La cultura aggiornata di Cefalù

Ritratto di Angelo Sciortino

26 Ottobre 2015, 16:15 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Nemmeno io, che pure sono attento alla cronaca politica, m'ero accorto che già dai primi giorni di ottobre stava preparandosi per Cefalù un mese da segnare nella storia. Un mese che, negli anni a venire e forse nei secoli a venire, sarà ricordato come il mese in cui l'intero Paese è stato colpito da un grande risveglio culturale, il cui merito è innegabilmente dell'attuale Amministrazione.

La cultura non è settoriale, perché pervade ogni settore; non è soltanto umanistica e filosofica o soltanto scientifica; non è neppure erudizione da manuali scolastici né nutrimento per la saccenteria, perché essa è fonte di un sempre maggior numero di dubbi. La cultura è opinioni e idee, che però devono essere sempre messe in discussione per conservare la loro forza.

Quindi, nessun aspetto della vita può essere considerato come privo di cultura. Se lo fosse, esso non sarebbe vita, ma inerte vita vegetale.

Bene ha fatto, in questo senso, l'Amministrazione tutte le volte che ha patrocinato sagre mangerecce o sfilate di moda, com'è accaduto sabato 24 ottobre in piazza Duomo. Ha fatto bene, perché anche la cucina e la moda sono aspetti della cultura; sono cultura esse stesse.

La letteratura italiana, per esempio, ne ha dato e continua a darne prove inoppugnabili. Alcune di esse portano i nomi di Dante e di Petrarca, di Foscolo e Leopardi. Che cosa sarebbe, infatti, il conte Ugolino, se non avesse apprezzato le carni dei suoi figli e il cranio dell'arcivescovo Ruggeri? Per non dire del gelato per Leopardi, che, secondo la tradizione, ne morì per una indigestione?

Anche la nostra scienza ne ha dato grandi prove. Avremmo dato un contributo all'elettricità, se il buon Alessandro Volta non fosse stato un consumatore di rane? Per non parlare di Galilei e di Leonardo. Da vari documenti risulta che Galileo si procurava e sceglieva personalmente alcune materie prime, come carne e vino, non solo per il consumo familiare, ma anche per i suoi studenti; per Leonardo, vegetariano, il cibo acquista un ruolo importante nel famoso dipinto dell’Ultima Cena, nel quale ogni singolo particolare della mensa è veicolo di un preciso messaggio simbolico. Cibo che ritroviamo citato nei Codici e nelle Lettere, con la denominazione di “natura inanimata” o “animata”, in un dichiarato rapporto di supremazia del primo sul secondo.

Potrei citare ancora altri esempi del rapporto plurisecolare della cucina con la grande cultura, ma mi dilungherei troppo. Preferisco accennare al rapporto della moda con la grande cultura. Accennare solamente, perché anche in questo caso, per essere esaustivi, dovrei scrivere interi volumi.

Mi limito a ricordare Thomas Mann e il suo Cavaliere d'industria Felix Krull, che, riferendosi alla propria cultura e alla bellezza generosamente elargita al suo corpo, riteneva che egli avesse l'obbligo di vestire elegantemente, per non offendere le sue qualità culturali e fisiche.

Il fatto che non cito il rapporto della moda con altri grandi uomini di cultura non significa che in tutta la storia umana non ce ne siano stati tanti altri, a partire dai Greci, passando per i Romani, per finire ai giorni nostri.

E allora non possiamo esprimere critiche sull'impegno della nostra Amministrazione, che ritiene un suo dovere dare finalmente il giusto spazio a una cultura vera, fatta di cibi e di abiti, da opporre alla cultura libresca così cara al sorpassato Mandralisca e persino ai mosaicisti bizantini autori del Cristo Pantocratore della Cattedrale.

Non per nulla molte di queste saghe mangerecce e le sfilate di moda si volgono, come quella dello scorso sabato, ai piedi della Cattedrale e a pochi passi dal Museo Mandralisca, come a voler indicare che ormai è ben altra la cultura che conta. E non ci si venga a dire che questa non è cultura e arte, perché gli esempi citati all'inizio dimostrano il contrario. Dopo secoli di fraintendimento della cultura, finalmente questa Amministrazione, con l'ausilio di un'associazione di commercianti, ha ridato a Cefalù un esempio corretto di vera ed eterna cultura. Quest'azione rimetterà nuovamente Cefalù nel novero delle Città da visitare. Complimenti!

Commenti

E sì, hai proprio ragione la nostra meravigliosa Piazza non puó essere, adesso piú che Mai (non dimentichiamo il riconoscimento Unesco) così sottovalutata e per niente valorizzata. Macchine parcheggiate, biancheria stesa, tavoli e sedie a dismisura, poco decoro e per niente rispetto verso Colui a cui dobbiamo devozione, rispetto, umiltá e continue preghiera per la nostra esistenza: il nostro Gesú Sabbaturi che é Patri d'amuri e che tuttu bontá! Eventi di questo tipo devono essere fatti altrove secondo me, privileggiando la nostra Vera cultura in questo posto magico e soprattutto patrimonio dell'Umanitá!