17 Aprile 2016, 10:39 - Enzo Rosso [suoi interventi e commenti] |
CERIMONIA A COLLESANO
In data 15 aprile, a Collesano (PA), alla presenza di Autorità Religiose, Civili e Militari, è stata intitolata una piazza a Francesco Paolo Gravina, Principe di Palagonia e di Lercara Friddi, noto benefattore di due secoli fa.
La cerimonia, realizzata grazie alla partecipazione dell'ex Assessore Giuseppe Guttilla ed organizzata dal B.ne Francesco Paolo Sausa di S. Nicola, da Madre Salvatrice Guida, Superiora Generale della Congregazione delle Suore di Carità del P.pe di Palagonia, con il patrocinio del Comune di Collesano (Sindaco, Dr. Angelo Di Gesaro), si è svolta a partire alle ore 10,30 col raduno davanti al Palazzo di Città.
Fotografie di Rosario Barranco
Il corteo che si è formato successivamente, preceduto dai Gonfaloni delle varie municipalità intervenute, dalle Suore della Congregazione anzidetta, dalla Banda Municipale 'Pier Luigi da Palestrina' e da numerosa folla, ha sfilato per le vie della città sino a raggiungere la piazza da intestare al Principe.
Quivi giunti, si è proceduto allo scoprimento del toponimo. È seguita, poi, la benedizione e, infine, sono stati pronunciati vari discorsi commemorativi da parte dei maggiorenti di turno.
Verso mezzogiorno e mezzo ci si è raccolti nella Chiesa Madre, dove è stato proiettato il film “Intelletto d'Amore”, dedicato al Principe degli Ultimi, opera del regista cefaludese, e mio personale amico, Giuseppe Maggiore, dallo stesso girato a Palermo nel 1998 per conto delle dette Suore di Carità. La fine della proiezione è stata accolta dal fragoroso applauso di tutti i presenti. Il Maestro Cefaludese, infatti, ha saputo rendere magistralmente lo slancio umanitario e caritatevole del Principe con la sola forza dello sguardo e la sapiente angolatura delle inquadrature. Non per niente l'amico Pippo proviene dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
La cerimonia si è conclusa, poi, dopo l'intermezzo del pranzo svoltosi presso la locale trattoria “La Lanterna”, con la visita guidata al Museo della Targa Florio.
Pur non essendo, io, un critico cinematografico, debbo dire che il film “Intelletto d'Amore”, che già a Tirrenia nel 1999 partecipando al “Premio Europeo Massimo Troisi - Rassegna per il Cinema Indipendente” ha sortito il primo premio come miglior lungometraggio Italiano, focalizza appieno la figura del Principe di Palagonia.
A parte ciò, desidererei esprimere un mio personale pensiero sull'autore del quale, ripeto, ho il piacere di essere amico.
Pippo Maggiore, che tutti conosciamo per la sua verve e per i suoi numerosi scritti pubblicati sui giornali telematici “Quale Cefalù” e “Il Giornale del Mediterraneo” e, a suo tempo, sul giornale cartaceo “Il Corriere delle Madonie” diretto dall'illustre Prof. Mario Alfredo La Grua, oltre a far cinema per passione, impegnandovisi con competenza come soggettista, sceneggiatore, regista e montatore, dirigendo la realizzazione di parecchie pellicole e partecipando a vari festival nei quali ha ottenuto numerosi riconoscimenti, è anche un valente poeta; qualità che ha dimostrato con i suoi interventi sui detti giornali.
Le sue numerose recensioni fatte su artisti e personaggi di spicco di Cefalù e del comprensorio, recensioni che ritengo di livello e sulle quali io varie volte su questo stesso giornale ho espresso dei positivi commenti, lo hanno portato alla stima di tutti quanti lo conoscono; Pippo tutto e tutti recensisce, tutto e tutti valorizza, ma nessuno ha mai pensato di recensire il suo multiforme ingegno. È lecito che un amico sincero, come mi ritengo di essere, possa avere lo slancio di elogiarlo pubblicamente? Se sì, allora sfrutto l'occasione della descrizione della cerimonia dedicata al Principe di Palagonia per affermare che una sola virtù è pari al Suo ingegno: la modestia. Una modestia che a volte lo porta a isolarsi e a sottrarsi alle giuste gratificazioni che merita. Quanti scrittori, fotografi, poeti, narratori, pittori, scultori di Cefalù e del Circondario devono una non trascurabile visibiltà mediatica alla generosità del mio e nostro amico Pippo? Una miriade! Ma non ho mai letto un commento, un grazie, un riscontro alla Sua grande generosità. Intendiamoci, Pippo fa questo solo ed esclusivamente per passione e senza aspettarsi guiderdone alcuno, ma graditudine vorrebbe che questa lacuna fosse colmata. E chi può colmare questa lacuna se non l' amico fraterno e sincero di un uomo di rara onestà e sensibilità?
Ma, nel contempo, io non mi stanco mai di suggerire a Pippo di comportarsi come gli altri e di mettere a frutto i suoi lavori. Ma lui, come sempre, fa orecchi da mercante e, certamente, data la sua riconosciuta modestia mi farà qualche reprimenda alla lettura di queste mie note dettate dalla stima che ho di lui e che, spero, non incrineranno i nostri rapporti.
Si dirà, naturalmente che l'alta considerazione che ho del personaggio mi viene in gran parte dall'amicizia che mi lega a lui. Non credo, ma ciò che ho detto non potevo non dirlo e così l'ho detto.
Cefalù 16.4.16
Enzo Rosso
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Commenti
Giuseppe Maggiore -
Caro Enzo
Caro Enzo, hai fatto, sì, un buon articolo sulla cerimonia, ma poi ti sei allargato a parlare di me che con la cerimonia in sè ci entro marginalmente, mi sembri un Postulatore di una causa di beatificazione. La tua amicizia, spesa nei miei riguardi, ti ha indotto a strafare innalzandomi sulla ribalta della notorietà. So che non è una sviolinata, la tua, ne sono più che certo, ma una sincera e, per quanto per me imbarazzante, accettata attestazione di stima. Ti ringrazio per la considerazione in cui mi tieni e per i consigli che mi dai; tuttavia mi sembra esageratamente eccessivo l'affettuoso panegirico che hai voluto spendere nei miei riguardi. Io credo che la soddisfazione per quello che si fà sia bastevole a ricompensare ogni possibile ambizione. D'altronde, quando si fà qualcosa, lo si fà spinti da una impellente intima esigenza di esternare il proprio spirito recondito; in un certo senso, quindi, l'arte è una liberazione: può considerarsi un epigono dell'egoismo. È vera la tua costatazione che i più mettano a frutto il risultato del proprio produrre; ma lo fanno più per mestiere che per passione o per entrambe le pulsioni. Per la verità io non ho mai pensato di chiedere un qualsiasi compenso per la mia obbistica attività marginale che svolgo esclusivamente per il mio piacere e senza alcuna costrizione ad espletarla. E poi, bisogna per coscienza pur ammetterlo: qualche regalo in opere mi è stato anche fatto e l'ho gradito. Per il mio interessamento qualcuno mi ha voluto elargire, bontà sua, un quadro, qualcuno un libro, qualcuno delle stampe dei propri lavori, qualcuno una scultura e qualcun'altro, anche, della frutta ed una lattuga. Ed è anche vero, tuttavia, che qualcuno non mi ha neppure detto grazie. Tutti, però, mi hanno regalato la loro amicizia. E questo per me è tanto, credimi e mi basta. Comunque, mai dire mai! E se in futuro le tasse ed i balzelli continueranno a soffocarci, non è improbabile che io possa cambiare spartito e "mettere a frutto" questa mia obbistica attività di complemento. In ogni caso ti resto, comunque, affettuosamente grato per quanto hai scritto, pur, tuttavia contestandotene la rinomata pubblica location. Un abbraccio. Pippo.