dei necessari pareri e nulla osta sul progetto esecutivo era a conoscenza dell’esistenza di quel tubo interrato.
Eppure, già il 19 febbraio del 2016 nel mio post (www.qualecefalu.it/node/18815 ), avvalendomi delle tavole del progetto esecutivo redatto dalla ToTo, avevo dimostrato che le opere previste per la rampa di accesso alla galleria di sfollamento, verrebbero a tagliare quel tubo-canale sino a tapparlo.
          
Per tale ragione un tratto di quel tubo-canale, lungo oltre 60 metri, dovrà essere bypassato con altro tubo-canale, che, giocoforza, dovrà essere interrato, prima, nel terreno privato, contiguo lato Palermo all’area di sedime della rampa, dopo, sotto la sede stradale della Via Antonello da Messina e, quindi, sotto la piazzetta di San Pio.
        
         
Il bypasse da realizzare non sarà fatto di poco conto.
Infatti, oltre a rendere necessario l’esproprio, non previsto, di terreni privati comporterà modifiche all’esterno, in superficie, che modificando sostanzialmente l’assetto dell’area urbana interessata non possono prescindere dal parere di competenza del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 7 della L.R. 65/81, che, come reiteratamente sottolineato nel ricorso al TAR, non è stato necessario per i cambi alla tipologia della galleria Cefalù previsti nei progetti definitivi che sono stati approntati uno dopo l’altro: a doppia canna nel febbraio 2005, a canna singola nel maggio del 2005, all’attuale e definitiva doppia canna nel gennaio del 2010.
Cambi di tipologia che non “comportavano competenze urbanistiche data l’inesistenza di opere in superficie difformi da quelle sulle quali il Consiglio si era espresso in data 26 luglio 2005”. 
Modifiche esterne, o in superficie, quelle necessarie per la realizzazione del bypasse, che, non è dato conoscere, che, giocoforza dovrebbero essere eseguite prima di ogni altra opera prevista nel progetto esecutivo e che richiederebbero, persino, un’area di cantierizzazione ben più ampia della AT03 sulla quale l’Ufficio tecnico del Comune di Cefalù in sede di conferenza di servizi per il rilascio del provvedimento unico relativo alle opere di cantierizzazione aveva espresso parere favorevole il 15/03/2016.
                                                                   
Area di cantierizzazione, per la quale il Sindaco, insieme alle altre necessarie per la realizzazione dei pozzi per le scale di sicurezza per la fuga dalla fermata sotterranea, non ha, ancora, autorizzato l’occupazione, nell’interesse dei residenti a Spinito, Pacenzia e Pietragrossa.

Per quanto ho sin qui esposto, il ricorso al TAR di RFI altro non è se non un PRETESTUOSO e, mi sia consentito, MALDESTRO TENTATIVO di scaricare sul Comune di Cefalù responsabilità per i ritardi nell’avanzamento dei lavori e per i danni economici che, a causa della situazione di empasse,  si riverberano sui costi dell’appalto e per quegli altri che l'impresa potrebbe lamentare di aver subito.

Perciò bene ha fatto il Sindaco a non rilasciare l’autorizzazione all’occupazione delle aree di cantierizzazione, a non emettere l’ordinanza di istituzione della disciplina del traffico necessaria all’avvio delle attività di realizzazione dell’imbocco della galleria di sfollamento e a persistere nella richiesta di variante alla galleria di sfollamento.
Altrettanto bene farà il TAR se non accoglierà, prima, l’istanza di sospensiva  degli atti impugnati e, dopo, entrando nel merito della questione, la darà vinta al Comune.

Intanto non ci resta che confidare nell’aiuto di San Pio da Pietralcina
                                                                              
affinché illumini quanti, per avere poteri decisionali sulla vicenda, hanno il DOVERE DELLA LEALE, RECIPROCA, COLLABORAZIONE, avendo ben remota la volontà di “pararsi il colpo”.
Per usare un eufemismo.

Cefalù, 19 giugno 2021
 

Commenti

A voler essere chiari a descrivere quanto hai scritto, caro Saro, credo che basti soltanto questa tua frase: “nessuno dei tecnici del Comune, di RFI, della ToTo e degli organi Istituzionali preposti al rilascio dei necessari pareri e nulla osta sul progetto esecutivo era a conoscenza dell’esistenza di quel tubo interrato.”. Cioè, il “tubo ARMCO del diametro di circa 2,00 metri, nel quale vennero convogliate le acque del cosiddetto torrente Spinito.”

Ci sta che i famosi promotori di una stazione sotterranea si siano battuti in illo tempore senza essere a conoscenza di quel tubo ARMCO e che fossero ignari della situazione geologica; ci sta pure che non avessero intelligente conoscenza della distanza che corre tra la retorica e la realtà; non ci sta, invece, che, dopo le dichiarazioni tecnicamente argomentate di Cafiso e di Liguori, sul progetto vi sia stato un irresponsabile silenzio dell'attuale Amministrazione, un silenzio durato diversi anni e che ora espone la città a un ricorso al TAR, che a parer mio non ha titolo per decidere alcunché, essendo la questione tecnica e non amministrativa.

Sono anni che tu con pazienza e con intelligenza sottolinei i pericoli che la costruzione di una stazione sotterranea rappresenta per gli insediamenti urbanistici dello Spinito, e non solo. E tralascio le mie considerazioni sui vantaggi di una stazione a Ogliastrillo, che permetterebbe una curva della strada ferrata più idonea all'alta velocità rispetto a quella minore per raggiungere l'ipotetica stazione sotterranea. Capisco che è un aspetto tecnico di difficile comprensione, persino per gli architetti, ma è strano che RFI e gli organi istituzionali preposti non ne abbiano tenuto conto! È così che si creano le grandi incompiute, di cui è disseminato il territorio siciliano e italiano.

Caro Angelo, i tecnici quale che sia stato il ruolo che hanno avuto nella vicenda della rampa di accesso alla galleria di sfollamento potevano non sapere del tubo interrato: dalla cartografia mediante, e sulla, quale hanno espletato i rispettivi ruoli il tubo interrato non si vede. È stato, certamente, grave. Molto più grave è stato il fatto che i tecnici topografi, almeno due, che hanno picchettatto, in situ, le opere previste nel progetto esecutivo non si sono chiesti dove scaricasse la caditoia a pochi centimetri da uno dei punti topografici che avevano segnato con lo spray rosso sulla pavimentazione di uno dei ballatoio della scalinata. Mio padre avrebbe detto: "e vulievimu vinciri a vierra"