27 Settembre 2016, 12:15 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Da un po' di tempo rifletto su quanto accade a Cefalù relativamente al suo sviluppo urbanistico. Sono d'accordo, infatti, che ogni comune rappresenta un'autonomia locale, ma la sua autonomia deve svolgersi nel rispetto della Legge. Non può, in buona sostanza, un comune comportarsi in danno dei suoi cittadini, mettendone a repentaglio persino la loro salute.
Quindi, se una legge, nella fattispecie la legge 29 settembre 1964, n. 847 , prevede al suo articolo 4 che sono da considerare opere primarie i condotti idonei alla raccolta ed allo scarico delle acque luride (nere) ed i relativi allacciamenti alla rete principale urbana, compresi gli impianti di depurazione e se in altri articoli e in altre leggi è stabilito che non possono rilasciarsi concessioni edilizie in mancanza di tali opere primarie, non si capisce come mai a Cefalù esse vengano irresponsabilmente rilasciate, nonostante il suo depuratore sia non funzionante e comunque sia da anni posto sotto sequestro dall'Autorità Giudiziaria.
Ci fu un tempo in cui l'attuale Sindaco, quando era consigliere, si opponeva al rilascio di concessioni. Oggi sembra di opinione diversa. E non soltanto permette che si rilascino concessioni edilizie, ma provvede a presentare varianti al PRG, perché possa costruirsi laddove esso non prevede che possa costruirsi.
L'ultima, in ordine di tempo, è la variante relativa a Sant'Oliva e la conseguente concessione. Tale variante fu votata da dieci consiglieri comunali, assenti gli altri dieci. Riporto, per opportuna conoscenza dei lettori, il link con le mie riflessioni in quella infausta occasione, quando fui attaccato dal Presidente del Consiglio, che dichiarava essere “a posto le carte”, ma non il rispetto della legge citata sopra: https://www.qualecefalu.it/node/15744.
Oltre a questa ci sono altre varianti e sembra profilarsene una nuova per le aree di pertinenza dell'Istituto Di Giorgio.
Mi chiedo, allora, c'è una legge da rispettare a Cefalù? Una legge che renda uguali tutti i cittadini? Sia chiaro, io non sono un'Autorità Giudiziaria, ma vorrei tanto che questa Autorità indaghi e ripristini la vera legalità a Cefalù. Non quella delle sfilate, ma quella effettiva.
Indaghi pure, detta Autorità, sulla vicenda della gara del depuratore e nomini all'uopo un CTU, affinché esamini se tutte le imprese partecipanti alla gara abbiano presentato un progetto tecnicamente valido e, soprattutto, se l'impresa risultata vincitrice aveva presentato il progetto più valido. So che è al suo vaglio un ricorso presentato da altra impresa. Un ricorso, che rallenterà la sistemazione del depuratore. Di questo rallentamento l'Amministrazione non sembra interessarsi, visto che quest'opera primaria non viene considerata necessaria per rilasciare le concessioni!
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Commenti
Pino Lo Presti -
Non credo davvero
Non credo davvero che in questo luogo, che chiamiamo "Cefalù", lo spirito legalitario "ossigeni" l'atmosfera dei rapporti civici , e ciò non soltanto tra i cittadini ma anche tra gli Amministratori (leggasi anche: consiglieri comunali), e tra questi e i cittadini.
Le Regole di fatto sono un intralcio al proseguimento della mai cambiata pratica dei provvedimenti ad hoc emessi, e/o omessi, a favore ora di questa categoria ora di quel privato nella esclusiva logica della ricerca del consenso elettorale.
Regole e Bene pubblico sono o dovebbero essere inscindibili.
Basti guardare in questa città la considerazione che si ha dei secondi per capire quella che si ha nei confronti delle prime.
Questo è un luogo dove branchi di cani affamati lottano da decenni semplicemente tra loro per rosicchiare ciò che resta dell' "Osso", ossia il Bene pubblico.
Legalità, trasparenza, partecipazione sono solo sloogan spudorati usati dall'uno contro l'altro branco in maniera strumentale.
Non è questione di Maggioranza o di Opposizione di Vento o Controvento, di Svolte, di Partiti o Liste civiche, Agorà o associazioni commerciali: è la Cultura di questo luogo, un luogo senza identità, e dunque dignità, passivo di fronte ad ogni abuso specie se colpisce altri; un luogo dove è impossibile vivere da cittadini.