23 Gennaio 2017, 13:32 - Giovanni La Barbera [suoi interventi e commenti] |
Ma quanto costerà all'ecosistema naturale e ambientale avere il miglioramento dei trasporti in Sicilia?
Il raddoppio della strada ferrata, che sta interessando i nostri territori da più di un decennio, si sta manifestando, concretamente, con effetti dannosi sul nostro ecosistema.
Se riflettiamo, anche solo semplicemente, ci rendiamo conto che i costi della realizzazione del progetto in sé, più i costi delle cosiddette opere di compensazione, più i costi indiretti, compresi i disagi, che devono sopportare i cittadini interessati dalla realizzazione della infrastruttura, e non ultimi le ansie sorte per motivi di sicurezza degli abitanti, deduciamo che per il miglioramento dei trasporti, dobbiamo accollarci, come comunità nazionale e come comunità locale ingenti spese.
Poi, muri che tagliano il paesaggio, sfregiandolo come nessuno era riuscito sino ad ora, canalizzazioni in cemento armato di corsi torrentizi naturali che impediranno la percolazione dell'acqua che alimenta la falda freatica, opere di cui non è dato di sapere se sono state oggetto della valutazione d'impatto ambientale (VIA).
Forti perplessità emergono soprattutto sulla reale efficacia di questo metodo per conseguire ( nelle intenzioni) elevati livelli di protezione e di qualità dell'ambiente, che avevano lo scopo di valutare preventivamente le possibili conseguenze derivanti dalla realizzazione e dall'esercizio del complesso degli interventi previsti dal progetto.
La valutazione d'impatto ambientale, obbligatoria in ragione di una direttiva europea recepita dall'Italia, sembra essere stata un inutile esercizio burocratico, che, anziché dare garanzie di tutela, dissimula le insufficienze di un progetto che scopriamo lentamente, ma in un tempo in cui non sembra più possibile porvi rimedio.
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Commenti
Rosario Fertitta -
L'efficacia è tutta da dimostrare
L'efficacia di questo novello "muro di Berlino" è tutta da dimostrare.
Sarebbe interessante veder pubblicati i verbali delle varie Conferenze di Servizio del tempo per LEGGERE CHI si oppose a questo scempio e CHI, invece, fece finta di nulla.
E magari, in periodi di campagna elettorale, sarà il primo a puntare il dito contro questa vergogna !
Giosafat Barbaccia -
Il muro e ciò che il muro cela
Tutti, per quanto brutto, parlano del muro, invocano Chi doveva fare qualcosa ma non lo ha fatto, invitano le associazioni ambientaliste ad intervenire, agitano l'opinione pubblica. Ma solo del muro parlano. Cosa il muro cela sembra socialmente accettato. Perché nessuno parla dei chilometri di spiaggia, quelli sì sfreggiati, da una "villinificazione" selvaggia senza servizio alcuno? Non esiste PRG, non esiste fogna, non esiste acquedotto, non esiste illuminazione pubblica, non esistono strade, piste ciclabili, lungomare, marciapiedi, piazze, trasporto pubblico locale. Una distesa informe di chilometri e chilometri di case e residence di indubbio mal gusto architettonico. Tutti però sembrano catalizzati unicamente dallo sfregio che il muro tutto ciò nasconde. Perché? Perché quella che coatituisce un'opera pubblica viene interpretata come male, mentre la ben più grande lottizzazione privata non desta le stesse lamentele?
Angelo Sciortino -
Agli errori bisogna aggiungerne altri!
C'è un brutto muro, ma siccome copre altre brutture, non si ha il diritto di parlarne. Oppure, siccome esso serve per un'opera pubblica, sarebbe meno criticabile dei danni ambientali causati dalla speculazione privata. Che poi tale muro sia la punta di un iceberg, che mette in forse la falda freatica e lo scorrimento corretto delle acque, poco importa, visto che i danni sono stati arrecati già dalla speculazione privata. Come dire: l'uomo a terra è stato già ferito da altri, quindi possiamo sparargli senza tema di condanna.
Ma così ragionando, finiamo con il creare i presupposti della ripetizione degli errori, magari in nome di un malinteso interesse generale, che comunque dovrebbe essere perseguito senza arrecare ulteriori danni.
Giosafat Barbaccia -
La pagliuzza quando intorno c'è la trave
I fatti dimostrano che con i lavori di raddoppio sono stati allargati, a norma di legge, tutti i tombini delle acque piovane che prima erano solo dei "buchi". Per non parlare del ponte sul torrente piletto, totalmente abbattuto e ricostruito più alto e con una luce maggiore. Per il resto non ho detto che il muro è una cosa bella da vedere, anzi. Quello che mi meraviglia è constatare come solo quello viene considerato la sciagura che ha devastato l'ambiente della costa. Quando invece è stata solo l'ultima mossa, costituente anche la minima percentuale di un "piano" di devastazione della costa iniziato almeno venti anni prima. Forse che l'interesse non è proprio il filantropico combattere per l'ambiente della costa campofelicese in generale quanto portare acqua al mulino del comitato mostrando i soli aspetti negativi dei lavori già svolti per mettere l'opera pubblica in cattiva luce? Domando.
Angelo Sciortino -
Non è una pagliuzza
A fronte della maggiore luce del ponte sul torrente Piletto e dell'allargamento dei tombini mi sembra che ci sia da considerare la cementificazione dei torrenti, impedendo in tal modo lo scolo naturale delle acque piovane.
Ammetto che la devastazione della costa di Campofelice, ma anche di Lascari e Cefalù, sia cominciata oltre vent'anni fa, per colpa dell'analfabetismo funzionale degli imprenditori edili e degli amministratori, che avrebbero dovuto vigilare. Ammettere, però, queste passate responsabilità, non ci autorizza ad aggiungervene altre. E lasciare che il raddoppio proceda secondo un progetto sbagliato sarebbe una responsabilità ancora più grave.