20 Gennaio 2016, 21:47 - Quale Cefalù [suoi interventi e commenti] |
Riportiamo la lettera-riflessione che Salvatore Ilardo ha inviato a L’Espresso e che è stata pubblicata nel numero 3 del 21 gennaio 2016:
VALERIA SOLESIN PERSONA DELL’ANNO
Lettera pubblicata su L’Espresso n. 3 del 21 gennaio 2016
Mi colpisce il sottotitolo della copertina dell’Espresso (n. 51 del 23 dic. 2015), secondo cui “la ragazza uccisa al Bataclan rappresenta il meglio di una generazione aperta , solidale, cosmopolita, diventata bersaglio dei fanatici jihadisti”.
Ho sempre cercato di non esaltare i tratti, i valori, le qualità di una persona, oltre quei limiti che rischiano di apparire esagerati e controproducenti. Penso che anche Valeria sarebbe stata d’accordo, trovandosi a disagio, in una celebrazione istituzionale eccessiva per la sua formazione culturale ed umana, così come essa ci viene ricordata.
Trovo poi la descrizione della sua infanzia nella sua casa con i genitori e qualche privazione , un pochino deamicisiana. Che Valeria abbia sperimentato percorsi scolastici all’estero rientra nel progetto europeo che mira ad integrare la formazione scolastica ed educativa dei giovani con stage nei Paesi dell’Unione.
Un po’ tutti noi abbiamo vissuto tali esperienze. Oggi pare che sia un po’ più facile che in passato. Chi scrive, durante l’università, ha trascorso qualche estate a Londra a lavare piatti, per sostenersi e frequentare dei corsi di inglese. Dopo la laurea in Sociologia, presso la stessa Università di Trento dove ha studiato Valeria è andato a Parigi con una borsa di studio, per conseguire un dottorato sulle problematiche economiche, sociali, culturali, dei paesi cosiddetti in via di sviluppo. Allora, negli anni Settanta, il Terzo Mondo svettava tra le priorità delle comunità internazionale e delle principali agenzie, quali l’ONU e la Fao.
A Parigi sono riuscito a frequentare corsi particolarmente qualificati diretti da economisti di grande prestigio internazionale che mi hanno forgiato sulle problematiche socio economiche.
Nella capitale francese, ho avuto la fortuna di vivere quel fermento rivoluzionario del dopo maggio francese che mi ha arricchito anche su altri piani culturali. Non eravamo eroi, non ci saremmo mai aspettati di assurgere a rappresentanti di un’epoca indubbiamente elettrizzante e cosmopolita. La solidarietà e la sensibilità che erano parte del nostro bagaglio culturale, ce le portiamo dietro ancora oggi. Ed è proprio questa nostra formazione, cioè di non essere etnocentrici sul piano culturale, che ci porta a considerare l’attacco jihadista al Bataclan di Parigi, non rivolto a dei giovani aperti, cosmopoliti, amanti della vita, ma diciamo ad un simbolo culturale considerato da altri “profano”.
Quanto significativo sarebbe stato, superato lo choc di tale deprecabile attentato, se vi fosse stata una qualche iniziativa di grosso impatto politico, come una decisa e convinta ripresa dei negoziati per la pace in Palestina.
Ed è proprio la Palestina che ci ricorda un nostro grande attivista per la pace, il giornalista, e scrittore Vittorio Arrigoni, morto in un attentato in Palestina il 15 aprile 2011. Fece scalpore l’assenza alle sue esequie dello Stato, né che vi sia stato dopo alcun riconoscimento pubblico in sua memoria. All’elenco dei 47 italiani uccisi per mano di terroristi, pubblicato dall’Espresso, va aggiunta la dottoressa Rita Fossaceca uccisa a Malindi in Kenya il 29 novembre 2015, durante una sua missione per l’Organizzazione For Life di Novara, per assistere dei bambini di un orfanotrofio locale.
Assurgere quindi Valeria Solesin a Persona dell’Anno, non penso che avrebbe fatto molto piacere a Valeria, ragazza mite, semplice, umile, piena di entusiasmo di vivere e desiderio di conoscere, come tantissimi di noi.
Cefalù, 6 gennaio 2016
Salvatore Ilardo
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Commenti
Angelo Sciortino -
Per fortuna...
...Valeria Solesin non è "il personaggio dell'anno", ma l'esempio di sempre. E, come giustamente ha sottolineato Salvatore Ilardo, non è il solo esempio. Qui sì che era sola in mezzo a una moltitudine di uomini preoccupati del consenso per "un anno"; una moltitudine amorfa dalla quale certamente non avrebbe voluto alcun riconoscimento, avendo quello della sua coscienza.